Il paziente ricoverato a Mestre e non operato nella città del Santo era nella lista d’emergenza nazionale
di Maurizio Dianese
UDINE - Il primario di Cardiochirurgia di Udine, il professor Ugolino Livi, non ha dubbi: «Il paziente ricoverato a Mestre era in pericolo di vita e andava operato d’urgenza.
La sua situazione clinica era talmente grave che è stato inserito nella lista di emergenza nazionale e vuol dire che il primo cuore a disposizione in tutta Italia sarebbe stato per lui. Anche perché il tempo a disposizione era poco. Un paziente in quelle condizioni ha circa 15 giorni di vita, se non viene trapiantato. Lo abbiamo salvato grazie alle capacità e alla professionalità dei cardiochirurghi di Mestre che hanno saputo gestire l’emergenza per parecchi giorni prima del nostro intervento».
Rincara la dose il professor Roberto Peressutti che dirige il Centro regionale dei trapianti del Friuli: «Se il paziente colpito da infarto era tenuto in vita solo grazie alla circolazione extracorporea, c’era poco da discutere. Io ho autorizzato il trapianto perché l’urgenza clinica era certificata sulla base di criteri scientifici indiscutibili e fissati in modo molto preciso».
Intanto la Regione Veneto ha aperto ufficialmente un’inchiesta per esaminare il caso. E l’Azienda ospedaliera di Padova - che si è difesa nei giorni scorsi dicendo che il trapianto di cuore poteva aspettare, che il caso di G.N., marittimo di origine rumena, di 53 anni, non era urgente - interpellata ieri non ha voluto replicare. Anche se lo stesso cardiochirurgo di Padova, ha scritto nella sua relazione che il marittimo, colpito da infarto l’8 agosto mentre si trovava su una nave attraccata a Marghera, doveva essere messo in lista per il trapianto. Ma in Romania. Le due testimonianze di Udine comunque chiudono il caso mentre gettano perplessità sulla blasonata clinica che fu del prof. Vincenzo Gallucci, il medico che ha eseguito il primo trapianto di cuore in Italia. Il marittimo rumeno è finito addirittura fuori lista. Perché rumeno? Sembra proprio di sì se è vero che qualcuno avrebbe sentito a Padova pronunciare la frase: «I cuori degli italiani vanno di preferenza agli italiani. Questa è una direttiva del Nord Italian Transplant». In ogni caso, direttiva o non direttiva, dall’ospedale di Padova è stato consigliato il trasporto in Romania. Taglia corto il prof. Ugolino Livi: «Già trasferire un paziente in quelle condizioni da Mestre a Udine è una impresa, figuriamoci trasferirlo in Romania. L’abbiamo fatto in qualche caso, dal Sud Italia, ma abbiamo chiesto un Hercules perché bisogna far salire l’ambulanza in aereo. I rischi aumentano in modo esponenziale». Dunque, se Padova ha valutato che il paziente poteva aspettare, ha sbagliato e se ha giudicato che poteva essere trasportato in Romania ha sbagliato due volte. «Lo ripeto, il paziente non è stato inserito in una lista d’attesa per il trapianto, ma nella lista d’emergenza nazionale. E i criteri sono stringenti, non li decidiamo noi a Udine, sono stabiliti a livello nazionale, uguali per tutti».
Sabato 25 Agosto 2012 Ultimo aggiornamento: Lunedì 27 Agosto
Fonte: Il Gazzettino
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Citeste si:
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domenica 2 settembre 2012
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Pubblicato da
Catalina Sava
alle
23:18
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