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domenica 29 gennaio 2012

Clochard muore assiderato: «Qui lo conoscevamo tutti»

Tragedia Aveva sessant' anni e di notte si rifugiava sotto il casello daziario di Porta Nuova
Un goccio di vino versato per terra, il resto giù, a scaldare la gola. E poi una candela, accesa, sulla panchina. L' usanza funebre è gitana, sotto il casello daziario di Porta Nuova, da oltre 40 anni ritrovo dei clochard della città, oggi romeni e marocchini. Qui, Amed Alic lo aiutavano tutti. Soprattutto da quando si muoveva con difficoltà sulla sedia a rotelle, da quando quasi non riusciva a parlare. Ieri mattina, Amed è morto di freddo. «Ipotermia», secondo il gelido vocabolario medico. Aveva 60 anni, passaporto turco, origini romene. Tre figli e una moglie che sembra non volesse più vedere. «Era in Italia da quattro, cinque anni, chissà» racconta Sorin. Lui che con Amed ci dormiva. Sedici anni più giovane, trattiene le lacrime; non ci vuole pensare: «Torni un' altra sera, non oggi, ho bevuto». Poi cambia idea: «È stata colpa della sua vita se era diventato così». Solo e solitario. Colpa cioè di una macchina che vent' anni fa lo aveva investito, o forse della famiglia. «Nei suoi occhi era ormai chiaro: si stava lentamente spegnendo». Chi l' ha trovato, ieri mattina, come il marocchino Idris, racconta che «non parlava più da tre giorni», che «quando aveva bisogno di qualcosa, la guardava intensamente e avvicinava la mano». A chiamare il 118, poi, è stato Giorgio, romeno. Qui lo conoscono tutti. È scosso, colpito, si prodiga. Suona un citofono, quello della galleria d' arte sotto la Porta. «Lei lo aiutava sempre, gli dava le sigarette, i vestiti», indica una donna, Rita Calenda: «Amed era una persona gentile, stava sempre qui di fianco all' ingresso - ricorda la gallerista -. Nella piazza ci sono tanti casi simili, ma tutti voltano le spalle: abbiamo chiamato medici, scritto ai consigli di zona, incontrato assessori». Nulla. Alle 9.50, Amed entra al Fatebenefratelli, a pochi metri di distanza. Agitato, quasi incosciente, il cuore che pulsa sempre più lento, bradicardia. Provano a rianimarlo per oltre due ore: infusioni di dopamina, di liquidi caldi. Lo intubano. Ma è tutto inutile. Morirà qua, trenta minuti dopo mezzogiorno. Ora il Comune cerca rimedi. Aperto un Punto Caldo in via Verziere, «primo luogo di accoglienza a Milano» per l' assessore Majorino. Per segnalazioni c' è il numero 02 88465000.
di Valtolina Giacomo
18 gennaio 2012

Fonte: Corriere della Sera

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