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domenica 29 gennaio 2012

Cittadini comunitari. Il diritto di voto alle elezioni amministrative 2012

Scritto da Asha Sabrie il 27/01/2012

Il 6 e il 7 maggio si svolgeranno le elezioni amministrative in oltre mille comuni italiani.

Sono quattro, infatti, i capoluoghi di Regione (Genova, Palermo, L’Aquila e Catanzaro) votanti e ventotto, in tutto, i capoluoghi di Provincia, da Nord a Sud della Penisola, dove verrà rinnovata sia la giunta che il sindaco.
Tra gli undici milioni di elettori, chiamati alle urne, sono compresi anche i cittadini Ue.

Per poter votare bisogna essere iscritti a una lista elettorale aggiunta1. Tale iscrizione alla lista avviene tramite la compilazione di un modulo, all’interno del quale bisognerà inserire i dati anagrafici e una dichiarazione che attesti il diritto di voto del cittadino nel paese d’origine, e che dovrà essere consegnato al comune di residenza.
È necessario presentare questa domanda un mese prima dalle elezioni, e dopo l’iscrizione del cittadino alle liste elettorali, il diritto di voto sarà garantito anche per le successive votazioni.

C’è la possibilità, per i cittadini comunitari, di candidarsi come consiglieri comunali ma non per la carica di sindaco o vicesindaco.

La partecipazione alle elezioni amministrative dei comunitari è significativa e prelude alla piena integrazione del cittadino comunitario nel tessuto urbano.
In alcuni comuni italiani la presenza straniera si attesa intorno al 15 e 20 percento della popolazione residente: basti pensare che nella sola città di Genova, la maggioranza degli immigrati residenti è composta da sudamericani; mentre nel comune di Palermo gran parte dei cittadini stranieri proviene dall’Asia.

Per quel che riguarda, invece, i cittadini appartenenti alla UE, le comunità più numerose di residenti sono rappresentate da quella romena, seguita da quella polacca e bulgara.

Alla luce di questi dati, è auspicale che ci sia un’estensione del voto amministrativo anche ai cittadini non comunitari; affinché vi sia il completo coinvolgimento di tutti i cittadini nella vita politica e civile del proprio comune di appartenenza.

Un passo in più verso la costruzione di una comunità coesa e priva di barriere.
1 D.Lgs. 12 aprile 1996, n. 197 "Attuazione della direttiva 94/80/CE concernente le modalità di esercizio del diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali per i cittadini dell’Unione europea che risiedono in uno Stato membro di cui non hanno la cittadinanza".

Fonte: LookOut

Ex infermiera del Lido muore e lascia l'eredità milionaria al domestico romeno

Sei appartamenti e il patrimonio alla persona che aveva gestito i beni e accudito la donna. Per ora nessun parente si è fatto vivo
di Lorenzo Mayer

VENEZIA - Infermiera lidense in pensione muore e lascia un'eredità milionaria al domestico romeno di casa che per anni, anche in qualità di amministratore con una procura speciale si era preso cura di lei, prima ancora della madre, e del loro patrimonio immobiliare accumulato negli anni.

Così D.G, romeno, ha visto ricambiata la sua fedeltà, passando da amministratore della donna che viveva sola in casa, ad erede universale. Anche al Lido, dunque, c'è una storia simile a quella che ha tenuto banco, nei mesi scorsi, non senza polemiche da parte dei nipoti, attorno all'eredità di Raimondo Vianello e Sandra Mondaini, che hanno lasciato tutto il loro patrimonio alla coppia di filippini che per diciannove anni, si era presa cura dei due amati personaggi del mondo dello spettacolo.

E, proprio per evitare il rischio di possibili dissapori tra parenti che rivendicassero un'eventuale titolarità dell'eredità del Lido, in attesa che si completino le formalità burocratiche, il pubblico ministero, Giovanni Zorzi, ha affidato, attraverso le forze dell'ordine intervenute sul posto, le chiavi dell'abitazione dove viveva la signora in via Jacopo Cavalli, in custodia alla municipalità del Lido, quale soggetto istituzionale sul territorio.

La vicenda ha comunque movimentato non poco, la mattinata di domenica al Lido. Paola Fagarazzi, 57 anni, nubile, ex infermiera in pensione, è stata trovata deceduta in casa, verso le 9.30, dalla badante che, ogni giorno, andava ad assisterla. Immediatamente la badante ha chiamato 118 e l'amministratore. Quest'ultimo ha poi chiesto l'intervento dei carabinieri del Lido per constatare la situazione. Nessun mistero: il certificato medico del Suem parla chiaro, la morte è sopraggiunta per cause naturali. Dallo stesso amministratore si è poi appreso che la donna era proprietaria di tutto il condominio dove abitava, con sei appartamenti, ed una eredità milionaria, per il quale D.G. è erede universale. Tuttavia si apre una possibile disputa sulla spartizione dell'eredità, anche da parte di parenti che, comunque, fino ad oggi non si sono ancora fatti vivi.
Giovedì 19 Gennaio

Fonte: Il Gazzettino

Servizio civile, stop per 18.000 volontari

19 gennaio 2012 di Giulio Sensi Due ragazzi in servizio civile

ROMA. Lo stop ufficiale ai 18.000 ragazzi che attendevano di entrare in servizio nei prossimi mesi è arrivato stamani dall‘Ufficio Nazionale per il Servizio Civile (UNSC). “Con l’ordinanza n. 15243/11RG del 9/1/2012, il Tribunale di Milano -sez lavoro- ha dichiarato discriminatoria la limitazione prevista dall’art. 3 del “Bando per la selezione di 10.481 volontari (considerando solo quelli arruolati dal bando nazionale) da impiegare in progetti di servizio civile in Italia e all’estero” pubblicato il 20/09/2011, nella parte in cui chiede il possesso della cittadinanza italiana quale requisito di ammissione allo svolgimento del Servizio Civile Nazionale“, si legge nel comunicato ufficiale.Una decisione assunta a seguito della sentenza del giudice del Tribunale del lavoro di Milano, il quale, nei giorni scorsi, ha accolto il ricorso di uno studente pakistano in Italia da 15 anni. Lo studente ha chiesto che fosse dichiarata discriminatoria la norma che non permette agli immigrati senza cittadinanza italiana di svolgere servizio civile.

“Non possiamo che essere d’accordo con il ricorso presentato dal cittadino pakistano -commenta Primo Di Blasio, presidente della Conferenza Nazionale Enti Servizio Civile (Cnesc)-. E’ una battaglia che come Cnesc portiamo avanti da anni con una proposta di riforma del servizio civile. Quindi siamo soddisfatti che questa istanza sia stata accolta. Ci dispiace che ciò sia stato fatto attraverso la magistratura e non tramite una scelta politica”.

“Ci mette in grande difficoltà che a fronte di questa notizia positiva si sia bloccata la macchina del servizio civile che aveva già pesanti ritardi. Le partenze del 2012 erano già state frammentate a fronte di una forte diminuzione del finanziamento da parte del precedente governo. Si aggrava la situazione del servizio civile che rischia di scomparire. Sarà nostra cura far si che la richiesta del giovane sia portata in fondo e si apra la possibilità reale per i giovani immigrati residenti di fare un’esperienza del genere. Auspichiamo però che la sospensione venga ritirata: fra i più di 18.000 giovani -fra bandi regionali e nazionale- che dovevano entrare in servizio a partire dal 1 febbraio ci sono molte aspettative e addirittura alcuni che si sono licenziati per poter avviare il servizio civile”. Chiediamo al Ministro Riccardi intervenga per accogliere lo spirito del ricorso e aprire anche ai giovani immigrati“.

L’UNSC ha sospeso quindi tutte le nuove partenze. Si tratta di oltre 18.000 giovani, fra bandi regionali e quello nazionale, dal momento che oltre 2000 sono già entrati in servizio il 1 gennaio. Per questi ultimi non ci sarà alcuna sospensione.

“Con la stessa decisione -si legge ancora nella nota- il giudice ha ordinato alla PCM – UNSC di sospendere le procedure di selezione, di modificare il bando nella parte in cui richiede il requisito della cittadinanza consentendo l’accesso anche agli stranieri soggiornanti regolarmente in Italia e di fissare un nuovo termine per la presentazione delle domande”.

“Pertanto -prosegue la nota firmata dal direttore vicario Paolo Molinari-, in esecuzione alla citata ordinanza l’avvio al Servizio Civile Nazionale è sospeso con effetto immediato per tutti i volontari selezionati per i progetti inseriti sia nel bando nazionale di 10.481 volontari, sia nei bandi regionali e delle Province autonome contestualmente emanati dall’Ufficio per i quali è previsto il medesimo requisito della cittadinanza italiana in conformità con quanto disposto dall’art. 5 della legge 64/2001 e dall’art. 3 del DLgs 77/2002″.

L’Ufficio assicura che sarà sua cura “comunicare con successivi “Avvisi” l’evolversi della vicenda in relazione agli esiti della richiesta urgente della sospensione degli effetti dell’ordinanza in argomento e dell’appello presentato avverso la suddetta ordinanza. Si assicura fin da ora che l’Ufficio adotterà tutte le misure ritenute più opportune al fine di limitare i disagi agli enti ed ai giovani derivanti dalla situazione venutasi a determinare con la pronuncia giurisdizionale in argomento”.

Fonte: VolontariatOggi

Fuma uno spinello e sta male: denunciato l'amico

Un ragazzo di 16 anni
Polizia e 118 erano intervenuti nel cinema Nosadella dove uno studente aveva avuto un malore dopo aver fumato una ‘canna’

Bologna, 21 gennaio 2012 - Uno studente bolognese di 15 anni e’ stato denunciato dalla polizia di Bologna per aver offerto uno spinello a un suo coetaneo che si e’ sentito male dopo averlo fumato.
L’episodio e’ accaduto il 22 dicembre scorso ma la denuncia per detenzione di droga e’ di questi giorni. Prima di Natale polizia e 118 erano intervenuti nel cinema Nosadella dove uno studente romeno di 16 anni si era sentito male dopo aver fumato una ‘canna’.

Portato al Sant’Orsola era stato costretto ad ammettere la verita’ dopo le analisi e gli accertamenti sanitari a cui era stato sottoposto e aveva raccontato di aver fumato uno spinello che gli era stato offerto da un suo amico e di cui aveva fatto il nome.
Ascoltato dagli agenti del commissariato Due Torri il bolognese 15enne ha ammesso di aver fornito lo spinello che aveva consumato insieme al romeno. E per tale ragione e’ stato denunciato.

Fonte: Il Resto del Carlino

Tbc, oltre duecento casi a Torino. Colpite dieci badanti

cronaca21/01/2012 - retroscena

In diversi casi le lavoratrici hanno contratto la malattia ma hanno spiegato di non volere informare i datori di lavoro

alberto gaino
Un dossier sulla Tbc è stato predisposto su richiesta di Guariniello dalle autorità sanitarie. Vi sono raccolti i 201 casi di persone colpite da tubercolosi che nel 2011 si sono presentati a presidi ospedalieri della città e della provincia per farsi curare. Vi sono anche quelli degli studenti della Facoltà di Medicina, di cui tanto si è parlato in questi ultimi mesi e settimane, di dieci badanti di anziani e di una baby sitter. Tutte straniere - 6 su 10 sono romene - e per quest’aspetto il dossier riveste un carattere di novità e di delicatezza.
«Non vorrei che si riducesse a un caso di discriminazione verso gli stranieri» si preoccupa Guariniello che ha colto il profilo della tutela sanitaria di queste lavoratrici e delle persone anziane, spesso colpite da patologie, in qualche caso immunodepresse e con cui le rispettive badanti vivono a stretto contatto. La condizione più favorevole per la trasmissione per via aerea del «mycobacterium tuberculosis».

In provincia di Torino le badanti regolarmente assunte sono 10-12 mila e si stima che almeno altre 6 mila lavorino in nero. I 10 casi di ricoveri ospedalieri del 2011 rappresentano una percentuale infinitesimale e tuttavia sufficiente per far scattare un campanello d’allarme nel segno della prevenzione. Dice Guariniello: «Ho scritto al ministero della Salute per segnalare la questione che non sono eludibili controlli per chi si proponga per un lavoro di assistenza a persone per età cagionevoli di salute».

