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giovedì 7 maggio 2020

Arte Contemporanea. Intervista alla brava artista Luminița Țăranu, a cura di Maurizio Vitiello

di CulturaNews 
di Maurizio Vitiello - 30 Aprile 2020 

Intervista di Maurizio Vitiello – Risponde la brava artista Luminița Țăranu.

D – Puoi segnalare ai nostri lettori il tuo percorso di studi?
R – Dopo aver finito il Liceo Artistico “M. Sorescu” di Craiova (città della parte del sud della Romania) nel 1979, dove ho studiato con grandi artisti, tra cui Suzana Fantanariu, mi sono diplomata all’Accademia di Belle Arti “N. Grigorescu” di Bucarest nel 1985, con Octav Grigorescu, uno degli artisti più importanti della Romania, specializzandomi in grafica artistica – disegno, calcografa, litografia e anche grafica pubblicitaria. Tra il 1985 e 1987 ho lavorato al Laboratorio di Incisione dell’Unione degli Artisti Plastici della Romania, a Bucarest, atelier particolarmente attrezzato per la grafica d’autore, dove ho avuto l’opportunità di svolgere il mio lavoro sperimentale sulla pietra litografica e su metallo, sul tema della metamorfosi, e dove ho creato le opere con le quali, nel 1987, ho ottenuto la Borsa Nazionale dell’Unione degli Artisti Plastici della Romania per disegno e incisione.
Dal 1987 vivo e lavoro in Italia. A Roma ho attenuto il titolo equipollente al diploma di Liceo Artistico rilasciato dal Provveditorato agli Studi di Roma. Nel 1993 ho ottenuto il titolo equipollente al diploma di Accademia, rilasciato dall’Accademia di Belle Arti di Bologna.

D – Puoi raccontare i tuoi iniziali desideri e i percorsi che volevi seguire?
R – Quello che mi ritorna in mente di quelli anni di studio e subito dopo è il desiderio profondo, l’abnegazione e l’entusiasmo di vivere costantemente immersa nel mio lavoro che è sempre stato quello di ricerca; ho sempre considerato la conoscenza come un valore condizionante per ogni passo del cammino artistico; la conoscenza dell’arte senza tempo e senza barriere geografiche. Nonostante la Romania, in quel periodo era un paese chiuso, il tipo di insegnamento che ho ricevuto è stato di grande apertura; il mio Prof. Octav Grigorescu, che ha lavorato in Italia dal 1968, in occasione alla sua partecipazione alla Biennale di Venezia, e che è stato insignito, attraverso l’Istituto Culturale Italiano a Bucarest, con l’ordine “Cavaliere di Gran Ordine al Merito della Repubblica Italiana” per l’attività artistica svolta in tanti anni in Italia, ci parlava di Piero della Francesca, di Antonello da Messina, Raffaello, Tiziano, Botticelli, Cimabue, ma anche di Pasolini, Zeffirelli, Fellini etc…
E’ stato importante frequentare le biblioteche degli istituti stranieri in Romania, come la Biblioteca Francese, quella Americana, Tedesca e l’Istituto Italiano di Cultura, ben forniti di libri e album di arte antica e Rinascimentale come Capolavori nei secoli, e di arte moderna e contemporanea; modo efficace per tenerci aggiornati con l’arte occidentale. Mi ricordo il grande effetto che ha avuto su di me, nel 1976, la grande mostra arrivata dagli USA, realizzata alla Sala Polivalente di Bucarest: “L’artista americano al lavoro”. Il primo contatto con l’espressionismo astratto americano attraverso opere e video: Wilelm de Kooning, Jackson Pollock, Segal, Louise Nevelson, Arshile Gorky, Rauschenberg, Rothco, Helen Frankenthaler…nuove energie.
