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sabato 30 aprile 2011

Delegazione romena a Verbania e nel Vco Italia-Romania, cooperazione possibile. Tra lunedì 2 e sabato 7 maggio sarà in vista nel Verbano-Cusio-Ossola

Italia-Romania, cooperazione possibile. Tra lunedì 2 e sabato 7 maggio sarà in vista nel Verbano-Cusio-Ossola la delegazione di amministratori del distretto romeno di Neamt. Guidata dal viceprefetto Vasile Senfrea terrà una serie di incontri con i rappresentanti istituzionali del territorio per discutere della possibile collaborazione tra enti mirata a progetti comuni da sviluppare in ambito europeo anche attraverso i finanziamenti Ue.

Martedì 3 maggio, alle ore 10, il gruppo di Neamt incontrerà il prefetto del Vco Giorgio Zanzi, mentre l’indomani – alle ore 12 – sarà ricevuto al Tecnoparco dal presidente della Provincia, Massimo Nobili. Il programma di visite ufficiali si chiuderà invece nella mattina di venerdì 6 maggio a Palazzo di Città con il doppio incontro con il sindaco Marco Zacchera e il presidente del Consiglio regionale Valerio Cattaneo.

Gli argomenti affrontati vanno dalla qualità nel management delle istituzione pubbliche alla realizzazione di una piattaforma di cooperazione mirata aperta anche alle associazioni su temi quali lo sviluppo delle aree agricole-montane, le politiche turistiche, i servizi sociali, la formazione professionale, la protezione civile, l’ambiente e lo sviluppo economico, la sicurezza.

Promotore dell’incontro il consigliere comunale di Verbania, Adrian Chifu, che proviene proprio dal Distretto di Neamt e che negli ultimi due anni ha favorito gli interscambi tra le due comunità. «Sono molto onorato di questo tavolo di lavoro romeno e italiano – dichiara –, perche abbiamo la possibilità di approfondire i problemi comuni dei nostri territori per svilupparli insieme. Ringrazio le autorità locali di per la disponibilità. Molti possono essere i temi sui quali un gruppo di lavoro possa confrontarsi: il confronto tra esperienze diverse sarà certo utile per tutti, anche nell’ottica dell’accesso ai fondi europei».

Fonte: Città Di Verbania

Riportiamo le spoglie di Balcescu in patria. Esule rumeno morto a Palermo

Castelfranci- Il nome di Nicolae Balcescu, esule rumeno morto circa 159 anni fa a Palermo, è emerso, fungendo da trait d’union nell’incontro a Ramnicu Valcea. In questa città della Romania, il pittore Felice Storti, presidente della sezione di Castelfranci dell’associazione nazionale del Libero Pensiero “Giordano Bruno”, ha inaugurato una personale di pittura e ceramica per ricordare Giordano Bruno, nell’anniversario della sua tragica morte avvenuta oltre 400 anni fa. Erano presenti all’evento alcune personalità della cultura e della politica del distretto di Valcea.

Da anni ormai, si rinnova, tra queste personalità della Romania e il presidente del “Libero Pensiero” di Castelfranci, un intenso scambio culturale. L’incontro a Ramnicu Valcea (capoluogo della regione Valcea) ha coinvolto i convenuti alla personale di pittura nel ricordo dello scrittore Nicolae Balcescu, anima della Rivoluzione del 1848, vissuto solo 33 anni, e morto in esilio a Palermo il 29 novembre 1852, in una stanza dell’hotel Trinacria.

Nel monastero dei Cappuccini della città riposano tuttora i suoi resti. L’interrogativo che le autorità rumene si pongono da tempo, sulla possibilità di rimpatrio dei resti terreni di Balcescu, resta tuttora senza risposta. In patria, nella regione della Valcea, gli è stato dedicato e intitolato un museo, nella stessa regione vi è un villaggio “Nicolae Balcescu”, ma l’obiettivo della politica e della cultura rumena resta quello di mettere una croce sui resti terreni del valoroso patriota.

Già nel 1863, a 11 anni dalla sua morte, il professore Nicolae Ionescu si recò a Palermo per ricercarne le spoglie, senza alcun risultato; nel 1921 ci provò lo studente Alecu Isaceanu non approdando, anch’egli, a nulla; nel 1970 il Partito Comunista provò risolutamente a riportarne in patria i resti, ma i monaci Cappuccini del monastero di Palermo (custodi delle catacombe del posto) negarono, alla delegazione, l’accesso alla tomba. Il 15 novembre 2003 è stato firmato un “Memorandum di Collaborazione” tra i rappresentanti della Regione Sicilia e quelli della provincia di Palermo da una parte e, dall’altra, i rappresentanti dei “Consigli per lo Sviluppo della Romania”. Il quarto dei cinque punti del protocollo dice: “La Regione Sicilia si impegna a mettere in atto tutte le iniziative necessarie per facilitare il rimpatrio in Romania dei resti terreni di Nicolae Balcescu, morto in esilio a Palermo”.

«A tutt’oggi però - spiega Rosaria Patrone, vicepresidente dell’associazione nazionale del Libero Pensiero “Giordano Bruno” sez. di Castelfranci - non se ne è fatto niente. I diritti di Balcescu sono stati nazionalizzati dal governo rumeno all’inizio di quest’anno e le autorità di questa Nazione non perdono la speranza di poter realizzare l’intento, finora sfortunato, di riportare Nicolae Balcescu a riposare per sempre nella propria terra. Quello che di concreto possiamo fare noi, dell’associazione - conclude la Patrone - per gli amici rumeni, è far conoscere Nicolae Balcescu, sensibilizzando l’opinione pubblica di questa parte dell’Italia sugli avvenimenti che lasciano i resti terreni di questo eroe nazionale rumeno lontano dalla dimora naturale, auspicando che questo smuova più di una coscienza».
23 Aprile 2011

Fonte: Otto Pagine

Papa Wojtyla beato: stasera la prima veglia, ecco le strade di Roma chiuse

Dalle 20 alle 22,30 al Circo Massimo la prima cerimonia. Collegamento video con Papa Benedetto XVI. Telefoni utili e maxischermi.

Franco Pennello , Gian Maria Volpicelli
Grande attesa a Roma per la beatificazione di Papa Wojtyla, che avverrà domani 1° maggio, preceduta e accompagnata da tre giorni di veglia e preghiera.
Il Comune di Roma ha lanciato un sito web dedicato all’evento, con tutte le informazioni utili a cui non mancano i riferimenti telefonici.
Tra tutti, ricordiamo lo 060606, che risponde 24 ore su 24, e nei giorni della beatificazione fornisce tutte le informazioni relative all’evento (Il servizio è anche in inglese e, dal lunedì al sabato, dalle 16 alle 19, anche in francese, tedesco, spagnolo, arabo, cinese, rumeno, albanese e polacco). Mentre l'Unitalsi ha approntato un numero verde (800/062026) a cui le persone con handicap possono rivolgersi per richiedere assistenza per assistere alla beatificazione.



Si inizia stasera con la veglia di preparazione

Le cerimonie in onore del pontefice scomparso nel 2005 inizieranno infatti già stasera, dalle 20 alle 22,30 presso il Circo Massimo il cardinale Agostino Vallini - Vicario Generale per la Diocesi di Roma- celebrerà una veglia di preparazione, a cui parteciperà in collegamento video Papa Benedetto XVI.
La veglia sarà un’occasione per ricordare la figura di Giovanni Paolo II attraverso filmati, immagini ed inni sacri.
Non mancheranno le testimonianze delle persone che a Wojtyla furono molto vicine: il suo portavoce Joaquin Navarro-Valls, il segretario particolare Stanislao Dziwisz, e infine la suora francese Marie Simon-Pierre (lei la “beneficiaria” del miracolo che ha aperto la strada alla beatificazione).
Dopo l’orazione e la benedizione finale impartita dal Santo Padre, il pellegrinaggio per le strade di Roma continuerà per tutta la notte: otto chiese del centro, poste sul tragitto fra il Circo Massimo e Piazza San Pietro, rimarranno infatti aperte per ricevere i fedeli in preghiera per una sorta di “notte bianca” sacra.

Non servono biglietti: il Vaticano mette in guardia dalle truffe

Il 1° maggio, in concomitanza con la festa dei Lavoratori, si procederà a celebrare la beatificazione di Karol Wojtyla.
La funzione, officiata dal Papa, si terrà in Piazza San Pietro a partire dalle 10 e sarà ad ingresso libero e gratuito, per cui - sottolineano le autorità vaticane mentendo in guardia da possibili (e già commesse) truffe - non serviranno biglietti di sorta.

Maxischermi anche al Circo Massimo

Alcuni maxischermi per seguire la beatificazione saranno allestiti al Circo Massimo e lungo Via della Conciliazione.

Subito dopo la cerimonia, sulla facciata della Basilica di San Pietro sarà srotolato l’arazzo che raffigura il volto del nuovo beato.

La reliquia: un’ampolla di sangue

A questo punto le spoglie di Wojtyla saranno esposte per la venerazione nella stessa Basilica, innanzi all'Altare della Confessione. Accanto al feretro, sarà presente la reliquia del beato: un’ampolla del sangue di Giovanni Paolo II incastonata in un pregiato pezzo d’oreficeria. 
Anche in questo caso, l'ingresso sarà libero, e la venerazione continuerà fino ad esaurimento del flusso dei fedeli.

Lunedì 2 maggio la Messa di ringraziamentoLunedì 2 maggio, infine, in Piazza San Pietro a partire dalle 10.30 il Segretario di Stato Tarcisio Bertone celebrerà la Messa di ringraziamento. Con le note del Coro di Varsavia e l’Orchestra Sinfonica di Wadowice (città natale di Giovanni Paolo II).

In forma privata, avverrà poi la tumulazione del feretro del beato nella Cappella di San Sebastiano.

Le strade chiuse al traffico

Sul fronte della mobilità, il 1° Maggio alcune aeree dei municipi I (Centro Storico e Termini) XVII (San Pietro e Prati) e XVIII (Aurelio) saranno chiuse al traffico.
Ad essere interessate saranno fondamentalmente la Ztl del centro storico, la zona immediatamente contigua al Vaticano, Via dei Fori Imperiali, Via Cavour, Piazza della Repubblica e il Lungotevere da Ponte Garibaldi a Ponte Margherita.
Per evitare congestioni, il Campidoglio ha inoltre deciso che i pullman turistici - se ne aspettano più di cinquemila - non potranno avvicinarsi all'area di San Pietro, e dovranno quindi fermarsi nei parcheggi a loro riservati in altre aree ben collegate dal trasporto pubblico (parcheggi di Rebibbia, Ponte Mammolo, Anagnina e altri).
La Metro fa gli straordinariProprio il trasporto pubblico farà gli straordinari per l'occasione: la Metro A e B, nella notte fra il 30 Aprile ed il 1° Maggio, funzioneranno fino all' 1.30 del mattino, per poi ricominciare il servizio alle 4.
Il "pass del pellegrino”In ogni caso per agevolare gli spostamenti nei giorni della beatificazione, l'Opera Romana Pellegrinaggi ha realizzato il "JPII Pass", acquistabile a 18 euro sul sito web dell'ente vaticano. 
Il "Pass del Pellegrino" permetterà l'accesso al trasporto pubblico urbano all'interno della città per tre giorni, un lunch-pack, un kit informativo per gli eventi legati alla beatificazione, assistenza per le celebrazioni, assistenza sanitaria, e alcune visite guidate.
Sito ufficiale dell'Orp sull'evento: http://www.jpiibeatus.org/it/site/generalInformation.

