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mercoledì 16 aprile 2014

Poste poliglotte

apr 12

di Claudia Voltattorni

Quando Diana Voicu pronuncia quel buna ziua , il ragazzo che ha davanti spalanca gli occhi: «Sai il romeno?». «Sono romena, come posso aiutarla?», è la risposta.

La stessa scena si ripete quasi ogni giorno davanti allo sportello di Mian Zheng, 27 anni cinese, a quello di Lina Aseo Cebreiros, 39 anni, filippina, e a tutti quelli dove la lingua parlata non è l’italiano.

Succede da più di un mese al binario 1 della stazione Termini, ingresso da via Giolitti al numero 14, dove un ufficio delle Poste parla tutte le lingue. Arrivano persone da tutto il mondo.

Ma soprattutto stranieri ormai residenti a Roma per i quali però l’italiano resta ancora difficile da capire. Conto corrente, vaglia, libretto postale, raccomandata, paccocelere: non sono parole semplici.

Gino Frastalli, responsabile dell’Area centro di Poste italiane, mostra con orgoglio il totem all’ingresso dell’ufficio, dopo la porta scorrevole, quello con i tasti da premere per scegliere quale coda fare: ma qui le indicazioni non sono per il tipo di operazione da fare ma per la lingua parlata: inglese, francese, cinese, arabo.

«È la prima sperimentazione in Italia – sorride Frastalli -, volevamo andare incontro a quel tipo di clientela non troppo propenso a frequentare gli uffici postali per le difficoltà linguistiche: trovare invece allo sportello una persona che parla la tua lingua e che viene dal tuo Paese ti fa sentire meno “straniero” e un po’ più a casa».


Ce ne saranno presto altri in tutta Italia. A Roma, all’Esquilino, quartiere multietnico per eccellenza, a Milano, a Prato, «ma lì la lingua protagonista è il cinese».

Quelli di Poste Italiane lo chiamano «sportello amico». Perché «quando i clienti ascoltano la propria lingua si sentono rassicurati, e qui noi puntiamo a farne un punto di aggregazione».

Appena vede un suo connazionale, Mian Zheng comincia a parlare cinese. «Loro si fidano di più», spiega in un italiano perfetto ma con cadenza romana. E si lasciano convincere perfino ad aprire un conto corrente.

Perché le Poste poliglotte di via Giolitti diventano un po’ un porto sicuro per gli immigrati. E spiegano molto di loro. Lo racconta il direttore Giovanni Rossi: «I cinesi utilizzano soprattutto i servizi di spedizione, mentre i filippini aprono conti correnti e si interessano alle polizze assicurative».

I romeni invece, «chiedono soprattutto di risparmiare, io conosco i bisogni della mia gente», sorride la 28enne Diana Voicu (laureata in economia): «Scelgono perciò conti di deposito e libretti di risparmio dove fanno accreditare il loro stipendio».

Lina Aseo Cebreiros invece è una consulente finanziaria e ha uno spazio tutto suo circondato da vetrate: «Da me vengono soprattutto filippini e romeni: mi chiedono come proteggere i loro risparmi, ma anche aiuto per avere dei finanziamenti».

Nelle comunità c’è il passaparola ormai e soprattutto in quella filippina la 39enne Aseo Cebreiros è un’autorità, «mi chiedono consulenze anche la domenica mattina dopo la messa!».

Tutti gli impiegati, tra loro anche un ragazzo degli Emirati Arabi, oltre alla loro lingua parlano italiano e inglese e sono stati assunti da Poste Italiane a tempo indeterminato dopo una selezione avvenuta con un’agenzia interinale. «Mi piace lavorare qui – dice in romano Mian Zheng -, quando sono arrivato in Italia facevo il cameriere nei ristoranti».

Fonte: Corriere della Sera

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