I miei sogni erano di creare opere attraverso le quali esprimere quello che pensavo. Il desiderio di comunicare è stato sempre una meta: iniziato dall’età di 7 anni, quando, in una piccola intervista alla radio, confidavo il desiderio di dipingere tante persone, ognuna con il cuore di un colore diverso dell’altra, e più consapevolmente, a 12/13 anni, quando ho letto il primo libro d’arte sulla vita di Vincent Van Gogh (“La gioia della vita” di Henri Perruchot), che mi ha fortemente impressionata per l’incredibile carica umana, per il sentimento di immedesimarsi, di donarsi nella necessità di comunicare e di trasmettere la gioia della vita. Ritrovare dal vivo il cosi fresco tratto acuto del suo pennello che disegna il suo stato d’animo, al museo Gare d’Orsay a Parigi, mi ha dato la conferma della mia convinzione che, tra gli artisti moderni, Van Gogh rimarrà per me l’artista che adoro per la sua grande carica umana.
La decisione di fare arte è stata per me una scelta, anche perché a scuola mi piaceva studiare, avendo avuto in ogni caso le premesse per fare una professione. Una scelta consapevole.

D – Quando è iniziata la voglia di “fare pittura” e quando di “fare scultura”?
R – La mia formazione era nell’ambito del disegno, dell’incisione e con l’istintiva predilezione per l’utilizzo del colore. Questo bagaglio ben consolidato a Bucarest mi ha permesso, una volta arrivata in Italia, di maturare sia al livello concettuale che nella ricerca tecnica. Quindi non posso datare un preciso momento. Il piacere di dipingere sulla tela, sulla carta o su qualsiasi tipo di materiale, come anche la necessità di “uscire” fuori dal bidimensionale è un percorso avvenuto in modo graduale e naturale. Come se l’idea che desideravo trasmettere scegliesse anche la forma plastica espressiva e i mezzi tecnici. Per questo non ho mai fatto una netta separazione tra le varie categorie, sono convinta che possono benissimo confluire, con libero accesso alle varie contaminazioni e utilizzando sia mezzi tradizionali che le nuove tecnologie.
Anche se il mio percorso di lavoro e ricerca è attraversato dal tema della metamorfosi, in forma grafica, pittorica, d’installazioni megaoggettuali, digitali e performance, ho realizzato mostre partendo da progetti, lavorando su temi come: l’attuale problema ambientale con il recupero dell’equilibrio e dei valori, il concetto di multiculturalità, la memoria soggettiva attraverso le installazioni megaoggettuali – “Superslides” e “Megabox”; il rapporto postclassico tra il corpo umano dal punto di vista anatomico e il corpo umano come opera d’arte, le evocazioni mentali e materiche, le “tavole anatomiche”, il restauro che attribuisce alla mia opera la dimensione del tempo attraverso l’atto controllato di distruzione parziale e recupero delle lacune-mancanza, la materia archeologica come oggetto della memoria oggettiva. [...] continua a leggere l'intervista...

D – Mi dici gli artisti bravi che hai conosciuto e con cui hai operato, eventualmente “a due mani”?
R – La prima artista che ho conosciuto attraverso l’istituto Italiano di Cultura a Bucarest è stata la scultrice Alba Gonzales, nel 1987, che aveva realizzato una mostra al Museo Nazionale di Arte della Repubblica, oggi MNAR, a Bucarest. Lei mi ha messo in contatto con il critico di arte moderna e contemporanea Giorgio Di Genova, che ha proposto e curato la nostra mostra “Trittico” al Centro di arte Sperimentale “Luigi Di Sarro” a Roma, nel 1988. Una tripersonale insieme a Antonella Capuccio. Ho molta nostalgia per questo bellissimo inizio di un’amicizia che dura da anni. Conosco tanti artisti bravi italiani e stranieri che lavorano in Italia, che stimo molto, ma non ho mai realizzato un lavoro a “due mani”.
Vorrei invece sottolineare il fatto che ho la bellissima importante collaborazione per la parte tecnica, che dura da trent’anni, sia per le opere monumentali, come anche per l’allestimento delle mie mostre personali, con l’Architetto Piero Bagli Pennacchiotti.

D – Quali tue mostre vuoi ricordare?
