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Informazioni utili per i romeni che vivono in Italia, per conoscere le opportunità che la realtà circostante offre e divenire cittadini attivi.

Comunitatea Românească în Italia

Locul unde comunitatea românească se regăsește zilnic în știri, noutăți, mărturii, informații și sfaturi, pentru a nu uita rădăcinile și a trăi mai bine departe de țara natală. Informații utile pentru românii care trăiesc în Italia, despre oportunitățile pe care le oferă realitatea din jur și pentru a deveni cetățeni activi.

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domenica 19 marzo 2017

Mircea Cartarescu in conferenza a Viterbo giovedì 23 marzo


sabato 18 marzo 2017

Presentazione del libro "Zero Positivo" di Cristina Marginean Cocis


venerdì 17 marzo 2017

Giornata Mondiale della Poesia

 Comunicato stampa

Cari amici dell’Accademia,

Siamo lieti di invitarvi alla Giornata Mondiale della Poesia

Il 21 marzo di ogni anno l’UNESCO festeggia la Giornata Mondiale della Poesia, riconoscendo all’espressione poetica un ruolo privilegiato nella promozione del dialogo interculturale, della comunicazione e della Pace.

L'evento prevede un reading (L’Europa in versi) di 11 poeti provenienti da altrettanti paesi (Austria, Bulgaria, Germania, Italia, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svizzera, Ungheria).

La serata avrà luogo Martedì 21 marzo, 2017 presso l'Accademia d'Ungheria in Roma (Palazzo Falconieri – Via Giulia), alle ore 19.30.

Tra gli altri poeti che presenzieranno al reading ricordiamo:
Michael Hammerschmid (Austria), Georgi Gospodinov (Bulgaria), Daniela Danz (Germania), Claudio Damiani (Italia), Janusz Kotański (Polonia), Denisa Comănescu (Romania), Dana Podracká (Slovacchia), Maja Vidmar (Slovenia), Menchu Gutiérrez (Spagna), Michael Fehr (Svizzera).

L’Accademia di Romania ha invitato la poetessa Denisa Comănescu.

Poetessa, editrice e traduttrice, ha seguito la Facoltà di Lettere dell'Università di Bucarest, prendendo la laurea in rumeno e in inglese.

Considerata una dei più importanti editori di letteratura straniera in Romania, è direttrice generale della Casa Editrice Humanitas Fiction Group, Bucarest. È membro dell'Unione dei Scrittori Romeni dal 1986, e dal 1990 membro del Centro PEN Romeno (tra il 1990-2004 è stata segretario generale); membro del consiglio della Fondazione Culturale Irlanda-Romania dal 2002; membro del Parlamento Culturale Europeo (ECP) del 2006.

Poetessa di marca della Generazione ‘80, è l'autrice di cinque volumi di poesia:

Izgonirea din paradis/ Cacciata dal Paradiso, Casa Editrice Cartea Românească, Bucarest, 1978 (Premio per Debutto dell'Unione Scrittori della Romania);

Cuțitul de argint/ Il Coltello d’argento Casa Editrice Eminescu, Bucarest, 1983;

Barca pe valuri/ La barca sulle onde, Casa Editrice Cartea Românească, Bucarest, 1987;

Urma de foc/ Traccia di fuoco, con una postfazione di Mircea Ivănescu, Casa Editrice Axa, Botoșani, 1999 (Premio del Festival Internazionale della Poesia di Oradea 1999, Premio di Poesia della rivista Tomis, 1999);

Acum biografia de-atunci/ Ora la biografia d’allora, Casa Editrice Eminescu, Bucarest, 2000. Un audiobook con lo stesso titolo, che contiene una selezione delle sue poesie, lette dall'auttrice è apparso nel 2008 alla Casa Editrice Humanitas Multimedia. I suoi volumi hanno goduto di ottime recensioni da parte della critica.

Libri pubblicati all'estero:

-in Svezia, tradotto da Dan Shafran, il volume Glädje försoning utan, Förlags ab Gondolin, Stehag, 1999;
-in Spagna, tradotto da Joaquín Garriga, volume bilingue Regreso del exilio, AdamaRamada Ediciones, Madrid, 2008;
-in Italia, il volume bilingue Ritorno dall'esilio, Transeuropa 2015, tradotto da Mihai Banciu e Bruno Mazzoni, che firma anche la postfazione del libro.

Selezioni delle sue poesie sono apparse in antologie, in oltre 15 paesi (negli Stati Uniti - tre antologie di riferimento della poesia romena contemporanea, in Svezia - tre antologie, in Inghilterra - tre antologie, poi, in Francia, Germania Finlandia, Portogallo, Grecia, Canada, Catalogna, Polonia, Macedonia, Turchia, Ungheria, ecc.

Cordiali saluti,
Academia di Romania

mercoledì 15 marzo 2017

Mostra "Frammenti di Luce e Colore" - Università E-Campus Roma

Sunt onorata sa Va invit la inaugurarea expozitiei “Frammenti di Luce e Colore”, care va avea loc joi 16 martie 2017 la ora 18.30, in noul sediu din Roma a Universitatii E-Campus, Universitatea Telematica Italiana, in Via Matera 18 (langa Piazza Re di Roma), institutie care dedica o parte din spatiile sale culturii si artei vizuale.