Resta un problema enorme: il lavoro nero, rispetto a cui è il datore di lavoro il più interessato ad evitare regole e, di conseguenza, documenti sanitari dei «dipendenti». Come il certificato di sana e robusta costituzione che invoca Mohammad Reza Kiavar, dell’Ufficio stranieri Cisl: «Era una cosa intelligente e sino al 1990 lo si chiedeva, serviva a tutelare tutti, lavoratori e padroni. Ma si disse poi che era una discriminazione... Io lo vedo come l’esatto contrario».

Diana Cretu, romena, lavora all’ufficio vertenze della Cgil e si trova ogni giorno a contatto con le reali scelte discriminatorie che patiscono queste lavoratrici. Per cominciare, dice: «So che qualche famiglia chiede il certificato di sana e robusta costituzione a chi assume, ma la maggior parteno. Uno dei motivi: tanti preferiscono far lavorare in nero le badanti cui si rivolgono, non si preoccupano d’altro».

«So - aggiunge - di 2-3 casi di lavoratrici straniere con la Tbc che si erano presentate da noi. Avevano paura di essere licenziate. Anche altre con patologie più gravi tendono a non andare in ospedale sapendo di non potersi assentare dal lavoro per mesi, a volte si ammalano contagiate dalle loro assistite e non dicono niente nemmeno in quei casi. E’ un cortocircuito in cui ci rimettono tutti».

Le relazioni epidemiologiche sui singoli casi del dossier confermano lo spaccato di paure, diritti compressi, salute a rischio. Si legge in una scheda compilata in un presidio sanitario: «La signora non sa dire se riferirà delle sue condizioni al datore di lavoro». Un altro caso: «La paziente ha informato la famiglia ma le è stato detto di non farne il nome». La baby sitter ammalatasi «non aveva informato la famiglia presso cui lavorava se non dopo il ricovero. La madre della bimba era in stato di gravidanza». Le dieci badanti e la baby sitter sono una goccia dei 201 casi di Tbc riscontrati, ma va colto il segnale.
Fonte: La Stampa

Romanii, ironizati la un show umoristic pe un post TV italian

de Miruna Cajvaneanu Joi, 26 ianuarie 2012

Romanii sunt din nou tinta ironiei unor actori de comedie din Peninsula. Pe 21 ianuarie, in emisiunea "The Show must go off", realizata de prezentatoarea Serena Dandini pe canalul La 7, o actrita italiana s-a lansat intr-un sketch vulgar, interpretand o romanca ignoranta imigrata in Italia, "cu studii superioare", care se simte jignita pentru ca ar fi luata in ras pe motiv ca este romanca.

Iata cum incepe sceneta: prezentatorul emisiunii se impiedica si o calca din greseala pe picior pe una din femeile aflate in public. Femeia este imbracata cu o pereche de pantaloni mulati pe corp, o bluza neagra decoltata, are o geanta cu strassuri, ochelari albi pe cap si niste cercei rotunzi, mari.

"M-ai calcat pe picior pentru ca sunt romanca?"- il intreaba femeia, dupa ce arunca printre dinti citeva injuraturi in dialectul roman.

Prezentatorul se scuza, spunand ca nu avea de unde sa stie ca e romanca. "Acum, ca ai aflat ca sunt romanca, ce-ti zici, ca oi fi si curva, nu?"

Imaginile de la televiziunea italiana:


Apoi continua: "Lasa, ca va stiu eu cum sunteti, incercati mereu sa va dati la noi, eh? Dar tu ce crezi, ca eu am venit la Italia ca sa ma marit cu un mos ca tine?Aoo"- continua "romanca", gesticuland, pe acelasi ton care se aude de obicei in suburbia Romei.

"Mie imi plac tinerii, nu mosnegii, daca sunt romanca, nu inseamna ca sunt si proasta".

In acel moment intervine si cea care conduce programul, actrita Serena Dandini, care isi cere scuze de la el si se aseaza langa ea. Incepe o conversatie intre cele doua femei, "romanca" se simte dintr-o data in largul ei si o imbratiseaza teatral pe prezentatoare.

Apoi se prezinta, cu acelasi accent de la periferia Romei: "Eu sunt Catinca si am terminat doua facultati: Istoria Artei si Litere. Ce te miri asa… daca as fi italianca nu te-ai mira, nu?"

Prezentatorul o compatimeste, pentru ca a avut de infruntat un drum greu, "cu barca", pentru a ajunge in Italia, dar "Catinca" il apostrofeaza: "Bai, frumosule, vezi ca nu esti doar rasist, esti si ignorant? Eu, ca sa stii, am venit cu avionu’, la clasa I. Ce, daca sunt romanca, inseamna ca tre' sa calatoresc cu camionu'?"

Dupa ce repeta ca a terminat doua facultati in Romania, "Catinca" povesteste cum a ajuns in Italia: "Am vrut sa fac un salt calitativ in schimb am facut un salt in necunoscut! Ce fac cu doua diplome in Romania? In Italia, am cunoscut un barbat, Marino, care mi-a spus: aici, cu doua diplome, poti sa devii curva. Pana la urma am devenit iubita lui Marino si el mi-a spus: "o sa te fac doamna!". Si asa m-a pus la vandut pantofi"- iar aici, "romanca" isi flutura demonstrativ un pantof alb in fata prezentatoarei.
Apoi, incepe sa se planga de viata "cinstita" pe care o duce: "toata ziua vand pantofi, ma scol dimineata la cinci, apoi plecam prin toate cartierele Romei, iar duminica mergem la targul din Porta Portese. Duminica, atunci cand "Magica Roma" joaca in deplasare, raman toata ziua singura acasa".

"Deci, nu era mai bine daca eram curva?", se intreaba exasperata femeia, in final, iar cei doi prezentatori ii raspund in cor: "Daa!"

Spectacolul "The Show must go off" este programat in prime time sambata, iar in seara de 21 ianuarie, cand a fost difuzat sketchul cu "Catinca", a fost urmarit de 1,3 milioane de telespectatori.

Sursa: HotNews.ro

Forano le gomme del collega poi lo rapinano

I camionisti arrestati dai carabinieri in mezzo al presidio di Pievesestina sono due fratelli di un'azienda di Longiano. Altre denunce durante il blocco dei tir25/01/2012
CESENA - Una causa da alimentare a tutti i costi, anche con la forza, obbligando chi con la protesta dei colleghi non voleva avere nulla a che fare. Lo strumento del convincimento coatto, per due camionisti titolari di un'azienda di Longiano, sono stati i punteruoli, impugnati per forare gli pneumatici di un tir alla cui guida si trovava un autotrasportatore romeno. Che non ha esitato a filmare con una fotocamera i due vandali mentre compivano il gesto, venendo poi aggredito e derubato della macchinetta. I due longianesi, fratelli di 39 e 25 anni, sono stati arrestati ieri dai carabinieri, dopo una breve ricerca tra i manifestanti che si trovavano nel fulcro della protesta, a Pievesestina.
Rapina, danneggiamento e minaccia. Queste le accuse che hanno fatto scattare le manette. Il guidatore romeno, se li è è trovati di fronte mentre stava uscendo da una azienda di ortofrutta. I due hanno fermato il mezzo, cercando di convincere l'uomo a partecipare alla protesta. Di fronte al diniego allora, hanno tirato fuori i punteruoli, iniziando a forare le gomme del mezzo pesante. Dal canto suo il conducente, dall'abitacolo, ha sfodrato la macchina fotografica digitale, immortalando la scena. A questo punto i fratelli sono saliti sulla motrice strappandogliela di mano, per poi allontanarsi. Per lo straniero l'ultima speranza è stata chiamare i carabinieri, che cercando tra i manifestanti, hanno trovato e arrestato i due. E nei rispettivi mezzi, a Longiano, nascondevano altri punteruoli, creati da cacciaviti con la punta accuratamente limata.
Su di loro potrebbero ricadere i sospetti degli altri atti vandalici avvenuti sempre ieri a Longiano, dove altri mezzi pesanti si sono ritrovati con le gomme a terra.

Ci sono state anche denunce nella giornata di blocco. La polizia di Stato ha infati sorpreso un altro conducente con un punteruolo, mentre i carabinieri hanno sorpreso un autotrasportatore napoletano di 37 anni mentre brandiva un manganello telescopico.
Si teme infine per la serata. Se oggi lo scenario dei blocchi sembra sia tornato alla calma, con molti mezzi che hanno abbandonato il presidio, ci si aspetta un nuovo raduno per questa sera.

Fonte: Romagna Noi

Accuse fantasiose di Paolo Berizzi sul quotidiano la Repubblica contro il pane romeno

Il servizio in prima pagina di Paolo Berizzi su la Repubblica di domenica 22 gennaio sul pane low cost romeno cotto con bare e copertoni di auto non è un buon esempio di giornalismo e non fornisce corrette informazioni ai consumatori. Il pezzo cerca di demonizzare senza prove un prodotto importato da un paese Ue, la cui colpa è di chiamarsi Romania e di essere venduto senza riportare sull’etichetta l’origine (la legge europea non prevede l’obbligo di indicare l’origine per la maggior parte degli alimenti).

Il giornale sostiene che il pane in Romania si fa in stabilimenti ultra moderni e finanziati dall’UE. Ne cita uno costato 14 milioni di euro che produce 1.250 kg di pane semilavorato all’ora, che poi viene surgelato ed esportato, per poi essere rinvenuto nei forni situati all’interno dei supermercati italiani. Si tratta di un processo industriale assolutamente identico a quello seguito negli stabilimenti italiani che producono per catene di supermercati pane semilavorato parzialmente precotto, da rinvenire nei forni e vendere ai clienti.
L’autore lascia intendere che in Romania ci sono anche forni a gestione familiare alimentati con scarti di bare, di pneumatici e con legna di dubbia provenienza “ispirandosi a certe abitudini camorristiche della Campania”. La questione delle bare e dei pneumatici viene anche rilanciata nel titolo e in prima pagina. Berizzi lascia intendere che in Italia arriva sia il pane dei forni moderni, sia quello dei forni a gestione familiare che usano bare e pneumatici. Il prezzo è stracciato (0,6-1,0 €/kg) e questo pane viene venduto nei supermercati, nelle mense e in altre comunità.

Premesso che molti supermercati riportano sui sacchetti di pane precotto l’indicazione dello stabilimento di produzione, c’è un piccolo particolare che sfugge al giornalista. I forni industriali non sono alimentati a legna. Forse Berizzi pensa che in Romania il pane destinato all’export si prepara in forni simili a quelli delle pizzerie! L’idea è affascinante, ma un po’ fuori dal tempo, oggi si usa l'elettricità, il metano e altri combustibili derivati dal petrolio. L’articolo assomiglia più alla sceneggiatura di un film horror e non fa certo bella figura sulla prima pagina del quotidiano la Repubblica.

Per la cronaca l’Italia importa il 50% circa del grano tenero dall’estero perché la produzione nazionale e insufficiente. Questo vuol dire che una parte considerevole del pane, dei crackers, dei grissini e delle merendine che compriamo è fatto con farine o con miscele di farine di altri Pesi. Una parte considerevole di questa materia prima arriva proprio da Ungheria, Cecoslovacchia e Romania.

Roberto La Pira
Foto:Photos.com
martedì 24 gennaio 2012

Fonte: Il Fatto Alimentare

Roxana Zamfir, intervista e sexy foto della modella romena: “Amo la semplicità della vita quotidiana”

Gossip mercoledì, gennaio 25th, 2012

INTERVISTA ROXANA ZAMFIR – Cara Roxana, lieti di ospitarti a Direttanews. Sei una giovane fotomodella di origine romena: svelaci quale tipo di shooting pensi ti rappresenti di più…
Ciao e un sentito grazie alla redazione di Direttanews per questa intervista! Il genere di shooting che mi rappresenta di più penso che sia un mix tra l’eleganza, sensualità e innocenza. Amo la semplicità della vita quatidiana e soprattutto le foto che mi ritraggono in essa.

Bellezza e sensualità: come esprimi questi due valori nel tuo privato….

