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domenica 28 aprile 2013

Romena sola nella Capitale partorisce, mamma romana adotta lei e il bimbo

L'odissea di una giovane dell'Est ignorata per 4 ore in ospedale. Arriva Letizia, l'aiuta e la ospita in casa con il bimbo: «aveva paura glielo togliessereo perché non ha soldi e casa»

di LAURA BOGLIOLO

ROMA - Rannicchiata su una sedia, piange, si dispera. Ha il volto da bambina, occhi chiarissimi affogati in un mare di dolore. È sola, incinta di nove mesi, non parla italiano e crede di essere in un pronto soccorso. Da 4 ore aspetta che un medico la visiti, ma nessuno le si avvicina. Romena, vent'anni, la chiameremo Maria, incontra il suo angelo solo quando Letizia Pietrangeli, 48 anni, impiegata romana, entra nell'ambulatorio di Ginecologia dell'ospedale Umberto I per una visita: «Ho visto quella giovane disperata con il pancione e ho cercato di aiutarla».

SOLA IN ITALIA
Maria è stremata, è arrivata in ospedale dopo un lungo viaggio da una città del Sud. Poi nero sul suo destino: era andata in Italia in vacanza con il compagno che dopo qualche giorno è scomparso. A Maria resta solo qualche euro e un biglietto scritto dall’ex: «Torna in Romania da sola». La giovane prende il treno, a Termini si sente male: inizia la corsa in ospedale dopo aver chiesto aiuto a un tassista. Questa è la storia di Maria, di una giovane che si ritrova da sola, incinta di nove mesi, in una città caotica che per quattro ore la ignora. Ma è anche la storia dell’altra Roma, quella degli occhi di una mamma romana che ruggiscono quando si tratta di difendere la vita di un’altra madre. Letizia, separata, con un figlio, in quella sala d’attesa grida, cerca un medico: «Mi hanno detto - racconta - di andare al pronto soccorso, per la visita a Ginecologia erano necessari la prenotazione e il ticket. Al pronto soccorso un'infermiera credeva che volessimo saltare la fila nell’ambulatorio, ma Maria stava veramente male».

L’ANGELO IN SOCCORSO
Dopo la visita di un medico, la giovane viene subito ricoverata. Maria sdraiata su una barella lascia la mano di Letizia ma i loro sguardi restano impigliati nel mare mosso degli affetti. L'impiegata lascia il numero di cellulare alle infermiere che continuano a chiedere: «Ma lei è una parente?». No, Letizia è solo una sconosciuta con un gran cuore. Dopo qualche giorno arriva la telefonata: «Maria sta per partorire». L’impiegata lascia tutto, corre in ospedale, non vuole che la giovane sia sola. Assiste al parto, la consola e piange con lei quando nasce il piccolo. Ma intanto la legge fa il suo corso. Arriva l’assistente sociale: Maria non ha soldi, casa, lavoro. La giovane è terrorizzata, teme che possano portarle via il bimbo, chiama Letizia che racconta: «Mi si è stretto il cuore ho pensato a quale futuro potessero avere, soli, senza un euro». Letizia firma i documenti per il rilascio dall’ospedale, parla con l’assistente sociale, in pratica adotta Maria e il bimbo: li porta a casa. «Non potevo rimanere indifferente», dice mentre culla il fagottino seduta sul divano. «Ora la cosa più urgente è attivare la procedura per farle assegnare un medico di base», sussurra Letizia. Intanto è scattata l’ora della poppata, Maria prende il biberon: il latte materno non c’è più, scomparso per il trauma.

laura.bogliolo@ilmessaggero.it
Sabato 27 Aprile

Fonte: Il Messaggero

1 commento:

Anonimo ha detto...

In questo mondo si trova anche le persone per bene Dio protege tutti !!!

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