R – Per il valore affettivo, vorrei ricordare la mostra “Metamorfosi” al Palazzo Borghese di Monte Porzio Catone, del 1987, la prima mostra in Italia. Nel 1988 – la mostra “Trittico” – curata da G. Di Genova al Centro L. Di Sarro a Roma, itinerante alla galleria “Atelier” di Carrara e al Palazzo Rospigliosi a Zagarolo, per l’approfondimento delle “tavole anatomiche”, dove gli “elenchi” delle mucche facevano riferimento al concetto di “insettario”, di “erbario”, di “bestiario”, di una possibile ricerca scientifica sulla natura; poi la mostra “Metamorfosi” al Palazzo Valentini a Roma, nel 1990, e al Palazzo Rospigliosi di Zagarolo, che ricordo per la bellezza degli spazi e per l’ingegnoso allestimento dell’Arch. Bagli Pennacchiotti; il “doppio4verso” alle Scuderie Aldobrandini a Frascati, un notevole spazio espositivo, e “metamorfosi-percorsi” al Museo MAGI di Pieve di Cento (BO), 2002; “Metamorfosi – Evocazioni” al Palazzo Borghese di Monte Porzio Catone e all’Accademia di Romania in Roma nel 2004 e “Metamorfosi – IL MONDO A COLORI”, all’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia e all’Accademia di Romania in Roma nel 2006, curate entrambe dal critico di arte moderna e contemporanea Mario de Candia. “Columna mutàtio – Itineraria picta” ai Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali, Roma, come parte artistica nella mostra “Arte, Tracciati, Ttransmedia. Omaggio alla Colonna di Traiano, nel 2013/2014; la più importante e la più impegnativa – la personale “Columna mutàtio – LA SPIRALE” ai Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali, Roma, 2017/2018.
Vorrei ricordare anche il ruolo fondamentale di alcune mostre collettive, in spazi talmente stimolanti da creare delle opere rimaste per me importanti, come “Torri d’avvistamento” a Tarquinia nel 1996 e “ARTAE”, la collettiva al femminile curata da Achille Bonito Oliva a Ferrara, Milano e Roma nel 1991; gli appuntamenti con il Premio Sulmona dove, nel 1996, mi è stata assegnata la Targa d’argento, e soprattutto le collettive organizzate dall’Assessorato alla Cultura del comune di Frascati nel suggestivo spazio del Polo Museale Civico “Scuderie Aldobrandini”. Tra queste ricordo “Cari artisti vicini e lontani” – 2001, “Lilith” – 2004 e tutte le edizioni “Tusculani e Tusculanae”. Nel 2013, la partecipazione alla manifestazione inaugurale del nuovo museo delle scienze MUSE di Trento progettato dall’archistar Renzo Piano, con il progetto selezionato COWMAN of the world.

D – Ora, puoi motivare la gestazione e l’esito della tua più importante esposizione?
R – La personale più importante e più impegnativa è stata “Columna mutàtio – LA SPIRALE” ai Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali, Roma, inaugurata il 28 novembre 2017 e durata fino al 18 novembre 2018. Sia per l’approccio con la Colonna di Traiano, capolavoro del mondo Romano, simbolo dell’indelebile rapporto con la Romania, il mio paese di nascita, che fonda le radici ai tempi dell’Imperatore Traiano e Decebalo, il Re dei Daci, con valore di documento storico visivo e di testimonianza della formazione del popolo romeno; sia per la complessità dell’intero percorso della realizzazione dell’opera e della mostra, durato 5 anni, dove ogni fase ha avuto il suo ruolo determinante: il progetto, supervisionato dalla Direzione del Museo Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali e autorizzato dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali del Comune di Roma, la documentazione consistente nel viaggio in Romania, nel 2012, per visitare tutti i siti e i musei archeologici daco-romani, le informazioni storiche, artistiche, archeologiche, scientifiche e visive, le visite ai Musei della Romanità a Roma: Palazzo Massimo, Musei Capitolini, Museo