Fonte: Il Salvagente

Românii de peste hotare au mers la slujba de Înviere în parohii româneşti

Românii din Spania şi Italia au sărbătorit Paştele cu gândul la rudele şi prietenii din ţară. Oamenii s-au strâns în jurul parohiilor româneşti pentru a participa la slujba de Înviere.

Câteva mii de români au sărbătorit Învierea Domnului în centrul Madridului, într-una din parohiile româneşti. Pentru cei care au fost la slujbă, Paştele este o bună ocazie de a-şi aminti de casa şi de a se simţi români într-o ţară străină.

În Alcala de Henares, o localitate spaniolă cu un număr mare de români, credincioşii au organizat slujba pe locul unde se va construi o biserică românească. Pământul le-a fost oferit de primărie, dar cheltuielile vor fi suportate de români.

Românii din Italia au mers la slujba de înviere la bisericile ortodoxe româneşti răspândite în toată Peninsula.

Sursa: Antena3

Intervista a "RocaBoy", nuovo talento Rap dell'underground romano

L'ultimo lavoro di RocaBoy:la canzone "You are my love".

Bacau (Romania nord-orientale) 1987, è li che nasce Alexandru-Bogdan Roca, nome d’arte RocaBoy. Già da ragazzo all'età di 11 anni inizia a scrivere i primi testi in romeno, spaziando da poesie liriche a rime hip-hop e rap. Tre anni più tardi si trasferisce con la famiglia nei pressi di Roma dove per molti anni perde il contatto con il rap romeno ed ascolta i primi artisti italiani, con flow e testi completamente diversi rispetto alle sue abitudini. Prende come pilastro a sostegno dei suoi testi l’artista Tormento, ma segue con curiosità anche Marracash ed i Cor Veleno. Scrive per molti anni testi in italiano ma non registra nessun pezzo fino al vicino 2010 su consiglio dell’amico e artista Tripleman.

Decide di cantare in italiano anche se è consapevole che la musica rap in Italia e poco apprezzata. RocaBoy registra tutto a casa, con il personal studio da lui creato, nel poco tempo libero trovato tra esami universitari e lavoro. Nel 2011 conosce Catalin Truica che diventa il regista del su primo video “you are my love” cantato insieme a Tripleman.

Alex cosa fai nella vita e perchè hai deciso di dedicare parte del tuo tempo alla musica rap?

Sono uno studente universitario. Studio economia all’università di Torvergata e la sera lavoro in una pizzeria a Lunghezza consegnando ordinazioni a domicilio. I pochi soldi che guadagno li spendo tra attrezzatura per il mio personal studio (microfoni, monitor, scheda audio ecc.) e uscite con gli amici.

E' stato difficile creare il tuo personal studio?

Mettere su un personal studio è molto dispendioso ma è ancor più dispendioso quando non si ha una minima informazione su come farlo, gli unici video tutorial che ho trovato sono in inglese e sono rimasto molto infastidito dal fatto che non ce ne fosse uno in italiano, questo da segno di una mentalità chiusa verso il mondo della musica. I pochi che hanno le informazioni se le tengono ben strette. Per questo motivo ho filmato un video tutorial su questo argomento.
Ho deciso di dedicare quel mio poco tempo libero alla musica per cercare di trasmettere le mie emozioni, i miei pensieri, la mia cultura alle persone che mi stanno attorno. La musica è un canale che attira l’attenzione facilmente e dove puoi trasmette dei messaggi per qualche minuto, se sei bravo non c’è bisogno di nient’altro per arrivare alla gente.

Cosa cerchi di trasmettere attraverso il testo di una canzone?

Come ho detto prima, le canzoni sono il modo più veloce per trasmettere pensieri, ma principalmente voglio trasmettere che il Rap non è tatuaggi, non è bling-bling, il Rap non è muscoli ma è rabbia, ribellione, protesta e rivoluzione. Il rap è arte. Non basta essere grossi e tatuati per rappare, non basta avere i soldi e le american muscle per avere un buon flow. Il Rap è sempre stato povero, semplice e onesto.

Quali sono i tuoi modelli, i cantanti da cui trai ispirazione?

Inizialmente in Romania prendevo esempio da artisti come Ombladon, Grasu XXL e BUG Mafia. Arrivato in Italia, Tormento mi ha influenzato moltissimo specialmente su questa ultima canzone. Ma recentemente sono entrato in contatto con un artista che sta diventando il mio modello per i testi che scrive ed i messaggi che vuole trasmettere nelle canzoni; fa parte della Blue Nox e si chiama Franco Negrè.

Qual è stato il motivo principale che ti ha spinto ad intraprendere questo cammino?

Ho sempre sentito il mondo del rap molto vicino alla mia realtà, alla realtà che vivevo in Romania e questo mi ha spinto sempre a scrivere testi simili. In Romania la musica rap hip-hop è seguita molto di più rispetto a qui. In Italia va di moda il rock-pop ed il mercato discografico e abbastanza ristretto per le canzoni rap, infatti i rapper visionati sui grandi canali televisivi sono cosi pochi da contarli sulle dita. Questo non riflette la realtà che vedo io, io vedo molti ragazzi come me che stanno lottando per incidere un disco, che ascoltano musica rap. Nel pubblico giovane questo tipo di musica è seguito, e sarà seguito ancora di piu quando questi giovani diventeranno adulti. È un ciclo naturale e il rap in Italia si sta sviluppando bene ma un po’ in ritardo.

Quali sono i tuoi obiettivi futuri?

Il mio principale motivo attualmente è laurearmi, manca poco davvero. Nell’ambito della musica ancora non penso troppo al futuro, canto per passione e non per lucro. Fra 10 anni mi vedo come manager presso una grande azienda informatica e ancora cantante nel tempo libero. Sinceramente, la vita da artista la vedo interessante, tra il viaggiare da una parte all’altra e i fan che ti seguono ma oltre a questo anche molto travagliante, stressante, preferirei una vita più tranquilla e rilassante.

Molte persone guardano alla musica rap con diffidenza, secondo te perchè?

Perche le persone giudicano subito e giudicano male senza conoscere e senza motivare. Oltre a questo sicuramente gli esempi americani hanno influenzato negativamente il modo di vedere il rap. Il mondo del rap e associato nei film sempre alla droga, alla volgarità. I media ci sparano molte volte notizie non propriamente vere o vere in parte e noi non abbiamo le conoscenze necessarie per distinguere il vero dal surreale. Diamo tutto per scontato e non siamo curiosi di scoprire il perché delle cose.

Per concludere, ci puoi dare qualche indiscrezione sull'uscita delle prossime canzoni?

Anche se ho finito il video da poco sto gia lavorando per le prossime song. Infatti questi giorni sto registrando la mia nuova canzone che si chiama “tutto il resto è rabbia”. È una canzone molto critica dove me la prendo un pò con tutti: telegiornali, governo ma specialmente il pubblico passivo che guarda senza reagire.

di Enrico Ferdinandi

Fonte: 2Due Righe

Salva il vicino dalle fiamme: "Ho fatto il mio dovere"

Florin Paraschiv, il romeno eroe davanti a casaFlorin Paraschiv è l'artigiano romeno che ieri mattina ha salvato da un incendio un anziano che aveva perso i sensi in un appartamento di Sesto. Del suo gesto eroico dice: "Era mio dovere soccorrerlo".

Sesto San Giovanni, 24 aprile 2011 - Sabato Florin si è svegliato all’alba per andare ad aiutare il suo datore di lavoro nelle pulizie prima della Pasqua. Alle 5 e mezza era già sulla porta del suo appartamento al quinto piano di uno dei palazzoni di via Puricelli Guerra. Mentre scendeva le scale, ha sentito un odore di bruciato insistente.

Ha cercato di capire da dove venisse, annusando davanti a ogni porta. Poi si è affrettato a raggiungere l’auto parcheggiata sulla strada. Florin non era sereno. Ha deciso di tornare indietro e ha allertato alcuni conoscenti dello stesso palazzo per cercare di capire quale potesse essere la ragione di quell’odore inquietante.

Arrivato al terzo piano, ha provato ad aprire la porta di casa di un anziano ed è stato subito inondato da un fumo acre e scuro. In due sono entrati in casa, al buio. E mentre uno dei soccorritori si recava al contatore per abbassare il salvavita ed evitare conseguenze peggiori, Florin si è imbattuto nel corpo dell’unico occupante dell’appartamento.

L’uomo, 65 anni, era disteso sul pavimento, privo di sensi. Il romeno l’ha afferrato e lo ha trascinato fuori. Poi è tornato in casa per capire cosa stesse accadendo, scoprendo un incendio in camera da letto. Una vecchia lampada da comodino in acciaio era stata lasciata accesa accanto a un cuscino che ha preso fuoco. Le fiamme per fortuna sono state circoscritte al solo letto.

I vigili del fuoco sono poi riusciti ad evitare che si propagasse altrove. L’anziano, intossicato, è stato ricoverato in ospedale, ma le sue condizioni non risultano gravi.

IL RACCONTO DELL'EROE

Definirlo un eroe per caso sarebbe riduttivo. Perché quel ragazzone barbuto che ieri all’alba ha salvato da morte sicura un vicino di casa svenuto nel suo appartamento mentre in camera da letto si scatenava un incendio, quel gesto eroico lo ha compiuto con la coscienza e la determinazione di un cittadino dal grande senso civico, celato dietro una timidezza disarmante.

Lui è Florin Paraschiv, 43 anni, originario della Romania ma italiano di adozione perché nel nostro Paese ha messo su famiglia, con un bambino di 11 anni, e ha trovato lavoro come artigiano nel campo dei serramenti.
Racconta a fatica il suo gesto, ritenendo così normale che un cittadino si metta a disposizione di chi ha più bisogno.

«Non ho fatto nulla di speciale — dice intimidito da questa inattesa popolarità — Ho pensato alla sicurezza della mia famiglia e dei miei vicini. Questa mattina (ieri per chi legge, ndr) mi sono svegliato molto presto perché avevo parcheggiato l’auto nella zona riservata al mercato. Dovevo uscire per andare al lavoro alle 6. Ma già alle 5 e mezza ero fuori dalla porta di casa per paura di prendere la multa. È stato lì che ho sentito quell’odore di bruciato».

Convinto di non aver fatto nulla di più del suo dovere, il giovane romeno continua a ripetere che «chiunque lo avrebbe fatto». E quasi non si rende conto che a salvare quell’anziano rimasto vittima del fumo, e forse l’intero palazzo da un incendio che avrebbe potuto avere conseguenze devastanti, è stata quella sua determinazione che gli hanno impedito di lasciare casa con il dubbio che qualcosa non andasse.

Ieri all’ora di pranzo il dirigente del commissariato di polizia di Sesto Paola Morsiani ha voluto complimentarsi con Florin Paraschiv per il suo coraggio. Il suo nome sarà segnalato alla Questura tra quelli dei cittadini che compiono buone azioni. Ricevuto in commissariato dall’ispettore Carlo Moro, ha potuto raccontare la sua storia che una volta tanto rompe quel muro di pregiudizio verso gli stranieri e in particolare i romeni.

