A eleggere il nuovo sindaco di Bologna anche 2.800 nuovi cittadini italiani e 1.100 comunitari. Ma nelle liste e alle urne la partecipazione rimane scarsa. Saranno quasi 4 mila gli elettori di origine straniera a votare per il prossimo sindaco di Bologna. Ma a rappresentarli, fra i 613 candidati al consiglio comunale, ci sono solo 14 nomi. Sui 3.500 stranieri che negli ultimi anni hanno ottenuto la cittadinanza italiana [dati del Consiglio provinciale degli stranieri], escludendo i minori, sono circa 2.800 gli aventi diritto al voto. «Non c’è una cifra esatta perché si tratta di dati sensibili», spiega Leonardo Barcelò [Pd], primo e finora unico consigliere comunale di origine straniera a sedere a Palazzo d’Accursio. A questi si aggiungono i 1.122 cittadini comunitari che si sono iscritti nella lista aggiuntiva a loro riservata: si tratta di 416 uomini e 706 donne, per la maggior parte di nazionalità rumena [502] e polacca [108]. Pochissimi se si considera che i comunitari residenti a Bologna sono 9.600 [6.200 i rumeni, 1.700 i polacchi]. Così come sono pochi i candidati stranieri al consiglio comunale: appena 14 sui 613 totali.
Ma c’è davvero così poca voglia di politica fra gli stranieri? «I candidati e gli elettori sono pochi perché gli stranieri in Italia si sentono ospiti – spiega Barcelò, esiliato dal Cile nel 1974 e a Bologna dal 1980 – colpa di leggi come la Bossi-Fini e di un clima sociale che continua a non considerarli come cittadini». Anche se a Bologna «la politica non ha mai dato molta attenzione agli stranieri», qualche responsabilità è da imputare anche agli stessi immigrati. «Bisogna parlare dei temi che riguardano la città, non solo della propria condizione di stranieri – spiega Barcelò – bisogna essere capaci di portare avanti le istanze di tutti. È giustissimo chiedere il rispetto dei propri diritti, ma è necessario affrontare i problemi della città, dal traffico all’economia».
18/04/2011
Fonte: Carta
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