La sensualità per me è l’espressione della femminilità, il tirar fuori la sua tenerezza dell’ anima in gesti e giochi di sguardi. Mi ritengo una ragazza semplice e di bellezza “acqua e sapone”.

In Italia il binomio calciatore-fotomodella/velina è diventato ormai un must: c’è uno sportivo che apprezzi maggiormente e col quale andresti fuori a cena?

Ammetto di non essere una gran sportiva, quindi non ho preferenze specifiche! Però un uomo, per conquistarmi, dovrebbe far leva sulla sua personalità oltre che sul fisico.

Come vedi il tuo futuro (professionale e non) tra dieci anni? Quali sono i progetti e sogni che intendi realizzare?

Fra dieci anni mi piacerebbe creare una bella famiglia e aver un lavoro tranquillo, dove mi possa dar la possibilità di stare, il più possibile, in compagnia dei miei figli. Nel mentre, mi auguro una lunga e “prodigiosa” carriera da fotomodella.
Raccontaci come sei nella vita di tutti i giorni…..

Nella vita di tutti giorni sono una ragazza solare, estroversa, ma anche molto “meticolosa”per quanto riguarda la vita lavorativa. Mi piace star in compagnia di amici, dedicarmi all’arte, disegnare e soprattutto viaggiare, conoscere luoghi e persone diverse.

Simone Ciloni
Foto di Alex Migliardi e Walter Faustini

Fonte: Diretta News

Alexia Mori, da parrucchiera di Cologno a pornostar col "Bunga bunga"

Origine romena, da diverso tempo è in Italia e vive a Cologno. Il suo nome è legata alla parodia hard "Bunga Bunga Presidente". In questa settimana aperte le selezioni degli uomini per il seguito. E scriverà anche un libro con le "proposte" dei vip

di Stefania Scotti
24/01/2012
Alexia Mori (foto Alexiamori.it)
Cologno Monzese

Da parrucchiera a star dei film erotici. Alexia Mori - giovane ragazza di origine romena che vive a Cologno - dal fare le acconciature è passata all'industria dei film vietati ai minori. Il tutto è successo grazie alla parodia hard sull'ex presidente del consiglio "Bunga bunga presidente" lo scorso febbraio. I provini per il secondo capitolo della saga, "La parrucchiera del bunga bunga" sono iniziati la scorsa settimana. E' possibile contattare la produzione. Si stanno infatti cercando dei giovani ragazzi che interpretino le parti maschili insieme alle ragazze: che dire, fatevi avanti colognesi.

Il primo film, interpretato da Alexia, è stato uno dei porno più venduti in Italia, tanto da esser stato esportato all'estero. La giovane con il secondo capitolo vuole portare il scena, non solo il proprio corpo, ma anche la propria storia: da parrucchiera a attrice. Questo nuovo capitolo è dotato, oltre che di belle ragazze, anche di un registra Oliver Buzz e un direttore Max Lumiere, purtroppo però è ancora sprovvisto di produttore.

Prima che il secondo round abbia inizio, Alexia non sta di certo con le mani in mano: sta seguendo dei corsi per diventare un'attrice drammatica ed è stata una comparsa in una commedia destinata al grande schermo. Ma le sue esperienze non si fermano qui: serate di lap dance e la parodia spinta "Bona la prima" ricalcata sul programma comico di Ale e Franz.

E sempre nell'attesa di iniziare le riprese, Alexia sta scrivendo un libro sulla propria vita. Nell'autobiografia si "metterà a nudo", non solo fisicamente ma anche come persona. Vuole infatti raccontare le proprie sofferenze e i retroscena dell'industria del sesso. Racconterà, infatti, delle proposte sessuali di personaggi noti del mondo dello sport, dello spettacolo ma anche della politica. Peccato che verranno usati dei nomi di fantasia. Intanto gli appassionati sono sulle spine per il nuovo capitolo.

Fonte: ColognoToday

Basiglio. Cade nel Naviglio. Salvato dai carabinieri

Non hanno esitato a entrare nelle acque gelide del Naviglio, in piena notte, per salvare un camionista scivolato nel canale. L' uomo, un 37enne romeno, è stato ricoverato al San Paolo in grave stato di ipotermia: ancora qualche minuto e sarebbe potuto morire assiderato. «Abbiamo fatto soltanto il nostro dovere», si schermiscono Clemente Valentino e Francesco Patera, appuntati scelti della stazione dei carabinieri di Basiglio. Il camionista, Daniel R., era in acqua da almeno un' ora. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, verso le 3 e 30 era uscito insieme a un connazionale dal motel di Binasco in cui alloggiava. «Volevamo fare una passeggiata per smaltire la cena», hanno raccontato. All' altezza della statale 35, l' uomo è scivolato nel canale. La pattuglia dei carabinieri è arrivata sul posto intorno alle 5. L' autotrasportatore era già in stato di ipotermia. I due appuntati non hanno perso tempo: in una catena umana, aggrappandosi alle piante sull' argine del Naviglio, hanno raggiunto il romeno e l' hanno salvato.
Manola Olivia
(26 gennaio 2012)

Fonte: Corriere della Sera

Mattinata di incidenti nel ravennate

Nessuna grave conseguenze per le persone coinvolte in incidenti questa mattina lungo la Romea Nord e l'Adriatica
21/01/2012

RAVENNA - Alcuni incidenti, per fortuna senza feriti gravi, sono avvenuti questa mattina lungo le strade ravennati. Verso le 9 sulla Romea Nord, all'altezza dello svincolo per Marina Romea, un pullman romeno con rimorchio al seguito, è uscito di strada all'altezza di una rotonda. Alcuni dei passeggeri hanno riportato ferite di media gravità. Sul posto sono intervenuti gli uomini della polizia municipale. Poche ore dopo lungo l'Adriatica in prossimità dello svincolo per l'E45, una Ford Focus con a bordo due romeni ha sbandato finendo contro guard rail. Entrambe le persone a bordo hanno riportato lievi ferite, ma il conducente è risultato ubriaco e senza patente, venendo quindi denunciato. I rilievi sono stati effettuati dalla Polstrada di Faenza.

Fonte: RomagnaNoi

Tula, intrappolati nella Punto uscita di strada

Vigili del fuoco e stradale hanno lavorato per ore. Niente da fare per un 27enne romeno, grave l'amico che era con lui e che è ricoverato a Sassari
SASSARI. Un romeno di 27 anni, Razvan Enaich, è morto sul colpo, e un suo connazionale, Florentin Baicu, 32 anni, è rimasto gravemente ferito in un incidente stradale avvenuto intorno alle 5 del mattino sulla provinciale 159 Tula-Madonna di Castro.

La Fiat Punto sulla quale viaggiavano dopo il lungo rettilineo di Sa Covecada è finita in cunetta per cause che sono in corso di accertamento da parte della polizia stradale di Sassari e Tempio. L’auto si è ribaltata più volte e i vigili del fuoco hanno lavorato per oltre due ore per estrarre i romeni dalle lamiere.
22 gennaio 2012

Fonte: La Nuova Sardegna

Incidente Montecatini, muore Maria Giulia Muraru

22 gennaio 2012

PISTOIA / Una ragazza di 20 anni, Maria Giulia Muraru ha perso la vita in un incidente stradale accaduto a Montecatini, in provincia di Pistoia, la notte scorsa, dopo le 23 all’imbocco dell’autostrada.
La giovane viaggiava a bordo di un’auto guidata da una coetanea. Secondo le prime ricostruzioni, la conducente della vettura ne ha perso il controllo, finendo sulla corsia opposta della strada, prima addosso al guard rail e poi contro un bus che viaggiava in senso di marcia inverso rispetto a quello dell’auto.
Nell’impatto la 20enne di origine rumena ha perso la vita. Una ragazzina di 13 anni di origine albanese e la conducente della vettura sono rimaste gravemente ferite, la più giovane è stata trasportata al pediatrico Meyer di Firenze, l’altra è stata ricoverata in prognosi riservata.

Fonte: Cronaca Live

Rapina ai danni di un rumeno ad Acate, arrestato un vittoriese di 17 anni

La vittima un bracciante agricolo in contrada Fossati
Venerdì 27 Gennaio 2012

Acate - I carabinieri hanno arrestato ad Acate un ragazzo di 17 anni di Vittoria incensurato. Nei suoi confronti è stato eseguito un ordine di custodia disposto dalla Procura dei Minori di Catania, su ordinanza del giudice delle indagini preliminari del tribunale etneo.

Il ragazzo deve andare in comunità perché i carabinieri lo ritengono responsabile della rapina aggravata avvenuta lo scorso 18 settembre alle 2 e mezzo della notte in contrada ‘Fossati’ ad Acate. Quella volta la vittima fu un braccianmte agricolo rumeno, che stava rincasando dopo una serata trascorsa con gli amici.
Il ragazzo ed un complice, che ancora deve essere identificato, a bordo di due scooter affiancarono il bracciante straniero. Uno dei due rapinatori scese dalla moto e bloccò l'immigrato, mentre l'altro gli rubava il protafogli che aveva in tasca, che conteneva poco più di 100 euro e documenti personali.

Un’azione reapida e fulminea; i due malviventi, infatti, in pochi secondi mettevano a segno il colpo, risalivano sugli scooter e si allontavano, facendo perdere le tracce. I carabinieri, però, non hanno mollato la presa; hanno ascoltato la vittima, hanno raccolto qualche infomarmazione e sono riusciti a risalire ad almeno uno dei due malviventi, il diciassettenne. Lo hanno prelevato nella sua abitazione e lo hanno accompagnato in una comunità per il recupero dei minori a rischio. L’altro protagonista dell’episodio, invece, non ha ancor aun nome ed un volto. Ma anche lui potrebbe presto essere assicurato alla giustizia.

Fonte: Il Giornale di Ragusa

Rumeno tenta suicidio perché non ha un lavoro

Cronaca
Disperato perché non ha un lavoro e non sa come mantenere la propria famiglia. Un cittadino rumeno ha tentato di farla finita
Un rumeno ha tentato il suicidio a Reggio Calabria, in via Enotria. L'uomo si è legato un filo elettrico al collo mentre si trovava sul balcone. Solo la prontezza dei riflessi di un vicino di casa, che ha tagliato il cavo, ha scongiurato il peggio.
Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco e i carabinieri della compagnia di Reggio, diretti dal capitano Nicola De Tullio che hanno tranquillizzato il rumeno facendolo desistere dal folle gesto.
24/01/2012

Fonte: Corriere della Calabria

La tredicesima vittima: Cristina Andrea Marian

Ci vuole fegato a essere donne in Italia, perché il pericolo è dietro l’angolo, e si tratta di un pericolo di morte. È di oggi la notizia della tredicesima vittima di femmicidio dall’inizio del 2012 nel nostro paese: una ragazza rumena di 23 anni trovata cadavere sulla spiaggia del lungomare di Porto Potenza Picena, a Lido Bello, con il cranio fracassato, il volto sfigurato e un sacchetto di plastica infilato in testa. Il corpo di Cristina Andrea Marian, questo il nome della ragazza, è stato trovato stamattina da un signore che portava a spasso il cane sulla spiaggia: era riverso semisepolto con due cordoli di sabbia attorno, e completamente vestito compreso il cappotto. Lei era una giovane ballerina che lavorava in un night club (chi dice che faceva anche l’entraineuse o che si prostituiva ma per me era una donna e basta), arrivata dalla Romania in Italia forse pensando che questo fosse un paese migliore del suo, ma si sbagliava. Cristina Andrea Marian è stata aggredita in ascensore, dove sono state trovate numerose macchie di sangue, e il suo corpo è stato trasportato sulla spiaggia: nessun segno di violenza, nessuna forzatura alla porta di casa dove stava rientrando, nessun furto né in casa né sugli effetti personali che aveva con sé. E viene spontanea la domanda: questa ragazza conosceva l’assassino? Secondo gli inquirenti, che possa essere stato un uomo, vista la violenza con cui le hanno fracassato il cranio, è praticamente indubbio, e che il movente possa essere di genere è quasi una certezza (soprattutto se si esclude il furto, rimane o un cliente respinto o un fidanzato geloso), e quindi c’è solo un nome per chiamare questo omicidio, ovvero: femmicidio, per una vittima che non solo era una donna ma anche migrante, costretta a un lavoro “a rischio” e quindi tre volte esposta. Ma un femmicidio che accade proprio il giorno della fiaccolata che in tutta Italia ricordava Stefania Noce, uccisa un mese fa dall’ex fidanzato, e in cui la relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla violenza di genere nel mondo, Rashida Manjoo, ha esternato grosse perplessità sull’Italia sottolineando la diffusione della violenza domestica nel nostro paese, la grave distorsione della donna nella rappresentazione femminile sociale e mediatica, e la poca attenzione riguardo il riconoscimento di questi reati da parte della giustizia, forse ci dovrebbe far riflettere in maniera più profonda e puntuale sul ruolo delle istituzioni e sull’azione del governo per proteggere le donne, ma soprattutto su cosa sono, a cosa servono e che ruolo hanno le donne in questo paese.
Contestualmente faccio anche un appello ai giornalisti e giornaliste che stanno trattando il caso: NON USATE PER FAVORE RAPTUS, DELITTO PASSIONALE, MOMENTO DI FOLLIA, che non esistono e non fanno che sostenere mediaticamente la poca rilevanza del reato e lo stereotipo che “l’uomo innamorato può tutto”, e per questo rimando sia al Rapporto Ombra (in particolare il capitolo sul femmicidio) presentato giorni fa anche a Motecitorio con le raccomandazioni del Cedaw, che alla lettera delle giornaliste di Giulia.
Grazie

di Luisa Betti
pubblicato il 27 gennaio 2012

Fonte: Il Manifesto

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Ballerina trovata in spiaggia col cranio sfondato. Orrore a Porto Potenza