della Civiltà Romana, Palazzo Altemps, Mercati di Traiano, la Collezione Barracco; la fase progettuale dell’opera; il coinvolgimento degli sponsor e sponsor tecnici, considerando che l’installazione monumentale “Columna mutàtio – LA SPIRALE” e la mostra sono state concretizzate grazie alla collaborazione professionale dell’Arch. Pietro Bagli Pennacchiotti che ha seguito il progetto tecnico dell’opera e dell’allestimento, del fotografo professionista Sebastiano Luciano, specializzato in arte e architettura; e grazie alla partecipazione di imprese italiane, eccellenze artigianali che mi hanno dato fiducia: Vanzolini Srl di Roma per il lavoro di curvatura del metallo, assemblaggio e trasporto, CO. RE.MA. Restauri 2000 Srl di Roma, GRAFCO Srl di Treviso, SERITALIA Live Srl di Ciampino, COMEL SAS di Latina, PAULIN Spa di Seren del Grappa (BL) e ART FORUM WÜRTH CAPENA (RM). Per me il lavoro è stato tanto, non soltanto per l’immersione nella documentazione, nella creazione e nella realizzazione, durata 2 anni, dal 2015 al 2017, ma anche per la parte organizzativa: è stato bellissimo il suo aspetto “corale”, come lo ha definito Alberto Dambruoso, l’autore del testo critico nel catalogo, e da cui anche il mio desiderio che, alla fine, tutti i collaboratori fossero contenti. Il clima positivo è molto stimolante, il saper ricevere ma anche dare, un ricambio che dovrebbe essere sempre la chiave di ogni azione.
Un’ottima esperienza, da cui ho imparato molto, è stata il rapporto con l’istituzione, di grande professionalità e cura fino ai minimi dettagli. Una volta inaugurata la mostra, ricordo con piacere la serie di attività culturali e didattiche, la cui realizzazione mi è stata proposta dalla Sezione Didattica del museo: due bellissimi convegni, uno tecnico/artistico, “Dall’ideazione alla realizzazione dell’opera”, presenziato dalla Dott.ssa Lucrezia Ungaro, Responsabile della Valorizzazione dei Musei Archeologici Sovrintendenza Capitolina Beni Culturali di Roma, Direzione Musei e moderato dalla Dott.ssa Maria Paola Del Moro, responsabile per l’Ufficio Attività Espositive e Didattica del museo. Sono intervenuti i seguenti collaboratori: Dott. Mihai Stan, responsabile dei programmi di promozione culturale presso l’Accademia di Romania in Roma; Sig.ra Francesca Pierpaoli di SERITALIA Live Srl di Ciampino, Sig. Gianpaolo Coin di GRAFCO Srl di Camalò di Povegliano (Treviso), Arch. Lorenzo Bagli Pennacchiotti in rappresentanza dell’ArchstudioPBP di Monte Porzio Catone (RM) e Vanzolini Srl di Roma, il fotografo Sebastiano Luciano, Geom. Roberto Gatta e l’Arch. Marco Bastianoni di CO.RE.MA Restauri 2000 Srl di Roma, i Sig.ri Emanuele Vitto e Orlando Lorenzin di PAULIN Spa di Seren del Grappa (Bolzano) e la Sig.ra Marianna Benigni di ART FORUM WÜRTH CAPENA (Roma). Dall’ambasciata di Romania in Italia era presente il Dott. Dan Eugen Pineta, ministro plenipotenziario.
Il convegno artistico “L’Antico nel Contemporaneo” al quale ho collaborato con l’intervento sull’installazione “Columna mutătio – LA SPIRALE”, organizzato dalla Dott.ssa Simonetta Lux, critico di arte moderna e contemporanea, Prof.ssa Onoraria dell’Università La Sapienza di Roma, e dalla Dott.ssa Lucrezia Ungaro. Sono intervenuti: Giuseppe Salvatori, artista e poeta, Claudio Damiani, poeta, scrittore e docente, Antonella Greco, Prof.ssa di Storia dell’Architettura Contemporanea dell’Università La Sapienza Roma 1, Gabrielle Pedullà, scrittore, critico letterario e cinematografico, docente di letteratura italiana contemporanea presso l’Università Roma Tre, Elisabetta Cristallini, Prof.ssa di Storia dell’Arte Contemporanea all’Università Tuscia di Viterbo e alla Facoltà di Architettura dell’Università Sapienza di Roma, Felice Levini, artista contemporaneo.