Expozitia este curata de criticul de arte moderna si contemporana Cinzia Folcarelli.

Sunt prezenta in expozitie cu 5 opere care fac parte din seria PICTA, realizate in 2016, inspirate din Itineraria picta - harti antice pictate pe suluri de pergamena care se gaseau in bibliotecile romane, reflectii asupra conceptului timpului ca Memorie subiectiva, istorica si culturala.

In momentul inaugurarii: prezentarea Cinziei Folcarelli, interviul artistilor cu proiectarea operelor si rinfresco.

Luminiţa Țăranu
3489500825
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Frammenti di Luce e Colore

opere di pittura, grafica e fotografia degli artisti

Antonio D'Antoni, Antonella Iovinella, Gianfranco Mascelli, Elio Rizzo e Luminița Țăranu

a cura di Cinzia Folcarelli

16 marzo – 5 maggio 2017

Roma, Università E-Campus, Via Matera 18

inaugurazione giovedì 16 maggio, ore 18.30 con intervista agli artisti

da parte di Rita Neri, Responsabile della sede romana dell’Università

Flash di vita vissuta ed immagini oniriche si susseguono nelle opere di pittura, grafica e fotografia degli artisti Antonio D'Antoni, Antonella Iovinella, Gianfranco Mascelli, Elio Rizzo e Luminița Țăranu, esposte sulle pareti della sede romana dell'Università E-Campus dal 16 marzo al 5 maggio 2017. Frammenti di luce e colore creano le vibranti composizioni dei cinque artisti, diversi tra loro per età, provenienza geografica, formazione ed espressione artistica.

Antonio D'Antoni, dopo essersi dedicato alla pittura, è approdato alla fotografia realizzando foto in bianco e nero su pellicola per passare successivamente al digitale. Attraverso la fotografia vuole rendere partecipe il fruitore delle proprie emozioni provate davanti ai soggetti scelti e al loro vissuto. Il voler creare empatia con lo spettatore deriva a D'Antoni anche dalla sua professione di medico chirurgo.

Antonella Iovinella inizia il suo percorso artistico con la pittura, creando figure che si muovono ritmicamente in un universo parallelo avvolte da una serica luce, per esprimersi successivamente con la scultura lavorando l'argilla secondo un personale concetto di pieno-vuoto, dando vita a figure antropomorfe surreal-metafisiche. Alla continua ricerca del suo io interiore si confronta anche con le nuove forme di arte digitale, realizzando opere che lei stessa definisce "fermi immagine".

Gianfranco Mascelli ha dedicato la sua vita all'arte e all'insegnamento. Durante la sua carriera artistica si è avvicinato all'Espressionismo, allo Strutturalismo per poi giungere al polimaterico, lavorando prima con i tessuti e successivamente con materiali eterogenei come catrame, sabbia, vetro e cemento. Nelle opere di Mascelli la luce gioca con la materia regalandoci sorprendenti effetti cromatici.

Elio Rizzo si esprime in pittura realizzando opere inondate di luce che emozionano e coinvolgono il fruitore. La sua lunga carriera espositiva, tra mostre personali e collettive, è iniziata nel 1963 alla G.N.A.M. di Roma, ed è stata coronata da riconoscimenti importanti, come il nome "Arborea", scelto per un padiglione espositivo dell'Università di Palermo dedicato ad una sua omonima mostra, allestita nel 1996 all'Orto Botanico dell'Università siciliana.

Luminița Țăranu si esprime in pittura e con la digital art lavorando sul tema della metamorfosi. Analizzando il corpo di esponenti del regno animale come la mucca, il cavallo, il cinghiale, e il corpo umano, realizza disegni, dipinti, litografie, serigrafie e incisioni su vari supporti (metallo, legno, linoleum, vetro, plexiglas). Il colore è sempre protagonista nelle sue opere, caratterizzate da sagome piatte che si ripetono e moltiplicano nello spazio. L'artista crea anche installazioni mega oggettuali.

Orari di apertura:
lunedì-venerdì ore 9.00-20.00, sabato 9.00-13.00

per informazioni 800 271789, ufficiostampa@uniecampus.it

Romania, delegazione in Sicilia e Calabria su abusi lavoratrici

Per incontrare le autorità italiane dopo reportage britannico

Roma, 14 marzo 2017 – Il primo ministro romeno Sorin Grindeanu ha disposto che una delegazione formata dal ministro per i romeni all’estero, Andreea Pastîrna, e da un rappresentante del ministero degli Interni, si rechi in Italia da domani 15 marzo al 17 marzo per ottenere maggiori informazioni sulla situazione delle lavoratrici romene che lavorano nei campi in Sicilia e Calabria, dopo il reportage dell’Observer e del Guardian sui numerosi casi di sfruttamento e abusi.