Adotta una bimba rumena per darle nuova vita? Macchè, per abusarla

23 gennaio 2012 Autore: maxfrassi
Più tardi posterò un vecchio filmato di una mia partecipazione televisiva da Costanzo. Andai a parlare della situazione dei bimbi della Romania e accadde il finimondo. Governo rumeno riunito d’urgenza e non ricordo più quante puntate della trasmissione, dedicate al tema, con ministri ambasciatori e quant’altro. Accadeva più di 10anni fa, ma il problema resta, oggi come allora lo stesso. Identica la risposta ufficiale (il problema non esiste) identica quella sociale (…..) e intanto migliaia di bimbi sopravvivono in condizioni infernali.
Quel video, qua mi serve in realtà solo come spunto per una notizia, di alcuni giorni fa arrivatami appunto insieme al video stesso.
Un italiano, originario della Sicilia ma residente a Parma con la moglie (le cui generalità non sono state rese note) è stato condannato in primo grado a 7 anni di reclusione, con l’accusa di “violenza sessuale su una bimba di anni7”.
Questi i fatti: nel 2006 con la moglie consoce una donna poverissima che in Romania non riesce a mantenere i propri figli (ne ha 6). Dopo una assidua frequentazione (sic) la coppia porta la bambina in Italia. Di fatto con una sorta di affido non riconosciuto da nessuno, né in Romania né in Italia e pertanto illegale.
Malgrado questa evidenza carenza (se penso a quanta gente da anni invecchia dentro polverose liste d’attesa, facendo colloqui su colloqui per dare un futuro ai bimbi negli istituti…..) la coppia italiana iscrive regolarmente la bambina a scuola.
Fino a quando, per fortuna, una maestra attenta fa una segnalazione. La bimba si esprime con un “pesante linguaggio carico di riferimenti sessuali e parolacce”.
Dopo le indagini di rito si arrivano a smascherare gli abusi (la piccola veniva costretta anche a guardare video pornografici) ed al processo con relativo finale sopra citato: 7 anni.
Non sappiamo che parte in tutto questo abbia fatto la madre italiana. Né quella d’origine ma soprattutto non sappiamo dove sia oggi la bimba. Non mi stupirei l’avessero rispedita a casa in quanto straniera non in regola…
A lei resta quello che in passato abbiamo riscontrato purtroppo in altri bambini. Adottati (quelli in modo legale!), e grazie all’adozione sottratti a situazioni di abuso, per ripiombare poi in un mondo nuovo ma purtroppo per loro ancora abusante. Trovandosi a vivere a 4 o 5 anni il peggio di 10 vite. E sviluppando così l’idea che forse, davvero, tutti gli adulti sono pedofili……..

Fonte: Blog di Massimiliano Frassi

Un romeno la vittima trovata nei boschi di Camino

Pubblicato il 27 gennaio 2012

Identificato il cadavere ritrovato da un gruppo di cacciatori nei primi giorni di gennaio nei boschi di Camino. Si tratta di Cesar Chitariu, un romeno di 52 anni, senza fissa dimora, era ospite della comunità Remar. A dare un nome alla vittima ,il prelievo delle impronte digitali da parte del nucleo investigativo dei carabinieri di Alessandria. L’uomo a metà dicembre si era allontanato dalla struttura,potrebbe aver preso la stradina perdendosi, sfinito potrebbe essere caduto morendo per assideramento.

Fonte: Agenfax

«Mamma? Meglio il carcere». Scappa dai domiciliari e chiama i carabinieri

di Davide Desario

ROMA - Di mamma ce n’è una sola. Per fortuna! Almeno secondo un ventunenne rapinatore che l’altra sera non ce l’ha fatta più e ha preferito farsi portare in carcere piuttosto che rimanere agli arresti domiciliari nella stessa casa con la madre. Ha preso il cellulare ha chiamato i carabinieri e ha detto: «Venitemi ad arrestare, sono nella piazza centrale. Io in casa con quella non ci torno più». Il protagonista si chiama Alexandru Duta, romeno di 21 anni. E’ una vecchia conoscenza del maggiore Alceo Greco comandante dei carabinieri della compagnia Cassia: almeno un paio di volte lo ha preso con le mani nel sacco.

L’ultima a novembre quando in una sola serata lo straniero ha messo a segno ben due rapine. Armato di coltello ha prima rapinato la pasticceria Dolce Cassia e poi non contento ha fatto il bis in un pub distante poche centinaia di metri Solamente che un cliente aveva dato l’allarme ai carabinieri e così all’uscita dal locale notturnoil romeno ha trovato ad attenderlo una gazzella dell’Arma e un paio di manette.
Il giorno dopo, l’arresto è stato confermato dal magistrato che però ha deciso di concere ad Alexandru gli arresti domiciliari presso la sua residenza. Non l’avesse mai fatto. Per il giovane romeno è iniziato il vero incubo. Perché lui viveva a Formello, alle porte di Roma, a casa con la mamma. E i due, a quanto pare, non vanno per niente d’accordo. A lui, giovane esuberante e con troppi grilli per la testa, le regole ferree della mamma vanno strette. E alla madre evidentemente non piace il suo comportamento: dormire, mangiare, bere e dormire ancora. E la donna deve essere molto meno elastica e comprensiva dei secondini di Rebibbia. Al punto che l’altra sera Alexandru non ce l’ha fatta più e ha organizzato la fuga: Formello come Alcatraz.

Ha approfittato dell’assenza della madre ed è scappato di casa. Poi, una volta arrivato nel centro di Formello, ha preso il cellulare e ha composto il numero della stazione di zona dei carabinieri. Il militare di turno al centralino non credeva alle sue orecchie. Ha pensato a uno scherzo ma, per sicurezza, si è confrontato con un collega e hanno mandato sul posto la pattuglia di turno.
E quando in via Roma Alexandru ha visto la gazzella non gli è sembrato vero: si è buttato in mezzo alla strada, ha iniziato a sbracciarsi fino a fermali. «Eccomi - ha detto ai militari - sono io. Arrestatemi, per favore. Sono scappato dagli arresti domiciliari». Il tempo di fare la verifica con la centrale, di avere i doverosi riscontri sull’identità dello straniero, e i carabinieri hanno proceduto all’arresto del romeno.
Prima di portarlo alla stazione sono passati dalla sua abitazione per fargli prendere i suoi effetti personali. Nel frattempo, a casa, era tornata la madre di Alexandru la quale quando ha visto i carabinieri era tutt’altro che dispiaciuta per il figlio.

Anche lei sembrerebbe aver tirato un sospiro di sollievo: «Bravi, menomale – avrebbe urlato per le scale – portatevelo via quello sfatigato».
Martedì 17 Gennaio 2012

Fonte: Il Messaggero

Romeno ferito da pallottola volante mentre pesca sul Liscia

Inquirenti sospettano colpo partito da bracconieri

(ANSA) - OLBIA, 15 GEN - Colpito da un pallettone volante mentre pescava sulla diga del Liscia con un amico, un romeno di 30 anni e' stato ricoverato all'ospedale di Olbia per una ferita al fondoschiena: operato dai chirurghi, le sue condizioni non sarebbero gravi. Il fatto e' accaduto intorno alle 4 del mattino e gli inquirenti sospettano che il colpo sia partito da un bracconiere durante una battuta di caccia di frodo nelle campagne di Luras. Sull'episodio indagano i carabinieri del reparto territoriale di Olbia.
Fonte: ANSA

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Rumeno ucciso da esalazioni: indagato il proprietario dei campetti di via Ruvo

L'uomo è stato iscirtto nel registro degli indagati presso la Procura di Trani. Le indagini sono condotte dai Carabinieri della locale Tenenza 18/01/2012

C'è un indagato sulla morte di Octavian Stanciu, il 43enne di origini romene, ucciso dalle esalazioni di monossido di carbonio della stufa che
riscaldava una piccola stanza dove l'uomo viveva, adiacente i campi di calcio "Senatore" a Bisceglie.
Si tratta di Luciano Protomastro, 56 anni, proprietario della struttura sportiva, iscritto nel registro degli indagati dal pm della Procura della Repubblica di Trani Ettore Cardinali, che ha aperto un fascicolo per omicidio colposo.
Secondo quanto emerso dalle indagini, svolte dai Carabinieri della locale Tenenza, il proprietario avrebbe permesso al romeno di vivere in quella stanza inizialmente adibita a spogliatoio, che però era priva di riscaldamento. La vittima che trascorreva le notti in quel casolare, riscaldava l'ambiente con un braciere. Quest'ultimo, tenuto acceso tutta la notte è stato fatale.

Le esalazioni di monossido di carbonio hanno ucciso Stanciu e intossicato la compagna 51enne, anche lei di origini romene.
A dare l'allarme il mattino seguente è stato il custode della struttura sportiva in servizio la mattina.
Sul posto è arrivato il personale del 118 che è riuscito a rianimare la donna, ricoverata dopo presso il policlinico di Bari, mentre per il il 43enne non c'era più nulla da fare. Il reato ipotizzato dal pm è di omicidio colposo: se Stanciu viveva in quella stanza è perché, probabilmente, qualcuno glielo aveva permesso. Ieri, intanto, è stata eseguita l'autopsia anche se, la prima ispezione effettuata dal medico legale Franco Introna, ha confermato la morte per intossicazione. Lo stesso pm ha disposto il sequestro della stufa e della stanza dove l'uomo viveva.

Non è ancora chiaro se Stanciu avesse un rapporto regolato da un contratto con la struttura e che tipo di mansioni svolgesse.

Fonte: Bisceglie Live

I Romeni del capannone hanno un nome e una storia

Cronaca Scritto da Federica Melis
Venerdì 20 Gennaio 2012

Tutti ne parlano, tutti ora scrivono dei cinque occupanti dello stabilimento di proprietà della Curia Vescovile, nella lottizzazione dei preti. Dopo tre settimane di indagini da parte dei carabinieri in seguito alla nostra denuncia, la responsabile dei servizi sociali e le forze dell’ordine si sono recati domenica mattina nello stabile e hanno fatto sgomberare cinque cittadini rumeni, di cui tre donne e due uomini. Lo scenario apparso ai loro occhi è il medesimo che si era mostrato a noi quasi un mese fa, a pochi giorni dal Natale. Un edificio abbandonato nel quale cinque poveri immigrati hanno trovato rifugio. Si era ipotizzato che si trattasse di una famiglia con bambini, trovammo difatti due pupazzi, come mostra anche il video pubblicato sul nostro sito. Chi sono questi “abusivi”di cui tanto si parla? E’ difficile non notarli, li troviamo a mendicare di fronte ai supermercati, alle chiese e alle poste. Abbiamo parlato con loro, per conoscere la realtà dalla quale arrivano e il motivo del loro trasferimento nella nostra città.

