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mercoledì 26 febbraio 2014

Immigrazione, alla UE risulta che i lavoratori stranieri danno più benefici che problemi

L'organo europeo ha preso in esame 6 città, tra cui Torino, dove si stima che il gettito fiscale dei contribuenti comunitari (per il 91,8% rumeni) frutti alle casse del comune circa 1,5 miliardi di euro. Le altre città sono state Barcellona, Amburgo, Dublino, Lille e Praga e sono state scelte in base alla composizione multinazionale della propria popolazione

di MAURIZIO BONGIOANNI
15 febbraio 2014

Immigrazione, alla UE risulta che i lavoratori stranieri danno più benefici che problemi

ROMA - Giorni dopo i risultati del referendum svizzero, che ha messo al bando i lavoratori stranieri, è uscito un rapporto firmato dalla Commissione Europea che dimostra come la mobilità dei lavoratori cittadini dell'Unione Europea dia molti più benefici che problemi. L'organo europeo ha preso in esame 6 città, tra cui Torino, dove si stima che il gettito fiscale dei contribuenti comunitari (per il 91,8% rumeni) frutti alle casse del comune circa 1,5 miliardi di euro: cifra al di sopra delle spese sostenute per la loro ospitalità. Le altre città prese in esame sono state Barcellona, Amburgo, Dublino, Lille e Praga e sono state scelte in base alla composizione multinazionale della propria popolazione. Nel capoluogo piemontese e ad Amburgo, in special modo, i nuovi arrivati contribuiscono a stabilizzare il mercato del lavoro, accettando mansioni poco qualificate, aiutando nello sviluppo il tessuto imprenditoriale creando nuove attività. Diverso è, per esempio, a Dublino dove i cittadini stranieri stanno contribuendo allo sviluppo di nuovi settori, in particolare a quello hi-tech.

I dati. A Torino i cittadini stranieri comunitari vengono impiegati prevalentemente nei lavori domestici (quasi il 50%) e nelle costruzioni (15%). Le ragioni della mobilità stanno essenzialmente nel cogliere nuove opportunità di lavoro e quindi, secondo lo studio, le persone che si muovono sono generalmente più giovani ed economicamente più attivi della popolazione locale della città campionate. Inoltre, l'afflusso di cittadini dell'UE giovani e in età lavorativa contribuirebbe ad arginare i problemi connessi all'invecchiamento demografico e alla contrazione della forza lavoro. I problemi quindi non sono per gli autoctoni quanto per i nuovi arrivati: questi ultimi tendono a essere iperqualificati rispetto alla forza lavoro locale (e ad accontentarsi di impieghi meno qualificati), il che implica uno spreco di risorse umane, contrario ai potenziali benefici della mobilità all'interno dell'Unione; in alcuni casi sono emerse disparità salariali tra i cittadini nazionali e i cittadini di altri Stati membri; i cittadini che si trasferiscono non sempre godono delle stesse opportunità abitative e di integrazione scolastica dei figli, sebbene lavorino e paghino le tasse.

Le buone pratiche. Lo studio mette in risalto quali possono essere le buone pratiche da imitare: ad esempio a Torino, la Camera di commercio e l'Inps supportano e aiutano gli stranieri nella costituzione di una nuova impresa, soprattutto attraverso la formazione. Ma sicuramente il caso più interessante rimane quello di Barcellona dove il 31% dei nuovi arrivati è italiano. La città spagnola aiuta a combattere gli stereotipi sull'immigrazione attraverso il sostegno ad associazioni locali. Inoltre ha aiutato 1300 nuovi imprenditori nell'ultimo anno attraverso il programma cittadino Barcellona Activa dando informazioni commerciali e formazione agli imprenditori.

La mobilità va migliorando. Il successo dei programmi di integrazione seguiti nelle sei città campionate è attestato dal fatto che l'atteggiamento nei confronti della mobilità va man mano migliorando: "La libera circolazione è benefica per l'Europa, per i suoi cittadini e per le sue economie. Certo comporta delle sfide per alcune città, sfide che vanno affrontate, ma sarebbe sbagliato mettere in discussione il diritto alla libera circolazione" ha commentato Viviane Reding, vicepresidente e commissaria per la giustizia, i diritti fondamentali e la cittadinanza, lanciando una frecciatina diretta al referendum svizzero. "Gli esempi di Barcellona, Dublino, Amburgo, Lille, Praga e Torino ci dimostrano che questa trasformazione è possibile. Se gli enti locali di tutta Europa prenderanno spunto dagli esempi più vincenti di politiche di integrazione urbana dei cittadini europei, ci sarà un beneficio di tutti".

Fonte: La Repubblica

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