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lunedì 29 dicembre 2014

La comunità romena di Sanremo conta oltre 800 persone: intervista a Padre Claudiu, prete ortodosso

Padre Mihai Attila Claudiu, prete ortodosso a Sanremo, ci ha aperto le porte della comunità romena per darci l'occasione di comprenderla meglio e di chiarirci qualche dubbio.

 La Romania, terra di Dracula, di zingari e di briganti. Questo è un luogo comune su cui la nostra ignoranza si fa particolarmente acuta. I giudizi che diamo su un popolo senza nemmeno conoscerlo, se non per alcuni fatti di cronaca, fornisce un metro di misura della nostra civiltà.

 Eppure, nonostante questi pregiudizi, abbiamo messo in casa dei nostri anziani malati e soli, spesso proprio una badante romena. Quel lavoro in campagna per cui non abbiamo trovato nessuno disponibile perchè di livello troppo basso, alla fine lo abbiamo dato ad un romeno.

 Il muretto in casa che ci si è rotto e va rifatto, lo affidiamo niente di meno che ad un muratore romeno. Non sempre è così, ma nella maggior parte dei casi la paura contro l'uomo nero e lo zingaro si assottiglia molto se possiamo vedere in lui un risparmio economico. Il fatto che il popolo romeno sia latino quanto il nostro spesso non tocca l'interesse di nessuno.

 Il fatto che le tradizioni, gli usi e i costumi dei romeni abbiano molto in comune con i nostri, è qualcosa che spesso fa comodo non sapere.

 La storia rappresenta le radici di un popolo e talvolta sarebbe utile ricordare, per esempio, che quando l'Impero Romano crollò in Italia, esso continuò ancora a lungo nel paese che oggi è la Romania. La vita si sa, come dicevano gli stoici, è una ruota che gira.

 Padre Mihai Attila Claudiu, prete ortodosso a Sanremo, ci ha aperto le porte della comunità romena per darci l'occasione di comprenderla meglio e di chiarirci qualche dubbio.

 Quanti membri ci sono nella vostra comunità? Siete uniti? Che cosa vi lega? A Sanremo ci sono circa 800 romeni iscritti, ma nella Parrocchia, che comprende la zona dal confine a Albenga, il numero si aggira attorno alle 2500 persone. Essendo una comunità nazionale abbiamo un buon rapporto di vicinanza fra di noi e soprattutto le persone per bene, che per fortuna rappresentano la maggioranza, provano ad avere una vita in comunità piuttosto che a vivere da singoli. Ci lega la spiritualità cristiana e il modo di essere vicini. Ovunque vadano i romeni la prima cosa che fanno è una chiesa. Poi aggiungono altre cose...

 Quali feste nazionali avete portato qui, quali avete dimenticato e quali custodite da festeggiare solamente nel vostro Paese? Come e quando festeggiate il Natale? Le feste nazionali sono state un po' abbandonate, ad eccezione per il 1 dicembre che rappresenta la festa ufficiale della nostra nazione. Invece la Pasqua, le feste della parrocchia e ovviamente il Natale vengono molto ben vissute e preparate con cura. Il Natale si festeggia il 25 dicembre perchè la Chiesa Ortodossa Romena usa il calendario gregoriano, nuovo. Anche le famiglie romene si radunano attorno all'abete, intonano canti natalizi denominati "colinde" e preparano piatti tipici a base di maiale. Nei quaranta giorni che precedono il Natale osserviamo una sorta di quaresima in cui è necessario essere confessati, fare la comunione ed effettuare un relativo digiuno.

 Quali sono i riti e le usanze tipiche dei vostri matrimoni? Quali riti e preparativi utilizzate per prepararvi al matrimonio? Un matrimonio cristiano ortodosso chiede una certa preparazione molto simile a quello cattolico. Il nostro matrimonio prevede inoltre il rito dell'incoronazione al momento dello scambio degli anelli. Questo rito bizzantino, osservato da circa un millennio, mette in evidenza l'unione in Cristo della copia. Segue poi una festa di circa 3 giorni che a volte, a seconda delle regioni, può durare di più.

 Siete superstiziosi? Qual'è il vostro corrispondente del gatto nero? Potrei dire che assomigliamo molto a voi in questo. In fin dei conti abbiamo la stessa radice...

 I vostri piatti tipici, continuano ad essere tipici anche qui o li avete fatti diventare piatti delle grandi occasioni? Cosa cucinate durante le feste che ritenete importanti per la vostra comunità? Vi piace la cucina ligure? Il popolo romeno ha accolto in un modo quasi totale la cucina ligure. La troviamo molto buona e soprattutto sana. Però durante le grandi feste preferiamo riaprire sempre la porta verso le abitudini di casa nostra. Non mancano sulle nostre tavole: la minestra tipica choamata Ciorba, il tipico involtino di carne che si chiama sarmalute e infine i cozonac ossia i dolci tipici.

 Quanto e come comunicate con la vostra famiglia di origine che è rimasta a casa? Usate internet, videochiamate con skype oppure scrivete ancora delle lettere? Oggi scriviamo meno lettere. Internet e la telefonia portano avanti la comunicazione fra i romeni venuti e rimasti a casa. Non essendo la lontananza eccessiva, (circa 2000 km ossia 25-30 ore in macchina) le visite sono abbastanza frequenti. Durante le feste o d'estate le persone vanno a casa a trovare i loro cari. Possiamo dire che le famiglie tengono molto al vedersi il più possibile.

 Vi manca qualcosa per sentirvi parte della comunità di questa provincia? Se si lo considerate un pro o un contro? Anche se la comunità locale inizialmente non si presenta come la più amica, l'integrazione procede molto bene. Da quando la Chiesa Ortodossa Romena ha iniziato la sua attività in questo territorio le cose sono sicuramente migliorate. Oggi viviamo in una buona realtà in cui le tante amicizie fra la comunità locale e quella romena testimoniano un buon rapporto fra di noi e sopratutto fra le autorità civili e religiose. L'integrazione secondo me è già avvenuta e la presenza della comunità romena, sia a Sanremo che in Italia, ha portato un reale progresso. Qualche nostro connazionale non si comporta esattamente come prevede un mondo civile; siamo coscienti del fatto che in questo modo disonorino il resto della comunità che lavora e vive onestamente. Per ciascuno di noi è un vanto essere romeni, cristiani e persone per bene in un mondo che sempre di più diventa un paese.

 La cooperazione fra popoli pare a volte essere un'utopia data dal fatto che troppo spesso lavoriamo affinchè alcune differenze rimangano tali. I fatti di cronaca che sentiamo in televisione e che ci sconvolgono al punto di avere paura ad uscire di casa, riguardano tutti i popoli, compreso quello italiano. Fare di tutta l'erba un fascio non porta da nessuna parte, ma cercare di conoscersi e comprendersi sicuramente crea unità, forza e sicurezza.

 Fonte:Sanremo News

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