E’ ormai sera, sono quasi le sette quando incontriamo Viktor, mentre abbandona la sua postazione davanti ad un supermercato in periferia per andare alla casa solidale, dove troverà un pasto caldo. Viktor è un uomo anziano di circa 70 anni, è una delle persone che alloggiavano nel capannone di amianto. Cammina con un bastone, è ammalato. I suoi unici averi sono uno zaino e un bastone. Ogni mattina all’alba, da più di un mese, si alza e si reca nel solito posto davanti al supermercato, con il suo cartello sul quale campeggia: “Sono povero e ammalato aiutatemi”. Viktor ha abbandonato la sua città natale, in Romania: “Perché si muore di fame, ora poi è inverno, c’è la neve e fa tanto freddo. Non ho casa, non ho nulla e sono ammalato”. Cerchiamo di capire che tipo di vita facesse in Romania, Viktor ci racconta che ha sempre fatto la vita del clochard, e che non può lavorare a causa della sua malattia.

Spostandoci di pochi chilometri troviamo Andrei è molto giovane, dice di avere 15 anni. Prende postazione anche lui la mattina presto accanto alla porta del supermercato e vi trascorre tutto il giorno, chiedendo l’elemosina, in realtà a quest’ora (ndr. ore 12,00) dovrebbe essere a scuola. Non parla tanto bene l’italiano ma capiamo che arriva dalla città Rumena di Baia Mare; è arrivato con sua zia Gabriela, che invece chiede l’elemosina in un altro supermercato nel cuore della città, anche lei ha un cartello in mano, ma non vuole parlare o forse non capisce.

Stesso scenario davanti alle Poste, stesso cartello, stessa tazza di plastica, dove troviamo Daniel un ragazzo di circa trent’anni, qui attende tutto il giorno l’elemosina di qualche passante.

Non passano certo inosservati, e a dir la verità tanti sono i Tortoliesi che si fermano a parlare con loro, donano qualche euro, si preoccupano di come stanno chiedendo se se sono proprio loro, le stesse persone che occupavano il capannone di amianto. Sono, infatti, gli stessi che hanno passato questo mese, al freddo al gelo in condizioni igienico sanitarie disumane. Con il pericolo perenne che da un momento all’altro cedesse il tetto di eternit di cui fino a pochi giorni fa hanno respirato le polveri killer.

Che fine faranno adesso? Il Sindaco Lerede dichiara: “Sono stati accolti tre giorni nell’hotel Santa Lucia a spese dell’Amministrazione Comunale, non potevamo ospitarli per più tempo”; il (D.P.R. n° 30 del 06/02/2007 in vigore dall’11/04/2007 stabilisce che possano soggiornare solo i cittadini comunitari che esercitino un’attività lavorativa, subordinata o autonoma o che siano iscritti ad un regolare corso di studi, “inoltre l’amministrazione non ha le risorse economiche per poterli ospitare ulteriormente. Non possiamo fare più nulla e loro non possono stare qui senza lavoro a vagabondare e chiedere elemosina perché è reato”. L’Assessore ai Servizi Sociali, Severina Mascia, rimarca: “ E' stato fatto un pronto intervento di tre giorni, essendo cittadini comunitari non ci sono elementi che possano motivare un intervento di tipo diverso, versano in una situazione completamente differente dai profughi alloggiati all’hotel Santa Lucia da Luglio.”

E mentre queste persone sono nuovamente abbandonate a sé stesse, la Chiesa che fa? Predica…

Fonte: Tortohelie Press

Era serbo il "romeno" indicato dal Secolo XIX come l'assassino del vigile di Milano

16/01/2012
a cura di Sergio Bagnoli
Responsabile Categoria: Serena Casu

GENOVA, 16 GENNAIO 2012- È stato arrestato in Ungheria nella notte tra Sabato e Domenica grazie al fiuto degli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Milano uno dei due slavi sospettati di essere gli autori dell'omicidio di Nicolò Savarino, il vigile travolto e ucciso a Milano.

E’ colui che, materialmente, si trovava alla guida del Suv assassino e su cui pende la principale responsabilità per l’omicidio. Si chiama Goiko Jovanovic, del 1987, nato in Germania, stato di cui possiede un passaporto, ed è di origine serba. Ha numerosi precedenti in Italia per reati contro il patrimonio e ufficialmente risulta residente a Busto Arsizio. Il fermo è stato eseguito in un paesino al confine tra Ungheria e Serbia, in un’operazione congiunta tra la Polizia italiana e quella magiara, dove il nomade si era recato riuscendo ad eludere le prime ricerche.

Coin il suo arresto viene dimostrata finalmente l’assoluta falsità di quanto riportato sabato mattina dal Secolo XIX, quotidiano di Genova, che a pagina dieci del giornale intitolava con la penna del giornalista Lorenzo Cresci :“ Vigile ucciso a Milano, trovato il Suv, adesso è caccia aperta a due romeni”. In effetti, mai e poi mai ne il Sindaco di Milano Pisapia ne il comandante dei Vigili meneghini Mastrangelo avevano indicato nei romeni i sospettati del terribile delitto. Purtroppo si trattò solamente di una bufala gratuita dettata forse dall’odio del quotidiano genovese contro l’etnia immigrata maggiormente presente in Italia.Altre volte, purtroppo, lo spettro della romenofobia ha fatto capolino nel quotidiano diretto da Umberto La Rocca.

Intanto, in merito, Marian Mocanu, presidente dell’Associazione Europei per l’Italia, interpellato appositamente ha amaramente osservato come si sia trattato di un “ grave errore causato dalla ignoranza del giornalista del Secolo XIX oppure scritto appositamente perché basta scrivere "rumeni" e si vende di più il giornale”. In parole povere, forse, un tentativo maldestro di battere la concorrenza di Repubblica, del Corriere Mercantile, della Stampa o della Nazione, quotidiano antagonisti nelle Riviere liguri, inventandosi una notizia assolutamente falsa. Un infortunio, cioè, che in queste ore già sta facendo il giro di tutti i Telegiornali delle televisioni romene e che domani sarà sulla prima pagina dei maggiori quotidiani di Bucarest: se Il Secolo XIX cercava di accreditarsi all’estero ci è riuscito.
di Sergio Bagnoli

Fonte: Info Oggi

Immigrati: Pdl Torino, rimuovere annunci di aiuto a moldavi per avere passaporti romeni

Torino, 16 gen. - Da qualche giorno sono comparsi, sulle cabine telefoniche e su fermate di autobus di Torino e provincia alcuni annunci, scritti in lingua romena, nei quali un avvocato romeno si mette a disposizione dei moldavi per procurare loro passaporti di nazionalita' romena perche' possano entrare in Europa senza passare i controlli della frontiera. A segnalare la vicenda, in una nota il presidente provinciale della Giovane Italia, Alessandro Boffa, e il vice coordinatore torinese del Pdl, Maurizio Marrone. "Questi adesivi - commenta Boffa - devono essere immediatamente rimossi. Non possiamo accettare che sui pali e le cabine telefoniche della nostra provincia vengano affisse delle esortazioni a delinquere"."La possibilita' di ottenere passaporto e nazionalita' rumena per la grande comunita' moldava presente a Torino - spiega Marrone - permetterebbe ad un gran numero di persone di ottenere lo stato di cittadino europeo e quindi di sottrarsi ai controlli alle frontiere del nostro paese". "Chi non condivide gli oneri di appartenere all'Unione Europea - prosegue - non puo' neanche condividerne i benefici, soprattutto nel momento in cui questi diventano un danno ed un rischio per i cittadini torinesi". Per questo, concludono Boffa e Marrone, "segnaleremo l'accaduto per capire se una pratica del genere puo' essere propagandata in modo indisturbato come in questo caso".

Fonte: La Repubblica

Calci e pugni ad un romeno, caccia agli aggressori

Trasportato dal 118 al Moscati, ha diverse fratture

BAIANO - Pugni e schiaffi ad un ventitreenne romeno, ricoverato per le conseguenze delle botte subite al Pronto Soccorso del Moscati di Avellino. E' avvenuto a Baiano, poco distante dall'uscita autostradale. Il giovane, almeno dalle prime indiscrezioni, sarebbe stato bloccato ed aggredito da due o più persone, attivamente ricercate dai Carabinieri della locale stazione. Una vera e propria aggressione, su cui comunque non c'è ancora chiarezza, anche perchè gli investigatori, in questo caso i militari della Compagnia di Baiano, prima di poterla inscrivere o addebitare ad un'aggressione razzista, stanno effettuando tutte le indagini del caso.
18/01/2012

Fonte: Corriere Irpinia

Morì nei campi processo rinviato per il romeno Gheorghe Radu

LARINO. Il processo è stato rinviato al sette febbraio. Gli avvocati della difesa hanno chiesto una integrazione delle carte processuali. E il giudice per l’udienza preliminare non ha potuto fare altro che accogliere le richieste dei difensori. Il caso in questione riguarda la morte nei campi, avvenuta a Campomarino, dell’operaio romeno Gheorghe Radu. Morì il 29 luglio 2008 senza essere visto da nessuno. Senza che alcuno si accorgesse del suo malore. Per questo motivo tre imputati sono finiti sotto processo. Si tratta del proprietario del terreno Teodoro Zullo, e di Domenico Scarano ed Edilio Cardinale. Entrambi si occupavano di assumere e organizzare il lavoro nell’ultimo cantiere dove Gheorghe ha prestato la sua opera. Tutti devono rispondere di negligenza, imprudenza e violazione della normativa sulla salute e sulla sicurezza del lavoro. Secondo l’accusa hanno destinato Gheorghe a lavoro agricolo con lo spegio di qualsiasi norma di sicurezza. «Giustizia per Gheorghe – ha gridato ancora una volta sua moglie Maria- voglio che i responsabili della morte di mio marito paghino ». Lo ha gridato insieme a sua figlia Valentina, oggi poco più che tredicenne, nell’aula di giustizia di Larino. Ora dovranno attendere un altro mese per sapere se il loro congiunto avrà quella giustizia che loro hanno sempre chiesto.
18 gennaio 2012

Fonte: I Fatti

Clochard muore assiderato: «Qui lo conoscevamo tutti»

Tragedia Aveva sessant' anni e di notte si rifugiava sotto il casello daziario di Porta Nuova
Un goccio di vino versato per terra, il resto giù, a scaldare la gola. E poi una candela, accesa, sulla panchina. L' usanza funebre è gitana, sotto il casello daziario di Porta Nuova, da oltre 40 anni ritrovo dei clochard della città, oggi romeni e marocchini. Qui, Amed Alic lo aiutavano tutti. Soprattutto da quando si muoveva con difficoltà sulla sedia a rotelle, da quando quasi non riusciva a parlare. Ieri mattina, Amed è morto di freddo. «Ipotermia», secondo il gelido vocabolario medico. Aveva 60 anni, passaporto turco, origini romene. Tre figli e una moglie che sembra non volesse più vedere. «Era in Italia da quattro, cinque anni, chissà» racconta Sorin. Lui che con Amed ci dormiva. Sedici anni più giovane, trattiene le lacrime; non ci vuole pensare: «Torni un' altra sera, non oggi, ho bevuto». Poi cambia idea: «È stata colpa della sua vita se era diventato così». Solo e solitario. Colpa cioè di una macchina che vent' anni fa lo aveva investito, o forse della famiglia. «Nei suoi occhi era ormai chiaro: si stava lentamente spegnendo». Chi l' ha trovato, ieri mattina, come il marocchino Idris, racconta che «non parlava più da tre giorni», che «quando aveva bisogno di qualcosa, la guardava intensamente e avvicinava la mano». A chiamare il 118, poi, è stato Giorgio, romeno. Qui lo conoscono tutti. È scosso, colpito, si prodiga. Suona un citofono, quello della galleria d' arte sotto la Porta. «Lei lo aiutava sempre, gli dava le sigarette, i vestiti», indica una donna, Rita Calenda: «Amed era una persona gentile, stava sempre qui di fianco all' ingresso - ricorda la gallerista -. Nella piazza ci sono tanti casi simili, ma tutti voltano le spalle: abbiamo chiamato medici, scritto ai consigli di zona, incontrato assessori». Nulla. Alle 9.50, Amed entra al Fatebenefratelli, a pochi metri di distanza. Agitato, quasi incosciente, il cuore che pulsa sempre più lento, bradicardia. Provano a rianimarlo per oltre due ore: infusioni di dopamina, di liquidi caldi. Lo intubano. Ma è tutto inutile. Morirà qua, trenta minuti dopo mezzogiorno. Ora il Comune cerca rimedi. Aperto un Punto Caldo in via Verziere, «primo luogo di accoglienza a Milano» per l' assessore Majorino. Per segnalazioni c' è il numero 02 88465000.
di Valtolina Giacomo
18 gennaio 2012