Ed è proprio su questo che Florin risponde con maggiore energia: «Ci sono tanti romeni come noi in Italia che lavorano onestamente e vivono in armonia con la propria famiglia, senza grilli per la testa. Purtroppo si parla sempre solamente di chi si comporta male. Alcuni romeni scappano in Italia perché in Romania hanno problemi con la legge. Lì non si scherza, mentre la convinzione è che in Italia si possa fare ciò che si vuole. Sono questi quelli che creano problemi. Ma ci sono tantissime brave persone che vivono rispettando la legge e il prossimo».

Dell’Italia dice che è un Paese bellissimo: «Ci sentiamo a casa nostra — racconta — Mio figlio frequenta la scuola Bauer a Cinisello e non la lascerebbe per nessun motivo, anche se da due anni viviamo a Sesto, perché si trova benissimo con i suoi amici. L’unico problema è che qualche tempo si fa più fatica a lavorare per via della crisi».

Ieri, dopo aver salvato una persona ed evitato una tragedia ben peggiore, l’unica preoccupazione di Florin era quella di tornare a lavorare: «Sono arrivato al lavoro un’ora più tardi. Ho spiegato al mio capo cosa era successo, lui mi ha creduto e mi ha fatto i complimenti».
di Rosario Palazzolo

Fonte: Il Giorno

Rugby: una delegazione della Romania in visita a Fermo

Una delegazione composta da rappresentanti della federazione rugbystica rumena e del Rugby Club Gloria Arad (città situata a pochi chilometri da Timisoara), oltre che da membri del locale Distretto amministrativo, è stata ricevuta presso la Sala del Consiglio della Provincia di Fermo. Protagonisti dell’incontro gli under 16 della stessa squadra di rugby, accompagnati dal Presidente Copil Craciun.

Fautori dell’iniziativa Gaudenzio Santarelli e Pierangelo Mazzetto, rispettivamente presidente ed allenatore dell’Amatori Rugby Fermo 1935, una delle primissime società costituitesi in Italia, che hanno invitato il club rumeno a partecipare alla 37° edizione del Torneo giovanile “Aldo Milani”, in programma il 30 aprile ed il primo maggio a Rovigo. “Ci troviamo nella nostra palestra - ha spiegato il Presidente del Consiglio Luigi Marconi, supportato nella traduzione dal Presidente Craciun - il luogo dove avvengono i dibattiti, le discussioni, dove vengono prese le decisioni più importanti nell’interesse del territorio. In qualità di Presidente del Consiglio vi porgo il saluto ed il benvenuto a nome di tutti i Consiglieri provinciali che mi onoro di rappresentare, e mi auguro che trascorrerete nella migliore maniera possibile alcuni giorni con noi, nello spirito di amicizia e di solidarietà che caratterizza i nostri popoli”.

“Teniamo molto alle relazioni con le altre Province italiane ma anche con i Paesi stranieri - ha voluto sottolineare il Vice Presidente Renzo Offidani – e, fra le altre cose, ci stiamo distinguendo per ospitare importanti eventi sportivi, come ad esempio il Trofeo delle Regioni di basket del 2012. Il nostro territorio e l’intera regione si caratterizzano per la presenza di squadre di calcio importanti ma anche per il ciclismo, il basket, il baseball e proprio il rugby, che consideriamo uno degli sport più belli e più puri. E’ per noi un grande piacere ospitare dei giovani della Romania, paese a noi molto vicino. A questo proposito, mi piace ricordare che quando ero Sindaco di una città di questo territorio, in un momento critico per Timisoara ci gemellammo portando degli aiuti ai cittadini in difficoltà. Quindi, posso tranquillamente affermare che noi abbiamo la vostra terra nel cuore”.

“Siamo onorati di ricevere la vostra delegazione - ha rimarcato l’Assessore all’Immigrazione Giuseppe Buondonno - in un territorio in cui la disciplina del rugby è cresciuta tantissimo. Aggiungo che, essendo presente una nutrita comunità rumena nel Fermano, lo sport diventa uno straordinario momento di unione tra le nostre popolazioni. Credo sia importante che, oltre al rapporto tra le comunità sportive, cresca e si sviluppi anche un rapporto legato alle culture, alla conoscenza delle tradizioni e dei valori dei popoli, affinché l’amicizia tra i due Paesi e le rispettive comunità locali sia sempre più stretta”.

“Al torneo di Rovigo abbiamo iscritto una nostra delegazione - ha concluso Gaudenzio Santarelli - supportata da ragazzi provenienti dalle squadre di Macerata ed Ancona. Parteciperà anche questa Under 16 rumena, che nei giorni scorsi si è allenata con i nostri ragazzi. Il rugby in questi anni ha dovuto soffrire molto per avere i suoi spazi e ancora oggi la nostra struttura di Marina Palmense è ancora da sviluppare. Il mio augurio è che al nostro prossimo incontro questi giovani rumeni possano trovare una struttura all’altezza di uno sport così importante”.

Fonte: Vivere Fermo

Il mito Nadia Comaneci "Anche a cinquant'anni mi sento una regina"

Nadia Comaneci, 50 anniLa ginnasta romena fu assoluta protagonista alle Olimpiadi 1976, quando vinse tre medaglie d'oro e ottenne lo storico '10'.

Roma, 28 aprile 2011 - Per capire la grandezza del personaggio, forse per comprenderne persino l’unicità, conviene partire dalle prime righe della biografia di Wikipedia, la formidabile enciclopedia on line. Ecco qua: "E’ considerata una delle più grandi atlete del Ventesimo secolo e delle Olimpiadi, nonché la più grande ginnasta. E’ la prima ad aver ottenuto il massimo punteggio, 10, in una competizione olimpica…".

Nadia Elena Comaneci sta avvicinandosi al traguardo dei cinquant’anni. Lo taglierà a novembre. Ha fatto la storia e ha riempito le cronache: scappò dal suo paese, la Romania, perché stanca delle angherie della famiglia Ceausescu. Dicono sia stata oggetto delle attenzioni sessuali di uno dei figli del dittatore. Comunque, in America si è rifatta una vita, poi con la democrazia è tornata dalle parti di Bucarest, dove ha aperto una clinica per bambini. E’ presidente onoraria della federginnastica e del comitato nazionale olimpico rumeno.

In generale, è una splendida signora di mezza età. Da ragazza, complessivamente, ai Giochi ha conquistato cinque medaglie d’oro, tre d’argento e una di bronzo. Si è ritirata dall’agonismo nel 1984. "Ma in tanti mi chiamano ancora Miss Ten –sorride- In senso buono mi perseguita il ricordo di quella esibizione perfetta, che mi fruttò un voto mai ottenuto da nessuno in precedenza…".

Che memoria ha di quel giorno?
"Oh, eravamo a Montreal, alle Olimpiadi canadesi. Era il 1976, non avevo ancora quindici anni. Mi esibivo alle parallele asimmetriche. Sinceramente rammento che fu, il mio, uno show impeccabile. Quando toccai terra, l’ovazione del pubblico mi rintronò nelle orecchie’.

E non finì lì.
"No, perché i giudici, appunto per la prima volta, decisero di darmi 10. Ma i tabelloni elettronici non erano preparati per una simile eventualità. Prevedevano al massimo tre cifre. Che so, 9,80 o 9,90…".

Dunque?
"Beh, ci sono le fotografie che parlano e che spiegano! Io sorrido accanto al tabellone, che segnala, come punteggio, 1,00! Uno! Cioè il minimo. Insomma, fu una emozione molto forte, vissuta in maniera divertente".

Dopo avranno cambiato i tabelloni, in sede olimpica.
"Sì sì, si adeguarono alla possibilità. Del resto a me è capitato, sempre a Montreal, di ottenerne sette, di dieci…"

E così nacque un mito.
"Io ho amato la ginnastica e continuo ad amarla. E’ uno sport fantastico".

Pensa di aver trovato una erede?
"No. Ma non voglio essere fraintesa. Posso spiegarmi?"

Prego.
"Ogni epoca ha i suoi simboli, i suoi campioni, le sue campionesse. Ricordo che prima di me, a Monaco nel 1972, la stella era la sovietica Olga Korbut. Poi sono arrivata io, eccetera. Non penso che una ragazzina vada in palestra dicendo: ah, voglio essere come quella signorina là! No, la ginnastica è una disciplina rigorosamente individuale e chi la pratica sogna di realizzare se stessa. Tutto qua’.

Nemmeno deve essere semplice, imitare la Comaneci.

"Infatti è giusto evitare i paragoni. Non servono".

Che cosa è rimasto in Romania, nel suo paese d’origine, della sua lezione?
"E’ rimasto tanto. Si può parlare di una scuola rumena nella ginnastica, dalla quale io stessa provengo. Ancora oggi, trentacinque anni dopo la mia Olimpiade di Montreal, la nazionale del mio paese è una delle grandi potenze planetarie, assieme alla Russia e agli Stati Uniti".

Quando vede una bambina cominciare in palestra, che consigli offre?
"Eh, dico di non pensare alle Olimpiadi e nemmeno al Dieci in pagella…".

Sul serio?
"Io sono convinta che naturalmente chi inizia a praticare uno sport sogna il massimo e certamente per una ginnasta l’Olimpiade è il top. Ma la chiave del successo è un’altra, non sta nella semplice ambizione’.

E dove sta, questa benedetta chiave?
"Nel desiderio di migliorarsi giorno per giorno. Attimo per attimo. Ti devi andare ad allenare ogni giorno ed è dura, ma ci puoi andare con l’animo sereno soltanto se ti dai l’obiettivo, alla sera, di aver conquistato qualcosa in più rispetto al mattino. Ci vogliono entusiasmo e dedizione. Sempre".

Conosce Vanessa Ferrari, la ragazza italiana che nel 2006 vinse un oro ai mondiali?
"Sì, l’ho vista gareggiare. So che purtroppo è stata penalizzata da problemi fisici, ma ha un grande talento. Le auguro di essere in salute per Londra 2012, non c’è niente per un giovane di qualunque nazione che valga quanto l’emozione di una Olimpiade". Beh, la signora sì che se ne intende…
di Leo Turrini

Fonte: Quotidiano

Under 14 di tennis, vincono Pellegrino e la Grigoriu

Si è concluso oggi il torneo internazionale sui campi del Circolo tennis di Lecce. Appassionate la finale del tabellone maschile, finita dopo due ore e mezzo al tie break. La rumena batte la Pratesi .

LECCE - Andrea Pellegrino e Madalina Grigoriu sono i vincitori del torneo internazionale Under 14 di Lecce, che si è concluso questa mattina sui campi in terra battuta del Circolo Tennis “M. Stasi”. Entusiasmante soprattutto la finale del singolare maschile, seguita in tribuna da un foltissimo pubblico (presente anche il sindaco di Lecce, Paolo Perrone). L’ha spuntata Andrea Pellegrino, il giovante tennista di Bisceglie, che dopo due ore e mezza di lotta ha superato il romano Merzetti, imponendosi al tie break del terzo set, dopo aver annullato due match ball. Una grande soddisfazione per il movimento tennistico pugliese, con Pellegrino che si conferma una grande promessa.

