Laura Angela Hrincu, dalla Transilvania al lavoro stagionale a Cala Gonone «I miei figli si sentono nuoresi, mio marito fa il saldatore a Pratosardo»
Quando lei ha lasciato la Romania ed è arrivata in Sardegna per la prima volta, nel 2005, c’erano ancora le famose “quote” di ingresso... lei è arrivata con un visto turistico?
«Sì, un visto per tre mesi, anche se poi sono rimasta qui per cinque mesi e così alla frontiera ho anche dovuto pagare una multa, un bel po’, altrimenti non potevo più uscire liberamente... ».
Adesso comunque è tutto finito, non è più così?
«Sì, sì, dal 2007, da quando la Romania è entrata nell’Unione europea».
Quando lei è arrivata qui, immaginava cosa avrebbe trovato, cosa l’aspettava?
«No, la prima cosa che mi veniva in mente era di comprare un costume da bagno perché volevo andare al mare, sì, di solito non metto mai le cose negative, sono una persona ottimista che... credo nelle persone, che tutti sono così».
E con la lingua italiana come ha fatto?
«È una cosa interessante perché prima di venire qua, ero già in liceo, e... non lo so... ho visto in un giornale che faceva una pubblicità chi vuole parlare qualche lingua straniera e io ho scelto la lingua italiana, ce l’ho anche adesso a casa, e così ho iniziato... perché ogni mese mi portavano un cd, un libro da studiare... ».
Autodidatta, quindi?
«Sì, sì. L’ho fatto per quasi due anni. E in questo periodo, avevo già diciotto, diciannove anni, ho conosciuto mio marito e alla fine ho pagato lui tutti questi corsi di imparare la lingua italiana... ».
Li ha fatti anche lui?
«Sì, così, ma non dall’inizio. Dall’inizio ho studiato io. Un po’. E poi dove lavoravo in Romania c’era un’amica che veniva sempre in Sardegna, in Gonone, a Cala Gonone, è lei che mi ha proposto di venire qui anch’io».
Cosa le diceva, questa sua amica, della Sardegna?
«Mi diceva che è un posto bellissimo, mi ha fatto anche vedere tutto su internet, tutto, come sono pagata, tutte queste cose, come devo stare lì per tre quattro mesi».
Una volta arrivata, il sogno della Sardegna si è realizzato veramente oppure c’è stato qualcosa che non è andata come sperava all’inizio?
«C’era solo questo problema dove ho lavorato i primi due mesi, non è che non mi pagava solo a me, anche ai sardi, italiani, lei la padrona era proprio così. Però con tutte le altre persone mi sono trovata benissimo, non ho avuto un’esperienza così brutta come è successo a altre persone».
Da quando vive a Nuoro?
«Dal 2008. A Gonone dal 2005, ma a Nuoro con tutta la famiglia sono dal 2005. Sono sposata, anche mio marito è qua a Nuoro e lavora qua a Nuoro, abbiamo due figli, e tutti e due finiscono quest’anno la quinta elementare... ».
Sono nati qui?
«No, però li abbiamo portati qui quattro anni fa. Hanno fatto dall’inizio a scuola... ».
Lei che lavoro fa?
«Io lavoro sempre in estate, lavoro in Gonone, in albergo. In generale sono con la mia famiglia, mi occupo di casa, dei bambini, dei figli».
E suo marito cosa fa?
«Saldatore, il suo mestiere».
In una impresa privata?
«Sì, dai fratelli Ladu, a Pratosardo, e lavora lì dall’inizio».
Siete arrivati insieme qui in Sardegna?
«No, prima io, e poi l’ho portato a mio marito qua in vacanza e gli è piaciuto qua e alla fine si è trovato il lavoro qua».
In Romania cosa facevate? Quale era il vostro lavoro?
«Lui, lo stesso, saldatore, perché è il suo mestiere, per tredici anni l’ha fatto in Romania. Invece io ho lavorato come, come si dice? come sarta in una sartoria, facevo le camice queste cose qua».
E come mai ha deciso di lasciare la Romania per venire a lavorare qui in Sardegna?
«Mio marito era più pagato di me, lì in Romania siamo stati benissimo però io volevo qualcosa di più, volevo guadagnare anch’io di più, avere una maggiore autonomia come donna e quindi sono venuta qui in Gonone, per la stagione estiva, e sono stata benissimo. E poi mi piace da morire il mare, e anche la gente è molto brava. Poi ho pensato anche ai miei figli perché soprattutto uno di loro deve respirare aria di mare. E quindi va bene stare vicini al mare, dove stavamo noi in Romania, invece, eravamo lontanissimi dal mare».
Dove sono nati i vostri figli?
«In Romania, uno nel 2000 e l’altro nel 2001, quindi sono grandetti entrambi, diciamo anche così».
E ora? Sognate di tornare in Romania?
«No, ogni tanto di andare lì per vedere i parenti. Non sono tornata in Romania per quattro anni, l’anno scorso sono andata finalmente, perché alla fine sono nata lì e perché anche il sangue ti chiama. Però i miei figli sono abituati qua... ».
Sono nuoresi, ormai.
«Sì, uno ogni tanto parla anche la lingua sarda, per esempio, perché è sempre in giro con i suoi compagni di classe, loro vengono a casa nostra, i nostri figli vanno a casa loro e fanno anche pallavolo e quindi sono abituati qua».
Quindi vi sentite nuoresi e nuoresi volete rimanere?
«Mio marito dice sempre quando siamo un po’ anziani andiamo in Romania, in pensione, ma non si sa questo, non si sa».
Qui a Nuoro frequentate più vostri connazionali oppure più nuoresi?
«No, no... di solito andiamo a casa loro, le persone che hanno la famiglia, usciamo il sabato e la domenica, magari andiamo al mare... ».
Il mare vi piace proprio...
«Sì, sì... per fare qualche pic-nic, la griglia... ».
Il suo arrivo in Sardegna è stato anche il primo impatto con l’Italia?
«Sì anche se ogni volta che venivo in Gonone andavo per due settimane da amici a Roma per fare un po’ di giro, per vedere un po’».
C’è molta differenza tra i sardi e i romani?
«Sì, i romani sono, come si dice? Ignoranti... si può dire così?, non ti guardano in faccia, non ti aiutano, scappano, vanno via, sono... sono diversi, molto diversi».
Trova affinità, invece, tra i sardi e i romeni? Ci assomigliamo? Come carattere? Come tradizioni? O semplicemente come modi di fare?
«No, no, è diverso, diverso, tutto diverso».
Come vede, lei romena diventata barbaricina, le donne sarde di Nuoro?
«Ah... così? Di solito dove andavo io erano sempre con le braccia aperte, mi sono trovata bene. A Nuoro. Anche in Gonone, dove vado anche adesso sono contenti... ogni volta che mi vedono mi dicono Laura ben tornata. Ma naturalmente anche qui a Nuoro sono persone e persone, c’è gente e gente, perché non tutti non è che sono uguali, non è che sono tutti bravi, diciamo la verità, come ovunque succede».
15 maggio 2013
Fonte: La Nuova Sardegna
domenica 2 giugno 2013
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1 commento:
Tutto bello, ma la riposta alla domanda:
C’è molta differenza tra i sardi e i romani?
«Sì, i romani sono, come si dice? Ignoranti... si può dire così?, non ti guardano in faccia, non ti aiutano, scappano, vanno via, sono... sono diversi, molto diversi». La domanda Viene dopo che dice di essere stata a Roma ma mi chiede se abbia capito male ( romeni o romani )? In tal caso da Romano dico alla signora che forse non è proprio così come pensa lei...
Gabriele Roma.
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