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sabato 20 marzo 2021

Il Papa nomina il sacerdote romeno “don Ben” nuovo ausiliare della Caritas di Roma

Il direttore della Caritas di Roma diventa vescovo, il Papa nomina il sacerdote romeno “don Ben” nuovo ausiliare

 

ROMA. «Un prete straniero, romeno romano, vescovo ausiliare di Roma. Scherzi del Signore… e del Papa». Con ironia e una punta di incredulità, Benoni Ambarus, da sempre e da tutti conosciuto come «don Ben», ha accolto oggi la nomina come nuovo vescovo ausiliare della Diocesi di Roma. La notizia era nell’aria da giorni nei corridoi del Vicariato e della Caritas romana, che Ambarus guida dal 1° settembre 2018. A mezzogiorno è giunta l’ufficialità con un bollettino vaticano e l’annuncio in contemporanea del cardinale vicario, Angelo De Donatis, nella Cittadella della Carità Santa Giacinta, in via Casilina Vecchia. Al 47enne sacerdote è stata assegnata la sede titolare di Tronto e avrà la delega alla Carità, alla Pastorale dei migranti (in particolare Rom e Sinti) e l’incarico dell’Ufficio missionario diocesano. L’ordinazione è prevista per il 1° maggio, alle 17.30, a San Giovanni in Laterano.  

 

Un applauso spontaneo ha accolto l’annuncio di De Donatis e da allora il telefono del neo vescovo risulta sempre occupato. Sicuramente numerose le telefonate e i messaggi per questo sacerdote nato a Somusca-Bacau, in Romania, nel 1974, che si è sempre distinto per il tratto umano e soprattutto per l’impegno come pastore ed educatore nelle parrocchie romane, già molti anni prima che fosse nominato direttore Caritas, in successione a monsignor Enrico Feroci (creato cardinale nel Concistoro del novembre 2020). 

 

In Italia «don Ben» si trova dal 1996, quando, dopo il seminario e gli studi in Romania, si trasferisce a Roma per frequentare il Pontificio Seminario Romano Maggiore. Il 29 giugno del 2000 viene ordinato presbitero a Iasi, ma poi rientra a Roma, dove, nel 2001, consegue la licenza in Teologia dogmatica alla Gregoriana. Da lì, una serie di incarichi in diverse parrocchie nella periferia della Capitale, fino alla nomina, nel 2012, come parroco dei Santi Elisabetta e Zaccaria a Valle Muricana, territorio di circa diecimila abitanti a ridosso di Prima Porta, dove Papa Francesco svolse la prima visita pastorale del pontificato nel maggio 2013.

 

Quattro anni dopo, nel 2017, don Benoni viene nominato vicedirettore della Caritas di Roma, incarico svolto per un anno che però, dice, ha rappresentato «una scuola del Vangelo della vita attraverso gli occhi e il cuore dei poveri». Poi assume la guida dell’importante organismo diocesano e, in questa veste, si trova a fronteggiare la pandemia di Covid che costringe la Caritas ad un ripensamento generale delle strutture e dei servizi per venire incontro alle esigenze di centinaia di clochard, disoccupati, poveri italiani e stranieri. Con l’aiuto di operatori e volontari, Ambarus ha trasformato le strutture d’accoglienza notturna in spazi protetti funzionanti 24 ore al giorno, dove i senzatetto hanno potuto trascorrere il lockdown della prima ondata. E ha organizzato pure un nuovo centro di accoglienza alle porte di Roma in grado di ospitare un centinaio di persone.

È probabilmente quest’impegno che Papa Francesco ha voluto “premiare”. Inoltre la nomina, secondo il vicario De Donatis, vuole essere anche un riconoscimento per le circa 150 comunità di credenti stranieri presenti a Roma: «Non è facile per nessuno incarnarsi in una realtà umana ed ecclesiale diversa dal proprio Paese d’origine. L’esperienza personale ha reso don Ben molto sensibile alle condizioni di chi vive in mezzo a noi da immigrato in una terra straniera, alla ricerca di un lavoro e di una condizione stabile. Stiamo parlando di una porzione enorme degli abitanti di questa città: oltre mezzo milione di persone, il 12,8% della popolazione romana. L’episcopato di don Ben è segno concreto dell’attenzione del Papa verso questa realtà umana».

 

Poche ed emozionate le parole dello stesso Ambarus: «Un prete straniero, romeno romano, vescovo ausiliare a Roma! Sono scherzi del Signore e del Papa verso di me, che sarei dovuto rimanere in Italia solo quattro anni! Non posso che confessarvi il mio stupore per il fatto che il Signore, attraverso la Chiesa ed il nostro vescovo Francesco, abbia guardato alla mia povera persona per questo ministero».


Fonte: La Stampa


Fcb

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