mercoledì, 28 marzo 2012
Tragedia oggi a Bologna dove un artigiano di 58 anni di origini campane ma residente a Ozzano dell’Emilia si è dato fuoco in macchina davanti alla sede dell’agenzia delle Entrate e della Commissione tributaria. Pare che all’origine del gesto ci fossero problemi economici e con l’erario. L’uomo è stato salvato da un cittadino romeno e da un vigile. Ora si trova in gravissime condizioni al centro grandi ustionati di Parma.
E’rimasto poco della Fiat Punto in cui si è dato fuoco questa mattina davanti all’agenzia dell’entrate di Via Nanni Costa a Bologna un artigiano edile di 58 anni titolare di un’impresa individuale che ora si trova ricoverato in gravi condizioni al centro grandi ustionati di Parma. A spingere l’uomo, originario della Campania ma residente ad Ozzano dell’Emilia, al gesto estremo pare sia stato un contenzioso con l’erario. Il rogo è divampato questa mattina attorno alle 8.20. L’uomo è uscito dalla vettura, parcheggiata in via Nanni Costa, e un ragazzo romeno ha spento parte delle fiamme con un giaccone che si è carbonizzato. Il vigile Lorenzo Rubbi di una pattuglia impegnata poco distante in operazioni di viabilità presso una scuola vicina e chiamata dai passanti ha poi concluso il salvataggio.
Nel portafoglio dell’artigiano gli agenti hanno trovato tre lettere in cui l’uomo ha fatto accenno al problema di debiti e di tasse che lo avrebbe spinto al drammatico gesto. Nella prima indirizzata alla moglie, si chiede più che altro perdono del gesto, nella seconda indirizzata alla commissione tributaria o all’agenzia delle entrate l’uomo chiede scusa e sostiene di aver pagato le tasse invitando a non chiedere soldi alla moglie dopo la sua morte. Nel terzo biglietto l’uomo avrebbe solo fatto accenno al fatto che sarebbe andato nell’aldilà.
La moglie ignara dei problemi economici del marito, quando ha saputo della tragedia è stata colta da malore. Il pm di turno Massimiliano Rossi ha aperto un fascicolo conoscitivo senza indagati né titolo di reato.
Articolo scritto da: Vittorio Pastanella
Fonte: TeleSanterno
domenica 1 aprile 2012
Bologna: uomo si brucia davanti all’Agenzia delle Entrate, è gravissimo
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Tenta di sparare al datore di lavoro, arrestato romeno
Dopo una lite a Villanova Monteleone, ma il fucile fa cilecca
(ANSA) - SASSARI, 26 MAR - Un operaio romeno di 39 anni, Ovidiu Dumitru, e' stato arrestato dai carabinieri a Villanova Monteleone dopo aver tentato di sparare con un fucile il suo datore di lavoro, Giovanni Bussu, 76 anni. I due avevano avuto una discussione per questioni economiche, qualche ora dopo il romeno ha fatto irruzione nella stanza del datore di lavoro, ha preso il fucile che era agganciato al muro, ma forse per un malfunzionamento dell'arma il colpo non e' partito. L'allevatore ha avuto la prontezza di disarmare il romeno e chiamare i carabinieri.(
Fonte: ANSA
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Carceri, detenuto si impicca in cella
Un detenuto di nazionalità rumena di 40 anni in attesa di giudizio per reati contro il patrimonio si è impiccato nel bagno della propria stanza con una rudimentale corda ricavata dalle lenzuola. È avvenuto ieri verso le 14 nel Carmelo Magli di Taranto. Il detenuto al momento del suicidio era solo nella stanza. A nulla sono valsi i soccorsi portati con immediatezza dal personale di Polizia Penitenziaria e sanitario che hanno cercato, finanche con la respirazione artificiale, di salvare la vita del detenuto. Il Sappe, sindacato autonomo polizia penitenziaria «è ormai stanco di gridare, purtroppo senza esiti positivi, la grave situazione in cui versa