La comunità romena si incontra e si racconta attraverso storie quotidiane, punti di vista, fatti di cronaca, appuntamenti e novità, per non dimenticare le radici e per vivere meglio la distanza dal paese natale.
Informazioni utili per i romeni che vivono in Italia, per conoscere le opportunità che la realtà circostante offre e divenire cittadini attivi.

Comunitatea Românească în Italia

Locul unde comunitatea românească se regăsește zilnic în știri, noutăți, mărturii, informații și sfaturi, pentru a nu uita rădăcinile și a trăi mai bine departe de țara natală. Informații utile pentru românii care trăiesc în Italia, despre oportunitățile pe care le oferă realitatea din jur și pentru a deveni cetățeni activi.

Bun găsit pe site! Benvenuto!

Comentează articolele publicate! Commenta gli articoli pubblicati!

domenica 26 maggio 2013

Avezzano, furto sacrilego nella chiesa ortodossa rubate le reliquie dei Santi

Ladri nella parrocchia durante le celebrazioni della Pasqua. Sconvolta la comunità romena nella Marsica. Padre Daniel: "Restituitele"

AVEZZANO. I ladri rubano le reliquie dei Santi martiri Epitteto e Astione approfittando del pienone in chiesa. I fedeli, infatti, erano in attesa di ricevere il sacramento della confessione. È successo nella parrocchia ortodossa romena intorno alle 18.30. Il reverendo padre Daniel Mititelu stava confessando la comunità romena, in vista della Pasqua ortodossa. Quello che doveva essere un momento di aggregazione religioso e sociale, importante per tutta la comunità romena di Avezzano, si è trasformato presto in grande sconforto.

«Non mi sono accorto di quanto è accaduto» commenta padre Daniel Mititelu «ero seduto di fianco all’altare per le confessioni e la chiesa era piena di gente».

Qualche malvivente ha approfittando proprio del via vai di persone per prendere dal cofanetto d’oro, che viene esposto nella comunità ortodossa, un altro cofanetto più piccolo, d’argento, che custodisce le reliquie dei Santi protettori della parrocchia romena.

«Non giudico nessuno» afferma padre Daniel «e non voglio che chi ha sbagliato abbia paura di riparare al danno. Faccio un appello a chi ha preso il cofanetto affinché ce lo restituisca». Parla con le lacrime agli occhi padre Daniel, da sei anni a capo di una comunità di 2mila fedeli che vive ad Avezzano. Molti, ogni domenica, si raccolgono in preghiera nella piccola chiesa costruita in onore di San Giuseppe. Sono più di 10mila i romeni in tutta la Marsica e per tutti loro la piccola chiesa in via Crispi è un punto di riferimento. Da pochi mesi padre Daniel è alla guida anche di un’altra parrocchia, a Sulmona e, per Pasqua, aveva annunciato su Facebook, l’intenzione di portare le reliquie dei Santi anche in Valle Peligna.

«Non so cosa pensare» annuncia il reverendo «se si tratta di un gesto di fanatismo religioso o di un furto per ricavare denaro dalla vendita del cofanetto, che però non ha un grande valore economico. Ho pensato a tutte le opzioni, anche a un bambino che per gioco lo ha preso e lo ha messo nella borsa della mamma. Non mi interessa sapere chi è stato, sono pronto ad aiutarlo» continua padre Daniel, il quale sta setacciando a piedi ogni strada della città alla ricerca delle reliquie. «Voglio solo ridare ai miei fedeli i loro protettori» sottolinea. La notizia si è diffusa subito tra la comunità romena. In molti si stanno recando in chiesa per pregare il ritorno delle reliquie e per baciare il velluto che contorna il baldacchino che le ha custodite finora. «Dio è un padre con l’amore di una madre», conclude padre Daniel, «non accuserò chi ci riporterà qui i nostri santi, sono pronto a perdonare chiunque sia stato». Sul caso indagano i carabinieri.