“Il premier Sorin Grindeanu segue con preoccupazione la situazione dei romeni in Italia e attende la relazione dei rappresentanti del governo” inviati in Italia, recita la nota dell’esecutivo romeno. I membri della delegazione incontreranno rappresentanti delle autorità locali e delle ong.

Secondo l’Observer circa 5.000 donne romene lavorano come stagionali nella provincia di Ragusa e nella stessa zona insistono 7.500 lavoratrici, la maggior parte romene, spesso in condizioni di schiavitù.

Della situazione si è interessato anche l’Avocatului Poporului, ombudsman romeno, che intende prendere le misure necessarie nei confronti delle autorità italiane per la situazione delle romene sfruttate e abusate.

Fonte:Ask a News

mercoledì 8 marzo 2017

Mostra di pittura: Mutarea. Omaggio a Constantin Brancusi di Cristina Lefter

ACCADEMIA DI ROMANIA IN ROMA
http://www.accadromania.it/home.htm
INVITO

Mostra personale di pittura
(9-21 marzo 2017)
MUTAREA
Omaggio a Constantin Brancusi
di Cristina LEFTER
A cura di Vera Agosti
Inaugurazione: giovedì 9 marzo, ore 18,30
SALA ESPOSIZIONI (Viale delle Belle Arti, 110)
Ingresso libero.
Dal 10 al 21 Marzo 2017
Orari: Martedì - Domenica 15:00 - 19:30
Tel.: 331.492.65.05

Mostra personale di pittura

MUTAREA
Omaggio a Constantin Brancusi
di Cristina LEFTER


A cura di Vera Agosti


L'Accademia di Romania in Roma, in collaborazione con l'Ambasciata rumena, è lieta di ospitare presso la sua grande sala espositiva la personale "Mutarea" di Cristina Lefter, a cura di Vera Agosti, dal 10 al 21 marzo 2017. Il titolo in rumeno significa "in movimento" e proprio dinamiche, in divenire, appaiono le forme create dall'artista, utilizzando soltanto il colore, tramite un uso sapiente della tecnica del dripping di pollockiana memoria, che si fa più prossimo alla figurazione, in modo lirico e opportunamente calibrato. Così i rivoli di smalto danno origine a una foresta incantata e tra gli intrichi dei rami degli alberi si può scorgere un volto conosciuto. La pittrice stessa ha vissuto un'esistenza in movimento, dalla nativa Repubblica Moldava alla Romania per gli studi d'arte, dove ha acquisito la cittadinanza, quindi in Italia per la sua carriera di pittrice. E’ una colorista appassionata: ha scoperto le caratteristiche salienti di ogni tinta, conosce come i pigmenti reagiscono tra loro e come si comportano per ottenere effetti alchemici, ora delicati, ora psichedelici. In mostra oltre 20 tele: immagini della natura, boschi, giardini, ninfee, paesaggi innevati, in un tripudio di tinte che ricorda l'acceso cromatismo del folklore rumeno. Infine, la grande installazione dipinta Omaggio a Constantin Brâncusi, che si ispira alla sua opera il Tavolo del silenzio, a cui sono idealmente invitati dalla Lefter celebri personalità rumene, artisti, intellettuali, studiosi e professionisti. Ecco allora per ogni seduta, il ritratto del medico Nicolae Paulescu, il filosofo e antropologo Mircea Eliade, il filosofo Emil Cioran, la cantante Maria Tanase, il poeta e scrittore Mihai Eminescu, il musicista, compositore e direttore d'orchestra George Enescu e sul tavolo stesso l'amato viso di Constantin Brâncusi.

Cristina Lefter nasce il 27 aprile 1976 a Telenesti in Moldavia. Fin da bambina dimostra una grande propensione e sicuro interesse per la bellezza. A 10 anni frequenta una scuola di pittura, quindi il liceo artistico Octav Bancila di Iasi in Romania e l’Accademia di Belle Arti della stessa città. Con ottimi risultati, supera la selezione e viene ammessa all’Unione degli Artisti Plastici rumeni. Nel 2002 si trasferisce in Italia esponendo in spazi pubblici le sue opere che vengono notate da galleristi (per esempio Cappelletti e Obraz di Milano, Spagnoli di Firenze) appassionati e collezionisti d’arte. Nel 2015 espone al Padiglione rumeno dell'Expo.

