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sabato 23 aprile 2011

Pasqua 2011 - Un dono per l'Italia - Mons. Bianchi (cattolico) e Mons. Siluan (ortodosso)


La coincidenza quest'anno della celebrazione della Pasqua per i cristiani delle tradizioni occidentale e orientale sia "un segno di quella piena comunione a cui tutti i cristiani anelano" e "un incoraggiamento sulla strada della speranza per il lavoro concreto che ci attende per la realizzazione di questa piena comunione". È il messaggio di augurio di mons. Mansueto Bianchi, vescovo di Pistoia e presidente della Commissione Cei per l'ecumenismo e il dialogo per la Pasqua 2011, che per una coincidenza nel computo dei calendari gregoriano e giuliano cade quest'anno domenica 24 aprile. "Spero - dice al SIR mons. Bianchi - che questa coincidenza divenga mentalità, atteggiamento di concordia nei confronti di chi anche nel nostro Paese appartiene ad altre tradizioni cristiane". Ed aggiunge: "L'Italia attende dai cristiani una testimonianza di adesione profonda e radicale al progetto che il Vangelo apre nella vita delle persone e della società. Una testimonianza che nell'emergenza attuale, diventa un atteggiamento di accoglienza e fraternità nei confronti di quelle persone che si rivolgono al nostro Paese alla ricerca di un futuro migliore". Abbiamo intervistato anche mons. Siluan Span, vescovo degli ortodossi romeni in Italia.

Quale significato riveste la celebrazione comune della Pasqua? "Credo che questa coincidenza sia un dono per l'Italia e che non poteva cadere in una data migliore nell'anno in cui l'Italia celebra il 150° anniversario della sua unità. Però bisogna anche dire che Gesù Cristo Risorto passa oltre i tempi e anche se i calendari possono essere diversi e in alcuni anni non celebriamo la Pasqua nello stesso giorno, Cristo supera le condizioni temporali, passa attraverso le porte chiuse a chiave, quindi supera le condizioni e i limiti dei tempi e dell'uomo. È la fede in Cristo Risorto a fare l'unità del mondo cristiano. Questa è la nostra speranza, questo è il fondamento del dialogo".

Perché la Pasqua comune è un dono per l'Italia? "Per l'unità del Paese ci sono state persone che hanno lottato e dato la vita. La testimonianza dell'unità dei cristiani è oggi molto importante per un'Italia che presenta al suo interno molte diversità, diversità di popolazione, di comunità, di tradizioni. Trovare i modi per manifestare l'unità è divenuto oggi essenziale in un mondo che sembra che si stia spaccando: anche le coscienze si stanno spaccando, le famiglie si stanno spaccando. L'unità che ci porta Dio, viene come una proposta, una risposta, una soluzione alla disintegrazione umana, sociale e di famiglia alla quale assistiamo".

Chi sono i romeni ortodossi presenti in Italia? "Si deve dire innanzitutto che i romeni amano tantissimo la Romania, il loro Paese. Non credo che lo amino meno di quanto gli italiani amano l'Italia. Questo significa che il fatto di dover lasciare il loro Paese è ed è stato per loro una tragedia. E allora perché lasciano il loro Paese? Perché la situazione economica obbliga a farlo e non si parte per ricercare il benessere ma per avere il necessario per vivere e si parte nonostante la voglia di lavorare, la formazione professionale e la qualifica in un mestiere. È una situazione molto difficile soprattutto per il ceto medio. A questa situazione si aggiunge poi un'altra tragedia che non si era mai vista fino ad oggi nella storia, ed è quella delle madri che sono obbligate a lasciare i loro figli per cercare di dar loro da mangiare. È un fenomeno diffuso che non ha precedenti nella storia. E non immaginate che siano madri che non amino i loro figli".

Si è superato secondo lei il pregiudizio nei confronti dei romeni? "A me sembra di sì. Nel senso che gli eventi della vita sociale si succedono con velocità e questa velocità fa attirare l'attenzione da altre parti e su altre emergenze. Da parte nostra dobbiamo però avere anche la maturità cristiana di ammettere le nostre mancanze, i nostri difetti e provare a rimediare. Credo però che stiamo cercando anche di dimostrare le nostre qualità. Piano piano la società italiana sta imparando ad apprezzare le nostre qualità. Tra queste sottolineerei il calore del cuore. Quella romena è una comunità che sa manifestare compassione a chi sta in difficoltà. E questo lo potete vedere e constatare con i romeni che lavorano presso le persone anziane accompagnandole spesso fino alla fine. Ci sono donne che portano in chiesa nelle loro liste anche le persone che curano e assistono, affidandole sistematicamente alla preghiera delle comunità".

Eccellenza, un augurio. "Gesù Cristo Risorto è la nostra speranza. Credo che il mondo e l'Italia hanno un grande bisogno di speranza e di senso alle prove che si presentano nella vita. E Gesù morto crocifisso e Risorto diventa per noi compagno di viaggio. Non siamo soli. Gesù ha promesso di stare con coi fino alla fine del mondo e noi ci crediamo''.

di Maria Chiara Biagioni

Fonte: Il Nuovo Torrazzo

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