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martedì 4 novembre 2014

Sei ore in coda per votare, tensioni al consolato romeno


La comunità residente nel Torinese partecipa al rinnovo del presidente della Repubblica: solo tre seggi per oltre 50 mila persone

La coda al Consolato era lunga più di cento metri ed è andata avanti per tutta la giornata di ieri

03/11/2014
CLAUDIO LAUGERI
TORINO

Cento metri di gente in piedi, in coda all’entrata del consolato della Romania, via Ancona angolo lungodora Firenze. Per votare. Adulti, con qualche bambino per mano oppure nella carrozzina. Restano in fila anche quattro o cinque ore prima di raggiungere i seggi. Composti. Nessun «furbetto». Nemmeno un grido, un’intemperanza. Una lezione di civiltà. Doppia: quella gente era in coda per cercare di cambiare qualcosa nel proprio Paese. E forse, anche contro la volontà di qualcuno nel proprio Paese. «Non vogliono che votiamo, ci fanno rimanere qui come bestie» il parere comune.

«Ne sono convinto, qualcuno non vuole che votiamo, così tutto resta com’è», dice Cristian Rugina, 23 anni. Studia da tecnico di laboratorio, ma ha le idee chiare: «Altre volte, c’erano più seggi e un afflusso anche minore. Questa volta, hanno messo poche persone per gestire la più grande comunità di romeni in Italia, assieme a quella di Roma. Come mai?». Lui stesso offre la risposta: «Queste sono elezioni per il presidente della Repubblica, che a sua volta nomina il premier. Sono importanti. Il voto dei romeni all’estero è sempre stato determinante, la propaganda non arriva fin qui. Quasi sempre, il cambiamento è arrivato da noi. È evidente, qualcuno ha interesse che nulla cambi». Cristian parla, molti annuiscono. Dal consolato, nessuna dichiarazione ufficiale al cronista, che carpisce soltanto le spiegazioni date dagli operatori ai romeni in fila: «Abbiamo chiesto con una lettera al ministero di poter avere più seggi, ma ci hanno risposto che andava bene così».

I dubbi
«Perché non c’è il voto elettronico? Così, saremmo riusciti a votare tutti», dice Anca Fedorca, 35 anni, infermiera. «È una vergogna, non è possibile stare sei ore in strada per votare. È uno schifo, lo scriva» dice Vasile Statache, 55 anni, carpentiere. Lui ha già votato tre volte in Italia, «ma non è mai stato così» racconta.

Le polemiche
«Mi hanno rubato il diritto di votare» s’infervora Valentina Mihaela Pascal, 47 anni, badante. Ancora: «Ho soltanto due ore di permesso, le ho passate in coda senza riuscire a raggiungere il seggio». Alle 17,30, c’è ancora qualcuno che si mette in fila. Fiducioso. «Speriamo di riuscire a votare, ci teniamo a cambiare qualcosa. Le faccio un piccolo esempio, da più di vent’anni parlano di un’autostrada tra Est e Ovest della Romania. Non sono ancora riusciti a farla. Veda un po’ lei», dicono Simeon Mamant, 52 anni, camionista, e la moglie Ana, di 48.

Fonte: La Stampa


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