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martedì 21 gennaio 2014

Finta società rumena per frodare il fisco: sequestro per 5 milioni

L’OPERAZIONE

la ditta operante nel settore della cancelleria aveva in realtà sede a Cologno Monzese. Omessi ricavi per 17 milioni

Controlli della Guardia di Finanza

In teoria doveva essere una società romena, con sede a Bucarest, ad operare nel settore della cancelleria (toner, stampanti, materiale per ufficio). In realtà l’azienda era italiana, italianissima e lavorava a Cologno Monzese, col piccolo particolare di aver omesso al fisco del nostro paese ricavi per 17 milioni di euro, evadendo Iva per 5 milioni di euro. A scoprire l’imbroglio, messo in atto dai due rappresentanti legali della società, sono stati i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Milano e del gruppo di Sesto San Giovanni, che lunedì mattina hanno eseguito un maxi sequestro di beni, mobili ed immobili, quote societarie e conti correnti per quasi 5 milioni di euro, su impulso del giudice per le indagini preliminari di Monza.

L’INDAGINE - L’attività è il frutto di un lavoro svolto dalle Fiamme Gialle di Sesto San Giovanni nei confronti di una società con sede a Cologno Monzese, all¹interno della quale operava anche un soggetto giuridico dichiarato di diritto romeno. Le operazioni di polizia tributaria, svolte nei confronti di quest’ultimo e durate circa due mesi, hanno consentito di appurare che l’attività era interamente svolta in italia. Non solo, ma nella frode al fisco era coinvolta una terza società domestica con sede a Cologno e collegata alle prime da vincoli familiari degli amministratori, che emetteva e utilizzava documenti fiscali inesistenti. Sono stati denunciati all’autorità giudiziaria 2 amministratori per dichiarazione fraudolenta e 12 persone per emissione di fatture per operazioni inesistenti.

IL SEQUESTRO - Il Tribunale ha deciso di far sequestrare la totalità di una società con un volume d’affari intorno ai 9 milioni di euro, il 50% delle quote societarie di un’altra società riconducibili ad uno dei due rappresentanti legali (quindi tutte le strutture ed i conti correnti sono stati cautelati nominando un curatore anche per salvaguardare la decina di posti di lavoro), nonché alcuni terreni ed immobili di proprietà di uno degli indagati ed i conti correnti nella sua disponibilità per circa 2 milioni di euro.

13 gennaio 2014
Ferdinando Baron

Fonte: Corriere della Sera

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