il penitenziario del capoluogo ionico. Ormai – fa presente il segretario Federico Pilagatti – si sono superati tutti i record relativi alla capienza di detenuti per un carcere che ha circa 315 posti, ma ospita oltre 720 detenuti. Le sezioni detentive ormai sono strapiene con celle che nate per ospitare un solo, al massimo due detenuti ne arrivano stabilmente a contenerne 4, con un solo agente che deve attendere alla sicurezza di quasi 90 detenuti, e con un organico carente di almeno 50 unità». La situazione del carcere di Taranto e di quelle pugliesi rappresenta per il sindacato autonomo di polizia penitenziaria – «il fallimento della politica del governo che con tanta enfasi ha lanciato il decreto svuota carceri che doveva dare ossigeno ad una situazione ormai drammatica. Infatti abbiamo notizia che nonostante la legge sia in vigore, tutto è rimasto come prima , anzi peggio, poiché sono aumentate solo le incombenze della polizia penitenziaria che deve far fronte al ulteriori aggravi di lavoro. Il Sappe nei prossimi giorni, qualora cadrà nel vuoto questo ulteriore grido di allarme, porrà in essere a tutela della dignità lavorativa dei poliziotti e degli operatori penitenziari che lavorano a Taranto, nonché dei diritti alla dignità da parte dei detenuti che non possono essere trattati come animali per cui una volta arrestati ci si disinteressa dello loro esistenza, tutta una serie di iniziative, consentite dalle leggi, non escluso il ricorso allo sciopero bianco con la rigida applicazione di leggi e regolamenti. Non è possibile che ormai si debba parlare del pianeta carcere solo in occasione della morte di persone, che ormai non fanno neanche piu’ notizia considerata l’abitudine che ci hanno fatto un po’ tutti a queste tragedie.Ma può essere normale che ci si abitui anche alla morte? Si almeno per quelle che avvengono all’interno delle carceri, ormai a tutti gli effetti enormi discariche umane che non fanno più notizia e che non interessano più nessuno». Solo mercoledì scorso un’altra organizzazione, Osapp, aveva reso nota la morte di una detenuta 40 per infarto e nel contempo denunciato la necessità di rivedere il sistema sanitario nelle carceri.
Taranto
31/03/2012
Fonte: Corriere del Giorno
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Il cordoglio per la morte dei 5 ragazzi, la tristezza di Don Antonio: «La famiglia Tiganus è arrivata a Padova da poco, ma si è fatta ben volere»
Dolore. Rabbia. Lacrime. Il giorno dopo la tragedia di Bagnoli cinque famiglie inseguono ancora e inutilmente un perché. Sono quelle di Marina Carmen, Youssef, Jonelia, Dragan Mergim, amici e giovanissimi colleghi morti in una maniera assurta in un primo caldo sabato di primavera. Stavano raggiungendo il campo da «paintball». Un chilometro prima della struttura, la Mercedes guidata da Youssef El Hiba, marocchino di 30 anni residente a Camposampiero ha perso aderenza in prossimità di una curva ed è volata nello scolo Monselesana capovolgendosi, trasformandosi quindi in una trappola. Youssef, era il collante di questo gruppo interetnico, accomunato dalla giovane età e dal lavoro: tutti erano procacciatori di contratti per la Gascom. In realtà loro lavoravano per la We can di Mestrino, che opera in regime di subappalto.
Youssef, era il più esperto. Marina Carmen Tiganus, 18 anni, invece, aveva iniziato neanche una settimana fa. Entusiasta come sempre Marina Carmen aveva accettato l’invito di Youssef di unirsi al gruppo di cui facevano parte anche Mergim Kerellaj, 21 anni kosovaro di Torri di Quartesolo, Dragan Kovakevic, bosniaco di 22 anni di Grumulo delle Abbadesse e Ionella Jenica Popescu, 22 anni, rumena di Grisignano.