Magda Tirabassi
08 maggio 2013

Fonte: Il Centro

Trovata dai carabinieri la minore romena scomparsa

In stato di fermo un connazionale. Le indagini sono in corso 

venerdì 10 maggio 2013

Si era allontanata volontariamente dalla propria abitazione la mattina del 13 aprile scorso e, da allora, i carabinieri erano sulle sue tracce. La quindicenne, D. A. H., che si era allontanata dall’abitazione familiare a Passo Corese portando con se solo 20 euro in contanti, aveva subito dei maltrattamenti da parte della madre, perché, dichiarò il genitore, aveva un rendimento scolastico insufficiente. L’intervento dei Carabinieri di Monterotondo e dell’assistente sociale, conseguente ai maltrattamenti denunciati, avevano poi determinato un provvedimento di affidamento esclusivo della stessa minore al padre.

Ciò nonostante la minore si era allontanata senza lasciare dietro di sé alcun indizio, e senza spiegare il gesto. Ma l'attenzione dei carabinieri, anche per alcune segnalazioni, si è spostata subito a Roma dove, verosimilmente, la giovane poteva aver trovato rifugio tra la nutrita cerchia dei propri connazionali. Della scomparsa si sono occupati gli organi di informazione locali e nazionali, ed in particolare, le ricerche, sono state attivate anche dalla trasmissione televisiva “Chi l’ha visto”, di Raitre.

E l'ultima trasmissione ha determinato immediate segnalazioni di avvistamento della ragazza, tutte proprio nella Capitale dove ieri sera è stata rintracciata dai Carabinieri di Cinecittà in un campo nomadi di via Ubaldo Comandini. La ragazza, che si trova in buono stato di salute, dopo essere stata ristorata e accudita dai primi Carabinieri intervenuti, è stata affidata a personale investigativo della Stazione CC di Passo Corese affinché si provvedesse alla ricostruzione di quanto accaduto nei giorni intercorsi tra l’allontanamento ed il ritrovamento.

La giovane ha raccontato che, dopo alcuni giorni in cui aveva vagato tra la stazione ferroviaria di Roma Termini ed alcuni parchi della Capitale, era giunta presso il campo nomadi dove è stata ritrovata. La quindicenne, a suo dire, è stata da subito limitata della propria libertà di movimento dagli stessi componenti del campo nomadi che ben conoscevano la sua condizione di “ricercata”, dove, secondo un asserito antico rito rom, avrebbe potuto continuare a usufruire di vitto ed alloggio solo se si fosse congiunta in matrimonio con uno degli uomini di quell’enclave.

È così che, di fronte alla necessità di aver garantito un luogo dove permanere e dove assolvere alle esigenze primarie di vita, la ragazza è stata indotta a congiungersi in matrimonio con un rumeno, già coniugato. Questi, ritenendosi una sorta di coniuge di fatto, ha poi preteso ed ottenuto ripetuti rapporti sessuali con la giovane che, come ha raccontato ai carabinieri, non aveva realmente mai compiuto gesti di ribellione proprio per la situazione di bisogno di fronte alla quale riteneva di non avere nessuna alternativa.

Queste dichiarazioni hanno consentito i militari di individuare la scorsa notte il responsabile, catturato nel mentre tentava la fuga dal campo nomadi e che è stato sottoposto a fermo di indiziato di delitto poiché ritenuto responsabile dei reati di violenza sessuale e sequestro di persona. Posto a disposizione dell’Autorità Giudiziaria capitolina, è stato rinchiuso presso la Casa Circondariale di Regina Coeli. La minore, così come disposto dalla Procura dei Minori di Roma, è stata temporaneamente affidata ad una congiunta.

Fonte: Il Giornale di Rieti

Ravello. Precipita da un muro di 4 metri, muore operaio rumeno

22/05/2013

Ravello precipita da un muro muore uomo di 52 anni

Ravello, Costiera amalfitana. Tragico incidente mortale questo primo pomeriggio nella Città della Musica ad un operaio rumeno di 52 anni. Andrej Nicolaiev, questo è il nome del bracciante della Romania, è caduto da un muro di quattro metri alla base di un terrazzamento di Ravello, nei pressi del villaggio di Torello. L'uomo è stato trasportato con urgenza all'ospedale Costa d'Amalfi, a Castiglione di Ravello, ma è stato tutto inutile per l'uomo che, forse, è arrivato già senza vita nel plesso ospedaliero.

