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lunedì 3 novembre 2014

Immigrati, nel Lazio sono 616mila: più romeni e filippini

Il dossier diffuso da Idos-Unar. La provincia di Roma concentra l'82,5% degli stranieri residenti in regione, più della metà sono donne

29 ottobre 2014

Alla fine del 2013 gli stranieri residenti nel Lazio sono 616.406. Il territorio regionale, da solo, concentra circa la metà degli immigrati che risiedono in tutto il Centro Italia e il 12,5% sul totale nazionale. L'incidenza degli stranieri sui 5.870.451 residenti in regione è del 10,5%, valore che supera di oltre due punti percentuali la media italiana (8,1%). Sono dati contenuti nel Dossier immigrazione diffuso da Idos-Unar.

Dei 534.364 'nuovi' stranieri residenti in Italia nel corso del 2013, uno su quattro (26,0%) è iscritto in un Comune del Lazio, e principalmente nella provincia di Roma, dove l'aumento è stato addirittura del 32,5%. L'andamento, tuttavia, non va tanto ascritto a un improvviso ingresso di nuovi cittadini stranieri, quanto al progressivo recupero che le anagrafi stanno facendo di tutte quelle posizioni sfuggite al Censimento del 2011 ma, successivamente, risultate vigenti (recupero post-censuario). Le variazioni osservate, quindi, vanno lette con cautela e ricondotte prioritariamente a tale recupero. Se la provincia capitolina guida, anno dopo anno, la crescita sempre più consistente della presenza immigrata nel Lazio, anche nelle altre province si registrano incrementi rilevanti, e tutti al di sopra della media nazionale (ad esclusione di frosinone): prima fra tutte quella di Latina, dove la popolazione straniera residente aumenta nel 2013 del 19,1%. La provincia di Roma concentra l'82,5% degli stranieri residenti in regione, di contro gli altri capoluoghi vanno dai 42.821 residenti stranieri della provincia di Latina (6,9% del totale regionale) ai 12.822 di Rieti (2,1%). Con l'aumento degli stranieri residenti in regione, cresce anche il loro peso sul totale della popolazione laziale: rispetto al 2012 l'incidenza dei residenti stranieri aumenta di 1,9 punti percentuali (arrivando al 10,5%). Ad alzare la media, in questo caso, non è solo la provincia di Roma (11,8%), ma anche quella di Viterbo (9,2%), mentre poco al di sotto della media nazionale si colloca Rieti (8,0%), seguita da Latina (7,5%) e Frosinone (4,6%).

Donne, nuove nascite e cittadinanza. Più della metà degli stranieri residenti in regione sono donne (52,5%), una quota di presenza che resta in linea con quanto si registra nel resto del paese (52,7%) e che vede il solo dato della provincia di Latina porsi al di sotto dei valori medi regionali (48,1%), per ragioni legate ai massicci impieghi di immigrati nel bracciantato agricolo locale. Nel 2013 il Lazio ha contato 52.187 nuove nascite, il 15,7% delle quali da genitori stranieri, in leggero aumento rispetto al 2012 ma comunque in linea con il valore medio nazionale (15,1%). Le acquisizioni di cittadinanza italiana nel corso del 2013 sono aumentate di circa il 50% rispetto all'anno precedente, arrivando a 6.845, cioè 12,5 nuovi cittadini italiani ogni mille residenti stranieri, il 6,8% delle acquisizioni registrate nello stesso anno in tutta Italia.

Le nazionalità. Volgendo lo sguardo alle aree di provenienza, i dati Istat sui residenti stranieri all'1 gennaio 2012 segnalano la presenza nel Lazio di 209.902 cittadini comunitari (il 43,8% del totale), con una netta prevalenza, ormai consolidata, di romeni (164.163), seguiti da polacchi (17.164) e bulgari (6.145). Per quanto riguarda le altre aree extra-Ue, è quella asiatica a contare più presenze (23,3%), seguita dall'Europa non comunitaria (13,9%), dall'Africa (10,2%), dall'America (8,7%) e in ultimo dall'Oceania (0,1%). Più nello specifico, le collettività più rappresentate in regione, oltre alla romena (al primo posto con il 34,4%), sono, sempre in termini di residenti, i filippini (34mila, il 7,2%), i bengalesi (23mila, 4,9%) e gli albanesi (21mila, 4,4%). Nel Lazio, dopotutto, vivono il 17,6% dei romeni che risiedono in Italia, anche se ad emergere è soprattutto la forte concentrazione in regione di cittadini bangladesi (25,4%) e filippini (24,6%) rispetto al corrispondente numero rilevato nel Paese. Merita di essere considerato anche il dato degli stranieri non comunitari titolari di un permesso di soggiorno alla fine del 2013, che nel Lazio sono 388.217, per il 44,3% lungo soggiornanti (172.101). I restanti 216.116 soggiornanti hanno un permesso soggetto a scadenza e rilasciato nel 48,3% dei casi per motivi di lavoro, nel 32,5% per famiglia, cui seguono i permessi per asilo/protezione internazionale (5,9%), studio (4,0%) e altri motivi (9,2%).