Fonte: Corriere della Sera

lunedì 23 gennaio 2012

La Regina Elena di Romania una donna coraggiosa difronte alla tragedia della Shoah

Il Giorno della Memoria è una ricorrenza istituita con la legge n. 211 del 20 luglio 2000 dal Parlamento italiano che ha in tal modo aderito alla proposta internazionale di dichiarare il 27 gennaio come giornata in commemorazione delle vittime del nazionalsocialismo e del fascismo, dell'Olocausto e in onore di coloro che a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati.
La scelta della data ricorda il 27 gennaio 1945, quando le truppe dell'Armata Rossa, nel corso dell'offensiva in direzione di Berlino, arrivarono presso la città polacca di Oświęcim (maggiormente nota con il suo nome tedesco di Auschwitz), scoprendo il suo tristemente famoso campo di concentramento e liberandone i pochi superstiti. La scoperta di Auschwitz e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono compiutamente per la prima volta al mondo l'orrore del genocidio nazista.
In questa giornata non si può dimenticare la e non ricordare la figura di Elena di Grecia e Danimarca, Principessa di Parma e Regina di Romania .Terzogenita del Re Costantino I di Garcia e di Sofia di Prussia . Il 10 Marzo 1921 sposò Carlo futuro Re di Romania, da questa unione nacque Michele I attuale capo della casa reale romena . La Regina Elena fu reggente al trono romeno dal 1927 al 1930 e successivamente sempre accanto al figlio Michele quando quest’ultimo ascese al trono e fino al 31 Dicembre 1947 quando, dopo una umiliante perquisizione, la famiglia reale fu costretta a lasciare il suolo romeno per l’esilio.
Un episodio che dimostra la particolare umanità di questa donna è anche legato alla storia italiana e alla tragica sorte di Mafalda di Savoia. Infatti, nel settembre del 1943, alla firma dell'armistizio con gli alleati, i tedeschi organizzarono il disarmo delle truppe italiane. Badoglio e il Re Vittorio Emanuele III ripararono al Sud, ma Mafalda , partita per Sofia per assistere la sorella Giovanna, il cui marito Boris III di Bulgaria era in fin di vita , non venne messa al corrente dei pericoli che poteva incorrere una volta rientrata in Italia. Durante il viaggio di ritorno verso l’Italia, la Regina Elena di Romania fece fermare appositamente il convoglio reale per offrire protezione a Mafalda di Savoia cercando di farla desistere dal rientare in Patria. Mafalda decide di non accettare l’offerta e volle proseguire per la penisola e per il suo triste destino.
Non di meno fu il suo atteggiamento nei confronti della comunità ebraica romena , negli difficili del regime di Antonescu, si aderò per la salvezza di migliaia di ebrei in particolar modo assieme al sindaco di Cernăuți (oggi Chernivtsi in Ucraina) la deportazione della locale comunità ebraica e protesse anche coloro che erano stati deportati dal regime nella Trasnistria
Per questo comportamento nel 1993 , undici anni dopo la morte, la Regina Madre di Romania, Elena di Grecia è stata insignita del titolo di “Giusta fra i popoli “ dallo Stato di Israele e il suo nome figura nel monumentale Yad Vashem di Gerusalemme assieme agli altri 60 Romeni che si adoperarono per salvare gli ebrei negli anni bui dell’odio antisemita

Dott. Marco Baratto
Associazione Culturale Euromediterranea

domenica 22 gennaio 2012

Scrisoarea unui copil către mama lui, plecată la muncă "prin străinătăţi"

Scrisoarea unui copil către mama lui, plecată la muncă “prin străinătăţi”

"Amanet pentru mamici"de Ingrid Beatrice Coman o povestire pe cât de frumoasă pe atât de tristă, aduce în faţa cititorilor un subiect delicat şi dramatic al emigraţiei actuale româneşti: copiii rămaşi acasă în aşteptare, lipsiţi de dragostea şi căldura părintească (Violeta Popescu, www.culturaromena.it).


Amanet pentru mămici
de Ingrid Beatrice Coman

Ti-aduci aminte, mamă, era octombrie şi atunci, în ziua când ai trecut pragul, cu o mişcare grăbită şi furtivă, ca un hoţ stângaci care se furişează să iasă nevăzut dintr-o casă străină.
N-ai întors capul să mă mai saluţi o dată, dar am zărit, pe linia blândă a profilului tău, clipirea deasă a genelor care se străduiau din răsputeri să trimită înapoi lacrimile şi am ştiut că acea picătură neplânsă era pentru mine.
Apoi ai dispărut pe uşă, în timp ce cordonul hainei tale rămânea în urmă, precum coada unui animal speriat, şi se mişca într-o parte şi într-alta de parcă ar fi vrut să-şi ia rămas bun.
« Drum bun » ţi-am spus, încet, atât de încet încât nici eu nu mi-am auzit vocea. Buzele mele, deşi obişnuite să spună tot felul de trăsnăi fără jenă, nu găseau forţa să pronunţe cu voce tare acele două cuvinte simple, care îmi rămâneau lipite de gât ca o bomboană înecăcioasă.
Uram deja cuvântul drum, pe care îl vedeam ca pe un şarpe uriaş şi străin care avea să-ţi înghită paşii, unul după altul, şi să te ademenească departe.
Uşa s-a închis peste sunetul care avea să-mi rămână veşnic pecetluit în suflet şi pe care l-aş fi recunoscut dintr-o mie : sunetul de mamă-cu-valizăcare pleacă. Stingheră în scuzele şi explicaţiile tale, în care te zbăteai ca un şoricel în capcană, ai renunţat apoi, pentru că vocea nu te mai urma in acel basm improvizat pentru copii lăsaţi în urmă şi ultimul pas l-ai făcut in tăcere.
Pentru o clipă acea tăcere nouă, cu iz necunoscut, ne-a unit şi ne-a ţinut cald, ca o pătură de lână in miezul iernii. Eu ştiam că tu ştii, şi tu ştiai că eu ştiu – şi asta ne-a fost de ajuns.
Apoi te-ai îndepărtat şi când nu am mai auzit zgomotul paşilor tăi pe scări, am ştiut că pătura caldă a tăcerii va rămâne multă vreme singurul meu tovarăş.
Aveai un parfum de portocale, ţi-l dăruise bunica cu două zile în urmă şi dâra lui a rămas plutind în aer multă vreme. Mi-am deschis nările ca să-l sorb şi să-l învăţ pe de rost; m-am gândit că poate într-o zi voi veni să te caut şi atunci voi putea urma dâra acelui parfum amar ca pe firimiturile lui Degeţel.
Şi n-am scos nici un sunet, pentru că tu mi-ai spus vorba aia care mă lega ca o cămaşă de forţă : eşti bărbat, mamă, trebuie să fii tare, curajos şi înţelept.
Nu prea ştiam eu ce înseamnă, dar am înţeles că nu trebuia sa plâng.
Ce-i aia înţelept, aş fi vrut să te intreb, şi ce treabă are cu mine ? Bătrânii satului sunt înţelepţi. Bunicul era înţelept, şi într-o zi l-au scos din casă într-o cutie de lemn şi de atunci nu l-am mai văzut. Dacă înţelept înseamnă bătrân, atunci poate că trebuie să înghesui ani mulţi peste vârsta mea, câte zece de fiecare, şi atunci 6 ar deveni 60 şi anii mi-ar ieşi la socoteală.
« Unde s-a dus mama ? » am întrebat-o, într-un târziu, pe bunica, şi ea mi-a spus, fără să ridice privirea din andrelele ei ruginite :
« S-a dus la muncă, maică ».
La muncă ? Păi ce, mama nu munceşte şi acasă ?mi-am spus în gând.
« Unde ? »
« Acolo, prin străinătăţi… »
« E departe străinătăţile, bunico ? » am mai întrebat, cu un fir de voce.
« Departe, maică… » mi-a răspuns, şi am simţit că vocea i se făcea tremurată, ca atunci când dădea să plângă, şi un gând întunecat îi traversă chipul ca o muscă sâcâitoare şi nevăzută.
N-am îndrăznit să mai întreb altceva, că nu voiam să o supăr pe bunica, dar auzisem, ici colo, mestecate în şoaptă pe la colţurie casei, discuţii despre sacrificii şi neajunsuri şi un trai mai bun şi bani, care sunau ca o limbă străină pentru mine.
Cuvântul bani, în special, se tot repeta la fiecare vorbă, ca un refren sâcâitor transmis la nesfârşit pe un post de radio vechi.
N-am inţeles prea multe din ghiveciul acela de cuvinte colţuroase şi necunoscute, dar am ştiut că, într-un fel sau altul, ţara aceea indepărtată şi hapsână îmi lua mama şi ne dădea, din când în când, bani pe ea, şi mă tot întrebam cine o fi făcut târgul acela monstruos fără să-mi spună nimic.
Ştiam ce înseamnă amanet, de pe vremea cand veneam de mână cu tine să-ţi laşi bijuteriile când ni se terminau banii - întâi mărgelele de perle false, apoi cerceii, şi până la urmă şi verigheta – în chioşcul ăla întunecat unde un moş pe jumătate chior, cu mâinile păroase şi lacome ca doi şobolani flămanzi, le lua şi îţi punea, rânjind, pe tejghea, câţiva bănuţi.
« E prea puţin, nea’ Costache… » încercai să-l îmbuni, dar el era de neclintit, cu privirea ursuză, gata să-i ia înapoi şi pe ăia.
Ce trist era chioşcul ăla, plin de lucrurile oamenilor necăjiţi, care înca mai păstrau mirosul neputinţei şi al disperării foştilor proprietari.
Nu-mi voi lăsa niciodată nimic in văgăuna asta, mi-am spus, ascunzându-mă după paltonul tău, de teamă ca omul cu faţa boţită de lăcomie să nu mă zărească şi să mă transforme şi pe mine într-un pumn de bănuţi ruginiţi.
Abia dupa ce ai plecat mi-am dat seama că există chioşcuri de amanet şi pentru mămici. Mi te închipuiam, uitată pe un raft cine ştie unde, cu privirea blândă şi răbdătoare, in timp ce un alt Moş Costache, la fel de urât şi de lacom, număra, în limba lui străină, câţi bănuţi valorai.
De atunci am început să strâng bănuţul pe care bunica mi-l dădea să-mi cumpăr o pâiniţă sau un corn ; îmi cususem un buzunar ascuns la pieptul hainei de şcoală şi-l strecuram acolo, ca pe o bomboană furată, aşteptând ca buzunarul să devină destul de burtos ca să-l descos. Bănuţul acela era ca un biscuite pe care-l dai unui căţel bolnav, în speranţa că se va face bine într-o zi şi te va urma.
Pentru că ăsta era visul meu din buzunar : un căţel şchiop care nu putea să meargă încă.
Mă tot întreb cam câţi bănuţi mi-ar trebui, însiruiti pe aţă, unul dupa altul, ca salbele ţigăncilor din vale, ca să-l plătesc pe moşul de la amanetul din străinătăţi să-mi dea mama înapoi.
A trecut de trei ori toamna prin grădină de când ai plecat. Bunica e niţel mai gârbovită şi mai tăcută, chiar daca acum are o basma nouă şi şoşoni mai călduroşi în picioare.
Noi suntem bine, mamă, să ştii, avem foc in sobă şi pâine pe masă şi haine bune şi câteodată chiar şi o cutie de ciocolată.
S-au întâmplat o grămadă de lucruri de când ai plecat.
Astă primăvară s-a născut un viţel, negru şi catifelat, în noaptea dinainte de Paşte. Am auzit vaca ţipând şi am ieşit în ocol cu bunica, tocmai când botul umed se desprindea de corpul însângerat al maică-sii. Eu am vrut să-i spun Făt Frumos, că avea o stea albă în frunte, dar bunica a zis că e prea lung şi i-a spus doar Negrul.
Eu am luat premiul întâi, cum îţi place ţie, şi doamna mi-a pus pe cap o coroniţă de brad, de mi-a înţepat toată fruntea şi râdea bunica de mine, spunea că arăt ca Isus Hristos.
În toamna asta a murit Nea’ Costache, moşul de la amanet ; l-au îngropat într-o zi cu ploaie şi nu s-a dus nimeni la înmormântarea lui.
Şi, uite, e octombrie iar, ca în ziua când ai plecat. Afară plouă încet şi vântul împroaşcă geamurile cu apă şi frunze rupte din copaci. Mi-am pus pijamaua cu pescăruşi, preferata ta, chiar dacă mi-a rămas mică şi-mi ies gleznele afară.
Îmi curge puţin nasul, că am alergat prin ploaie şi-am răcit. Aş vrea să mă şterg cu mâneca, ca atunci cand eram mic şi mă certai – nu-i frumos, mamă – dar mi-s mânecile prea scurte şi nu reuşesc.
Te rog, mamă, pot să dau înapoi înţele… înţep… ăăă… chestia aia pentru bătrâni muribunzi ?
Aş vrea să plâng în seara asta, încet, să nu m-audă bunica, ca in nopţile când aveam febră şi tu alergai lânga mine să mă împaci.
Nu mai vreau să fiu bărbat.
Mi-e dor să mai fiu copil.
Tu poţi să mai fii, o dată, mămică ?

