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lunedì 18 marzo 2019

Migranti qualificati e lavoro, IDOS: l’Europa dei talenti (sprecati)

L’Europa invecchia e nei prossimi 10 anni la forza lavoro diminuirà di 17,5 milioni di unità. In Italia, già oggi si riscontrano 3,8 milioni di posti vacanti a causa delle carenze in settori chiave come le scienze, la tecnologia, l’ingegneria e la sanità, mentre gli attuali 12 milioni disoccupati per oltre la metà hanno un basso livello di competenze.

Queste ed altre evidenze saranno al centro del dibattito organizzato dal Centro studi e Ricerche IDOS per la presentazione del volume “L’Europa dei talenti. Migrazioni qualificate dentro e fuori l’Unione Europea”, che sarà presentato oggi pomeriggio.

Secondo la Commissione Europea l’immigrazione altamente qualificata può assicurare fino a 6 miliardi di euro di vantaggio economico annuale. Eppure, il mercato del lavoro UE stenta ad utilizzare a pieno il talento degli stessi immigrati già presenti e poco funzionale risulta lo strumento della Carta blu UE, che nel 2017 ha contato appena 24.305 rilasci (di cui solo 301 in Italia).

All’inizio del 2017 sono 16,9 milioni i cittadini comunitari attivi in un altro Stato membro, oltre a 2 milioni di frontalieri (sia lavoratori che studenti). Tra di essi, 3,6 milioni sono lavoratori mediamente qualificati e quasi 3 milioni altamente qualificati (numero quasi triplicato rispetto al 2004). Un terzo è inserito in settori altamente qualificati, come la sanità (11,0%), le attività professionali, scientifiche e tecniche (12,0%) e l’istruzione (10,6%).

In ogni caso, l’aumento delle occupazioni non o poco qualificate tra gli altamente qualificati comunitari attesta un processo di crescente sottoutilizzo (brain waste) di questi giovani migranti, connesso con le difficoltà economiche che coinvolgono quasi un’intera generazione, alle prese con la disoccupazione diffusa, la crescente instabilità lavorativa, un costo della vita relativamente più alto rispetto al salario.

In Italia la situazione è ancora meno soddisfacente per il basso tasso di occupazione (10 punti percentuali e 3,8 milioni di occupati in meno rispetto alla media UE-15). Notevoli sono le carenze in alcuni comparti ad alta qualificazione (sanità, istruzione e pubblica amministrazione). In particolare, dei 2.423.000 occupati stranieri rilevati dall’Istat nel 2017, quasi 2 su 3 (62,8%) svolgono professioni non qualificate o operaie e solo 1 su 14 (7,2%) fa lavori qualificati, risultando più spesso sovraistruiti (nel 35,5% dei casi gli immigrati svolgono mansioni al di sotto del loro livello di formazione). Continuano tuttora a essere limitati gli spazi offerti ai lavoratori qualificati non comunitari (5.000 nel 2017).

“Un paese come l’Italia”, osserva Luca Di Sciullo, presidente di IDOS, “che invecchia rapidamente e che continua a perdere competitività, con una economia in recessione, dovrebbe avere il coraggio di aprire i propri sistemi economici, produttivi e di ricerca ai giovani talenti, sia italiani sia stranieri, prima che essi optino per l’abbandono del paese. La dominante retorica della ‘chiusura’ non solo rivela la chiusura mentale di chi la alimenta, ma autocondanna il paese a un futuro sempre più asfittico e infecondo”.

Fonte:Help Consumatori

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