In campo femminile è Madalina Grigoriu la reginetta di Lecce. Anche nel finale di singolare la ragazzina rumena ha confermato la sua superiorità, rifilando un doppio 6/3 alla Pratesi, in un’ora e 15 minuti di gioco. Un successo meritato, quello della Grigoriu, che ha messo in mostra un gran talento e sembra una predestinata nella scalata alla classifica mondiale. Madalina Grigoriu ha trionfato senza lasciare nemmeno un set alle avversarie e ha vinto anche il torneo di doppio in coppia con l’ucraina Ryabtseva, battendo in finale la coppia tutta pugliese Zerulo/Perrone.

Al termine delle due partite, si è svolta la cerimonia di premiazione, alla quale hanno preso parte anche il presidente regionale Fit, Donato Calabrese, il presidente provinciale Fit, Elio Pagliara, il presidente del Circolo Tennis Lecce, Gino Starace, il direttore sportivo del circolo, Carlo De Raho, ed il direttore del torneo, Piero Lefons.

Risultati tabellone singolare:

Finale femminile: Grigoriu (Rou) b. Pratesi (Ita) 6/3, 6/3
Finale maschile: Pellegrino (Ita) b. Merzetti (Ita) 3/6, 6/1, 7/6 (5)

23 aprile 2011

Fonte: Lecce Prima

Goian fuori dal campo. Il difensore rumeno si racconta

Il palermocalcio.it propone l'intervista rilasciata dal difensore del Palermo Dorin Goian al Match Program.
Chi lo conosce lo sa, Dorin Goian è un ragazzo aperto, cordiale e molto simpatico. Il 19 marzo scorso ha segnato il suo primo gol in maglia rosanero e nel campionato italiano, un gol importante che ha ridato fiducia ai tifosi, fissando il risultato di Palermo-Milan sull'1-0.

Dorin si definisce un casalingo nel senso che, quando non è occupato in campo, ama molto stare in casa con la moglie Nadia, alla quale è legato da dodici anni e con i figli Maya Maria (5 anni) e Nectarie Matei (1 anno). In casa Goian si gioca fondamentalmente a calcio. “Adoro giocare con i miei figli – dice il difensore rosanero- entrambi impazziscono per il pallone. Il gioco alternativo preferito dalla piccola Maya è quello in cui vuole che io faccia la parte del medico e che visiti tutti i suoi peluches”.

Goian è molto legato alla famiglia. “Quest'ultimo periodo per la squadra non è stato facile – spiega- e per me sapere di poter contare sul sorriso e sul calore dei miei cari è stato fondamentale e mi ha aiutato a guardare avanti”.
Vera passione del numero 3 rosanero è il cinema rumeno. Il suo attore preferito, ormai scomparso, si chiamava Dem Radulescu e il regista preferito è Sergiu Nicolaescu. “Ogni volta che torno in Romania – dice- compro tantissimi film in dvd che poi, a Palermo, guardo con calma”.

Ma chi sono gli amici più cari del difensore rumeno? Si chiamano: Andrei, Eugen e Bogdan. “Siamo amici sin da quando eravamo bambini, ogni volta che li rivedo trascorriamo il tempo giocando a tennis o a snooker”.
Goian, da grande, sogna di fare l'allenatore.

24.04.2011

Fonte: Palermo24

Hai paura del buio, intervista al regista Massimo Coppola

Il regista ci racconta il suo film-debutto che, scorrendo sulle note dei Joy Division, parla di immigrazione nell’entroterra lucano sventrato dall’insediamento industriale di Melfi.

In occasione dell’uscita in sala, il prossimo 6 maggio, di Hai paura del buio, abbiamo incontrato il regista Massimo Coppola.
Classe 1972, Coppola ha lavorato diversi anni per Mtv come autore e conduttore: è lui il volto e la mente di BrandNew e Pavlov. Qui ha anche ideato e realizzato il progetto Avere vent’anni, una serie di documentari sui giovani dell’Italia di oggi. E sempre per restare in tema documentario, è sempre opera sua Bianciardi!, il bel film sul leggendario scrittore de La vita agra.
Hai paura del buio è il suo debutto nel lungometraggio di finzione. Un film che racconta una storia tutta al femminile sull’amicizia sui generis tra due ragazze, una rumena (nella foto) e una italiana. Due giovani di 20 anni, forti e già segnate dalla vita ma con una grande voglia di riscatto e di libertà. Sullo sfondo, i paesaggi dell’entroterra del sud Italia (siamo a Melfi) martoriati dagli insediamenti della Fiat. E poi le musiche dei Joy Division.

Best Movie: Come è nata e si è sviluppata la storia?
Massimo Coppola: Il lavoro di sceneggiatura è stato lungo e frastagliato. Iniziato del 2006, è stato interrotto e ripreso parallelamente alla ricerca dei finanziamenti. La traccia iniziale della storia può essere rintracciata nella località di Melfi che avevo conosciuto girando lì un episodio di Avere vent’anni, dove la protagonista era un’operaia della Fiat. Avevo voglia di tornare a raccontare quei luoghi e approfondirli da un punto di vista visivo. Ma la vera storia ha preso forma quando ho finalmente delineato il personaggio di Eva (la protagonista rumena, ndr). Il film, di fatto, è il suo racconto.

BM: E come hai costruito il personaggio di Eva?
MC: All’inizio mi piaceva l’idea di mettere a confronto due operaie, una italiana e l’altra straniera in un tempo in cui l’immigrato viene ormai visto come un pericolo perché ti può portare via il lavoro. Poi ho abbondanato questa strada. Nel frattempo sono diventato padre e forse proprio questa situazione mi ha portato a interrogarmi sulle figure delle badanti rumene. Su queste donne che vengono in Italia a occuparsi dei figli degli altri e per denaro privano i loro stessi figli del loro affetto. Ciò che muove Eva è proprio questo: la voglia di andare a diglierne quattro a sua madre che l’ha abbandonata.
Ho fatto una storia al femminile perché credo che le donne siano superiori agli uomini sotto molti punti di vista, in primis nella loro capacità di affrontare il dolore e di non crogiolarsi nell’oblio.

BM: Quindi anche tu, in quanto uomo, ti reputi inferiore?
MC: Io ho un lato femminile molto sviluppato…

BM: Il tuo film è prodotto dalla Indigo Film che sostiene autori come Sorrentino e Molaioli. Ma anche progetti coraggiosi come La bocca del lupo o il tuo documentario Bianciardi!. Com’è stato tornare a lavorare con loro?
MC: Meraviglioso. Ormai ho una solida amicizia con Nicola Giuliano, è una persona che stimo molto. Lui e Francesca Cima sono dei produttori intelligenti, illuminati, coraggiosi con cui puoi avere uno scambio intellettuale.

BM: Quante settimane sono durate le riprese?
MC: Circa otto. In Romania abbiamo girato più di una settimana, ma c’è stata una lunga fase di preparazione, di casting.

BM: Come hai scovato le due protagoniste?
MC: Alexadra Pirici è un’attrice rumena che ho trovato facendo un casting in Romania. È bravissima, straordinaria. Mentre per Erica Fontana era la prima volta che faceva un film: l’idea era cercare di portare volti della Lucania davanti la macchina da presa. Abbiamo visto circa 1200 persone, tutte non professioniste, e alla fine ho scelto lei.

BM: La musica non è una semplice colonna sonora. Come hai scelto le musiche?
MC: Non volevo una colonna sonora ma una musica diegetica legata esclusivamente alle scene. L’idea dei Joy Division ce l’ho dalla primissima stesura della sceneggiatura dove sulla copertina avevo già scritto il nome di questa band che adoro. Gusti personali ovviamente, e poi loro sono l’emblema della cultura post-punk e post-industriale di cui il mio film è intriso. E hanno un’attitudine compositiva che trovo vicina alla mia concezione di montaggio. Tra l’altro nelle proiezioni con il pubblico che sto facendo ci sono un sacco di persone di 50 anni che hanno scoperto i Joy Division proprio grazie al mio film.

BM: Tu avevi visto Control, il film di Anton Corbijn del 2007 sui Joy Division?
MC: Sì, e mi è piaciuto molto. Un film molto sincero, ho perfino pianto. C’è uno straordinario lavoro sugli attori.

BM: E la musica di Tiziano Ferro?
MC: Il pezzo di Tiziano Ferro Stop Dimentica è meraviglioso, lirico e drammatico; sono molto contento che ce l’abbia concesso. L’intenzione era trasformare questa canzone nell’ultimo urlo di dolore, nell’ultima richiesta di aiuto che il personaggio della nonna lancia alzando al massimo il volume della tv da cui viene trasmessa la canzone.

BM: Con questi lunghi piani sequenza e uno stile autoriale che attinge esplicitamente alla Nouvelle Vague francese, Hai paura del buio non è certo un film facile per il pubblico.
MC: La mia è una scelta consapevole: volevo innanzitutto trasmettere allo spettatore un senso di claustrofobia. È un rischio che avevo messo in conto perchè volevo che il film fosse così. Comunque in quanto artista non posso essere dipendente dal pubblico e poi il pubblico non esiste. Ci sono le persone e ognuno ha la propria testa. Ma ovviamente spero che il mio film riesca a parlare ai giovani.

Qui sotto due clip tratte dal film. Nella prima si vede Eva (la ragazza rumena) in una scena d’amore con un ragazzo italiano e poi Anna (la ragazza italiana) che corre in macchina verso la fabbrica dove lavora e dove è scoppiato un incendio; in sottofondo le musiche dei Joy Division. Nella seconda clip, Anna si prende cura della nonna malata.
29/04/2011
di Valentina Torlaschi

Fonte: Best Movie

Internet, è rumena la città più veloce

28 aprile 2011-Banda larga Romania/ Roma– Secondo il rapporto sullo stato internet a livello globale stilato da Akamai, è situata in Romania la città che vanta il collegamento alla Rete più veloce, mentre in Corea troviamo la connessione migliore al mondo. Sono proprio le città asiatiche quelle più attrezzate in fatto di banda larga, molto più delle occidentali e infatti occupano il 75% delle posizioni della top 100 esibendo una velocità di connessione media di 18,4 Megabit per secondo.

Il primato assoluto va a Taegu, in Corea del Sud, mentre a livello europeo la palma di città meglio connessa alla Rete va a Costanza, in Romania, in 56esima posizione nel ranking mondiale con una velocità media di 8,2 Mbps. Delle 12 città del Vecchio Continente presenti fra le prime 100 della classifica di Akamai non c’è traccia di italiane e tedesche (ma ben quattro sono olandesi).

Per quanto concerne l’Italia, la velocità media si attesta sui 3,4 Mbps e conquistiamo anche il primato mondiale (negativo) per l’origine di attacchi da reti remote. Ci consola che anche la Russia vanta primati maligni, sempre sul fronte della sicurezza, dopo aver scalzato persino gli Stati Uniti.

Fonte: Notizie Italiane

Stranieri alle urne: su 10mila romeni voteranno solo in 678

Il Comune ha inviato lettere ai 22mila cittadini Ue in città. Si sono iscritti alla lista entro la scadenza appena 1.437.

