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sabato 2 marzo 2013

Cittadini comunitari “problematici”: cosa accade in Italia?

di Piero Innocenti il 24 febbraio 2013. L'analisi

Non molti sanno che anche nei confronti dei cittadini comunitari l’autorità può disporre, in situazioni particolari, l’allontanamento dal territorio nazionale con il “rimpatrio” nel paese di origine. Generalmente la stampa si occupa di sbarchi di migranti via mare, di “clandestini” ( brutto termine, purtroppo ancora largamente usato a livello istituzionale e da molti organi d’informazione) rintracciati dalle forze di polizia durante i controlli su strada, di stranieri respinti alla frontiera o espulsi o accompagnati nei Cie per l’identificazione. Poco si sa, invece, sui cittadini europei rimpatriati perché la loro permanenza in Italia non era più in linea con la normativa interna ed in particolare con quanto previsto dal decreto legislativo del 6 febbraio 2007 n.30 (“Attuazione della direttiva 2004/38/CE relativa al diritto dei cittadini dell’Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri”) e successive modifiche ( i decreti legge 181/2007 e 189/2011) .

In sostanza, nel rispetto dei principi comunitari vigenti ( la libera circolazione dei cittadini dell’UE è, come noto, una delle libertà fondamentali), la legislazione italiana prevede la possibilità di adottare provvedimenti di “allontanamento” ( termine più “soft” rispetto a quello di “espulsione” utilizzato con gli “stranieri”) dei cittadini comunitari nei casi in cui emergano motivi particolarmente gravi che determinano allarme sociale ( sicurezza dello Stato, imperativi di pubblica sicurezza, di ordine pubblico, di pubblica sicurezza). In altri casi l’allontanamento scatta quando vengono meno le condizioni che legittimano il diritto di soggiorno nel nostro territorio nazionale. Sono di competenza del Prefetto i provvedimenti per motivi di “pubblica sicurezza” ed “imperativi di pubblica sicurezza” ( vengono definiti dal comma 7 dell’articolo 20 del suindicato decreto legislativo e sono desunti da quei comportamenti del cittadino che abbiano compromesso diritti fondamentali della persona, la dignità umana, l’incolumità pubblica). Per questi ultimi, limitatamente a quelli da adottare nei confronti di cittadini dell’UE minorenni o che abbiano soggiornato in Italia nei precedenti dieci anni, la competenza è del Ministro dell’Interno. Sempre a quest’ultimo competono gli “allontanamenti” per motivi di ordine pubblico e di sicurezza dello Stato. Le motivazioni alla base dei provvedimenti sono formulate a seguito di adeguata valutazione ed istruttoria svolte, di norma, dalle Questure che eseguono, poi, dopo la notifica agli interessati, il provvedimento. Per l’allontanamento con accompagnamento alla frontiera del “comunitario” è necessaria, come per lo straniero, la preventiva richiesta di convalida al giudice di pace competente per territorio. La durata del divieto di reingresso in Italia non può essere superiore a tre anni ( l’inosservanza è sanzionata con la reclusione fino a tre anni).

Dando un rapido sguardo ai dati nazionali (consolidati) dei primi undici mesi del 2012 si rileva come siano stati 4.172 i “comunitari” rintracciati e risultati irregolari ( furono 3.136 nello stesso periodo del 2011). Di questi, 788 sono stati rimpatriati per motivi imperativi di pubblica sicurezza, di pubblica sicurezza, di ordine pubblico ( 741 nell’analogo arco di tempo del 2011), 325 non rimpatriati e 3.059 “intimati” a lasciare il territorio nazionale entro trenta giorni ( nello stesso periodo del 2011 furono 2.268).

Nel 2013, alla data del 31 gennaio, sono stati 131 i cittadini comunitari irregolari rintracciati e di questi 23 sono stati effettivamente rimpatriati per motivi di p.s e imperativi di p.s. con inosservanza del divieto di reingresso in Italia. Se si vanno a considerare le nazionalità, si scopre che i romeni (92) sono in testa alla graduatoria seguiti,a notevole distanza, da cittadini bulgari, polacchi, portoghesi e francesi. Un quadro, dunque, che sembrerebbe rappresentare i cittadini romeni come i “comunitari” più “problematici” nel nostro paese avendo accumulato denunce penali e/o sentenze di condanna per delitti che hanno motivato l’adozione dei provvedimenti di allontanamento.

Fonte: LiberaInformazione

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