Youssef e Marina Carmen si conoscevano da qualche anno. Il giovane, infatti, aveva una fidanzata rumena e frequentava compagnie composte da giovani dell’Est piuttosto che da suoi connazionali. Tra qualche giorno la salma del trentenne verrà trasportata in Marocco. «Siamo in contatto con l’ambasciata marocchina per preparare tutte le carte: Youssef verrà riportato dove abitano i suoi genitori, e sepolto secondo i riti della nostra religione», ha raccontato un ieri in amico che ha accompagnato il fratello di Youssef (che vive a Rovigo) nell’appartamento del giovane a Camposampiero.
Sarà probabilmente celebrato invece nella chiesa di San Carlo all’Arcella il funerale di Marina Carmen Tiganus, 18 anni. La madre Angela ieri ha espresso questo desiderio alle sue amiche. Tuttavia il parroco, don Antonio, non ha ancora ricevuto indicazioni. «La famiglia Tiganus è arrivata da poco nella nostra comunità – ha spiegato il religioso – Conosco mamma e figlia, ma in particolare la mamma perché viene spesso al centro di ascolto della Caritas per cercare lavoro. Si è stabilito un certo rapporto con le volontarie del centro. Infatti so che oggi pomeriggio (ieri) si sarebbero recate a casa della donna a dare conforto». Ed è proprio a queste signore che Angela sta chiedendo aiuto per organizzare l’ultimo saluto alla sua bambina. Marina Carmen aveva raggiunto la mamma dalla Romania nel 2008. Nel 2011 si era diplomata al Ruzza. In città aveva legato con molti ragazzi fra cui Igor Gori Ivori, moldavo, cameriere a chiamata al ristorante pizzeria Gli Eremitani di via Porciglia. «Quando ho conosciuto Marina anche lei faceva la cameriera, a Sarmeola – racconta – Ma si vedeva che era una ragazza che non si sarebbe fermata lì. Alla notizia dell’incidente non volevo crederci perché continuavo a pensare a Marina: era una ragazza solare, sempre disposta ad aiutare gli amici, un vero angelo. Di quell’auto conoscevo solo lei. Con Marina, invece, ero entrato in confidenza: parlavamo di cose normali per ragazzi della nostra età, prima della scuola, adesso del lavoro».
Francesco Zuanon
26 marzo 2012
Fonte: Il Mattino di Padova
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La strage di Bagnoli, il dolore corre sul web
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Serino, incendiato il furgone di un rigattiere rumeno
SERINO - Intorno alle ore 03:00 di questa notte, i carabinieri del Comando Stazione di Serino sono intervenuti alla frazione San Biagio del medesimo Comune di Serino, ove ignoti avevano davano alle fiamme un piccolo e vecchio autocarro intestato a un cittadino rumeno del posto, rigattiere dedito alla raccolta del ferro, ch’era parcheggiato sulla pubblica via.
Il successivo sopralluogo effettuato dai militari della locale Stazione Carabinieri, unitamente anche ai Vigili del Fuoco intervenuti per domare le fiamme, evidenziava l’assoluta dolosità dell’incendio, tanto per le evidenti tracce di liquido infiammabile ancora presenti sul veicolo ormai arso, quanto per la presenza di due sacchi di juta, imbevuti di benzina, ch’erano adagiati sui pneumatici anteriori di altri due autocarri parcheggiati nelle immediate vicinanze e di proprietà di altri 2 rumeni là abitanti.
Il veicolo incendiato, andato parzialmente distrutto dalle fiamme, è stato sottoposto a sequestro dai Carabinieri di Serino, unitamente ai sacchi di juta rinvenuti sugli altri due autocarri. Non si sono comunque registrati feriti, né danni a terzi. Le indagini sono state avviate dai carabinieri di Serino. L’ipotesi più probabile è quella di un incendio originato da problemi personali.
Fonte: IrpiniaOggi
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Viarigi: bottiglia molotov contro auto di ragazza rumena, oscuro il movente del gesto
mercoledì 28 marzo 2012
La giovane era appena rientrata dal lavoro ed aveva parcheggiato la vettura sotto casa. I Carabinieri hanno inviato le indagini del caso
A Viarigi d'Asti, ignoti hanno lanciato una bottiglia incendiaria contro l'auto Chevrolet di proprietà di una ragazza rumena abitante in frazione Valle Pergatti. La giovane era appena rientrata dal lavoro ed aveva parcheggiato la vettura sotto casa.
