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domenica 9 settembre 2012

Il lavoro domestico non conosce crisi

Professioni 5 settembre 2012

​Se c’è un settore lavorativo che non risente della crisi, è quello dell’aiuto domestico. Colf e badanti fanno sempre più parte del tessuto familiare italiano: il loro numero è in costante aumento, e la Romania si conferma il principale Paese di provenienza. Dai dati diffusi ieri dall’Inps, quest’anno si è registrato un aumento dell’8,37% di lavoratori domestici regolarmente iscritti. Secondo l’Istituto nazionale di previdenza sociale, infatti, colf e badanti erano 681mila nel 2011, mentre lo scorso mese di luglio risultavano già oltre 738mila.

La maggior parte dei lavoratori (651.718) ha un solo rapporto di lavoro, mentre poco più di 59mila hanno due rapporti e 16.476 ne hanno tre. Il numero massimo di rapporti di lavoro per lavoratore è 13. La maggioranza dei datori di lavoro è di nazionalità italiana (768.356), cifra che scende considerevolmente se si tratta di stranieri: i datori comunitari sono 9.129, quelli extracomunitari 37.768. Le nazioni straniere con il maggior numero di datori di lavoro sono Cina (3.393), Marocco (3.154), Francia (2.240), India (1.929) e Svizzera (1.692). La maggior parte dei collaboratori familiari sono extracomunitari (420.628), mentre gli italiani sono 137.653 e i comunitari 180.258. Le nazioni estere con il maggior numero di lavoratori vedono al primo posto la Romania (145.767) seguita, con numeri più bassi, da Ucraina (86.948), Filippine (66.893), Moldavia (49.593) e Perù (29.997).

Il presidente dell’istituto, Antonio Mastrapasqua, è intervenuto ieri sul tema delle sanatorie di colf e badanti, definendole «utili», ma serve anche «senso civico da parte di ogni cittadino». Per il presidente dell’Inps è importante soprattutto «fare emergere il lavoro irregolare, ma più importante è far rimanere».L’Inps, spiega, «non può andare presso le case e controllare. Io mi appello al senso civico di ognuno: immaginare che gli ispettori dell’istituto bussino alle porte è un richiamo triste a una sensibilità sociale ed etica che credo ognuno debba avere, almeno all’interno delle proprie mura domestiche». «Di fatto ogni volta che si fa una sanatoria - aggiunge Mastrapasqua - non è per importare manodopera, ma per regolarizzare quella già presente: sono propositi positivi e condivisibili. L’istituto è riuscito a telematizzare il totale delle prestazioni di tutto il lavoro domestico e siamo riusciti a fare il primo bilancio dell’emersione del 2009 (scaturita dalla legge 102 del 2009)». E ha ricordato che ci sono state 235mila regolarizzazioni: «un numero molto grande: è emersa tantissima manodopera che fino a quel momento era stata pagata in nero». Al primo giugno 2012, sottolinea, «il 70% è scomparso, ha cessato il loro rapporto di lavoro ed è rimasto solo il 30%».

Verosimilmente, quindi, «il lavoratore si è "reimmerso" nel mondo del nero. Questa è la sconfitta di operazioni di questo genere». Per questo, ha dichiarato, «servono politiche di verifica di questi provvedimenti di emersione, per evitare che il vantaggio per il lavoratore diventi invece un microvantaggio per il datore di lavoro che però dopo ha più opportunità di non pagare la persona ufficialmente». In questo modo, conclude, «si vanifica quello che è stato un grosso impegno sia da parte dello Stato che dei lavoratori».

Gregorio Massa

Fonte: Avvenire

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