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lunedì 22 aprile 2013

Gassman, io romeno dal cuore d'oro

In sala dal 18 aprile Razzabastarda, suo esordio alla regia
16 aprile

Gassman, io romeno dal cuore d'oro

di Francesco Gallo

"Ci sono in Italia sei milioni di migranti di cui un milione e mezzo romeni. Racconto di persone che sbagliano molto, violente, faccio vedere cose che nessuno vuole vedere, ma solo per l'integrazione. Il nostro paese sarà democratico quando i bambini di genitori stranieri saranno italiani". Così Alessandro Gassman parla di Razzabastarda, suo esordio alla regia, nelle sale dal 18 aprile in 50 copie distribuite da Moviemax. Nel film è Roman, un romeno poco di buono che vive in periferia spacciando cocaina, ma che ha a cuore solo il figlio Nicu (Giovanni Anzaldo) che ama in maniera esagerata. Come nella piece teatrale 'Cuba and his Teddy Bear' dello scrittore cubano Reinaldo Podov, già messa in scena da Robert De Niro e portata a teatro dallo stesso Gassman, protagonista è il rumoroso Roman, che ama urlare più che parlare ed è devoto alla Madonna Nera alla quale lo lega soprattutto un voto, quello di poter sognare per il figlio un futuro felice lontano dai guai con la giustizia. Nicu, invece, ha un po' vergogna delle sue origini romene che nasconde alla sua ragazza. Tra i personaggi di questa storia di periferia girata in bianco e nero ci sono poi Geco (Manrico Gammarota), socio d'affari di Roman e una sorta di zio di Nicu, il Talebano (Sergio Meogrossi), tossicodipendente colto e raffinato che affascina il giovane figlio di Roman come d'altronde la bella Dorina (Madalina Ghenea), fidanzata di Dragos (Matteo Taranto), malavitoso romeno nel campo della prostituzione. Infine, in Razzabastarda, anche un cameo di Michele Placido nel ruolo dell'avvocato Silvestri. "Nelle tre stagioni a teatro - spiega Alessandro Gassman, oggi a Roma per presentare questo film sostenuto da Amnesty International - oltre 230.000 persone sono venute a vedere questo spettacolo che era in 3d, a colori e non in bianco e nero. Questo è comunque un piccolo film - aggiunge - fatto in totale libertà. Lo considero, comunque, più che un lavoro iperrealista, un'opera impressionista. Non volevo che fosse un lavoro attaccato alla realtà. Per quanto riguarda le cose che mi accomunano ai personaggi di Razzabastarda, c'é il fatto di essere un sangue misto con una madre di razza ebraica, che dovette cambiare il suo cognome Ambron in Ambrosi durante il fascismo". L'accento romeno, spiega l'attore-regista, "l'ho perfezionato in tre anni di repliche a teatro. Molto poi l'ho appreso da due operai che mi hanno ristrutturato il bagno a casa e anche da alcuni trasportatori romeni della compagnia teatrale che per due anni, seguendo lo spettacolo serale, piangevano ogni volta. I romeni sono molto sensibili". Nel futuro di Alessandro Gassman ancora regie cinematografiche: "Ho due storie pronte, due commedie amare che hanno come protagonisti due anziani. Insomma sono pronto a continuare in questo lavoro di regista che mi piace molto".

Fonte: ANSA

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