In seguito al gesto si è propagato un incendio che ha danneggiato la vettura. I Carabinieri, giunti sul posto per le indagini del caso, hanno recuperato parte della bottiglia e del liquido infiammabile che conteneva. I motivi dell'atto vandalico sono sconosciuti. Forse potrebbe trattarsi di un avvertimento o di una vendetta di qualche persona nel cerchio delle conoscenze della giovane.
red. cro
Fonte: AT News
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Incendiata l'auto di una giovane donna romena a Santo Stefano. Si indaga su sfera sentimentale
Santo Stefano al Mare - La vettura che era posteggiata nei pressi del passaggio a livello, è andata completamente distrutta. Accertamenti sono in corso per risalire alle cause dell’incendio che sembra essere di natura dolosa.
Una vettura Peugeot 307, appartenente a una giovane donna romena, disoccupata, è andata in fiamme, la scorsa notte, in via Porta Rossa, a Santo Stefano al mare. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco del distaccamento di Sanremo, che hanno lavorato dalle 2.30 alle 3.45 circa. La vettura che era posteggiata nei pressi del passaggio a livello, è andata distrutta nella parte anteriore.
Accertamenti sono in corso da parte dei carabinieri per risalire alle cause dell’incendio. I militari della locale Stazione stanno indagando sulla vita privata della donna: quindi, ex fidanzati, amici o conoscenti, per capire se a dare fuoco all'auto possa essere stato uno di loro.
di Fabrizio Tenerelli
23/03/2012
Fonte: Riviera24
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Ballerina uccisa, Capparucci: "Tolgo la casa a Sebastian"
Il delitto di Porto Potenza
Lo sfogo dell’ortopedico: "Devo pensare al futuro di mio nipote"
Andreea, la ballerina uccisa a Porto Potenza il 27 gennaio
Macerata, 30 marzo 2012 - «NESSUNA ritorsione: la preoccupazione di Italo Capparucci è tutelare il nipotino di tre anni, figlio di Sebastian, affinché cresca il più serenamente possibile». Attraverso l’avvocato Patrizia Palmieri, a distanza di due mesi all’omicidio di Andreea Cristina Marin, il noto ortopedico entra in scena per la prima volta. Era sempre rimasto in silenzio, dopo che il figlio adottivo era finito in carcere per aver partecipato al massacro della ballerina romena. Ora ha deciso di dire la sua. A tirarlo in ballo, sabato scorso, sono stati gli avvocati Federico Valori e Rossano Romagnoli, legali di Sebastian. Motivo: Italo Capparucci vuole revocare la donazione di un appartamento a Porto Potenza fatta a Sebastian. Appartamento che sarebbe dovuto servire per un primo risarcimento alla famiglia della ragazza. «La trattativa era ben avviata — hanno detto Valori e Romagnoli — per ristorare quantomeno il danno cagionato da Sebastian, ed era partita su impulso di Sebastian stesso. Al di là di ogni giudizio morale, la decisione di revocare la donazione appare una vera e propria ritorsione».
Italo Capparrucci non ci sta. E spiega, tramite il suo legale, i motivi della scelta di riprendersi quell’appartamento. Prima di tutto l’aspetto legale: la donazione è di tipo modale, subordinata cioè all’obbligo a carico di Sebastian di prestare assistenza materiale e morale al genitore (compresa l’eventualità, in caso di bisogno, di mettergli a disposizione l’alloggio stesso). «Ma al di là di questi aspetti — spiega l’avvocato Palmieri —, la decisione del dottor Capparrucci di riprendersi quell’appartamento è dovuta al senso di responsabilità nei confronti del nipote, il figlio di Sebastian, che purtroppo crescerà senza il padre».