Un paio di mesi fa i romeni con diritto di voto alle elezioni comunali si potevano contare sulle dita delle mani. Letteralmente. Otto su una comunità di circa diecimila residenti in città. Colpa della disinformazione? Può darsi. Ma a marzo il Comune ha provveduto a contattarli uno a uno, ha inviato una lettera a domicilio, per ricordare che «la nostra legge nazionale riconosce il diritto di voto ai cittadini di un Paese dell’Unione Europea residenti a Milano». Per esercitarlo bastava presentare la «domanda di iscrizione alle liste elettorali aggiunte», perchè non è automatica come per gli italiani, ma l’assessore ai Servizi civici Stefano Pillitteri ha chiesto agli uffici di inviare in allegato anche il modulo da compilare, precisando che si poteva restituire di persona, a mezzo posta, anche via fax o via e-mail. Niente di più facile per ottenere la tessera elettorale e presentarsi alle urne il 15 e 16 maggio per scegliere il proprio sindaco. Ma alla scadenza del 5 aprile, sorpresa, l’elenco speciale contava appena 678 romeni sempre - è bene ricordarlo - sui diecimila che vivono in città. Anche dalle altre comunità la risposta all’invito è stata scarsissima, Palazzo Marino ha inviato un totale di 22mila lettere ai cittadini Ue che si trovano temporaneamente a Milano (dai tedeschi ai francesi, spagnoli ecc.) ma voteranno in appena 1.437. La risposta più attesa ovviamente era quella dei romeni, sono la comunità straniera più presente. Ma «il dato è inferiore al 10 per cento - osserva Pillitteri -, noi la nostra parte l’abbiamo fatta non possiamo essere rimproverati». Nel 2006 «avevamo fatto ricorso a spot e manifesti per informare i comunitari sul diritto di votare alle comunali, ma a fronte della spesa la risposta era stata scarsissima. Questa volta abbiamo inviato una lettera a tutti, il canale in assoluto più efficace, e potendo rimandarci il modulo anche via fax o posta elettronica lo sforzo era davvero minimo». Il percorso di integrazione «implica evidentemente un decorso di tempo - osserva -. Credo che negli anni a venire il voto straniero peserà sul risultato elettorale, ma alcuni passaggi sono necessari, la conoscenza della lingua, le leggi e le regole che governano una città».

Certo questa volta lo sforzo era minimo, rispetto al 2006 non bisognava neanche procurarsi il modulo, è arrivato nella cassetta, bastava compilarlo e rispedirlo al mittente. Forse farà più fatica a giustificare il disinteresse dei romeni quella sinistra che si fa portavoce dell’integrazione e del diritto di voto esteso anche agli extracomunitari.

In compenso, sia nella lista del Pdl che in quella civica per Giuliano Pisapia puntano a un posto in consiglio comunale due candidati di origine romena. Valentin Valdman, figlio di Traian parroco della chiesa ortodossa romena di Milano, corre con il centrodestra. Ingegnere, ha 32 anni ma fa politica già da dieci e dal 2006 era in consigliere in zona 1. Non si rivolge particolarmente alla comunità. Al contrario di Maria Stefanache, 49 anni, regista teatrale che da vent’anni vive a Milano e spera di essere «la prima consigliera di orginine romena nella storia della città».

27 aprile 2011
di Chiara Campo

Fonte: Il Giornale

Messina, stranieri sfruttati nei cantieri vergogna

MESSINA – Illegalità diffusa, mesi di lavoro gratuito e sfruttamento di tanti lavoratori stranieri nei cantieri e nelle piccole aziende, con intimidazioni nei confronti di chi si ribella. Sono molte le denunce raccolte dallo sportello Fillea Cgil di Messina. B. è ragazzo tunisino di 26 anni, vive da due in Italia con la famiglia del fratello e lavorava come apprendista in una piccola azienda che produce astucci per gioielli. Da tre mesi il tunisino non riceve la paga dal datore di lavoro messinese che prende contributi statali per la sua assunzione con l’apprendistato. B. ha protestato perché vuole i salari arretrati e il datore di lavoro voleva obbligarlo a firmare le dimissioni. B. si è rifiutato e il proprietario dell’azienda ha iniziato ad attuare comportamenti vessatori e discriminatori nei confronti del lavoratore. Ingiurie, atteggiamenti aggressivi e intimidatori, allontanamento forzato dal luogo di lavoro sono alcuni dei comportamenti rilevati dal sindacato nel corso del tempo. Convocato dalla Cgil, il datore di lavoro non si è presentato e ora sta per iniziare una causa.

Terribile la condizione di chi è impiegato nei cantieri edili. Alcuni lavoratori rumeni non vengono pagati per più di tre mesi e quando lo sono stati, a novembre e a dicembre scorso, hanno ricevuto buste paga da 300 euro. Invece gli spetterebbero 8 euro l’ora. I datori di lavoro non versano i contributi all’Inps, né alla cassa edile che copre le ferie e la gratifica natalizia. S. C. un giovane muratore rumeno con la moglie a carico e due figli piccoli lasciati in Romani avrebbe diritto agli assegni familiari. Ha scoperto che la sua azienda in realtà ha dichiarato un numero di giorni di lavoro molto inferiore a quelli da lui effettivamente svolti. Così non gli sono stati versati i contributi all’Inps per poter ricevere gli assegni. Si è rivolto al sindacato e ha scoperto pure che la sua paga dovrebbe essere molto più alta. La sottrazione degli assegni familiari causa un danno economico elevato al lavoratore. Per moglie e un figlio si ha diritto a 137 euro, che salgono fino a 350 con 3 bambini a carico.

Un’altra truffa lesiva dei diritti umani sono i finti part time. Un lavoratore polacco fa il manovale nei cantieri per dieci ore al giorno 7 giorni su 7 ma viene pagato al 50% delle ore lavorate. Un muratore rumeno è stato licenziato dal cantiere con un pretesto dopo aver dichiarato apertamente la sua partecipazione al sindacato. Non finisce qui. Spesso capita sia agli italiani sia agli stranieri di essere sottoinquadrati. Sono operai specializzati, carpentieri e risultano essere manovali o muratori, con una perdita per il lavoratore che ammonta fino a 5mila euro l’anno.

“Anche gli italiani spesso lavorano in nero, ma non accettano 300 euro al mese, ne ricevono almeno 600 – spiega Daniele David, da tre anni sindacalista Fillea Cgil nella città dello Stretto – qui si costruiscono residence, si ristrutturano vie e palazzi ma non si pagano i lavoratori, ci sono evasione fiscale, contributiva, della cassa edile e Tfr non pagati. Corruzione dilagante e arroganza, sono le caratteristiche dell’impresa che è diventata criminale: il lavoratore non può ribellarsi e vedere riconosciuti i diritti fondamentali, c’è un ricatto continuo sotto l’incubo del licenziamento”.
29 aprile 2011

Fonte: Tiscali

Dumitru Rosu:quando la burocrazia diventa disumana

Ci sono storie che lasciano senza parole. Storie per le quali le maglie della sfera burocratica diventano talmente strette da non lasciar passare neanche un briciolo di umanità. Questa è la storia di Dumitru Rosu, un giovane romeno di 35 anni attualmente ricoverato presso gli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria. La sua è una vicenda triste, dove utilizzare la parola sfortuna sarebbe forse riduttivo. Dumitru Rosu, giovane senza un futuro, senza neanche un presente.

Il suo ricovero in Ospedale era stato effettuato il 25 gennaio di quest’anno in seguito ad un trauma cranico-facciale in stato di coma ed insufficienza respiratoria procurato dopo un incidente stradale avvenuto sulla statale della morte, la Jonica 106. Una vicenda finita immediatamente sui giornali ma il giorno dopo, come spesso accade, dimenticata.

Dimitru Rosu, giovane romeno immigrato in Italia con un regolare carta di soggiorno rinnovabile, dopo il terribile incidente combatte per diversi giorni tra la vita e la morte. Dopo il coma ed una fase iniziale di terapia, Dimitru inizia a conseguire una serie di notevoli risultati sul consolidamento delle fratture che aveva riportato al volto in seguito all’incidente. Dopo un periodo di tre mesi passati su un lettino degli Ospedali Riuniti di Reggio, adesso è giunto per Dimitru il momento di iniziare il periodo della riabilitazione. Quest’uomo ha necessita di una serie di terapie che potrebbero far riacquistare le corrette capacità percettive e motorie che sono state danneggiate in seguito al terribile trauma riportato.

L’ostacolo che però si pone di fronte al percorso riabilitativo di Dumitru ha caratteri di natura assolutamente burocratica. Non essendo infatti ratificati in ambito ministeriale gli accordi tra Italia e Romania per ciò che riguarda la materia sanitaria, non è prevista per Dumitru la copertura del trattamento sanitario di riabilitazione. In Calabria esiste solo una struttura che ha gli strumenti adatti a realizzare il tipo di trattamento specifico necessario. Si tratta dell’Ospedale Sant’Anna di Crotone che però ovviamente ha gia comunicato ai Riuniti di Reggio di non poter assumere la responsabilità di prendere in carico il paziente senza che il sistema sanitario preveda per lui una copertura finanziaria.

Il giovane Dimitru, senza casa e senza soldi, in Italia con la speranza di lavorare e costruire il suo futuro, rimane vittima di una burocrazia che nel suo caso non ha previsto alternative. Un invisibile. Un imprevisto. La sua storia è una di quelle che in pochi conoscono ed in pochissimi raccontano. Una di quelle storie che rimangono nel silenzio e per le quali nessuno, anche chi potrebbe, muove un dito. Ma se la Calabria è una terra dove la solidarietà ha ancora un valore, allora in questo caso i calabresi hanno l'opportunità di dimostrarlo.
28 Aprile 2011
di Stefano Perri

Fonte: Strill

Proposta a Barletta ''Una medaglia d'oro per l'eroe rumeno''

Una terribile vicenda

BARLETTA - Una morte che offre degli insegnamenti. Del resto essere massacrati di botte e lasciarci la pelle per poter salvare una donna oggetto di violenza sessuale è un comportamento insolito. E, di tutto questo, i nostri lettori sono ben consapevoli. A lanciare una interessante proposta per il romeno Victor Costantin Durak (raccontiamo la vicenda affianco) è il nostro lettore Michele Montenero. «Credo che sarebbe opportuno che questo sacrificio non passi nel dimenticatoio e che questo uomo, purtroppo alla memoria, riceva un riconoscimento - ha riferito Montenero -. Sarebbe bello se la nostra città gli conferisca una medaglia d’oro al merito avendo offerto un esempio di grande civiltà ed umanità. È un esempio per tutti noi e il fatto che sia stato effettuato da un immigrato è un valore aggiunto non indifferente». Abbiamo interpellato il sindaco Nicola Maffei in merito a questa proposta. Il primo cittadino ha fatto sapere che: «Credo che sia una validissima proposta e, pensando di interpretare i sentimenti di tutti i barlettani, posso sin da ora rispondere in maniera affermativa. Sicuramente questo cittadino rumeno otterrà un riconoscimento dal comune di Barletta per il suo gesto eroico».

