La comunità romena si incontra e si racconta attraverso storie quotidiane, punti di vista, fatti di cronaca, appuntamenti e novità, per non dimenticare le radici e per vivere meglio la distanza dal paese natale.
Informazioni utili per i romeni che vivono in Italia, per conoscere le opportunità che la realtà circostante offre e divenire cittadini attivi.

Comunitatea Românească în Italia

Locul unde comunitatea românească se regăsește zilnic în știri, noutăți, mărturii, informații și sfaturi, pentru a nu uita rădăcinile și a trăi mai bine departe de țara natală. Informații utile pentru românii care trăiesc în Italia, despre oportunitățile pe care le oferă realitatea din jur și pentru a deveni cetățeni activi.

Bun găsit pe site! Benvenuto!

Comentează articolele publicate! Commenta gli articoli pubblicati!

domenica 23 dicembre 2012

Diventa commessa nel forno del nonno a gestione rumena

Nadia Stuani con una collega
LA STORIA

Era chiuso. Lo riapre una straniera. In via Bietti, dove si trova il panificio, in cento metri ci sono quattro negozi gestiti da stranieri

Il «Forno di Nino», storica panetteria di Caravaggio riapre a conduzione rumena. La società che ha preso in affitto il negozio si chiama «Danubio», la titolare è della Romania mentre la nipote del fondatore farà la commessa. È un segno dell'Italia che cambia. Un mutamento che in via Bietti, dove la panetteria ha sede è particolarmente evidente. Il «Forno di Nino», infatti, è il quarto esercizio commerciale in 100 metri aperto da stranieri. Dopo la pizzeria egiziana e una macelleria islamica, l'anno scorso è passato di mano anche il bar «21-12», locale storico della città che sotto le insegne «Gelateria Ferri» e «Clio bar» è stato uno dei punti di ritrovo per generazioni di ragazzi. Ora è gestito da una famiglia di cinesi, da alcune settimane è stato ammodernato e ha cambiato nome in un italianissimo «Bar sport».

Adesso è il turno de «Il forno di Nino» della famiglia Stuani che è da sempre punto di riferimento della via. Da ieri ha riaperto aggiungendo all'insegna la dicitura «delizie rumene» e propone in un'insolita joint-venture prodotti tipici dell'Est e pane italiano.
Aperto nel 1966 da Natale, uno dei tre fratelli Stuani, panettieri per antonomasia in città, il forno non ha mai cessato di funzionare e viene portato avanti dagli eredi. Da poco meno di un anno, però, il negozio che vi fa da corredo aveva le saracinesche abbassate. Ceduto tre anni fa in gestione, all'inizio del 2012 era stato chiuso. Troppo difficile fare concorrenza alla grande distribuzione. Ecco allora che per superare il momento critico è nata l'idea di sposare i sapori italiani con quelli rumeni.
«Da quasi un anno - racconta Silvia Stuani, nipote del fondatore - il negozio era chiuso. Mi si stringeva il cuore a vederlo così. Anche perché è lì che sono cresciuta». Riaprirlo sembrava una missione impossibile. «Per farci solo un panificio era troppo grande - spiega -. La mia intenzione era utilizzarne solo una parte e tornare a vendere direttamente il pane, le focacce e i dolci che mia sorella Anna e il marito Luca continuano a produrre».

È a questo punto che la strada di Silvia si incontra con quella di Maria Lavinia Sucitu, trentenne rumena da sette anni in Italia e che già dal 2008 si è lanciata nel settore aprendo un negozio a Roma. «I rumeni che vivono in Italia sono tanti - dice - e sentono la mancanza dei piatti tipici del loro Paese. La richiesta di poter acquistare anche qui dolci, salumi e formaggi rumeni è in continua crescita. Così quattro anni fa ho avviato un negozio a Roma. Adesso stavo cercando l'occasione di aprirne un altro. A Caravaggio vive una nutrita comunità di nostri connazionali. Questo negozio è il posto giusto. Trovo elettrizzante l'abbinata con il pane degli Stuani e i prodotti delle valli bergamasche e i prodotti naturali della cooperativa Manterga di Vedeseta».
Le due hanno trovato un'intesa. Sucitu ha preso in affitto il negozio e lo gestirà, mentre Stuani sarà commessa alle sue dipendenze. «Per me non è un problema - commenta la nipote del fondatore - conosco questo mestiere perché ci sono cresciuta».

Pietro Tosca
17 dicembre 2012

Fonte: Corriere della Sera

Nessun commento:

Posta un commento