Bellissimi i tre laboratori artistico – didattici per ragazzi, realizzati uno in collaborazione con Seritalia Live e gli altri due con Art Forum Würth Capena. E poi le visite degli addetti ai lavori, amici e critici d’arte, tra cui tengo a ricordare la gradita visita del critico di arte contemporanea Maurizio Vitiello.
Mostra personale in autonomia, “Columna mutàtio – LA SPIRALE” è stata nello stesso tempo parte artistica contemporanea nella mostra di archeologia “Traiano. Costruire l’Impero, creare l’Europa”. Ha avuto il patrocinio dell’Assessorato alla Crescita Culturale – Sovrintendenza Capitolina per i Beni Culturali del Comune di Roma, dei Musei in Comune di Roma e promossa dal progetto Zètema Cultura. Progetto di rappresentanza dell’Ambasciata di Romania in Italia per il 2017, la mostra è stata patrocinata anche dall’Ambasciata di Romania presso la Santa Sede, dall’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia e con il sostegno dell’Accademia di Romania in Roma. Il flusso di visitatori è stato di 120.000. Il catalogo della mostra è stato pubblicato da Palombi Editori, specializzato in arte e architettura.

D – Dentro c’è la tua percezione del mondo, forse, ma quanto e perché?
R – Il lavoro sulla Colonna di Traiano fa parte della mia ricerca sulla percezione del tempo, e ha rappresentato per me non soltanto l’interpretazione del capolavoro di arte e architettura romana, con implicazioni nell’identità del popolo romeno, ma soprattutto un omaggio portato alla memoria. E qui vorrei considerare, insieme alla’installazione monumentale“Columna mutàtio – LA SPIRALE”, anche le installazioni “Columna mutatio – Itineraria picta”, esposte tra il 2013/2014 sempre ai Mercati di Traiano. Se nelle opere megaoggetuali come Megabox, Superslides e i dipinti con l’inserimento di restauro, il mio argomento era il tempo soggettivo, in queste ultime, il protagonista è il tempo oggettivo. Infatti, il messaggio che desidero portare attraverso le istallazioni “Columna mutãtio” fa riferimento alla “mutazione” di significato che avviene nel volgersi della storia, considerando le mie opere come un sentito omaggio alla memoria di quel passato rivissuto nel presente, nel dialogo tra il valore storico, artistico e archeologico della Colonna Traiana e il nostro mondo contemporaneo. Se nel passato evocava le due guerre portate dall’Imperatore Traiano contro Decebalo, il Re dei Daci, oggi nella nuova Europa, essa è testimonianza visiva dell’origine dell’attuale popolo romeno ed è simbolo di amicizia e collaborazione tra i due paesi.
Il concetto del tempo è correlato al concetto dell’autentico come caratteristica principale della materia archeologica intesa come “habitat della memoria storica e sociale”. Infatti, ho dato un’impostazione orizzontale all’installazione “Columna mutàtio – LA SPIRALE” proprio per suggerire il distacco funzionale portato dal tempo, da “monumento celebrativo” a “fonte storica visiva”, come allusione al reperto archeologico quale oggetto musealizzato. Sotto l’aspetto connettivo tra l’antico e il contemporaneo, è stato importante il rapporto tra la mia opera, contemporanea, e il museo – che diventa non soltanto luogo quale sito archeologico, ma anche spazio di confronto temporale. E quindi l’ambientazione conferma il ruolo del museo – come istituzione che conserva, protegge, trasmette e stimola la ricostruzione di mondi.
Un altro elemento che fa riferimento al concetto del tempo è la “leggerezza” della mia opera, dove il rapporto con il “peso” del monumento è informale. “Togliendo” e cercando “l’essenza”, ho creato un’opera di massima sintesi strutturale e raffigurativa, snodata e svuotata di materia, ridotta alla pura geometria. Il materiale che ho scelto è stato l’alluminio.