Dal 10 al 21 Marzo 2017
Orari: Martedì - Domenica 15:00 - 19:30
Tel.: 331.492.65.05

Ricevuto in Comune il ministro consigliere dell’Ambasciata di Romania

BENVENUTO
di redazione - 06 marzo 2017

SAN SALVO. E’ stato ricevuto dal sindaco di San Salvo Tiziana Magnacca in Comune George Milosan, ministro consigliere dell’Ambasciata di Romania di Italia. E’ la prima volta che un componente del governo romeno si presente ufficialmente a San Salvo.
Il sindaco nel dare il benvenuto all’illustre ospite ha evidenziato come a San Salvo la comunità romena, che conta circa mille persone, si è ben radicata e integrata raggiungendo livelli di qualità nel lavoro e di eccellenza nella scuola, dove i ragazzi hanno ottenuto ottime valutazioni nella cultura e nella conoscenza.
«E’ questa una città che dà opportunità di vita e di progresso a tutti ed è nota la nostra capacità di accoglienza – ha dichiarato il sindaco – ed abbiamo voluto accoglierla nell’aula del Consiglio comunale dove, ognuno per la propria parte, contribuisce al bene comune. Con il vostro impegno aiutate a far crescere San Salvo».
Il ministro consigliere romeno ha ringraziato la Città di San Salvo per aver accolto in questi decenni la comunità di Romania che in Italia conta oltre un milione e mezzo di persone. «Il nostro contributo al Pil italiano – ha affermato Milosan – raggiunto l’1,2 per cento. Paghiamo le tasse e contribuiamo all’economia di questo grande Paese».
Un saluto è stato rivolto al sindaco Magnacca e al ministro consigliere Milosan da Sigismund Puczi, presidente dell’attiva Associazione Decebal, giunto a San Salvo dal 1993 e che ha acquisito la cittadinanza italiana.

Fonte: Vastoweb

Trapani, l’Immacolatella apre le porte alla comunità ortodossa romena

06 Marzo 2017 Antonio Ingrassia

TRAPANI. La Chiesa Cattolica e quella ortodossa si tendono la mano con l’unico intento di accomunare tanti fratelli in un luogo sacro.

A tal proposito la Chiesa dell’Immacolata Concezione, detta Immacolatella, che si trova sulla via S. Francesco d’Assisi a Trapani, è stata, infatti, concessa da Monsignor Pietro Maria Fragnelli,Vescovo della città, in comodato d’uso gratuito alla Comunità Ortodossa Romena. Ciò è avvenuto a seguito della richiesta di Monsignor Siluan, Vescovo della Diocesi Ortodossa Romena d’Italia di Roma.
Ieri pomeriggio, all’interno dell’Immacolatella che fu realizzata tra la fine del secolo XVII e gli inizi del XVIII, il prete parroco Ortodosso, Petru Taraboi, e la Signora Mihaela Nicolaescu, rappresentante della Comunità Romena di Trapani, hanno voluto ufficializzare l’evento proprio in occasione del mese di marzo, per tradizione dedicato alla donna, portandolo a conoscenza della Comunità dei romeni della città ma anche degli abitanti del territorio con una manifestazione intitolata “Religione, tradizione e arte”.

Fonte: Giornale di Sicilia

La comunità romena celebra l’antica festa del Martisor

03 marzo 2017
ORISTANO.

Anche quest'anno l’associazione interculturale Italia-Romania “Cuore Romeno” Onlus di Oristano ha voluto festeggiare l’antica festa del Martisor insieme agli oristanesi. Ieri mattina un gruppo di volontari dell’associazione ha regalato rose e cartoline a donne e ragazze per le vie del centro storico.

«Martisor è il diminutivo di marzo (significa piccolo marzo o anche caro marzo) ma è anche una sorta di portafortuna che si regala a tutte le donne ed è confezionato con fili bianchi e rossi intrecciati in un cordoncino che si lega a forma di otto e al quale si appende un ciondolo portafortuna. Le credenze popolari romene dicono che chi lo indossa al petto vicino al cuore il mese di marzo sarà fortunato e in salute per tutto l'anno - spiega Daniel Manda, presidente dell’associazione -. Nei tempi antichi, il “martisor” era fatto semplicemente di due fili di lana, uno bianco e uno rosso o nero, come simbolo delle due stagioni principali inverno ed estate. Le donne usavano confezionarlo per poi legarlo al polso e al collo dei loro figli. Inoltre, veniva legato sulle corna delle mucche o sulla porta della stalla, per proteggere la casa».

Anticamente il primo marzo era l’inizio di un anno nuovo, un momento in cui la gente aveva bisogno di proteggersi dagli spiriti maligni. Più tardi, si appese ai fili una moneta d’oro o un medaglione, con una funzione protettiva. In diversi scavi archeologici della Romania sono stati ritrovati dei martisor datati più di 6mila anni fa.

Sotto forma di piccoli sassolini di torrente, verniciati di bianco e rosso, si portavano intorno al collo appesi a un filo. Il colore rosso, quello del fuoco, del sangue e del sole, era attribuito alla vita, quindi alla donna. Invece il colore bianco, che richiama la trasparenza dell'acqua e il bianco delle nuvole, indica la saggezza dell’uomo. «Questi colori - conclude Daniel Manda -, che adesso ritroviamo nel cordoncino del martisor, esprimono il legame inseparabile dei due principi, come il continuo movimento della materia, il ciclo della natura».