Intanto dalla cittadina di Slatioara, in Romania, a lanciare l'appello acchè la salma di Victor possa tornare a casa è l’amico di famiglia Angelo Macchi. «Personalmente sono a chiedere aiuto e assistenza alle istituzioni italiane e al comune di Barletta. Lo faccio anche a nome di Eug en, fratello di Victor, parroco della nostra comunità. La loro è una famiglia che gode di ottima reputazione ma non dispongono di risorse economiche. Purtroppo non possono affrontare le spese per rimpatriare il loro fratello e pur avendo chiesto un prestito ad una banca non hanno ottenuto nulla non potendo offrire delle garanzie. Confidiamo nella vostra sensibilità e sin da ora vi ringraziamo», ha dichiarato alla Gazzetta dalla Romania. Anche per questo il sindaco Nicola Maffei si è detto disponibile all’impegno. «Faremo tuto quello che è nelle nostre possibilità per poter venire incontro alle esigenze di questa famiglia. In queste circostanze è doveroso che le istituzioni facciano tutto il possibile. Il nostro sarà un intervento anche per onorare la memoria di quest’uomo che, con il suo comportamento, lascia un valido insegnamento a tutti i barlettani. Colgo l’occasione per porgere le più sentite condoglianze a nome mio personale e della città che mi onoro di guidare a tutta la famiglia del povero Victor».

24 aprile 2011
di Giuseppe Dimiccoli

Fonte: La Gazzetta Del Mezzogiorno

Minervino, giovane romeno annega e ''svanisce'' nell'invaso del Locone

MINERVINO - Hanno visto il pallone di cuoio galleggiare nello specchio d’acqua dell’invaso della diga del Locone ed hanno subito pensato al peggio.

Quel pallone infatti, qualche istante prima, era imbracciato dal 21enne romeno Cristian Serban, immersosi subito dopo aver mangiato nelle acque della diga per un bagno ritemprante ma, all’improvviso, svanito nel nulla, risucchiato forse dalle correnti di quel lago che, a distanza di diverse ore, continua a non restiturlo.

La tragedia, forse causata da un malore improvviso causato da una congestione, si è consumata il giorno di Pasquetta alla periferia di Minervino, nella zona del Locone di contrada «Monte Melillo» quasi al confine con «Montemilone». Qui Cristian Serban con il fratello di 25 anni (entrambi lavoravano in un’azienda agricola di Minervino mentre la madre lavora come badante a Canosa) ed altri amici si erano recati lo scorso pomeriggio per la classica scampagnata pasquale. Doveva essere un pomeriggio spensierato ma, all’improvviso, la tragedia. Cristian ed altri, pare, dopo essersi liberati dei vestiti si tuffano nelle acque dell’invaso per il primo bagno della stagione. Chi si spinge oltre è proprio il 21enne romeno che, usando il pallone di cuoio come galleggiante, attraversa lo specchio d’acqua, nuotando per oltre 400 metri, raggiungendo la sponda opposta. Poi, dopo aver toccato la terra ferma, si rituffa in quelle acque torbide. Cosa sia successo in quel momento non si sa. Cristian all’improvviso è scomparso e gli amici che lo attendevano sulla riva non l’hanno più visto. «Solo quel pallone che galleggiava», hanno riferito ai carabinieri della locale stazione che , allertati, sono subito arrivati sul posto. C’è chi si è tuffato per cercarlo ma è stato inutile. Da allora il corpo di Cristian Serban sembra davvero essere svanito nel nulla.

Lo specchio d’acqua, che in certi punti raggiunge anche i venti metri di profondità (essendo un invaso realizzato nel tratto più profondo della valle del Locone) è stato frattanto setacciato dai sommozzatori dei carabinieri e dei vigili del fuoco di Barletta, Tarando, Brindisi e di Roma, giunti appositamente con uno speciale sonar per scandagliare meglio i fondali. Ma, come detto, le ricerche sino alla tarda serata di ieri non hanno sortito alcun risultato. All’alba di oggi le ricerche riprenderanno ma si teme che il corpo del giovane romene possa essersi incagliato nel fondale melmoso o in qualche coltivazione esistente in profondità.

Fonte: La Gazzetta Del Mezzogiorno

Trovato morto tra le alghe del lago

27/04/2011
LA TRAGEDIA DI FIMON. La barca dell'immigrato si era rovesciata lunedì sera, alcuni gitanti avevano sentito le grida ma non lo avevano più visto. Il cadavere del romeno di 40 anni rinvenuto dopo 13 ore di ricerche grazie al bagliore del suo orologio. È annegato nel punto della caduta.

Vicenza. Lo hanno trovato nelle acque del lago di Fimon, nella morsa delle alghe, tredici ore dopo l'incidente. Era a poca distanza dal punto in cui la sua canoa si era rovesciata e sulla sua morte sembrano esserci pochi dubbi: Lucian Nechulai Orasanu, 40 anni, di origine rumena, è annegato pochi istanti dopo la caduta. L'uomo, sposato e con tre figli di sei, otto e 14 anni, ha trascorso il lunedì di Pasqua da alcuni amici insieme alla famiglia. È stato solo nel tardo pomeriggio che ha deciso di fare un giro in barca insieme ad un conoscente.

La moglie, Anca Maria Jorka, di 35 anni, è tornata a casa, in via Quinto Rubini, a Vicenza, con i ragazzi. Si è fermata a noleggiare un film, per guardarlo con loro e, non vedendo rientrare, ha pensato che si fosse attardato a chiacchierare con qualcuno. Alle 23 la terribile notizia. I poliziotti si sono presentati a casa sua per comunicarle quanto accaduto al marito. A quell'ora erano ormai pressoché nulle le speranze di poterlo ritrovare in vita.

L'INCIDENTE. Lucian Nechulai Orasanu è uscito per la gita insieme a un amico, usando una piccola canoa gonfiabile. Sembra che volesse salire anche uno dei figli ma che, all'ultimo momento, i genitori siano riusciti a farlo desistere, perché in due sarebbe stato troppo pericoloso. Un'ora sul lago. Poi, in una manciata di secondi, il dramma. Il conoscente aveva già raggiunto la riva con la sua barca a remi e probabilmente il romeno stava per fare altrettanto quando è caduto in acqua. Alcune persone lo hanno visto mentre si aggrappava alla canoa rovesciata. I testimoni lo hanno sentito urlare «aiuto, aiuto», mentre l'amico gli raccomandava di mantenere la calma. Poi, all'improvviso, ha lasciato la presa, è scomparso sotto l'acqua gelida, inghiottito dalla morsa delle alghe.

LE RICERCHE. Le persone presenti hanno immediatamente chiamato i soccorsi: al lago di Fimon sono giunte tre squadre dei vigili del fuoco di Vicenza con due imbarcazioni e il nucleo sommozzatori di Mestre, oltre a polizia e carabinieri. Le ricerche dello scomparso sono proseguite fino a tarda ora senza alcun risultato per poi riprendere alle prime luci dell'alba. Alle 10 i pompieri hanno scorto un bagliore, poco lontano dal punto in cui l'uomo era caduto: era il suo orologio che rifletteva i raggi del sole. Lucian Nechulai era sott'acqua, avvolto dalle alghe.

LE CAUSE DELLA MORTE. Da un primo esame compiuto sembra che non vi siano dubbi: l'uomo sarebbe annegato pochi minuti dopo essere caduto in acqua. Non si sa che cosa abbia provocato il rovesciamento della canoa e si possono solo avanzare ipotesi su quanto accaduto nei secondi successivi. L'uomo, che sembra non fosse un esperto nuotatore, potrebbe essere stato colto dal panico trovandosi all'improvviso nell'acqua gelida in un punto fondo (si parla di oltre due metri). La presenza di alghe e la fitta vegetazione, poi, non avrebbero agevolato i suoi movimenti. Di certo all'improvviso lo hanno visto lasciare la presa e nessuno ha potuto fare nulla per salvarlo.

di Claudia Milani Vicenzi

Fonte: Il Giornale Di Vicenza

Schianto fatale a Badia, muore un 43enne artigiano rumeno

Ambulanza (Foto Crocchioni)Rovigo, 29 aprile 2011
L’incidente in via Cappuccini: con la Clio contro una Bmw. L'uomo potrebbe aver avuto un malore.
Schianto mortale, la scorsa notte a Badia. L’incidente, in cui ha perso la vita Miloiu Nacalae Ion, 43enne, aritigiano, di nazionalità romena, si è verificato in via Cappuccini, all’ingresso del centro abitato di Badia. Secondo le ricostruzione della polstrada di Badia l’autovettura guidata dal romeno, una Clio, avrebbe invaso la corsia opposta andando a scontrarsi con una Bmw 730, condotta da un badiese nato nel ’71.

L’impatto si è verificato su un tratto di strada rettilineo e sull’asfalto gli agenti della polstrada non avrebbero rilevato tracce di frenata dell’utilitaria, cosa che farebbe propendere per un malore del conducente della Clio. Una circostanza, questa, che sarebbe stata in parte confermata dai familiari del cittadino romeno, la moglie e il cognato. Secondo il racconto dei familiari, infatti, l’uomo nel corso delle ore precedenti all’incidente avrebbe raccontato ai familiari di non sentirsi bene. Proprio per questo i familiari, non vedendolo tornare a casa dopo il lavoro all’ora solita, sarebbero andati a cercarlo sulla strada che faceva solitamente per tornare a Masi, dove abitava, e sarebbero poi incappati nell’incidente.

Secondo la testimonianza del badiese che era alla guida della Bmw la piccola utilitaria avrebbe improvvisamente invaso la corsia opposta e, nonostante la Bmw avesse rallentato, è stato impossibile evitare l’impatto tra le auto. Fortunatamente per il badiese i sanitari hanno fissato soltanto 5 giorni di prognosi.

Fonte: Il Resto Del Carlino

Falciata sulle strisce: 34enne gravissima, forse il semaforo è andato in tilt

Un semaforo (Ansa)Brescia, 27 aprile 2011

Felicia Rusu è in prognosi riservata all’ospedale Civile. L’uomo che l'ha investita ha raccontato di essersi trovato la donna davanti all’improvviso, senza vederla.

La Polizia locale di Brescia e il nucleo “incidenti” del comando di via Donegani stanno cercando di capire se un probabile guasto all’impianto semaforico installato di fronte all’attraversamento pedonale del cimitero Vantiniano in via Milano possa avere in qualche modo contribuito all’investimento di Felicia Rusu, una donna rumena di 34 anni che ora è ricoverata in condizioni molto gravi agli Spedali Civili cittadini. Ieri mattina la donna, che vive a Verolanuova, stava attraversando la strada quando un sulzanese che viaggiava sulla sua vettura l’ha investita. L’uomo ha raccontato di essersi trovato la Rusu davanti all’improvviso, senza vederla. Ha anche spiegato di non essere riuscito a frenare o a evitare la rumena, che quando è stata colpita è finita sul cruscotto della macchina e poi è rotolata a terra, sbattendo il capo violentemente.