Lavoro. L'indagine della Banca d'Italia sulle economie regionali segnala anche per il 2013 una caduta dell'economa del Lazio, nonostante le tendenze recessive risultino affievolite nell'ultima parte dell'anno. Nel 2013, l'occupazione in regione è scesa quasi del 2%. Il calo, in parte arrestatosi nell'industria, è rimasto particolarmente rilevante nelle costruzioni, ed è stato ampio anche nei servizi. Anche il tasso di disoccupazione è cresciuto, superando il 12%, per l'aumento sia di chi ha perso il proprio posto di lavoro, sia dei giovani in cerca di un primo impiego. Da questo quadro, non risultano esclusi gli immigrati. Secondo i dati Inail, nel 2013 i nati all'estero (criterio su cui si basa l'archivio Inail per distinguere tra italiani e stranieri) occupati in regione sono stati 335.495, il 9,4% del totale nazionale (circa la metà di quelli presenti in tutto il Centro Italia), con un'incidenza del 14,6% sugli occupati totali (immigrati più autoctoni). Quest'ultima cifra resta inferiore al dato medio nazionale (16,8%) in tutte le province laziali, ad esclusione di Latina (18,1%). L'82,2% dei lavoratori immigrati è attivo in provincia di Roma (275.828), cui seguono per numero di presenze le province di Latina (29.579), frosinone e Viterbo (entrambe con circa 12mila occupati stranieri) e in ultimo Rieti (4.947). Inferiore alla media nazionale è anche il numero delle donne occupate nate all'estero: il 42,0% a fronte del 46,1% rilevato nel resto d'Italia, con un minimo del 31,7% nella provincia di Latina per le ragioni già citate in precedenza.

Le imprese immigrate. Tra le nazionalità, sono i lavoratori romeni che in termini assoluti registrano le fuoriuscite maggiori dal mercato occupazionale (-5.227), ma anche filippini, ucraini, albanesi e moldavi peggiorano il loro bilancio di addetti. Gli unici paesi con saldi occupazionali positivi a fine anno sono India (+186), Cina (+121) e Bangladesh (+35). Rispetto al lavoro dipendente, le imprese immigrate sembrano non conoscere crisi, e questo anche in rapporto alla controparte italiana. Nel Lazio gli archivi di unioncamere ne contano 60.563, con un'incidenza del 9,7% sul totale regionale. Unioncamere definisce immigrate le imprese nelle quali il titolare (per le imprese individuali) o la metà dei soci, degli amministratori e delle altre cariche (per le altre forme societarie) siano nati all'estero. Nell'ultimo anno esse sono aumentate di circa 5mila unità, crescendo nel biennio 2011-2013 del 19,4% a fronte di una crescita dello 0,7% per quelle italiane, le quali vengono trascinate dal valore positivo della sola provincia di Roma. Tra le imprese immigrate, la quota di quelle dove la presenza femminile è maggioritaria o, nel caso delle imprese individuali, dove il titolare è una donna è del 22,6% (percentuale che arriva al 33,4% a Frosinone e al 29,8% a Latina).

Il 67,7% delle attività d'impresa gestite da immigrati offre servizi: il valore massimo si registra nella provincia di Roma (68,3%), mentre quello minimo nella provincia di Latina (36,0%), dove è invece l'industria il primo settore di attività. L imprese immigrate in regione vedono la partecipazione esclusiva di persone nate all'estero (91,1%). Gli immigrati scelgono in massima parte forme semplici di impresa, il 74,4% del totale è infatti a conduzione individuale (nella provincia di Viterbo si arriva all'85%), e tra queste il 20,4% vede a capo una donna (anche in questo caso le province di Latina e Frosinone fanno registrate valori superiori alla media). tTra i titolari di impresa il 21,8% proviene dal Bangladesh e si concentra nella provincia di Roma, il 17,8% è romeno, l'8,9% marocchino e il 7,4% è nato in Cina. Il 38,4% delle imprese individuali immigrate è dedito al commercio, mentre un 22,0% opera nel comparto edile e un 13,2% nel noleggio e viaggi (quest'ultima percentuale riflette essenzialmente il dato di Roma, poiché in tutte le altre province al terzo posto troviamo il comparto agricolo).