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Născută la Tecuci, în 1971, Ingrid Beatrice Comanşi-a definitivat studiile literare in Italia. Aici a frecventat seminarii de profil, printre care cel al scriitorului italian Raul Montanari şi seminarii de scenarizare cinematografică la renumita şcoală Holden din Torino. După limba italiană, engleza este o a doua limbă prin care Ingrid B. Coman şi-a exersat talentul literar, studiind la Milano literatura engleză în cadrul Institutului British Council, paralel urmînd un curs de scriere creativă la Londra.
Ingrid Coman a debutat in 2001 cu nuvela “Evghenji che torna”(Evghenji care se întoarce). În acelaşi an a urmat a doua nuvelă “Il re della 54” (Regele din 54), integrată într-o antologie de nuvele îngrijită de Raul Montanari (“Onda lunga: nuovi narratori in arrivo, anzi già arrivati” (Valul lung: noi naratori în formare, mai bine zis deja formaţi). Foarte bine primite de către critica italiană, nuvele lui Ingrid Coman au fost mai tîrziu reunite în "Non spegnete la luce" (Nu stingeţi lumina, 2008). “Tè al samovar” este al doilea roman al scriitoarei. Primul, “La città dei tulipani” (Oraşul lalelelor, 2005) este o altă fermecătoare ficţiune ambientată în Afghanistan, în timpul războiului american. Cu “Te al samovar”, Ingrid Coman şi-a reafirmat calităţile de prozator-artist, migălitor de fantasme prin ochiurile Istoriei mari. In 2010 editura "Uroboros" din Milano ii publica volumul "Per chi crescono le rose (Pentru cine cresc trandafirii") un roman fresca al societatii romanesti a carei actiune se petrece cu putin timp inaintea caderii regimului Ceausescu.

Centro Culturale Italo-Romeno di Milano

sabato 21 gennaio 2012

Cultura Romena - Al Centro Interculturale della Città di Torino - C.so Taranto 160 da giovedì 2 febbraio 2012 a giovedì 10 maggio 2012

Destinatari: tutti coloro che sono interessati alla cultura romena e alla conoscenza più approfondita della Romania; insegnanti di ogni ordine e grado, educatori, formatori, studenti, operatori degli enti pubblici e del privato sociale attivi nell’ambito dell’immigrazione (romena, moldava e rom) e dell’interculturalità; cittadini italiani, romeni, moldavi (della Repubblica Moldavia) e di altre origini.
Gli incontri offrono un quadro articolato e diversificato, che fotograferà gli aspetti più interessanti che accomunano la cultura e la società romena al fondo di valori europei e universali, antichi e moderni e inviteranno soprattutto ad un attento raffronto tra le affinità e le differenze che hanno legato nel corso dei secoli la Romania e l’Italia, dall’influenza storico-linguistica latina e romana, fino allo stabilirsi dei rapporti bilaterali attuali, di cui l’immigrazione romena degli anni '90 e 2000 e la coeva presenza di cittadini italiani in Romania è uno dei tratti più rilevanti.

Gli argomenti che saranno approfonditi riguardano i seguenti ambiti:
storia, geografia, cultura, letteratura, film, teatro, pittura, stampa e informazione e una serie di fenomeni socio-politici e storico-culturali cruciali del Novecento romeno come la dittatura, la censura, l'esilio e la dissidenza degli intellettuali , che hanno influito in modo determinante ancora negli ultimi decenni sul processo di transizione verso la democrazia, sugli aspetti legati all'ingresso in UE e sulla recente migrazione verso l'Italia, con molteplici motivazioni e implicazioni sociali per le famiglie, in ambito scolastico, lavorativo, abitativo, informazionale, ecc.
Si presenta dunque una ricca storia di intrecci e scambi, sconosciuta e avvincente, tra personalità, istituzioni, idee, orientamenti politici e ambienti artistici, letterari, diplomatici.

Docente: Emilia David, Dottore di ricerca dell’Università di Torino, laureata in Lingua e Letteratura Romena presso le Università di Torino e di Bucarest.
Info:
Al Centro Interculturale della Città di Torino
C.so Taranto 160
Tel. 011 7497299 cell. 3403460341
Email: zonafrancaonlus@gmail.com - david_emilia@hotmail.com

Fonte: Città di Torino

I giovani rumeni a Torino

Quale il sostegno “istituzionale” di Torino?

Secondo gli ultimi “conteggi” la comunità rumena risulterebbe la più numerosa in Piemonte. Le statistiche però tengono conto dei soli cittadini cosiddetti “regolari”.

Quale sia veramente il numero esatto di tutti i romeni presenti oggi a Torino e provincia, non c’è modo di saperlo con precisione.
Quello che voglio affrontare in queste righe non sono dati statistici e realtà numeriche della comunità rumena. Vorrei provare a parlare dei giovani romeni della città di Torino: ragazzi e ragazze che studiano, lavorano o praticano anche il dolce far niente.
Se mi viene chiesto di raccontare qualcosa in merito, una delle prime sensazioni che avverto, è che si potrebbe fare qualcosa in più per inventare spazi d’incontro per noi giovani. E la cosa mi sorprende se penso che i rumeni sono tra i più numerosi in città. Quando chiedo a una persona rumena – giovane o adulta che sia – dove posso trovare i miei connazionali, mi risponderà sicuramente: “In chiesa”. Alla nostra chiesa. E’ qui che in genere conosco persone della mia età.
Io non ci vado mai in chiesa, per vari motivi. E allora che succede ad un giovane che non va in chiesa la domenica? Succede che i suoi amici diventano i cugini se ha la fortuna di averne qualcuno a Torino, i compagni di classe o gente conosciuta in Romania.

Spesso, i più grandi amici sono giovani di altre nazionalità, italiani e non. Questa è stata la mia esperienza finora. Nell’ultimo anno almeno, ho conosciuto più italiani con i quali mi vedo sovente, che romeni. Solo un romeno che ha seguito un corso con me.

E’ probabile che ci sono dei giovani che leggeranno queste parole. Magari mi daranno torto. Mi diranno che ci sono dei club e ristoranti romeni a Torino. E che loro si divertono molto. Che ci sono dei concerti ogni mese con musica rumena (ma non necessariamente però!) e che ci sono parecchie cose da fare. “Devi andare in chiesa, la domenica! Lì puoi trovare facilmente un annuncio per una casa o un lavoro e comprare giornali romeni! E magari ti fai qualche amicizia!” Mi potrebbero dire anche così, credo.

A me questo non basta per poter dire che a Torino ci sono tante iniziative per noi ragazzi romeni. In uno dei quei club per esempio, è stato ucciso un ragazzo. E sinceramente lì non ci vado.

Nei ristoranti romeni tutti dicono che si mangia male. Vedo poster per la strada che annunciano e invitano a concerti e spettacoli, ma non mi inspirano granché. Penso che promuovano un stile di vita e una musica fuori dai miei canoni e gusti. Forse sono io un po’ difficile, ma il mio modo di divertirmi è totalmente diverso.

Ma non fa niente! Torino è generosa con noi giovani: attività interessanti per tutti i gusti offrono la possibilità di conoscere gente nuova, italiani e stranieri, con cui si riesce a comunicare benissimo.

Certo però che sarebbe bello poter fare di più per la realtà rumena.
C’è sempre internet e la TV nazionale romena, che si può seguire da casa abbastanza facilmente. Si è sempre informati: ogni giorno vedi cosa succede nella tua città e naturalmente si possono trovare giornali romeni.
La verità è che se sei fiero della tua nazionalità, se ami la tua lingua, la storia del tuo paese e tutto ciò che ti può ricordare la tua patria, non hai bisogno di un posto speciale in cui dover sentire la tua lingua o ascoltare storie del tuo paese.
È tutto nel cuore e lì rimarrà per sempre. Anche se la tua vita sarà in Italia o altrove.

Per me la cosa più bella è pensare che la città dove sono nata si trova a sole due ore di aereo da qui. Non è così lontano, direi. Se si hanno i documenti in regola un giro lo si riesce a fare. Se no, ci si deve accontentare della TV e dei conoscenti che si hanno qui.
È questo il mio modo di vedere la realtà di una giovane che ha vissuto fino a 20 anni in Romania e poi si è fermata in Italia, per sempre o per un lungo periodo.

Ritengo una questione da non sottovalutare l’inserimento di quei bambini che nascono nel nuovo paese o di chi vi arriva ancora molto piccolo. Un problema importante riguarda quei giovani che decidono di rimanere qui per sempre: si sposano, hanno dei figli e si rendono conto che non riescono ad educarli nel modo corretto, con rispetto della cultura romena e di quella italiana. E’ difficile crescere i loro bambini come romeni nati in Italia.

Osservo con tristezza che i figli comunicano con i genitori in italiano ed i genitori parlano tra loro in romeno. Sembra ridicolo. Alcuni giovani genitori non vogliono che i loro bambini imparino la lingua e la cultura romena. A me appare un errore. Il bambino sarà sempre confuso: non avrà chiara la sua origine e salteranno fuori dei conflitti inimmaginabili. Facendo così si gioca con la vita ed il futuro di questi bambini, che non si sentiranno mai capiti e che soprattutto non si sentiranno mai a loro agio né in Romania, né in Italia.

Il sostegno “istituzionale” di Torino è il Consolato Romeno; ma se chiami è difficile trovare degli aiuti concreti. Esistono dei mediatori culturali che aiutano la gente con problemi seri.
Certo non possono stare dietro ad una giovane che si lamenta perché ha pochi luoghi per incontrare i propri connazionali.

Esiste infine un’associazione culturale – La Collina – che si rivolge agli italiani, ai romeni o a cittadini di altre nazionalità, interessati alla cultura romena e a quella italiana. La Collina promuove varie attività in ambito artistico, musicale, teatrale o d’artigianato. Ma fanno qualcosa per i giovani?
Forse ci si potrebbe impegnare di più. Ma la gente è sempre troppo occupata. Ed i giovani da soli non riescono ad organizzarsi bene.

