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sabato 30 aprile 2011

Messina, stranieri sfruttati nei cantieri vergogna

MESSINA – Illegalità diffusa, mesi di lavoro gratuito e sfruttamento di tanti lavoratori stranieri nei cantieri e nelle piccole aziende, con intimidazioni nei confronti di chi si ribella. Sono molte le denunce raccolte dallo sportello Fillea Cgil di Messina. B. è ragazzo tunisino di 26 anni, vive da due in Italia con la famiglia del fratello e lavorava come apprendista in una piccola azienda che produce astucci per gioielli. Da tre mesi il tunisino non riceve la paga dal datore di lavoro messinese che prende contributi statali per la sua assunzione con l’apprendistato. B. ha protestato perché vuole i salari arretrati e il datore di lavoro voleva obbligarlo a firmare le dimissioni. B. si è rifiutato e il proprietario dell’azienda ha iniziato ad attuare comportamenti vessatori e discriminatori nei confronti del lavoratore. Ingiurie, atteggiamenti aggressivi e intimidatori, allontanamento forzato dal luogo di lavoro sono alcuni dei comportamenti rilevati dal sindacato nel corso del tempo. Convocato dalla Cgil, il datore di lavoro non si è presentato e ora sta per iniziare una causa.

Terribile la condizione di chi è impiegato nei cantieri edili. Alcuni lavoratori rumeni non vengono pagati per più di tre mesi e quando lo sono stati, a novembre e a dicembre scorso, hanno ricevuto buste paga da 300 euro. Invece gli spetterebbero 8 euro l’ora. I datori di lavoro non versano i contributi all’Inps, né alla cassa edile che copre le ferie e la gratifica natalizia. S. C. un giovane muratore rumeno con la moglie a carico e due figli piccoli lasciati in Romani avrebbe diritto agli assegni familiari. Ha scoperto che la sua azienda in realtà ha dichiarato un numero di giorni di lavoro molto inferiore a quelli da lui effettivamente svolti. Così non gli sono stati versati i contributi all’Inps per poter ricevere gli assegni. Si è rivolto al sindacato e ha scoperto pure che la sua paga dovrebbe essere molto più alta. La sottrazione degli assegni familiari causa un danno economico elevato al lavoratore. Per moglie e un figlio si ha diritto a 137 euro, che salgono fino a 350 con 3 bambini a carico.

Un’altra truffa lesiva dei diritti umani sono i finti part time. Un lavoratore polacco fa il manovale nei cantieri per dieci ore al giorno 7 giorni su 7 ma viene pagato al 50% delle ore lavorate. Un muratore rumeno è stato licenziato dal cantiere con un pretesto dopo aver dichiarato apertamente la sua partecipazione al sindacato. Non finisce qui. Spesso capita sia agli italiani sia agli stranieri di essere sottoinquadrati. Sono operai specializzati, carpentieri e risultano essere manovali o muratori, con una perdita per il lavoratore che ammonta fino a 5mila euro l’anno.

“Anche gli italiani spesso lavorano in nero, ma non accettano 300 euro al mese, ne ricevono almeno 600 – spiega Daniele David, da tre anni sindacalista Fillea Cgil nella città dello Stretto – qui si costruiscono residence, si ristrutturano vie e palazzi ma non si pagano i lavoratori, ci sono evasione fiscale, contributiva, della cassa edile e Tfr non pagati. Corruzione dilagante e arroganza, sono le caratteristiche dell’impresa che è diventata criminale: il lavoratore non può ribellarsi e vedere riconosciuti i diritti fondamentali, c’è un ricatto continuo sotto l’incubo del licenziamento”.
29 aprile 2011

Fonte: Tiscali

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