Fonte: La Nuova Sardegna


Leggi anche:
Oristano, la comunità rumena festeggia il Martisor e regala 100 rose alle donne

domenica 5 marzo 2017

La comunità rumena in festa per il Marzolino

EVENTI VASTO

Domenica 5 marzo, alle ore 16, presso la palestra dell'Istituto Salesiani in via San Domenico Savio 1, l'associazione culturale Vocea Romanilor Vastesi organizza la seconda edizione della Festa del Marzolino. Lo annuncia la presidente dell'associazione, la dottoressa Irina Ilona Lazar, che invita tutti i cittadini a partecipare "per festeggiare ed augurare una splendida primavera, con poesie in tema, recitate dai nostri piccoli talenti, con balli e canti tradizionali e assaggi di prodotti tipici rumeni".
Sul palco si esibirà il Gruppo folkloristico Cununa e ospite d'onore sarà l'Ansamblul Folcloric Dor Calator Roma. Alla manifestazione parteciperà il dottor Gheorghe Milosan, Ministro Consigliere presso l'Ambasciata Rumena di Roma. Il diplomatico, ospite dell'associazione Vocea Romanilor Vastesi, sarà ricevuto dal sindaco di Vasto, Francesco Menna, insieme a membri dell'amministrazione presso la Sala consiliare sabato 4 marzo alle ore 17.
"Secondo l'antico calendario romano, - spiega la dottoressa Lazar - il Primo Marzo era il primo giorno dell'anno, momento che festeggiava la Matronalia, serie di eventi che celebravano il Dio Marte, Dio della forza, della primavera e della guerra. Le feste di primavera, dei fiori e della fecondità della natura erano consacrate a questo dio. Le origini della tradizione del Mărțișor sono narrate anche in una leggenda dacica legata a un’eclissi solare. Un giovane coraggioso si era recato a liberare il sole catturato da un drago. Dopo tre stagioni arrivò dove si trovava il drago e combatterono, liberando il sole. Il suo sangue colò sulla neve fresca ed è da allora che il rosso e il bianco si intrecciano per combattere i mali dell’inverno e annunciare il ritorno alla vita della natura. Un mărţişor di oggi è una finissima spiga formata da due fili di seta intrecciati, uno bianco e l’altro rosso, ai quali viene attaccata una piccola figurina di legno o metallo (un cuore, una lettera, un fiore, uno spazzacamino, un ferro di cavallo o un quadrifoglio), che diventa un portafortuna per la nuova stagione. Di solito i mărțișor vengono offerti alle donne o ai bambini, spesso insieme a dei fiori primaverili".

Fonte: Zonalocale.it

San Marino. 'La genuinità della terra Romena' in mostra al Museo Pinacoteca San Francesco

ARTE E MOSTRE
Luogo: Museo Pinacoteca San Francesco
Data: giovedì 23 febbraio 2017
LUCI DELL'EST

San Marino. 'La genuinità della terra Romena' in mostra al Museo Pinacoteca San Francesco
SAN MARINO. 'LUCI DELL'EST genuinità della terra Romena' è la mostra fotografica di Dorin Mihai promossa dagli Istituti Culturali della Repubblica di San e realizzata con il patrocinio della Segreteria di Stato per gli Affari Esteri e Politici, della Segreteria di Stato per l'Istruzione e Cultura e del Consolato Onorario di Romania nella Repubblica di San Marino. Con 25 immagini scelte fra bianco e nero e colori, l'artista ci accompagna nella sua terra natia e ci racconta uno spaccato di realtà incontaminata fatta di sguardi autentici, sicuri, e fieri di mostrare la quotidianità che li circonda. L'esposizione sarà inaugurata oggi alle ore 17.30 presso il Museo Pinacoteca San Francesco.

Paolo Rondelli, Direttore degli Istituti Culturali e curatore della mostra: “Dorin Mihai documenta con il suo lavoro che lo porta a riscoprire la schiettezza dei luoghi da cui proviene e di cui mantiene le radici, seppur si trovi in un contesto differente. E’ la luce il filo conduttore, il gioco che può creare la scoperta di un punto focale diverso nell’immagine, un elemento che l’artista vede, magari non inquadrato nei canoni della fotografia tradizionale. Lì,dove l’imperfezione diviene perfetta perché reale e mai inopportuna, una luce si accende e ci porta a riflettere o specchiare noi stessi, figli di una società spesso patinata che quasi nega il legame con la terra che era comune grazie al lavoro dei nonni fino a pochi decenni fa. Un invito a valutare la semplicità dei sentimenti con un tributo d’amore a una terra e a un popolo spesso conosciuti come sinonimo di atti non leciti grazie a quella attitudine sbagliata che confonde il diverso o il lontano con ciò che è sbagliato. Dorin sottolinea con le sue immagini la bontà e il calore dei romeni ancora attaccati alla terra, quegli abitanti umili che magari non hanno mai conosciuto gli agi dei paesi occidentali e che, proprio per questo, sono indenni dai difetti che ne derivano”.

Date e orari
Resterà aperta al pubblico dal 24 febbraio al 1° maggio 2017.

