4 novembre 2015
Sorin e Luminita Cirlan sono marito e moglie. Vivono a Bacau, cittadina nell'est della Romania. Lui è ispettore di polizia sanitaria, lei segretaria. Ma i loro stipendi non bastano per andare avanti. E per assicurare un futuro alla loro bambina, Stefania. Così, alla fine degli anni '90, quando il paese è strangolato dall'inflazione, decidono di partire. Stefania ha appena 3 anni, ma devono lasciarla in Romania, accudita dai nonni e da una zia. In Italia vengono ospitati da alcuni amici: Sorin va nei cantieri, in un autolavaggio, fa l'operaio, l'elettricista, poi trova un posto come addetto ai sistemi di allarme di un'azienda farmaceutica. Luminita, dopo aver fatto la baby sitter e le pulizie a ore, viene assunta come collaboratrice domestica in una famiglia di Roma, dove lavora ancora oggi. Riprendono Stefania sette anni dopo il loro arrivo in Italia. Oggi sono cinquantenni e sereni, Stefania ha 21 anni, studia Economia all'università e parla con l'accento romano. Ma è stata dura, e, a volte, lo è ancora. "Molti italiani vedono i romeni come stranieri di serie B - raccontano - è ingiusto e faticoso. E lasciare nostra figlia è stato un grande dolore, un trauma. Se però avrà un futuro migliore del nostro, ne sarà valsa la pena"
servizio di Valeria Teodonio
immagini e montaggio di Alberto Mascia
Fonte: La Repubblica
lunedì 9 novembre 2015
La mia storia - La famiglia romena: "Fu un trauma lasciare nostra figlia"
Pubblicato da
Catalina Sava
alle
10:42
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