Rimini
La comunità ortodossa rumena è ancora in attesa di un aiuto per individuare una struttura adeguata per il culto
I romeni: "Comune aiutaci, non siamo di serie B"
14/aprile/2014
RIMINI - La comunità ortodossa rumena è ancora in attesa di un aiuto per individuare una struttura adeguata per il culto. E chiede al Comune di Rimini di non sottrarsi a tale richiesta, avanzata già da più di cinque anni. E’ infatti dal dicembre 2008 che gli ortodossi rumeni, staccatisi dalla parrocchia ortodossa delle Celle, hanno deciso di fare da soli per poter celebrare la divina liturgia nella loro lingua. In quel periodo, quando ancora c’era il Quartiere 4 presieduto da Giovanna Zoffoli, oggi consigliere comunale del Pd, proprio la Zoffoli venne incontro alle richieste della comunità mettendo a disposizione la sala principale nella sede di via De Warthema, utilizzata dall’associazione pensionati.
Ma con l’andare del tempo è divenuto sempre più difficile mantenere una convivenza fra i due gruppi (pur in presenza di un contratto) che hanno esigenze e finalità obiettivamente diverse. Un esempio della difficoltà di contemperare le varie istanze è quello di mercoledì scorso: il sacerdote officiante, padre Marcian Claudiu Bucurenciu, aveva chiesto il favore di usare la sala per una messa per la salute, anticipata rispetto alla data inizialmente programmata per venerdì. “Siamo rimasti tutti disorientati - racconta in una lettera una fedele rumena, Mihaela Staicu - quando arrivati alla messa (intorno a 100 persone) abbiamo notato che le porte erano chiuse e si aspettavano degli invitati per un incontro nella sala a noi promessa.
Siccome eravamo da tutta la provincia di Rimini, in più c’erano invitati anche altri preti con dei fedeli arrivati da tutta la Romagna, alla fine, abbiamo partecipato alla messa... fuori, nel parco infangato, con i bambini che correvano per riscaldarsi, con il vicinato incuriosito ed probabilmente infastidito”. “Le parole - aggiunge la dottoressa Staicu - possono esprimere poco la nostra amarezza, la nostra scontentezza e perché no, la rabbia di essere sempre umiliati e considerati cristiani di serie B, noi, la più grande comunità straniera sul riminese, che diventa interessante solo per le elezioni amministrative, altrimenti sbattuti nel dimenticatoio, fermati dalle porte chiuse e dagli appuntamenti rimandati o annullati.
Cinque anni di intolleranza ed indifferenza verso le nostre necessità spirituali, con le messe nelle sale riunioni e con una «scenografia» smontata tutte le volte alla fine, con le nostre icone d’altare ed altri oggetti sacri chiusi nei cassetti svuotati di atti amministrativi, sempre attenti a non dar fastidio, sperando in una luce d’apertura da parte di qualcuno che senta le nostre preghiere collettive”. Questo qualcuno oggi per la comunità rumena è anzitutto l’amministrazione comunale cui viene chiesto un aiuto “per risolvere il problema spinoso per un luogo di culto ortodosso romeno”, magari sotto forma di cambio di destinazione d’uso in uno spazio che il gruppo sarebbe intenzionato ad acquistare.
Paolo Facciotto
Fonte: RomagnaNoi
martedì 22 aprile 2014
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