Il continuum, un altro elemento che scandisce il tempo, non è soltanto di natura strutturale e dinamica, ma soprattutto di natura rappresentativa. “Columna mutãtio – LA SPIRALE” è frammento senza inizio e senza fine, dove il tempo non è delimitato, ma scorre via infinitamente. Pensando alla “colonna” e all’“infinito”, ci viene subito in mente la “Colonna senza fine – Coloana infinitului” del grande Constantin Brancusi, quella sorprendente verticale modulare che attraversa lo spazio per sorreggere il cielo. L’infinito, nella mia opera, fa riferimento al concetto per il quale la storia fluisce in orizzontale.
La mutazione di significato su cui è incentrato il messaggio dell’installazione “Columna mutãtio – LA SPIRALE” ha acquisito per me un forte valore multiculturale. Per questo motivo ho sentito di creare una contaminazione, verso la fine del lavoro, come sguardo verso il futuro, un’icona che mi rappresenta da anni, l’UOMOMUCCA, discendente dell’Uomo-Animale, fusione tra natura e civiltà. Questa icona rappresenta il mio pensiero filosofico e artistico sul mondo attuale. Prodotto anch’esso da una metamorfosi e da una mutazione, rappresenta la storia della trasformazione condizionata e dell’evoluzione dello spirito di ognuno di noi. E’ nato sporadicamente in diversi continenti, in contemporanea: “UOMOMUCCA Africa Orientale”, “UOMOMUCCA America del Nord”, “UOMOMUCCA Europa”, UOMOMUCCA Australia Sud-Orientale, UOMOMUCCA America del Sud. La loro esistenza benigna è necessaria per ristabilire l’equilibrio della vita sulla nostra terra. Rappresenta il nuovo “essere” che il nostro spirito di conservazione e di sopravivenza cerca. La mucca rappresenta il nutrimento, la natura, l’istinto, l’atavico, la sacralità, la madre terra. L’uomo rappresenta l’intelligenza, la coscienza e la civiltà. Oggi, il rapporto tra atavico, naturale e civiltà è diventato difficile ed è in crisi a causa della presenza invasiva dell’uomo sulla Terra, i suoi eccessi. L’UOMOMUCCA è il prototipo ideale di una nuova creatura sulla terra, protagonista del futuro, nato per ridare il prezioso equilibrio al nostro mondo. Si moltiplica in tutti i continenti fino a diventare una popolazione. L’UOMOMUCCA si evolve e diventa “COWMAN OF THE WORLD”, cittadino del mondo. Il suo significato è la positività.

D – L’Italia è sorgiva per gli artisti dei vari segmenti? Quali so no le differenze con la tua Patria?
R – L’Italia, nella sua veste di “bel paese”, rappresenta dal mio punto di vista il luogo ideale per la creazione visiva. Un concentrato straordinario di arte e architettura, che mantiene i suoi strati storici, iniziando con le fondamenta che tramandano nel tempo le opere della Magna Grecia, della civiltà Etrusca, per abbondare con l’Antica Roma e continuando con il periodo più bello dell’Umanità, il Rinascimento, che poteva nascere solo qui, nella perfezione del paesaggio definito dallo sfumato e dalla luce, e che, attraverso i capolavori dei suoi protagonisti assoluti, ha educato lo spirito trasmettendo il sentimento della Bellezza. Questa enorme carica di creazioni umane geniali alimenta un altro sentimento che per me è molto importante, quello dell’autentico. A tutto ciò si aggiunge la raffinatezza dell’epoca contemporanea, con le sue architetture, le opere d’arte, il cinema, il design, la letteratura etc. E’ il paese ideale per trarre ispirazione e per creare, ma anche per l’apertura al dialogo internazionale e il confronto con bravissimi artisti contemporanei.
Svolgo la mia attività artistica dal 1987 in Italia, dove ho costruito la mia famiglia. La mia formazione in Romania è stata ottima, all’Italia devo la mia maturazione. Ho mantenuto i miei contatti con la Romania attraverso le mostre personali che ho svolto sia all’Accademia di Romania in Roma che all’IRCRU di Venezia. Vorrei ricordare che la mostra “Columna mutãtio – LA SPIRALE” è stata adottata come progetto di rappresentanza dell’Ambasciata di Romania in Italia per l’anno 2017, e in parte sostenuta dall’Accademia di Romania in Roma, con i patrocini dell’Ambasciata Romena presso la Santa Sede e dell’IRCRU Venezia.