Orari di apertura per visita alla mostra: tutti i giorni dalle 9.00 alle 17.00

Fonte: Istituti Culturali

Per Palermo Classica il pianista rumeno Mihai Ritivoiu suona Beethoven

Palermo. Cambio in corsa per Palermo Classica: non sarà infatti la pianista tedesca Jamina Gerl ad esibirsi per il prossimo concerto – domenica 5 marzo, alle ore 19.00, nell’ex chiesa di San Mattia ai Crociferi (via Torremuzza)- ma il rumeno Mihai Ritivoiu. La musicista tedesca si è ammalata, ed è stata sostituita dal giovane collega, che eseguirà il suo stesso programma, ovvero la “Sonata n.6, Op.10 n.2”; la “Sonata n.12, Op.26” e la “Sonata n.16, Op.31 n.1” di Beethoven.
Il concerto fa parte del ciclo dedicato all’Integrale delle 32 sonate per pianoforte di Beethoven, eseguite da dodici pianisti in altrettanti appuntamenti.
Sabato 4 marzo alle 19,30 incontro aperto al centro CHA (via Velasquez): Mihai Ritivoiu parlerà con il pubblico, racconterà i suoi studi, la ricerca e siederà al pianoforte per proporre qualche brano a sua scelta.
Mihai Ritivoiu nasce a Bucarest e a soli sei anni inizia a prendere lezioni di pianoforte. Nel 2012 si diploma con il massimo dei voti, alla National University of Music con Viniciu Moroianu. Attualmente studia alla Guildhall School of Music & drama a Londra con Joan Havill e ha già partecipato a diverse masterclass con Dimitri Bashkirov, Dominique Merlet, Richard Goode e Emmanuel Ax. Mihai ha vinto, nel 2010, il Dinu Lipatti National Competition a Bucarest e, nel 2011, ha partecipato al George Enescu International Piano Competition. Dopo questi traguardi viene invitato a registrare il II Piano Concerto di Rachmaninoff per la Romanian Broadcasting Corporation con la Romanian Radio Orchestra diretta da Gheorge Costin. Da allora suona come solista e da camera in Romania, Inghilterra, Francia, Portogallo, Svizzera e Italia. Recentemente Mihai ha ricevuto la Medaglia d’Oro dalla Beethoven Piano Society of Europe Intercollegiate Competition, e i suoi futuri impegni includono recital alla St. Matin-in-the-Fields e alla Steinway Hall, oltre ai concerti con orchestra con la Bucarest Philharmonic Orchestra e la Lausanne Chamber Orchestra.

Fonte: ViviEnna

Romania-Italia: cani sciolti

La squadra della Romania ad Italia '90

Oltre 150 ore di girato che coprono 25 anni di storia, dalla Rivoluzione che portò alla caduta di Nicolae Ceaușescu ai giorni nostri, condensate in due ore di docufilm. L'incontro con il regista Ovidiu Paulescu

20/01/2017 - Daniela Mogavero

"Cani sciolti" è una storia di emigrazione, prima per ragioni politiche, poi per ragioni economiche. Una storia attualissima che parla di chi fugge dalla propria terra e sceglie un altro paese come “casa”.

La storia di profughi, richiedenti asilo e immigrati, che prima di essere quella dei siriani e degli afghani è stata quella dei romeni: è da qui che parte l’opera del regista teatrale e visual artist Ovidiu Paulescu, che verrà presentato presto in diversi festival italiani e di cui è stato possibile vedere una breve anteprima.



Italia '90
Un documentario che parte da un “pretesto”, come sottolinea l’autore, e che attraverso immagini inedite d’archivio, racconta l’arrivo del primo gruppo di cittadini romeni in Italia: un arrivo molto particolare, un viaggio premio per un centinaio di cittadini, alcuni rivoluzionari, altri parenti del nuovo establishment, altri ancora militari, giunti in Italia su un aereo militare per vedere giocare la nazionale di calcio romena nel Mondiale di Italia ’90. Molti erano testimoni diretti degli eventi del dicembre 1989, quegli eventi che portarono alla caduta del dittatore e alla nascita del governo democraticamente eletto di Ion Iliescu.

“L’obiettivo finale e nello stesso tempo il primo obiettivo è di chiarire da una parte la situazione di quei rivoluzionari che hanno avuto il privilegio di arrivare in Italia per la Coppa del mondo per assistere alla partita Romania-Unione sovietica, e dall’altra la decisione di alcuni di questi di restare in Italia dopo gli avvenimenti di Bucarest di quello stesso giugno, quando Iliescu fece intervenire i minatori contro gli studenti che manifestavano", ha spiegato il regista.

Per molti, già dalla partenza da Bucarest, si sapeva che quel viaggio sarebbe stato di sola andata, ma dopo “la vittoria della Romania 2-0 contro l’Unione sovietica, una vittoria che sapeva anche di rivincita per alcuni, dopo quello che avviene a Bucarest, la vita di queste persone cambia” e alcuni decidono di “chiedere asilo politico” in Italia.