L'uomo da anni residente con la moglie a Ravello, ha perso l’equilibrio per cause che sono in via di accertamento, mentre era su una scala a raccogliere limoni. E’ caduto pesantemente da un’altezza di circa 5 metri. La sfortuna ha voluto che la testa dell’uomo impattasse violentemente contro una pietra, causando un profondo trauma cranico. Insieme al 52enne si trovava un amico che, però, non era presente nel momento della sciagura ma si trovava poco più in là. Ad insospettirlo è stato il rumore del tonfo e, perciò, è corso per rendersi conto di cosa fosse accaduto, trovando il corpo esanime dell’agricoltore riverso in una pozza di sangue. Immediatamente è stato dato l’allarme e sul posto, nel più breve tempo possibile, è giunto il team del 118, ma lo stato di salute del bracciante agricolo è apparso subito grave. Perciò si è deciso di trasportare il ferito nell’ospedale Costa d’Amalfi dove, nel frattempo, era già stata messa in moto la macchina per le emergenze di questo tipo. Purtroppo tutti i tentativi di rianimare l’operaio si sono dimostrati vani, in quanto l’uomo è giunto nel nosocomio costiero in arresto cardiaco e, dunque, in condizioni disperate. Perciò il 52enne è stato dapprima intubato e, quindi, trasportato in tutta fretta nella sala di rianimazione, dove i medici di turno hanno fatto tutto il possibile per far ritornare a battere nuovamente il cuore, non riuscendo nell’intento. Oltre alla terapia farmacologica, infatti, i sanitari hanno anche effettuato le varie manovre di rianimazione cardiopolmonare, ma la gravità delle ferite riportate ha reso inutili qualsiasi sforzo e non si è potuto fare altro che costatare il decesso. A raccogliere tutti gli elementi utili alle indagini sono stati i carabinieri della stazione di Ravello, insieme ai colleghi della compagnia di Amalfi, sotto la supervisione del capitano Alberto Sabba. I prossimi giorni, comunque, serviranno a capire, in base alle testimonianze, se l’uomo stesse prestando la sua opera nel fondo agricolo in qualità di operaio o a titolo amicale oppure, semplicemente, stesse raccogliendo qualche limone per uso personale. Il magistrato di turno, intanto, in base anche alla relazione del medico legale, ha deciso di riconsegnare la salma ai familiari, ritenendo superflui ulteriori accertamenti. Gaetano de Stefano

La salma sarà riportata in Romania con un carro funebre venuto dalla sua terra natia alla chiesa della Madonna dell'Ospedale è stata celebrata poi una messa dai datori di lavoro per quest'uomo buono e lavoratore stimato da tutti in paese.

Fonte: PositanoNews

Crollo a Velletri, sotto le macerie un’altra vittima del lavoro nero

Mentre carabinieri e vigili del fuoco ancora circondano il palazzo dove ieri un crollo interno ha travolto e ucciso un muratore rumeno di 46 anni, gli abitanti del centro di Velletri ricostruiscono la storia di un restauro come tanti. Lavoratori stranieri sottopagati, scarsa o assente la sicurezza, tutto rigorosamente in nero. “Sentiamo di persone che accettano 30 euro al giorno in nero pur di lavorare”, raccontano alcuni sindacalisti. “Altri due operai che lavoravano nello stesso cantiere pare siano scappati”, spiegano, a sottolineare come la strada dell’illegalità sia sempre più battuta dalle imprese edili e dai privati in cerca di risparmio. Estreme conseguenze di una crisi che nell’edilizia pagano molti lavoratori stranieri. “Ci trattano come schiavi”, attacca Constantin Florea, della comunità rumena di Velletri, che denuncia ritmi di lavoro insostenibili. Al 24 di via San Francesco, in pieno centro storico, ieri è venuto giù un solaio. Franato mentre era in corso l’ampliamento dei locali seminterrati per la realizzazione di un pub. Lavori dei quali risponderà il proprietario del palazzo: un italiano di trent’anni che è ora agli arresti con l’accusa di omicidio colposo e di omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro. Secondo l’agenzia Ansa, il proprietario avrebbe licenziato la ditta regolare e assunto in nero quattro rumeni
di Andrea Palladino
1 maggio 2013

Fonte: Il Fatto Quotidiano


Leggi anche:
Velletri, crolla il solaio di uno stabile. Muore un operaio sotto le macerie
Crollo a Velletri, un romeno che non fa notizia
Crolla un solaio in una casa in ristrutturazione, morto un operaio romeno a Velletri
Primo maggio, si festeggia con un morto sul lavoro

Incidente stradale a Paderno: muore giovane romeno

Gli agenti della polizia locale di Paderno hanno fatto i rilievi. Di certo sull'asfalto è rimasto un lungo segno di frenata

Stiben Mesa Paniagua · 9 maggio 2013

Non c'è stato nulla da fare 

E' morto sul colpo dopo uno schianto tremendo. Ghilas Nicolae, 29enne romeno, residente nel comune di Bresso, ha perso la vita in un attimo, dopo un incidente con la sua moto in via Erba, a Paderno Dugnano, nel Milanese.