C’è sempre la chiesa che ogni tanto organizza incontri culturali e artistici.
Ma è comunque poco o niente di speciale per noi giovani.
di Alina Saeman, Animatrice del Centro Interculturale di Torino

Fonte: Città di Torino

Cel mai mare vas de croazieră italian a eşuat. Bilanţ revizuit: trei morţi, 40 răniţi şi peste 50 de dispăruţi. 56 de români erau la bord. Căpitanul - arestat

de Valentin Vidu
15.01.2012
Cel mai mare vas de croazieră din Italia a eşuat în noaptea de vineri spre sâmbătă. Potrivit unui anunţ iniţial, s-au înregistrat "cel puţin opt morţi" şi un "număr neprecizat" de răniţi. Sâmbătă, în jurul prânzului, conform unui bilanţ revizuit, ar fi vorba de doar trei morţi şi de 14 răniţi.
IATĂ DESFĂŞURAREA EVENIMENTELOR ÎN ORDINE CRONOLOGICĂ:

Cel puţin opt persoane au murit iar un număr neprecizat au fost date dispărute în noaptea de vineri spre sâmbătă, după ce un pachebot italian cu peste 4.000 de persoane la bord a naufragiat la sud de Toscana, anunţă presa italiană, relatează AFP.
Un bilanţ anterior anunţa şase morţi, potrivit presei.
Opt persoane au murit, iar altele au fost date dispărute, după ce au sărit în mare într-un moment de panică, atunci când nava a început să se încline într-o parte, a anunţat cotidianul Il Messaggero.
De asemenea, peste 30 de persoane au fost rănite, dintre care un număr în mod grav, potrivit presei italiene.
Aproxiamtiv 200 de persoane se aflau în continuare la bordul pachebotului, către ora 2.30 GMT (4.30, ora României), a declarat Giuseppe Linardi, prefectul oraşului vecin, Grosseto.
Costa Concordia, care efectua o croazieră pe Mediterana, a naufragiat vineri seara pe un banc de nisip în apropiere de Insula Giglio, la sud de Toscana, având la bord 4.231 de persoane, între care numeroşi srăini, dintre care majoritatea au fost evacuate, potrivit Pazei de Coastă.
Primarul localităţii la nivelul căreia a naufragiat nava de croazieră Costa Concordia declara, anterior, că se teme că bilanţul ar putea creşte, deoarece operaţiunile de evacuare a ultimilor pasageri şi membri ai echipajului, aflaţi încă la bord, ar putea întâmpina dificultăţi, potrivit agenţiei italiene ANSA.
La bordul navei se aflau aproximativ 1.000 de pasageri italieni, circa 500 de germani şi aproximativ 160 de francezi, a anunţat armatorul, care nu a furnizat alte detalii asupra cetăţeniei persoanelor de pe navă.
"Către ora (locală) 20.00 (22.00, ora României), (nava) Costa Concordia, cu o lungime de 290 de metri a început să ia apă la bord şi s-a aplecat pe o parte la un unghi de 20 de grade", se arată într-un comunicat al Pazei de Coastă.

Armatorul Costa Crociere a precizat într-un comunicat că nava transporta 3.200 de pasageri şi aproximativ 1.000 de membri ai echipajului şi că aceasta a pornit "din Savone într-o croazieră pe Marea Mediterană, cu escale prevăzute la Civitavecchia, Palermo, Cagliari, Plama de Majorca, Barcelona, Marislia şi (înapoi) la Savone".
Unităţi ale Pazei de Coastă şi alte nave, în special feriboturi care asigură legătura între coasta toscană şi Insula Giglio, s-au mobilizat în zonă pentru a participa la evacuarea pasagerilor şi echipajului.
Salvatorii sunt coordonaţi de Căpitănia Portului Santo Stefano şi carabinieri.

"Suntem în plină situaţie de urgenţă", i-a informat primarul din Giglio Sergio Ortelli pe jurnalişti, ocupat cu pregătirea insulei în vederea găzduirii a câteva mii de persoane.

Luciano Castro, un martor, a declarat pentru agenţia Ansa că spre ora locală 21.30 (22.30, ora României), pasagerii "tocmai luau cina, când lumina s-a stins, s-a auzit o izbitură, iar apoi un zgomot puternic, după care tacâmurile au căzut pe jos".
Potrivit acestui martor, o femeie însărcinată a început să ţipe, iar copiii să plângă. Când a revenit lumina, comandantul a anunţat o pană la generatorul elecric şi a promis o reparaţie rapidă.
Însă pasagerii şi-au dat seama că nava se înclină pe o parte, după care echipajul a invitat toată lumea să îşi pună vestele de salvare şi să iasă pe punte, în sectorul şalupelor.
Ulterior s-a dat ordinul ca nava să fie părăsită, marcat cu şapte sunete de clopot scurte şi unul lung, potrivit martorului.
Un alt pasager, Mara Parmegiani, o jurnalistă, a descris "scene demne de Titanic", în care a avut loc o busculadă între persoanele evacuate, ţipete şi plânsete.
UPDATE 12.12 Bilanţul eşuării unei nave de croazieră în largul insulei italiene Giglio a fost revizuit la trei morţi şi 14 răniţi, informează Corriere della Sera, în ediţia electronică. Conform echipelor de salvare, bilanţul este încă provizoriu. Anterior, autorităţile italiene anunţaseră că cel puţin opt persoane au murit în naufragiu. Este posibil ca unele persoane să fie dispărute, ultimele 60 de persoane de pe navă fiind salvate cu elicopterul în cursul dimineţii. Cel puţin trei persoane s-au înecat în momentul în care nava de croazieră se înclinase vineri seara, în apropierea insulei Giglio (centrul Italiei).
UPDATE 15.00 Potrivit CNN, care citează oficiali ai Gărzii de coastă italiene, pe lângă cei trei morţi şi 14 răniţi deja confiormaţi, ar mai fi vorba şi de un număr de 50-70 de dispăruţi.
UPDATE 17:54 Potrivit informaţiilor de la compania Costa Crociere, douăzeci de turişti români se aflau la bordul navei. Alţi 50 de români făceau parte din personalul de bord şi servicii al navei, a anunţat MAE.
Ministerul precizează că, din informaţiile obţinute până în prezent, printre persoanele decedate în urma naufragiului navei de croazieră Costa Concordia nu se află cetăţeni români, ministerul menţionând totodată că aproximativ 50 de cetăţeni români făceau parte din personalul de bord şi servicii al navei.
Potrivit MAE, o parte dintre cetăţenii români salvaţi de navele care au intervenit la locul incidentului au fost transferaţi, împreună cu alţi pasageri, la bordul unui feribot, care se află în drum spre portul Livorno.

UPDATE 21:28 Echipele de salvare caută în continuare cele aproximativ 70 de persoane date dispărute, potrivit BBC. Scafandrii cercetează cabinele de pe Costa Concordia, răsturnată pe o parte la 200 de metri de ţărmul insulei Giglio.

Aproape toţi cei 4.000 de pasageri şi membrii ai echipajului au ajuns la mal cu ajutorul bărcilor de salvare, al elicopterelor sau înotând.
Doi pasageri francezi şi un membru al echipajului originar din Peru şi-au pierdut viaţa.
Un reprezentant al autorităţilor locale a declarat că unele persoane dispărute s-ar putea afla în casele locuitorilor de pe insula Giglio.
Câţiva pasageri care au fost salvaţi sunt în stare de şoc. Aproximativ 40 de persoane au avut nevoie de spitalizare.
Capitanul Cosimo Nicastro a declarat unei televiziuri italiene că scafandrii au extins zona căutărilor, dar nu au găsit niciun cadavru. El se teme însă că mai multe persoane ar fi încă "în burta navei".
UPDATE 23:27. Capitanul navei a fost arestat sâmbătă seară şi este cercetat pentru abandonul navei şi omor prin imprundenţă, a declarat un procuror local din Grosetto, citat de CNN.
Abandonarea navei este cea mai gravă acuzaţie care i se poate aduce, potrivit autorităţilor. Căpitanul Francesco Schettino a fost audiat de anchetatori în legătură cu evenimentele care s-au întâmplat după ce vasul care avea la bord 4.200 de pasageri s-a lovit de stâncile din apele de mică adâncime, pe coasta de vest a Italiei.
Autorităţile încearcă să afle de ce nava nu transmis un mesaj prin care să anunţe că se află în dificultate, în timpul producerii accidentului, au spus oficialii. "În acest moment nu putem exclude varianta potrivit căreia nava a avut probleme tehnice şi din acest motiv a înaintat spre coastă pentru a-i salva pe pasagerii şi membrii echipajului. Dar nu au trimis un SOS. Nava a luat legătura cu noi după ce operaţiunile de evacuare începuseră deja", a declarat un reprezentat al autorităţilor de Coastă înainte de a anunţa arestarea căpitanului navei.
Un purtător de cuvânt al agenţiei locale pentru protecţie civilă a spus că între 43 şi 51 de oameni sunt daţi dispăruţi, deşi autorităţile verifică din nou lista pasagerilor pentru a confirma numărul exact al celor dispăruţi.

UPDATE 23:31 Compania deţinătoare a vasului de croazieră naufragiat în Marea Mediterană a comunicat oficiilor diplomatice ale României în Italia că la bordul navei Costa Concordia se aflau 29 de turişti români, precum şi 27 de cetăţeni români care făceau parte din personalul de bord şi servicii al navei.

Potrivit unui comunicat de presă al MAE, din dispoziţia ministrului Afacerilor Externe, Teodor Baconschi, consulul general al României la Bologna s-a deplasat la Grosseto, pentru a elibera titluri de călătorie unui număr de aproximativ 20 de cetăţeni români, care s-au aflat la bordul vasului de croazieră Costa Concordia, naufragiată în Marea Mediterană.

UPDATE 23:55 Autorităţile italiene au suspendat sâmbătă operaţiunile de căutare a celor aproximativ 40 de persoane date dispărute în urma naufragierii în noaptea de vineri spre sâmbătă a unei nave de croazieră, soldată cu trei morţi, în timp ce comandantul a fost arestat pentru părăsirea navei, relatează AFP.

Prefectul din Grossetto Giuseppe Linardi a anunţat "trei morţi confirmaţi" şi că 41 de persoane lipsesc în continuare la apel, după confruntarea listei armatorului - care prezintă 4.231 sau 4.229 de pasageri şi membri ai echipajului - cu lista salvatorilor. Linardi a citat totodată exemplul a patru americani consideraţi dispăruţi, dar care au fost găsiţi ulterior la un locuitor din Giglio care i-a adăpostit pe timpul nopţii.
Bilanţul mai cuprinde 42 de răniţi, dintre care doi în stare gravă, o femeie suferind un traumatism cranian, iar un bărbat un traumatism la nivelul coloanei vertebrale.
Potrivit unor surse sanitare, majoritatea prezintă fracturi la nivelul picioarelor, mâinilor sau braţelor şi suferă de hipotermie, semn că s-au aruncat în apa foarte rece.
Comandantul pompierilor din Grossetto Ennio Aquilino a declarat pentru AFP că echipele sale au "scos 100 de persoane din apă şi au salvat aproximativ alte 60 care erau blocate pe vapor".
Salvatori şi scafandri au inspectat sâmbătă, toată ziua, atât părţile de deasupra apei, cât şi pe cele scufundate ale navei, în căutarea de eventuali supravieţuitori. În prezent nava este aproape culcată pe o parte, fiind înclinată la aproximativ 80 de grade, prezintă o spărtură enormă, de 70 până la 100 de metri, şi este pe jumătate scufundată sub apă. "Cutiile negre" ale navei, cu înregistrările conversaţiilor, au fost recuperate şi reţinute de justiţie.
Un purtător de cuvânt al pompierilor, Luca Cari, a declarat pentru AFP că se teme că nava ar putea "aluneca pe roci" şi ajunge în larg, unde s-ar putea scufunda la o adâncime de aproxiamtiv 100 de metri.
La rândul său, prefectul a evocat riscul unei poluări, având în vedere cele 2.380 de tone de motorină din rezervoarele pachebotului, un pericol relativizat de un oficial din cadrul Ministerului Mediului. "Este o navă nouă, cu fund dublu, iar totul este bine închis", a declarat oficialul guvernamental pentru AFP.

Căpitănia Portului Livorno, cel mai important din Toscana, a deschis o anchetă asupra cauzelor accidentului şi asupra modului în care pasagerii au fost salvaţi. Ministerul pentru Infrastructuri a deschis, de asemenea, o anchetă.

Principala problemă este prezenţa prea apropiată a navei de coastele Insulei Giglio, situate la 1.500 de metri, potrivit unui pasager francez.

Sursa: Gandul

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