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domenica 31 agosto 2014

Mano tesa dei rumeni a Viviana Beccalossi: pronti ad incontrarla


LA POLEMICA DOPO LE PAROLE DI FUOCO SULLA MORTE DEL 19ENNE, L’INVITO DEL RAPPRESENTANTE DELLA COMUNITÀ
Mano tesa dei rumeni a Viviana Beccalossi: pronti ad incontrarla
«Così capirà chi siamo veramente» Le condoglianze Il decanato ortodosso e il consolato vicini alle famiglie colpite dal dramma di Verolanuova
di Manuel Bonomo

Bogdan Vasilake, il 19enne romeno che ha causato l’incidente a Verolanuova dove sono morti 2 fratellini (foto Facebook)

Gli ha dato dell’ubriaco e dell’assassino. E pure del rumeno (quasi fosse un attributo dispregiativo). Che si fa? Le si risponde a tono? La si querela? «Ma no, piuttosto la invitiamo a venirci a trovare, per sedersi a un tavolo e parlare».
Un invito, dunque. Così risponde la «Lega Europei per l’Italia» (già “Lega dei Rumeni in Italia”, ribattezzata nel 2007 dopo l’ingresso della Romania nella UE) al commento postato su Facebook da Viviana Beccalossi, relativo alla tragedia di mercoledì sera, che ha provocato la morte dei piccoli Matteo, 11 anni, e Greta, 5 anni, e del diciannovenne rumeno Bogdan Vasilake, alla guida dell’auto che ha causato l’incidente mortale.

«Capisco che si è trattato di un fatto travolgente, di un dramma agghiacchiante, e capisco anche che un politico dovrebbe risparmiare certi commenti a caldo - prosegue Marian Mocanu, rumeno, presidente della Lega e professore, in Italia da oltre vent’anni - ma credo proprio che un incontro sarebbe la soluzione migliore». Un incontro per parlare di cosa? «Dei rumeni. Perché vorremmo spiegare a Viviana Beccalossi (che proprio ieri ha proposto subito una legge sull’omicidio stradale, ndr) cosa è la comunità rumena (non romena, perché se no sembra che siamo tutti rom) e cosa significa essere rumeni in Italia, senza fermarsi - e senza nemmeno cancellare - i dati sulla delinquenza. E poi vorremmo parlarle dei giovani. Di tutti i giovani. Del rapporto che hanno con l’alta velocità, del bisogno di mettere limiti alla potenza delle auto che guidano e di tutto quanto altro possa essere necessario a venire in loro (e in nostro) aiuto».
Insomma, costruire anziché distruggere. Perché, in fondo, anche se dagli esami tossicologici saltasse fuori che Bogdan Vasilake era ubriaco, poco importa che fosse rumeno: era un ragazzo di 19 anni alla guida di auto che andava troppo veloce. Punto.

«Il fatto che fosse rumeno non significa nulla, mentre ci dice molto il fatto che corresse come un matto» commenta in via ufficiosa e anonima la voce di un diplomatico rumeno in Italia. «Condanniamo senza mezze misure quanto accaduto, offriamo le nostre condoglianze ai familiari delle vittime e ci interroghiamo su chi sia responsabile del comportamento del ragazzo». Ci sono però anche dei numeri che parlano chiaro - soprattutto a Brescia - e che premono sull’immaginario collettivo: prostituzione e droga sono spesso collegati ad associazioni mafiose rumene. «È vero e non lo neghiamo - conferma l’anonimo diplomatico - ma è anche vero che, su scala nazionale, la delinquenza rumena non è percentualmente più significativa di quella di altre nazionalità». E aggiunge Mocanu: «Non confondiamo i delinquenti che meriterebbero almeno vent’anni di galera, e che bisognerebbe beccare uno a uno, magari facendo collaborare la polizia italiana con quella rumena, con i ragazzi che schiacciano troppo l’acceleratore e che hanno bisogno di essere educati». A commentare la notizia si aggiunge anche un’altra voce di peso, quella del Decanato Ortodosso della Lombardia, nella persona del decano rumeno Traian Valdman. «Il nostro rammarico è profondo e ci stringiamo alle vittime di una tragedia che ci lascia senza parole. E allo stesso tempo sottolineiamo quanto sia delicato il processo di integrazione: basta una persona coinvolta in un fatto drammatico, a far sì che tutti vengano giudicati. Ci rattrista come uomini e come cristiani. Ma non dimentichiamo: l’integrazione non è automatica, ma è possibile e sta avvenendo».
25 agosto 2014

Fonte: Corriere della Sera


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