Le prime chiamate al 118 sono arrivate alle 17 e 20, pochi istanti dopo l'incidente. Il giovane stava percorrendo la strada in direzione Nova Milanese, quando è andato a sbattere contro un'Audi A6 che svoltava da via Gerlich, sulla destra. Per il centauro l'impatto è stato fatale. Ferito gravemente, ma non in pericolo di vita, anche il passeggero della moto M. A., un 20enne moldavo amico della vittima.

Gli agenti della polizia locale di Paderno hanno fatto i rilievi per capire le responsabilità. Di certo sull'asfalto è rimasto un lungo segno di frenata. Un ultimo tentativo, vano, di evitare la morte per il 29enne.

Si è trattato del terzo incidente mortale sulle strade del milanese in poche ore. Mercoledì mattina una donna in bici è stata uccisa da un camion e martedì era deceduto un noto manager, a bordo del suo scooter.

Fonte: MilanoToday

Romeno 40enne ubriaco entra in autostrada in bicicletta e viene tamponato

GENOVA. 29 APR. Un romeno completamente ubriaco, Adrian F., 40 anni, è entrato questa notte in bicicletta sulla A7 tra Serravalle e Genova senza luci o giubbotto rifrangente ed è stato tamponato da un automobilista che non l’aveva visto.

Trasportato all’ospedale di Novi Ligure gli sono state riscontrate soltanto alcune escoriazioni al volto.

All’uomo, di circa 40 anni, che già nel 2010 per ragioni di ordine e sicurezza pubblica fu espulso dal nostro territorio ed accompagnato all’aeroporto di Fiumicino per essere imbarcato su un volo diretto a Timisoara, è stato riscontrato un tasso alcolemico di 2,62 grammi di alcool per ogni litro di sangue, quantità da coma etilico superando di oltre cinque volte il limite legale di 0,5 g/l.

Ora dovrà rispondere anche di circolazione in stato di ebbrezza e del fatto di essere stato completamente invisibile, multe che si sommano a quella comminata per essere entrato in autostrada in bicicletta. (nella foto della Stradale la bicicletta in questione).

Fonte: Liguria Notizie

Vive in auto, senza un euro: tenta di darsi fuoco sotto il municipio

Valentina Bartos, romena, è stata bloccata da un suo amico e da un carabiniere. Sfrattata, da mesi è costretta a vivere in auto

di Roberto Morello

MONTAGNANA. Ha tentato di darsi fuoco sotto la loggia del municipio. L’ha fermata un amico, quando già si era cosparsa gli indumenti di liquido infiammabile e aveva già in mano l’accendino. Valentina, ovvero Valerica Bartos, 45 anni, rumena, era disperata perchè dall’agosto scorso, dopo lo sfratto, è costretta a vivere in macchina, spostandosi continuamente, dal Palù al Frassine. Un inverno infinito trascorso in auto, per una donna non è il massimo. Sopratutto se è senza un euro.

Valentina aveva aperto un bar nel Veronese, ma le cose le sono andate male. Così la donna ieri mattina, dopo una discussione all'Ufficio anagrafe su un certificato di residenza, ha messo in atto un proposito che meditava da tempo.

All'ingresso di Palazzo Sanmicheli, si è cosparsa da capo a piedi di un liquido infiammabile contenuto in una bottiglia di plastica, minacciando di darsi fuoco con un grande accendino. Erano circa le 10,20. Allertati da una telefonata, i carabinieri della stazione di Montagnana si sono precipitati sul posto e da lì hanno chiamato un'ambulanza dell'Usl 17. Hanno tentato di calmare la donna, ma nessuno osava avvicinarsi, nè i militari dell’Arma, nè gli agenti della polizia locale che avevano portato con sè anche un estintore.