Le condizioni di Felicia Rusu agli operatori del 118, giunti sul luogo dell’incidente in pochissimi minuti, sono apparse da subito molto gravi. Una volta arrivata al pronto soccorso i medici hanno deciso di ricoverare la ferita nel reparto di seconda rianimazione, dove ora sta lottando per sopravvivere. La sua prognosi è riservata e le condizioni definite "critiche". I rilievi sono stati affidati agli uomini della polizia locale, che si sono immediatamente resi conto del probabile malfunzionamento del semaforo. Ora sono in corso delle indagini che serviranno a stabilire come mai Felicia Rusu abbia attraversato proprio in quel momento. Le prove tecniche sull’impianto semaforico serviranno a stabilire se vi siano delle lampadine bruciate che abbiano impedito ai dischi rosso, giallo e verde di segnalare quando impegnare le strisce pedonali e quando non farlo.
Intanto, a Marone oggi sarà dato l’ultimo saluto a Massimo Cristini, il ragazzo morto dopo essere stato investito da una Fiat 600 mentre era sulla sua Vespa lungo la strada che conduce a Zone da Marone, all’altezza della frazione di Collepiano. Cristini, che ha avuto l’incidente con un suo caro amico e collega, è morto pochi minuti dopo lo scontro, che lo ha fatto finire a terra lungo un pendio particolarmente scosceso. Il suo corpo è stato composto all’obitorio di Marone. Il funerale si svolgerà alle 15 nella chiesa parrocchiale. Massimo Cristini ha lasciato il padre, la madre e una sorella. I carabinieri di Marone stanno indagando sulla esatta dinamica dei fatti per capire come mai la 600 e la Vespa di Cristini si siano scontrate frontalmente.
di Milla Prandelli

Fonte: Il Giorno

Schianto in moto, muore un centauro romeno

27/04/2011
Incidente. L'ultima residenza a Desenzano, ma viveva a Montichiari.

Schianto mortale l'altra sera nel Mantovano, tra Cavriana e Castiglione delle Stiviere, sulla strada Cavallara. Vittima un giovane romeno, 36 anni il prossimo mese di luglio, Marius Olimpiu Soponar, finito con la sua moto contro un furgone guidato da un cinese.

Immediato il decesso, l'ambulanza inviata dal 118 non ha potuto far altro che certificare il decesso. Il centauro, secondo i documenti della motorizzazione risiedeva a Desenzano, proveniente da Valeggio sul Mincio dove è molto numerosa la comunità romena, poco meno di un migliaio di persone, anche se il giovane avrebbe nuovamente cambiato indirizzo, stabilendosi con la moglie a Montichiari; il suo nome tuttavia non sembra dire nulla nella cittadina della Bassa.

Dopo l'incidente la salma è stata portata nella camera mortuaria del cimitero di Castiglione in attesa della decisione del magistrato per quanto riguarda un'eventuale autopsia.

Fonte: Brescia Oggi

Si schianta con lo scooter contro un albero, muore romeno 34enne

Nel Vicentino-VICENZA - Un romeno è morto in un incidente stradale avvenuto a Grisignano di Zocco (Vicenza) nella frazione di Poiana di Granfion. L’uomo si chiamava Sandi Bucur, 34 anni, ed era residente a Camisano Vicentino. Secondo un primo accertamento dei carabinieri di Vicenza il romeno ha perso il controllo del ciclomotore sui cui stava viaggiando, andando a sbattere violentemente contro un albero. Nell’urto l’uomo è finito esanime sull’argine di un canale attiguo alla strada.
25 aprile 2011

Fonte: Corriere Del Veneto

Scontro frontale tra auto a Baiso: muore 33enne

23 aprile 2011
Lo schianto tra due Fiat Punto alle due di stanotte a Ponte Secchia. Grave una 19enne di Toano

BAISO – Tragico schianto frontale nella notte a Ponte Secchia di Baiso: muore un operaio di 33 anni residente a Toano.
L’incidente è avvenuto alle 2 lungo la strada provinciale 486. Due auto si sono scontrate frontalmente: il ragazzo rumeno è morto sul colpo, mentre una 19enne di Toano, Maria Grazia Canosa, è stata estratta dalle lamiere e versa in gravi condizioni all’ospedale di Baggiovara. Per cause ancora al vaglio dei carabinieri di Baiso intervenuti, con il supporto dei colleghi di Toano, per i rilievi, la Fiat Punto dell’operaio si stava dirigendo verso Castellarano quando, all’altezza di Ponte Secchia di Baiso, è entrata in collisione con un’altra Fiat Punto condotta dalla ragazza.
Lo scontro frontale è stato fatale per il 33enne, che è rimasto incastrato tra le lamiere ed è deceduto a causa delle gravi lesioni riportate.

La ragazza, anch’’essa rimasta incastrata tra le lamiere, è stata liberata dai vigili del fuoco di Reggio e portata in gravi condizioni all’ospedale di Baggiovara, dove tuttora si trova ricoverata in prognosi riservata. Per lei un femore rotto e altre lesioni, ma non è in pericolo di vita. Sul posto sono intervenute due ambulanze della Croce Rossa di Castellarano e Baiso e l’automedica da Scandiano. I carabinieri di Baiso, che hanno proceduto ai rilievi, hanno sequestrato entrambe le vetture poste a disposizione del sostituto procuratore Luciano Padula che aprirà un’inchiesta per far luce sull’incidente.

Fonte: ReggiOnline

Romeno morto, l'Asl risarcisce e la Procura chiede di processare il medico del 118

MONTECATINI-Un risarcimento alla famiglia liquidato dall'Asl e una richiesta di rinvio a giudizio per omicidio colposo del medico del 118 che decise la somministrazione del calmante al giovane che morì prima di arrivare in ospedale. Ci sono due punti fermi nel caso di Sorin Calin, il romeno di 24 anni deceduto la sera del 19 ottobre 2009 dopo essere stato fermato dai carabinieri con l'accusa di aver rapinato l'ex fidanzata.

L'accusa. La Procura della Repubblica, sulla base anche delle perizie tossicologiche disposte nei giorni successivi all'episodio, ha chiesto di processare la dottoressa Sabrina Magli, 38 anni, in servizio sull'automedica la sera in cui il giovane si sentì male nella caserma in via Tripoli dove era stato portato per accertamenti. Aveva bevuto parecchio e, secondo l'ipotesi dell'accusa, la reazione del sedativo iniettato per riportarlo alla calma ebbe una reazione avversa provocandone il decesso.

Il risarcimento. Il medico, assistito dall'avvocato Andrea Niccolai, comparirà entro maggio davanti al gup Alessandro Buzzegoli dopo alcuni rinvii tecnici chiesti e ottenuti per arrivare a un accordo tra la parte civile, la mamma di Sorin, rappresentata dall'avvocato Michele Romanazzi, e l'Asl sulla quantificazione del risarcimento. L'azienda sanitaria ha chiuso la trattativa intorno ai 150mila euro che verranno pagati alla madre del romeno. Un comportamento, quello tenuto dall'Asl, che sarà tenuto in considerazione dal gup nell'esame dell'eventuale richiesta di patteggiamento su cui la difesa starebbe lavorando per chiudere la vicenda giudiziaria.

Le cause. Il cuore di Sorin Calin si sarebbe fermato per ipossia dovuta all'interazione letale tra l'anestetico Midazolam e l'ingente quantità di alcol assunta nelle ore precedenti dal 24enne: nel sangue il giovane aveva 1,7 g/l di alcol. Che il romeno fosse agitato e fuori controllo era evidente. Che si rendesse necessario intervenire era scontato, ma per la Procura non era la caserma il luogo più idoneo per affrontare il caso.

Primo intervento. Calin venne arrestato nella serata del 19 ottobre 2009 per aver portato via, durante una lite, il portafogli all'ex compagna. I carabinieri, chiamati da alcuni avventori del bar Gori di largo Kennedy, fecero fatica a bloccarlo. Era un tipo robusto e, in quella occasione, molto agitato. A forza lo misero in auto e lo portarono in caserma. Qui, stando alla ricostruzione dell'Arma, il romeno iniziò a compiere atti autolesionistici prendendo a testate le pareti. Non ne voleva sapere di calmarsi e allora fu chiamato il 118. L'automedica arrivò poco dopo le 22 e il personale gli praticò un'iniezione di Midazolam su indicazione della dottoressa. Secondo i tempi diffusi all'epoca dall'Asl la squadra rimase in caserma 43 minuti, facendo una «valutazione clinico strumentale, il trattamento e la sorveglianza del paziente». Poi se ne andò.

Secondo intervento. Ma alle 23,55, 50 minuti dopo la fine del primo intervento dei sanitari, i carabinieri non riuscendo a risvegliare Calin chiamarono di nuovo i soccorritori che si trovarono di fronte il giovane in condizioni gravissime. I tentativi di rianimazione andarono avanti per oltre un'ora fino all'arrivo al pronto soccorso di Pistoia dove il 24enne giunse cadavere.
di Pietro Barghigiani

Fonte: Il Tirreno

Un italian condamnat pentru ca a violat timp de trei ani o fetita romanca

26 aprilie 2011-Un italian de 57 de ani a fost condamnat la opt ani de închisoare pentru violarea timp de trei ani a unei fetiţe românce, de când aceasta avea vârsta de un an.

Familia de români încredinţase fetiţa de un an, în 2004, unei familii de italieni, plâtind 400 de euro pe lună pentru îngrijirea acesteia, potrivit Mediafax. Fetiţa a fost violată în perioada 2004 - 2007 de un italian care acum are vârsta de 57 de ani, din localitatea Cesano Maderno, situată în apropiere de Milano.

Părinţii fetiţei au aflat de abuzurile sexuale abia când aceasta a început să vorbească bine şi le-a povesit cum se juca cu "bunicul".

Italianul a fost condamnat la opt ani de închisoare de Tribunalul din Monza.

Sursa: Realitatea

Parroco agli arresti domiciliari per molestie a due minori

Massa-Parroco apuano agli arresti domiciliari per molestie nei confronti di due minorenni. A denunciarlo alla polizia di Massa, due ragazze di origine rumena, di 16 e 17 anni, che frequentavano la parrocchia di don Giuseppe Peretti, 81 anni, questo il nome del parroco, e che sarebbero state coinvolte in un presunto giro di prostituzione. L'ordine di custodia cautelare e' stato consegnato stamani nella canonica, di fronte allo stupore generale dei parrocchiani che si trovavano in chiesa.

Fonte: La Repubblica

Immigrati, la lunga lista delle inadempienze e i molti severi richiami dell'Unione Europea

La politica italiana verso gli stranieri extracomunitari (ma anche comunitari, quando si trattava di Rom rumeni o italiani) è stata sconfessata più volte pesantemente da tutte le istituzioni europee e da almeno due agenzie dell'Onu. Leggi contrarie alle discipline dell'Unione, regolamenti in contrasto al diritto comunitario, disposizioni di polizia e comportamenti illeciti.

di PAOLO SOLDINI

Immigrati, la lunga lista delle inadempienze E i molti severi richiami dell'Unione Europea
ROMA - La Corte di Giustizia dell'Unione Europea boccia l'Italia per il reato di clandestinità? La notizia è clamorosa, ma non sorprendente. Da quando è nato l'ultimo governo Berlusconi, con il leghista Maroni al ministero dell'Interno, la politica italiana verso gli stranieri extracomunitari (ma anche comunitari, quando si trattava di Rom rumeni o italiani) è stata sconfessata più volte e in modo molto pesante, praticamente da tutte le istituzioni europee, oltre che da almeno due agenzie dell'Onu. Leggi contrarie alle discipline dell'Unione e alle convenzioni internazionali firmate dall'Italia, direttive non recepite, regolamenti contrari al diritto comunitario, disposizioni di polizia e comportamenti illeciti: delle condanne e dei richiami che sono arrivati da Bruxelles, Lussemburgo e Strasburgo si perde il conto.

