Tre negozi di alimentari, una scuola pomeridiana di lingua, un parroco, un consigliere comunale e anche un portale web di notizie.La comunità straniera più popolosa e meglio organizzata a Villafranca è quella romena. Coi suoi 1.357 cittadini impiegati in fabbrica e in campagna, come camionisti o come badanti, è ben radicata nel tessuto sociale e conta famiglie residenti qui da un decennio.
Nel 2013, alle elezioni comunali i romeni sono i primi a iscriversi alle liste elettorali per votare il sindaco: diritto previsto dalla Comunità europea per i cittadini stranieri degli Stati membri. In duecento vanno alle urne. Ne esce eletto un consigliere comunale: Catalin Mustatea, oggi in maggioranza, 35 anni, originario della Transilvania, residente a Villafranca con la famiglia e presidente nazionale del partito Identità romena.Promotore del primo sportello badanti, fondatore dell'associazione Momento zero per fare da tramite tra stranieri e istituzioni, ha dato vita all'omonimo portale web di informazione in lingua romena.
Ma non è l'unico punto di riferimento.Circa cento persone, ogni domenica, si riuniscono nella chiesa della Disciplina, dove padre Dumitru Petrovan celebra la messa cattolica con rito bizantino. Petrovan, 42 anni, di Maramures, nella Transilvania dei monti Carpazi («La Dacia libera, mai assoggettata dai romani», puntualizza con fierezza), in base ad un accordo tra le chiese cattoliche italiana e romena, è stato assegnato alla comunità romena di Villafranca un paio d'anni fa. La parrocchia del duomo gli concede la chiesa della Disciplina dove celebra la messa tutti i giorni e dove calamita sia romeni cattolici, in minoranza in Romania, sia ortodossi.
«È la chiesa che unisce», spiega, «di giorno non ci sono molte persone a messa perché la popolazione romena è qui per lavoro e manca la fascia della terza età. Alla domenica, invece, siamo più numerosi».La comunità religiosa organizza pellegrinaggi a Padova, alla Madonna della Corona e a Torino. Ogni novembre, alla festa dei santi, c'è il viaggio a Medjougorie. E poi ci sono le attività culturali, come la festa nazionale della Romania, celebrata ogni primo dicembre: «Andiamo in processione dalla chiesa al castello», racconta Petrovan, «e lì festeggiamo. La chiesa è un luogo di ritrovo, le persone si raccontano del lavoro e di chi l'ha perso. Questo è il problema maggiore».
La crisi si ripercuote infatti anche su queste famiglie: «Alcune, non riuscendo a pagare l'affitto e a mantenere i bambini, hanno fatto ritorno in Romania, altre si sono trasferite in Germania. È una comunità sempre in movimento e soffre: a ogni spostamento lasci una parte di cuore. Il fenomeno è in aumento», conclude Petrovan.
Le cose vanno bene, invece, al primo negozio di alimentari romeno aperto, in piazza IV novembre, nel 2007 da Magdalena Birzu, di Jasi. Cartina della Romania sulla parete, poster di cantanti romeni in tour a Verona e profumo di insaccati e formaggi dell'Est, il negozio serve romeni, serbi e pure italiani che hanno legami con il Paese. I clienti vengono anche da Valeggio, Peschiera e Negrar. Qui acquistano la panna acida, che non si usa in Italia. Il pane con la ricetta romena viene cotto in un forno di Villafranca; scatolame, insaccati (il Parizer, una sorta di wurstel, va per la maggiore), buste e vasetti di frutta e verdura in salamoia (dai peperoncini all'anguria), ben riposti sugli scaffali, arrivano dalla Romania.
Curiosità: i preparati in busta per le torte fanno un giro bizzarro. Hanno scritta romena e arrivano dall'Est, ma sono prodotti a Oppeano. «Mio marito arrivò prima, nel 1998, come muratore», spiega Birzu, «poi l'ho raggiunto: in Romania avevo un negozio. Abbiamo tre bambini, le cose vanno bene. Finché paghiamo le tasse, gli affitti e ci resta qualcosa per noi, siamo contenti».
Fonte:L'Arena
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