Gli effetti dell'ultimo anno di crisi trovano riscontro anche nei dati sulle rimesse, registrati dalla Banca d'Italia. Nel 2013, infatti, il volume di denaro inviato all'estero dai cittadini stranieri residenti in regione ammonta a 1.058.866 euro, cifra che risulta quasi dimezzata rispetto al 2012 (-47,7%), per quanto questa valutazione non debba considerarsi ancora definitiva, trattandosi di un archivio mobile in cui le registrazioni possono avvenire anche con un certo ritardo rispetto al periodo di invio del denaro. Il calo che si registra nel Lazio è il più sensibile tra le regioni italiane, e risente in toto dell'andamento negativo della provincia di Roma (-50,2%), a causa del peso schiacciante che il volume delle sue rimesse esercita sul totale di quelle regionali (91,2%). Nelle altre province, invece, il loro volume risulta stabile se non addirittura in crescita (nel capoluogo pontino, ad esempio, aumentano del 17,2%, raggiungendo i 51,5 milioni di euro), e ciò è in parte dovuto anche al costo più alto della vita nella Capitale. In Italia, il Lazio è comunque al secondo posto dopo la Lombardia per volume di rimesse, con una quota del 19,5% sul totale nazionale, proprio grazie alla provincia di Roma, che nonostante il forte calo è ancora prima tra le province italiane. I paesi destinatari dei maggiori flussi di denaro sono la Cina (32,7% del totale), la Romania (15,6%), le filippine (10,7%) e il Bangladesh (9,7%). Rispetto al 2012, tuttavia, il volume delle rimesse cinesi crolla del 75,4% (circa 1 miliardo di euro in meno), mentre è il Bangladesh a conoscere l'aumento più sensibile (+52,7%), insieme allo Sri Lanka (+51,9%).

L'istruzione. Passando ad esaminare i dati sull'inserimento scolastico, gli studenti di cittadinanza straniera iscritti nelle scuole laziali per l'anno scolastico 2013-2014 sono 77.071 (il 78,4% concentrato nella provincia di Roma), con una percentuale di seconde generazioni che arriva al 46,4%. Il 39,4% degli studenti stranieri è di origine romena, dato che non stupisce vista la presenza di questa collettività in regione, il 6,7% è di origine filippina e il 5,7% albanese; seguono, con quote del 3,2%, moldavi e peruviani, e con quote inferiori al 3,0%, polacchi, cinesi, bengalesi, marocchini e ucraini. L'incidenza sul totale degli studenti (italiani più stranieri) è del 9,3%, poco al di sopra della media nazionale (9,0%). Il dato registra una punta massima nella provincia di Viterbo (10,3%), mentre ben al di sotto della media regionale si collocano sia la provincia di Latina (7,2%) che quella di Frosinone (5,5%); se si prende in considerazione il grado scolastico, invece, l'incidenza più bassa di studenti stranieri si ha negli istituti secondari superiori (7,8%). Circa un terzo degli studenti stranieri è iscritto a una scuola primaria (34,4%), cui seguono gli iscritti alle secondarie (II e I grado, rispettivamente con il 25,2% e il 21,4%) e alla scuola dell'infanzia (19,0%, dove la percentuale di seconde generazioni arriva però all'83,4%). Tra gli iscritti agli studi superiori, la maggioranza sceglie gli istituti tecnici (39,5%), anche se il liceo resta la seconda opzione (31,0%), precedendo gli istituti professionali (25,7%) e artistici (3,8%). Nell'anno scolastico 2013-2014 i nuovi iscritti di origine straniera sono 3.364, il 45,3% dei quali nella scuola primaria, mentre la restante parte si divide tra le scuole secondarie di primo (25,7%) e secondo grado (29,0%). Se in media i nuovi iscritti incidono nel Lazio per il 4,4% sul totale degli alunni con cittadinanza straniera, questa percentuale risulta superiore nelle province di Rieti (7,3%), Latina (5,6%) e Viterbo (5,4%).

Fonte: La Repubblica

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