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domenica 18 maggio 2014

Nel corto "24 su 24" storie di badanti romene: donne che 'curano'

Fenomeno in Italia raccontato dalla giornalista Miruna Cajvaneanu

Roma, 15 mag. (TMNews) - La scelta difficile di lasciare la propria famiglia per andare a lavorare all'estero, sacrificando il sogno di una vita normale per garantirla ai propri figli o nipoti. Storie di donne. Storie di vita di una fascia della popolazione così invisibile ma nello stesso tempo così indispensabile per l'Italia di oggi. "24 su 24 è il cortometraggio che la giornalista romena Miruna Cajvaneanu, che cura il blog "Matrioske" sull'Huffington Post, ha presentato al Festival L'Anello debole 2014 di Capodarco di Fermo in collaborazione con Karim Metref che si è occupato del montaggio.

Sei interviste ad altrettante donne romene, da anni in Italia, sullo sfondo di una festa di compleanno di una di loro. "Lo abbiamo realizzato con una piccola videocamera e l'obiettivo è toccare un argomento di cui si parla poco: la vita delle badanti ha spiegato Miruna Cajvaneanu - Non è un termine che ci piace ma è l'unico che comprende lo spettro delle assistenti familiari, delle collaboratrici domenistiche, delle baby sitter. Lavori fatti da una popolazione nascosta anche per chi beneficia dei loro servizi".

"Sono arrivata per mia figlia che è nata con una brutta malattia, sono venuta qua per offrirle una vita migliore - racconta nel video una di loro. Per fortuna ora mia figlia sta meglio, ma il mio sogno è portare qui il resto della famiglia". Il più delle volte è la mancanza di occupazione a far decidere di unirsi alla diaspora: "Sono venuta per mancanza di lavoro e soldi, per fare andare avanti la mia famiglia: ho preferito abbandonare il mio Paese e lavorare in Italia".

E poi, nelle confidenze, affiorano anche i ricordi brutti di questi anni passati al servizio delle famiglie: "La prima volta non ti dicono le condizioni vere di salute, poi ti fanno il contratto e solo dopo ti dicono che devi fare un sacco di cose: lo stipendio è poco per noi che lavoriamo anche di notte", aggiunge un'altra delle intervistate. "Se io ti pago è per questo, siamo trattati come schiavi è la cosa pià brutta", chiosa.

"E' una vita di sacrifici - spiega ancora l'autrice - per il mio lavoro sono spesso in contatto con queste donne meravigliose che sacrificano parte della loro vita e della famiglia in Romania per venire qui. Loro mi parlano e si confidano, c'è un rapporto di fiducia reciproca. e ho cercato di far vedere la loro normalità".

Fonte: TMNews

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