A rompere gli indugi è stato un amico della donna, Valentino Salandin, che si è avventato d’istinto su di lei seguito immediatamente da un carabiniere in borghese: hanno “disarmato” la donna. Poi l’hanno condotta nell'ufficio della polizia locale, dove Valentina ha voluto vedere il sindaco, il vice e l'assessore alla Sicurezza. Poi è stata portata all’ospedale di Monselice e ricoverata nel reparto di Psichiatria per accertamenti. Resterà sotto osservazione fino a lunedì prossimo.

Valentina ha affermato: «Sono stata più volte in Comune, dal sindaco e dall'assistente sociale, avevo già portato le carte dello sfratto e la dichiarazione Isee ,ma mi hanno chiesto di portarle ancora una volta. Mi sento presa in giro, si rimpallano le responsabilità l'una con l'altro. L'assistente dice che è un dipendente e che decide tutto il sindaco, mi reco dal sindaco e mi dice che devo portare le carte. Voglio un alloggio permanente, un tetto sopra la testa. Giovedì mattina sono stata dal vicesindaco e dall'assessore alla Sicurezza che vedevo per la prima volta. Mi hanno proposto di soggiornare dieci giorni in Ostello e che il Comune mi avrebbe pagato solo quello. Mi hanno detto anche che non ci sono alloggi liberi o agibili. Ma io so che invece nei condomini del quartiere Facchini ce ne sono. Le porte sono murate perché non vi entrino gli abusivi».

Ecco la versione del vicesindaco Claudio Arzenton e dell'assessore alla Sicurezza Andrea Draghi. «La rumena l'abbiamo vista per la prima volta giovedì» dicono i due «Ha anche una domanda di trasferimento al Comune di Verona in corso. La sua è una residenza nel limbo. Le abbiamo proposto di soggiornare una decina di giorni in Ostello, ma si è rifiutata. Ha detto di avere un lavoro a Legnago per 300 euro. L’abbiamo consigliata di recarvisi in treno o in bus e semmai di trovarsi un alloggio là. Avremmo seguito comunque il suo caso. Solo che gesti del genere non portano a nulla». Insomma, una vicenda triste e complicata. Difficile da affrontare. Con qualche lato oscuro da chiarire. Una cosa è certa: Valentina, madre di un ragazzo di 25 anni che vive in Romania, è una donna disperata.

12 maggio 2013

Fonte: Il Mattino di Padova

Delitto passionale. Rumena uccisa dall'ex

Sabato 25 Maggio 2013

Angelica Timis, romena di 35 anni, è stata uccisa a coltellate dall'ex convivente italiano a Guardamiglio, nel Lodigiano. L'uomo perseguitava da un anno l'ex compagna.

LODI - Una donna romena di 35 anni, Angelica Timis, è stata uccisa a coltellate ieri dall'ex convivente italiano a Guardamiglio, nel Lodigiano. L'uomo, Maurizio Ciceri, 49 anni, ha atteso la donna all'esterno della casa in cui la vittima faceva le pulizie, l'ha trascinata in un giardino pubblico e l'ha uccisa. Da un anno Maurizio perseguitava Angelica, da quando lei lo aveva lasciato. A Genova un uomo di 58 anni, Bruno Calamaro, ha sparato per gelosia in auto all'amante cubana Yamila, 41 anni, poi l'ha gettata fuori e le ha sparato ancora alla schiena. L'uomo è stato arrestato, la donna rischia la vita e la paralisi

Fonte: LiveSicilia


Leggi anche:
Omicidio a Guardamiglio, l'assassino: l'ho uccisa perché aveva un altro

Uccide moglie e amica e si suicida, tragedia in una famiglia di romeni

Le due donne trovate morte in un appartamento di via Vincenzo di Marco, a Palermo. L'assassino si è poi suicidato lanciandosi sotto un treno
di ROMINA MARCECA

Uccide moglie e amica e si suicida tragedia in una famiglia di romeni Il recupero del cadavere del romeno suicida

PALERMO - Nuovo caso di femminicidio a Palermo. Un uomo di nazionalità romena, Gabril Dimitru, ha ucciso la moglie Mihaela Gavril, anche lei romena, con un colpo d'ascia sul cranio e ha strangolato la sua coinquilina Henryka Piechulska di nazionalità polacca. Poi si è diretto verso la ferrovia metropolitana e si è lanciato sotto il treno in corsa, morendo sfracellato. E' la tragedia avvenuta oggi in circostanze ancora tutte da chiarire.

