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domenica 10 marzo 2013

Trovato dell'acido nel succo di frutta che avvelenò la 24enne di Tarquinia

Indiscrezioni dulla perizia disposta dalla Procura
La ragazza sta ancora male: ha lo stomaco perforato

VITERBO - Una sostanza acida sarebbe stata rinvenuta nel campione di succo di frutta prelevato per le analisi dal perito nominato dalla Procura di Civitavecchia. È quanto trapela dalle indagini sul caso della ragazza di Tarquinia, Laura Iftimia, 24 anni, che dopo avere bevuto la bibita in un bar di Tarquinia per poco non ci ha rimesso la vita. Laura, romena, mamma di una bimba di 4 anni, è tenuta sotto stretta osservanza dai medici e da quel maledetto lunedì 18 febbraio non può più mangiare normalmente ma alimentarsi solo di cibi liquidi. È uscita dall’ospedale ma sta ancora male e con l’esofago perforato rischia l’invalidità.

«Le sue condizioni - spiega l’avvocato Paola Girotti - sono monitorate giorno per giorno dai sanitari. È una ragazza molto giovane, ci si augura che il suo fisico reagisca al meglio. Ma di certo, anche in relazione alla sua giovane età, ha riportato un danno enorme». Intanto, entro lunedì il tecnico dell’Arpa, l’Agenzia regionale per l’ambiente, incaricato della perizia sulla quantità di succo di frutta rimasta nel bicchiere e sequestrata dalla polizia, dovrebbe depositare i risultati ufficiali delle analisi.

Al momento sono indagate quattro persone per le lesioni riportate da Iftimia e dalla cognata, che ha sorseggiato dallo stesso bicchiere e che se l’è cavata con 7 giorni di prognosi. Si tratta del titolare del bar, dove la bevanda è stata servita, del padre, anche lui presente al momento (e che ha accusato un malore provando a bere una piccola quantità del liquido dopo avere visto Iftimia perdere i sensi), di un funzionario della linea di produzione della società emiliana che produce la bevanda e di un responsabile del consorzio che provvede all’imbottigliamento del prodotto.

Tutto da capire come e quando la sostanza acida sia stata immessa nel succo. Difficile che potesse essere nel bicchiere, per le gravi conseguenze riportate da Iftimia.

Una delle ipotesi iniziali al vaglio degli inquirenti (i carabinieri del Nas hanno relazionato su tutta la catena di produzione e distribuzione) è che all’interno della confezione in vetro della linea bar possano essere rimasti residui acidi del procedimento di lavaggio industriale prima del riempimento.

Ma l’azienda assicura che il lotto a cui apparteneva anche il succo alla mela verde servito al Lido, sarebbe scaduto a breve e che era da anni in circolazione. Ergo, se qualcosa fosse andata storta nella linea di produzione, vi sarebbero stati altri casi. Che, invece, non risultano.

Venerdì 08 Marzo 2013

Fonte: Il Messaggero

1 commento:

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