Dalla festa alla paura
I romeni che si trovavano per la maggior parte ospitati a Telese - città gemellata con la Romania subito dopo la Rivoluzione del dicembre 1989 - appaiono nelle immagini del documentario prima durante le ore gioiose della partita e della vittoria e poi mentre assistono alle immagini terribili degli scontri e delle violenze che vengono trasmesse anche dai media italiani “che insieme a quelli stranieri hanno mostrato al mondo la barbarie decisa dal governo appena eletto di Iliescu, con il massacro dei pochi studenti che si opponevano all’esecutivo”, sottolinea il regista.

Un massacro per cui Iliescu poco prima di Natale è stato incriminato da una procura militare della Corte suprema romena. L’ex presidente, che ha ora 86 anni, è stato incriminato insieme all’ex premier Petre Roman per crimini contro l’umanità per i “sistematici attacchi contro civili, manifestanti e la popolazione di Bucarest” con l’impiego dei minatori della valle di Jiu.

Dopo quelle immagini molti “decidono di rimanere in Italia, alcuni hanno dei reali motivi di temere e di non voler rientrare in Romania” ma la trafila per ottenere i documenti diventa estenuante e nel documentario, in cui vengono pubblicati anche i carteggi tra l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati e il ministero degli Interni italiano, si ripercorrono le proteste, l’occupazione dei locali e le vicissitudini dei romeni in attesa dell’asilo politico. Interviste, immagini inedite, un lavoro certosino di ricerca e di documentazione, da giornali e da comunicati diplomatici e lettere personali.

Migrazione economica
“La seconda parte del film prende in considerazione la seconda ondata di immigrazione romena, molto più grande e che ha creato la prima comunità straniera in Italia per numero, che è quella dei romeni venuti per motivi economici – ha spiegato Paulescu - la gran parte di questo milione di persone è composta da ‘invisibili’, coloro che lavorano dalla mattina alla sera, non danno fastidio, anzi sono un aiuto e fanno anche comodo per la manodopera a buon prezzo. Poi ci sono quelli che creano i problemi ed è inutile negarlo”.

Un capitolo del documentario è dedicato alle interviste di questi invisibili, come la badante romena di etnia rom che da quando aveva 15 anni lavora per le famiglie italiane, in regola, con contratto, si trova bene al di là dei pregiudizi e un giorno intende tornare in Romania. Oppure un’altra donna, più anziana, che ormai ha deciso che “la mia casa è in Italia, non ho più nulla in Romania. Ho comprato casa qui, ho la pensione minima e mi mancano quattro anni per ripagare il mutuo”.

Paulescu non lascia poi da parte altri due fronti che per lui danno il quadro di quello che è ed è stata l’immigrazione romena in Italia: “I romeni dal 2007, da quando diventano cittadini comunitari, rappresentano un elemento interessante anche per i partiti italiani che li vedono come potenziali elettori anche se non hanno grandi simpatie per loro”. Fattispecie testimoniata nel documentario dall’intervista in cui l’ex premier romeno Victor Ponta annuncia l’accordo con il Pd di Pierluigi Bersani per dare una rappresentanza alla diaspora.

Infine Paulescu vuole sottolineare il paradosso di un popolo emigrato che rifiuta di accogliere chi adesso fugge dalla guerra. “In un documentario lungo quasi due ore non possiamo coprire tutto, ma cerchiamo di presentare in maniera realistica e a volte anche un po’ sgradevole questa realtà. La Romania ha vissuto l'emigrazione per motivi economici e dovrebbe mostrare un minimo di solidarietà nei confronti di chi scappa veramente dalle guerre, ma ora non accetta facilmente anche quelle poche centinaia di rifugiati che dovrebbero arrivare in Romania”.

Fonte: Osservatorio Balcani e Caucaso

Longanesi pubblicherà un romanzo evento dalla Romania


di Anita Bernacchia, in Blog, Libri, del 20 Gen 2017

Sarà l’editore Longanesi a pubblicare Il libro degli specchi, versione italiana de The Book of Mirrors, un murder mistery firmato da E.O. Chirovici, alias Eugen Ovidiu Chirovici, autore romeno trasferitosi nel Regno Unito anni fa, per seguire il figlio studente a Cardiff e la moglie analista finanziaria. Il libro uscirà il 26 gennaio contemporaneamente in molti paesi (a Londra è già uscito per Century, negli USA per Emily Bestler Books, in Francia per Les Escales), mentre in Italia è atteso a febbraio. Un romanzo strabiliante, a quanto riferisce la stampa estera, noir raffinato e dalla trama ben costruita, tra gli imperdibili del 2017 e titolo contesissimo a Francoforte due anni fa.

Eugen Chirovici, classe 1964, di sangue romeno, ungherese e tedesco, ha un curriculum impressionante. I romanzi polizieschi e i racconti sono solo una parte della sua prolifica attività. Già giornalista ed editore televisivo in Romania, è autore di saggi e membro dell’Accademia Romena delle Scienze. Il Ministero della Cultura romeno ha premiato un suo romanzo, che ha ispirato un film attualmente in lavorazione.

