La comunità romena si incontra e si racconta attraverso storie quotidiane, punti di vista, fatti di cronaca, appuntamenti e novità, per non dimenticare le radici e per vivere meglio la distanza dal paese natale.
Informazioni utili per i romeni che vivono in Italia, per conoscere le opportunità che la realtà circostante offre e divenire cittadini attivi.

Comunitatea Românească în Italia

Locul unde comunitatea românească se regăsește zilnic în știri, noutăți, mărturii, informații și sfaturi, pentru a nu uita rădăcinile și a trăi mai bine departe de țara natală. Informații utile pentru românii care trăiesc în Italia, despre oportunitățile pe care le oferă realitatea din jur și pentru a deveni cetățeni activi.

Bun găsit pe site! Benvenuto!

Comentează articolele publicate! Commenta gli articoli pubblicati!

martedì 14 luglio 2020

Smart working in emergenza per tutto il 2020, poi diventerà strutturale con una riforma del lavoro

Smart working avanti tutta. Lo ha deciso il Parlamento prima con il via libera alla conversione del decreto rilancio – manca solo un passaggio formale in Senato, ma il testo è ormai blindato – e poi lo ha confermato il presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, con l’annuncio della proroga fino al 31 dicembre dello stato d’emergenza per il Coronavirus. Nel pratica fino a fine anno le aziende private – dove possibile – saranno incentivate a proseguire con il lavoro agile che sarà – invece – un diritto per i genitori con figli fino a 14 anni (a patto che siano entrambi lavoratori). Nella pubblica amministrazione, invece, si continuerà con il 50% di dipendenti al lavoro da remoto: un numero che salirà fino al 60% a partire dal 2021.

Una decisione in qualche modo attesa: lo stato d’emergenza sarebbe terminato il 31 luglio, ma gli esperti temono una seconda ondata epidemiologica in autunno. E nel frattempo con l’incertezza che regna ancora sovrana in materia di scuola e istruzione, l’esecutivo ha preferito mettere le mani avanti per non dover riavviare la macchina e poi spegnerla improvvisamente tra qualche settimana.

Non era scontato, invece, che collegato all’articolo 90 del decreto rilancio venisse presentato un disegno di legge – prima firmataria l’onorevole Valentina Barzotti (M5s) – per rendere strutturale il lavoro agile, una volta terminata l’emergenza. “Si stima – dice la deputata – che i lavoratori coinvolti siano stati circa due milioni nella pubblica amministrazione e altrettanti nel privato: una rivoluzione avvenuta senza preparazione, con i tempi stretti dettati dall’emergenza sanitaria”.

Una rivoluzione a cui l’Italia non era per nulla pronta. Secondo l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, lo scorso anno, i lavoratori “agili” in Italia erano appena 570mila. Un numero in crescita del 20% rispetto al 2018, ma ancora risibile a fronte dell’intera popolazione. Anche perché è difficile capire quanti potrebbero realmente accedere a questa modalità di lavoro: “Se ci riferissimo ai soli “white collar” operanti in realtà con almeno 10 addetti – si legge sull’Osservatorio -, potremmo affermare che in Italia ci sono circa 5 milioni di lavoratori dipendenti che potrebbero accedere allo Smart Working, il che ci porterebbe a stimare una penetrazione attuale di circa il 10%. Questa analisi, tuttavia, rischia di essere limitata in prospettiva futura: infatti le nuove tecnologie abilitano cambiamenti profondi nell’organizzazione del lavoro (si pensi ad esempio alla multicanalità, al 3D Printing o all’Intelligenza Artificiale) destinati a rivoluzionare gli stereotipi sulle professionalità, rendendo flessibili e basate sull’informazione tantissime mansioni fino ad oggi ritenute rigide e vincolate, come quelle di operai, manutentori, addetti al retail e operatori di sportello. Se dunque allargassimo la platea dei potenziali smart worker anche oltre i confini settoriali comunemente considerati, sarebbe possibile stimare in Italia un numero di lavoratori molto più elevato, in prospettiva assai vicino al totale dei circa 18 milioni di lavoratori dipendenti presenti in Italia”.

A mancare, fino ad oggi, è stata la cultura. “Con la tecnologia che abbiamo a disposizione possiamo fare praticamente tutto da remoto, ma serve una cambio di passo mentale” dice Enrico Noseda, Chief Innovation Advisor di Cariplo Factory che poi aggiunge: “Bisogna imparare a lavorare in maniera più efficiente, valutando i risultati e non il tempo passato alla scrivania”.

Esattamente la direzione in cui ha intenzione di muoversi il Movimento 5 Stelle di concerto con il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo. Allo scopo è stato anche istituito un Osservatorio nazionale per il mercato del lavoro che si occuperà anche di “individuare e definire dei fabbisogni generati dalle trasformazioni del mercato del lavoro e supportare l’individuazione dell’offerta formativa, tecnica e scolastica professionale in base alle richieste dei nuovi profili professionali emergenti”.

In quest’ottica il disegno di legge del Movimento punta a trovare un equilibrio tra gli interessi delle aziende e i diritti del lavoratori: “Fattore di non secondaria importanza è il diritto alla disconnessione – chiosa Barzotti -. Su questo argomento l’attenzione della ministra Catalfo è molto elevata. Adesso che, finalmente, il lavoro agile è entrato prepotentemente nelle dinamiche aziendali, abbiamo la responsabilità di renderlo strutturale, ma anche di fissare dei limiti imprescindibili tra vita privata e lavorativa”.

Giuliano Balestreri  
10/7/2020

Nessun commento:

Posta un commento