Poco dopo l'una la circolazione ferroviaria del passante di Palermo era stata bloccata perché un uomo si era tolto la vita gettandosi sotto un treno. Gli inquirenti, a causa delle lesioni e dell'assenza di documenti, non erano riusciti a identificarlo. Poi hanno rintracciato il cellulare dell'uomo e hanno chiamato al telefono la moglie, che però non ha dato risposta. Da qui le ricerche, che hanno condotto all'appartamento di via Vincenzo Di Marco dove le due donne, entrambe collaboratrici domestiche di una trentina d'anni, convivevano.

Gli investigatori hanno trovato la moglie del suicida con il cranio fracassato da un colpo d'ascia, mentre l'altra donna, di nazionalità polacca, era morta strangolata. Adesso il magistrato e le forze dell'ordine sono al lavoro per ricostruire i contorni della tragedia.

(15 maggio 2013)

Fonte: La Repubblica


Leggi anche:
Mihaela e Henryka, uccise in casa. Sgomenta la comunità romena

Ortomercato, clochard morta per la fame: 34 anni, il suo corpo era su una panchina

Tentava di difendersi dal freddo sotto uno strato di coperte. Veniva dalla Romania. Secondo le prime ricostruzioni, è morta di stenti e per abuso di alcol. Era stata già notata nella zona del parco Alessandrini
di MASSIMO PISA

Ortomercato, clochard morta per la fame: 34 anni, il suo corpo era su una panchina

L'ultima bottiglia di brandy non è riuscita nemmeno a finirla. È rimasta lì, vuota per tre quarti, ai piedi della panchina dov'è andata a morire a soli 34 anni, sotto una coperta di lana sdrucita in mezzo al Parco Alessandrini. Ne beveva due al giorno, bottiglie da quattro soldi, da discount, Mariana Elena Grozea, clochard romena che in quei giardini di fronte all'Ortomercato ci passava metà delle sue giornate randagie. O almeno così racconta Adrian, 62 anni, che con lei condivideva un giaciglio in una delle cascine abbandonate di via Bonfadini, sempre dentro al parco, dove i disperati vanno a dormire accanto al campo rom bruciato due volte in un anno.

È stato il compagno a scoprirla lì, senza vita, qualche minuto prima delle 6. Senza cellulare, senza una moneta da inserire in un telefono pubblico superstite, Adrian è andato a piedi fino al varco 4 dell'Ortomercato, in via Varsavia, e ha chiesto a un operaio di poter dare l'allarme al 118. Sono entrati da via Monte Cimone, i lettighieri, ma ogni tentativo di rianimare Mariana era già inutile. Non aveva documenti con sé: né passaporto, né una tessera di mensa o fogli dei Servizi sociali del Comune (ai quali, poi, risulterà sconosciuta).

L'esame esterno del cadavere, di prassi, evidenziava vecchi lividi, ecchimosi verosimilmente provocati da cadute, e Mariana barcollava spesso, racconterà poi Adrian agli agenti delle volanti intervenuti sul posto. E sarà proprio l'uomo a restituirle un'identità

e a raccontarne la storia: "Stavamo insieme da tre anni. Domenica, alle 18, avevamo fatto un salto all'agenzia di scommesse di piazzale Cuoco, un'ora dopo sono tornato a casa mentre lei è rimasta in giro. Mi ha detto che voleva festeggiare la Pasqua ortodossa". Al solito modo, spiegherà Adrian, tra i bar del quartiere o a bere sulle panchine quella quantità assurda di brandy, ogni giorno, fino a disfarsi.

"Le avevo dato un po' di soldi per comprarsi da mangiare - spiegava il 62enne - ma lei andava sempre a spenderseli in alcol. Nella cascina non è mai tornata, quando mi sono svegliato sono andato a cercarla". La pratica passa al commissariato Mecenate, il pm di turno ha disposto l'autopsia. Sulla coperta arancione che avvolgeva Mariana, per tutta la mattina, è rimasto un foglietto scritto a penna, grafia grossolana a stampatello: "Data 06/05/2013. Non toccate. C'era un morto stamattina".
(06 maggio 2013)

Fonte: La Repubblica