Chirovici è il rappresentante di un genere letterario in gran parte snobbato dagli ambienti letterari romeni e di conseguenza, come a volte accade, da chi promuove letteratura romena all’estero. Eppure è un genere fecondo in quanto a autori, prima fra tutti la raffinata Rodica Ojog-Brașoveanu (definita la “Agatha Christie” romena) e George Arion, tra i capofila del genere poliziesco in Romania. Quest’ultimo è ormai consacrato in ambiente francofono grazie a Genèse Editions e al traduttore Sylvain Audet, continuando a sfornare romanzi egregi che vende ottimamente. Tra i più giovani vi sono poi Bogdan Hrib, creatore della storica serie che vede protagonista il giornalista Stelian Munteanu, ma anche editore di Crime Scene Press e promotore di validi colleghi come la giovane Oana Stoica Mujea e Stelian Țurlea, quest’ultimo tradotto con un volume in Italia.

La scarsa attenzione della critica è spesso per un autore causa di poca visibilità, oppure di una visibilità non sufficiente a garantire adeguate vendite. In Romania Chirovici, pur a fronte dei tanti libri pubblicati e di apprezzabili risultati – il primo romanzo Il massacro del 1991 vendette 60.000 copie – non riusciva a sbarcare il lunario solamente con la scrittura (accade ancora oggi alla maggior parte dei letterati romeni). Da qui la necessità di lavorare come giornalista. Ma una volta in terra britannica tenta la fortuna e, dopo essere stato rifiutato da sei agenti, arriva la svolta con l’agenzia Peters Fraser and Dunlop che si innamora letteralmente di The Books of Mirrors, sua prima opera scritta in inglese, e lo mette sulla piazza. Sembra che Longanesi abbia chiesto i diritti per l’Italia soltanto tre ore dopo aver letto il manoscritto.
Il romanzo si svolge negli ultimi anni Ottanta e vede protagonista un professore di Princeton, detentore di un segreto su un omicidio risalente ai tempi in cui era studente. Un’agenzia letteraria di New York riceve un manoscritto parziale chiamato, appunto, Il libro degli specchi… e così via dicendo, in quello che è un vero e proprio romanzo nel romanzo.

Breve riflessione. Negli ambienti letterari romeni si parla spesso del perché nessuno scrittore romeno abbia ancora mai vinto il Premio Nobel per la Letteratura. Molti non considerano quello attribuito nel 2009 a Herta Müller, autrice romena di lingua tedesca, un vero e proprio riconoscimento alla letteratura romena e vorrebbero vedere il premio assegnato a un autore romenofono. A complicare le cose c’è il fatto che gli autori romeni sono tradotti poco e frammentariamente, con vuoti storici (in)spiegabili e imbarazzanti, e questo è uno dei motivi per i quali risultano poco visibili, e poco visibile vuol dire, per forza di cose, poco “premiabile”.

La lingua è il nucleo dell’espressione artistica di un popolo e dell’individuo: lo dicono Pessoa e lo stesso Manea, è un po’ una casa che ci portiamo dietro ovunque andiamo e all’interno della quale viviamo la nostra vita.
Guardando ai Nobel per la Letteratura, possiamo certo affermare che la lingua determina in gran parte il successo di un’opera e di uno scrittore. Ci sono lingue e letterature più fortunate perché rappresentano paesi economicamente sviluppati. Chi scrive in inglese può contare su un pubblico molto vasto, grazie alla dominazione linguistica e commerciale dei paesi anglofoni. Ma anche su quella “credibilità” implicita spesso attribuita a questi autori, a scapito di coloro che scrivono in lingue considerate “minori”, oppure, usando un termine tanto diffuso quanto vago, “esotiche”. Una credibilità che spesso viene equiparata a un non giustificato valore letterario.
E qui arriviamo alla scelta della lingua. Se sei un autore romeno e scrivi in romeno, avrai scarse possibilità di essere preso in considerazione dagli editori stranieri. Dovrai affrontare un percorso difficile e impegnarti forse anche in prima persona, per cercare di destare interesse intorno a quello che scrivi. Dovrai affrontare stereotipi e difficoltà di vario genere, e il tuo destino sarà incerto.

La scelta di Eugen Chirovici per l’inglese è stata la sua fortuna, egli stesso dice di essere soverchiato dall’interesse suscitato, inimmaginabile per lui prima d’ora. Non è da condannare per aver scelto di scrivere in una lingua internazionale (non è detto che non continui a scrivere anche in romeno). Abbiamo altri esempi di autori romeni contemporanei trasferitisi all’estero che hanno fatto la medesima scelta, come Victor Stoichiță e Irina Teodorescu in Francia, o Cătălin Dorian Florescu in Svizzera. Il suo exploit, infatti, potrebbe avere un risvolto positivo per i conterranei di Romania e Moldova e la loro fortuna all’estero. Chissà che il romanzo evento di questo autore, che a quanto pare sarà presto sulla bocca di tutti, non contribuisca a sollevare una volta per tutte il velo polveroso di ignoranza ancora adagiato sulla letteratura romena per portarla all’attenzione del mondo. Infondendo speranza per quel Nobel tanto atteso.

Anita Bernacchia

Fonte: CULTORA