L'elenco. Berlusconi ha preso colpi in tutte le sedi europee e tutti provocati da trasgressioni alle norme sull'immigrazione e la tutela dei diritti umani. Si può cominciare dal 9 luglio del 2008, quando il Parlamento europeo, in seduta plenaria, approva con una notevole maggioranza una mozione di condanna delle misure introdotte in Italia per l'identificazione dei rom, le famose impronte digitali da prendere ai bambini. A favore della mozione si esprimono, non solo le sinistre, ma anche numerosi deputati (non italiani) del centro e della destra. L'impatto politico del voto è tale che il giorno stesso ben tre ministri, Maroni, Frattini e Ronchi (Politiche comunitarie), si presentano alla stampa estera per cercare di minimizzarne il significato. L'inveterata abitudine del ministro dell'Interno a smorzare i toni ("si è trattato di un voto solo della sinistra"; "i parlamentari non conoscevano i documenti"; "il commissario alla Giustizia era contrario") rovina però la manovra. Il giorno dopo la condanna dell'Italia è sui giornali di tutta Europa.

Maroni smentito da Barroso. Più volte Maroni costringe il commissario Ue alla Giustizia Jacques Barrot, che pure è un conservatore politicamente assai vicino al centro-destra italiano, e lo stesso presidente della Commissione José Manuel Barroso, altrettanto ben disposto verso Berlusconi, a smentirlo pubblicamente. Il ministro sostiene che le misure contenute nel suo "pacchetto" sulla sicurezza sono perfettamente in linea con le direttive Ue? Barrot gli fa notare che non è vero affatto: è illegale, secondo il diritto comunitario, l'obbligo di registrarsi imposto ai nomadi, anche a quelli di cittadinanza europea, e altrettanto lo è quello di costringerli a certificare la provenienza delle proprie risorse. Altre obiezioni riguardano i decreti legislativi di recepimento delle direttive, perché limitano la libera circolazione, i diritti ai ricongiungimenti familiari e il riconoscimento dello status di rifugiato politico.

Una lunga lista. Un vulnus, quest'ultimo, che viene denunciato con forza anche dall'agenzia dell'Onu sui rifugiati politici (Unhcr 1). D'altronde il capo del Viminale ha un rapporto tutto suo con l'Onu: l'8 ottobre del 2008 racconta alla Camera dei Deputati che l'Alto Commissario per i rifugiati politici António Gutierres avrebbe "elogiato" l'Italia per la sua politica di accoglienza degli esuli. Falso: nel suo rapporto Gutierres ha elogiato il Bangla Desh, l'Ucraina e gli Emirati arabi uniti, ma ha evitato accuratamente di includere l'Italia fra i "buoni". Ma tanto, quale deputato andrà mai a controllare? Qualche settimana dopo la controversia sui decreti di recepimento, lo stesso Barrot è costretto, suo malgrado, a "sollecitare le autorità italiane" perché correggano la legge sulla manovra finanziaria che viola in quattro articoli le norme comunitarie in materia di diritti degli stranieri (diritto alla casa, all'uguaglianza di trattamento fiscale, all'accesso al credito in certi consumi). Il governo, ovviamente, se ne frega e l'Italia rischia ancor'oggi una procedura di infrazione con relativa, salatissima multa.

Una politica preoccupata solo dalla sicurezza. Nel giugno del 2008 lo svedese Thomas Hammarberg, commissario per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa (organismo in cui sono presenti tutti gli stati del continente, da non confondersi con il Consiglio europeo) dopo una visita in Italia si dice "estremamente preoccupato" per le discriminazioni e le violenze esercitate contro i rom (in qualche caso anche da parte di forze di polizia) e per le misure del "pacchetto sicurezza". "Una politica dell'immigrazione - scrive in un rapporto - non può essere ispirata solo da preoccupazioni di sicurezza. La valorizzazione dei diritti fondamentali e dei princìpi umanitari è largamente assente nelle misure prese in Italia, che rischiano di aggravare il clima di xenofobia". In un nuovo rapporto sull'Italia, dopo un'altra visita effettuata in gennaio, nell'aprile del 2009 Hammarberg scrive che "permangono preoccupazioni per quanto riguarda la situazione dei rom, le politiche e le pratiche in materia di immigrazione e il mancato rispetto dei provvedimenti provvisori vincolanti richiesti dalla Corte europea dei Diritti dell'Uomo".

Il carcere per il reato di clandestinità: No. Il 15 luglio del 2009 il Parlamento italiano approva la legge che istituisce il reato di clandestinità. Da Bruxelles parte subito una richiesta di spiegazioni, in quanto la legge confligge, in diversi punti con la direttiva 2008CE/115 sui rimpatri di extracomunitari in caso di soggiorno irregolare". Le "difformità", si legge nella richiesta, sono molte e, fra queste, il fatto che la legge italiana prevede l'accompagnamento coattivo alla frontiera come modalità ordinaria di espulsione mentre la direttiva dispone che la modalità ordinaria sia il rimpatrio volontario. Il "trattenimento" nei cosiddetti centri di identificazione e di espulsione, inoltre, nelle legge italiana viene disposto in tutti i casi in cui non si può eseguire l'espulsione immediata mentre, secondo la direttiva, il trattenimento non dev'essere automatico. Ma soprattutto la legge italiana è in contrasto con il diritto comunitario perché contempla il ricorso alla pena detentiva (fino a 5 anni) per punire la mancata partenza volontaria nonostante la notifica di un ordine di allontanamento. E' proprio questa "difformità" in materia di carcerazione che ha provocato la sentenza di condanna dell'Italia da parte della Corte di Giustizia.

Le sanzioni per inadempienza. Va sottolineato, a questo punto, che il governo italiano si è ben guardato di recepire la direttiva 115 nonostante avesse dovuto farlo entro il 24 dicembre dell'anno scorso. Il che costerà all'Italia altre sanzioni per l'inadempienza. E costringerà i giudici chiamati a esprimersi su comportamenti che attengono al reato di clandestinità a non applicare la legge italiana ma ad obbedire al superiore diritto comunitario.
(28 aprile 2011)

Fonte: La Repubblica

sabato 23 aprile 2011

Pasqua 2011 - Un dono per l'Italia - Mons. Bianchi (cattolico) e Mons. Siluan (ortodosso)


La coincidenza quest'anno della celebrazione della Pasqua per i cristiani delle tradizioni occidentale e orientale sia "un segno di quella piena comunione a cui tutti i cristiani anelano" e "un incoraggiamento sulla strada della speranza per il lavoro concreto che ci attende per la realizzazione di questa piena comunione". È il messaggio di augurio di mons. Mansueto Bianchi, vescovo di Pistoia e presidente della Commissione Cei per l'ecumenismo e il dialogo per la Pasqua 2011, che per una coincidenza nel computo dei calendari gregoriano e giuliano cade quest'anno domenica 24 aprile. "Spero - dice al SIR mons. Bianchi - che questa coincidenza divenga mentalità, atteggiamento di concordia nei confronti di chi anche nel nostro Paese appartiene ad altre tradizioni cristiane". Ed aggiunge: "L'Italia attende dai cristiani una testimonianza di adesione profonda e radicale al progetto che il Vangelo apre nella vita delle persone e della società. Una testimonianza che nell'emergenza attuale, diventa un atteggiamento di accoglienza e fraternità nei confronti di quelle persone che si rivolgono al nostro Paese alla ricerca di un futuro migliore". Abbiamo intervistato anche mons. Siluan Span, vescovo degli ortodossi romeni in Italia.

Quale significato riveste la celebrazione comune della Pasqua? "Credo che questa coincidenza sia un dono per l'Italia e che non poteva cadere in una data migliore nell'anno in cui l'Italia celebra il 150° anniversario della sua unità. Però bisogna anche dire che Gesù Cristo Risorto passa oltre i tempi e anche se i calendari possono essere diversi e in alcuni anni non celebriamo la Pasqua nello stesso giorno, Cristo supera le condizioni temporali, passa attraverso le porte chiuse a chiave, quindi supera le condizioni e i limiti dei tempi e dell'uomo. È la fede in Cristo Risorto a fare l'unità del mondo cristiano. Questa è la nostra speranza, questo è il fondamento del dialogo".

Perché la Pasqua comune è un dono per l'Italia? "Per l'unità del Paese ci sono state persone che hanno lottato e dato la vita. La testimonianza dell'unità dei cristiani è oggi molto importante per un'Italia che presenta al suo interno molte diversità, diversità di popolazione, di comunità, di tradizioni. Trovare i modi per manifestare l'unità è divenuto oggi essenziale in un mondo che sembra che si stia spaccando: anche le coscienze si stanno spaccando, le famiglie si stanno spaccando. L'unità che ci porta Dio, viene come una proposta, una risposta, una soluzione alla disintegrazione umana, sociale e di famiglia alla quale assistiamo".

Chi sono i romeni ortodossi presenti in Italia? "Si deve dire innanzitutto che i romeni amano tantissimo la Romania, il loro Paese. Non credo che lo amino meno di quanto gli italiani amano l'Italia. Questo significa che il fatto di dover lasciare il loro Paese è ed è stato per loro una tragedia. E allora perché lasciano il loro Paese? Perché la situazione economica obbliga a farlo e non si parte per ricercare il benessere ma per avere il necessario per vivere e si parte nonostante la voglia di lavorare, la formazione professionale e la qualifica in un mestiere. È una situazione molto difficile soprattutto per il ceto medio. A questa situazione si aggiunge poi un'altra tragedia che non si era mai vista fino ad oggi nella storia, ed è quella delle madri che sono obbligate a lasciare i loro figli per cercare di dar loro da mangiare. È un fenomeno diffuso che non ha precedenti nella storia. E non immaginate che siano madri che non amino i loro figli".

Si è superato secondo lei il pregiudizio nei confronti dei romeni? "A me sembra di sì. Nel senso che gli eventi della vita sociale si succedono con velocità e questa velocità fa attirare l'attenzione da altre parti e su altre emergenze. Da parte nostra dobbiamo però avere anche la maturità cristiana di ammettere le nostre mancanze, i nostri difetti e provare a rimediare. Credo però che stiamo cercando anche di dimostrare le nostre qualità. Piano piano la società italiana sta imparando ad apprezzare le nostre qualità. Tra queste sottolineerei il calore del cuore. Quella romena è una comunità che sa manifestare compassione a chi sta in difficoltà. E questo lo potete vedere e constatare con i romeni che lavorano presso le persone anziane accompagnandole spesso fino alla fine. Ci sono donne che portano in chiesa nelle loro liste anche le persone che curano e assistono, affidandole sistematicamente alla preghiera delle comunità".

Eccellenza, un augurio. "Gesù Cristo Risorto è la nostra speranza. Credo che il mondo e l'Italia hanno un grande bisogno di speranza e di senso alle prove che si presentano nella vita. E Gesù morto crocifisso e Risorto diventa per noi compagno di viaggio. Non siamo soli. Gesù ha promesso di stare con coi fino alla fine del mondo e noi ci crediamo''.

di Maria Chiara Biagioni

Fonte: Il Nuovo Torrazzo