LE ACCUSE e le polemiche finiscono per accendere i riflettori anche sui rapporti tra Italo Capparucci e il figlio. E sul fatto che tra i due non ci siano stati più contatti dopo la notte dell’omicidio: Sebastian non ha mai ricevuto una visita in carcere dal padre, né lui (secondo quanto riferito dall’avvocato Palmieri) lo ha più cercato. «Il dottor Capparucci è annichilito — spiega ancora il legale —, volutamente non è andato a trovare il figlio. Ma non lo si può certo accusare di insensibilità. E’ arrivato a una conclusione: è giusto che Sebastian si assuma le sue responsabilità. Ma questo non significa che i rapporti tra i due fossero lacerati. Anzi, tutt’altro».
E il racconto parte da lontano, dai primi anni di vita di Sebastian, nato in Polonia, cresciuto senza i genitori e costretto, dopo la morte della nonna, alla vita di strada con le due sorelle prima di finire in un brefotrofio. Da quell’inferno, racconta l’avvocato Palmieri, lo hanno portato via proprio l’ortopedico e la sua ex moglie, che avevano già un figlio nato dal matrimonio, ma che hanno deciso di adottarne un altro: «Un gesto d’amore», chiosa il legale. «Tra padre e figlio — prosegue — ci sono stati sempre ottimi rapporti. Certo, Sebastian è stato un figlio difficile, ma il dottor Capparucci ha fatto di tutto per lui. Gli ha trovato lavoro più volte, gli ha trasmesso i valori in cui ha sempre creduto. E anche ultimamente erano spesso uno accanto all’altro. Il giorno prima dell’omicidio erano a cena insieme, non c’era alcun problema. Da quel momento non si sono più visti. Italo Capparucci ha saputo dai giornali che il figlio aveva partecipato al massacro di quella povera ragazza».
di Roberto Fiaccarini
Fonte: Il Resto del Carlino
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La ballerina uccisa, a rischio il risarcimento ai familiari
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Omicidio di Cosmina Burlan. Rainieri condannato a 14 anni
Cosmina Burlan
Quattordici anni di reclusione. E' la pena che dovrà scontare Silvano Rainieri, l'operaio 53enne di Parola di Fontanellato, per aver strappato la vita alla giovane prostituta rumena Emilia Cosmina Burlan. E' stato definito un delitto passionale, o d'amore. Anche se di amore, e di pietà, in quella notte del 24 gennaio 2011 Rainieri ne ha mostrati ben pochi. Si era convinto di poter avere una vita insieme a quella lucciola di vent'anni, le aveva dato soldi e sperava che lei abbandonasse il marciapiede per andare a vivere con lui. Di fronte al rifiuto della ragazza, l'ha picchiata e strangolata con una cintura, per poi abbandonarla senza vita in una scarpata nelle campagne di Borghetto di Noceto.
Omicidio volontario, non premeditato. La sentenza pronunciata oggi dal gup Paola Artusi è di 14 anni di reclusione, contro i 16 richiesti dal pm Roberta Licci. L'omicida ha beneficiato di uno sconto di un terzo della pena per il rito abbreviato e si è visto concedere le circostanze attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti di occultamento del cadavere e per aver aggredito la giovane in condizioni di minorata difesa, mentre si trovavano in auto al buio, in un posto isolato.
Il giudice ha tenuto conto anche della volontà di rimediare a quanto fatto: Rainieri ha venduto tutte le sue proprietà e ha risarcito la madre e la sorella della vittima con 200mila euro (LEGGI).
Le donne non si sono costituite parte civile. Si chiude così questa triste vicenda di violenza su una donna, desiderata, comprata e poi buttata via come spazzatura quando ha osato dire di no. (maria chiara perri)
(27 marzo 2012)
Fonte: La Repubblica
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Naro, violenza sessuale contro romena: uomo assolto
Un narese di 65 anni, Giovanni Barbara, è stato assolto dall’accusa di violenza sessuale perché il fatto non sussiste. L’imputato, difeso dall’avvocato Paolo Ingrao, nel 2010 con ripetute minacce e violenze avrebbe costretto una romena di 42 anni, residente sempre a Naro, a subire palpeggiamenti e ad andare a letto con lui
Fonte: CanicattìWeb
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