Coinvolgendo le istituzioni culturali e diplomatiche del mio paese di nascita in Italia, attraverso le mie mostre e le attività culturali che ho proposto, ho cercato, dal 1989, di costruire un ponte culturale. Oltre le mie personali, mi piace ricordare alcune mie iniziative, la mostra “Materiali Romani”, nel 1992, collaborazione tra il Centro di Arte Contemporanea “Luigi di Sarro” e l’Accademia di Romania in Roma, curata da Federica Di Castro e presenziata della Direttrice Zoe Dumitrescu Busulenga, personalità di spicco del mondo culturale romeno. Poi, nel 1996, la “Settimana di Cultura Romena”, all’interno del lungimirante Gruppo Internazionale dell’Assessorato alla Cultura di Monte Porzio Catone, dove abito, una collana di azioni realizzata con il coinvolgimento dell’Accademia di Romania in Roma, il Ministero degli Esteri della Romania e l’Ambasciata di Romania presso la Santa Sede. Nel 2018 sono stata insignita del “Premio di Eccellenza” del Governo Romeno, più precisamente, del Ministero dei Romeni all’Estero MPRP, nella Gala “100 per il Centenario” (di cui 10 per l’Italia), tenutasi a Roma, presso l’Accademia di Romania a Roma, per l’attività artistica svolta in Italia.
La Romania, oggi, è un paese aperto, di nuovo “europeo”, che respira “libertà”, che promette molto, soprattutto per la presenza di tanti artisti bravi, sia della mia generazione che tra i giovani, molto seri e ben preparati dal punto di vista concettuale e tecnico. L’apertura ha significato non soltanto la possibilità di muoversi geograficamente, ma anche di confrontarsi, di essere informati e di promuovere il proprio lavoro. Molti di loro lavorano all’estero e in Romania in contemporaneo, alcuni sono presenti nei grandi spazi espositivi di tutto il mondo e nelle aste internazionali. Sono nate tante gallerie di arte contemporanea che stanno crescendo e anche aste d’arte che funzionano. Per un’artista è molto importante conoscere e confrontarsi. L’esempio di eccellenza è il grande Constantin Brancusi. Il suo grande talento e la sua intelligenza creativa ha fatto il grande salto di qualità andando a Parigi, a quei tempi il centro del mondo.

D – Quali piste di maestri hai seguito?
R – Sicuramente i miei maestri sono stati coloro in cui ho trovato una parte di me stessa. Inizialmente, negli anni di liceo, Suzana Fantanariu è stata il modello di bravissima artista donna, di una forte moralità etica ed estetica. Al mio Prof. è maestro dell’Accademia, Octav Grigorescu, raffinato luminare e personalità di grande cultura, devo l’approccio con il disegno, la composizione, il controllo, l’accuratezza nell’espressione, l’importanza della luce; e grazie a lui ho imparato, oltre tutte le tecniche della calcografia, la tecnica della preparazione della pietra litografica, che mi ha ispirato a realizzare le mie sperimentali metamorfosi sulla pietra, lavori che hanno segnato il mio modo di pensare e fare arte, e che mi piacerebbe riprendere.
Amo e seguo l’arte di tutti i tempi; l’arte moderna e contemporanea mi appassiona. Sento forti vibrazioni quando vedo i disegni di Leonardo, di Raffaello, Rembrandt, Botticelli, le litografie di Goya, le incisioni di Albrecht Dürer e quelle di William Hogarth, ma anche i disegni di Ingres e Watteau. Le poche riproduzioni che ho fatto nel Museo Nazionale di Arte di Bucarest, della Crocifissione di Antonello da Messina e l’Estate di Peter Bruegel il Giovane, mi hanno avvicinato per sempre ai grandi della pittura del Rinascimento. Giotto, Cimabue, Piero della Francesca, Van Eyck, Raffaello, Michelangelo, Tiziano, Tintoretto, Holbein, Giorgione, Van Dyck, Caravaggio, El Greco, Rembrandt, Rubens, Vermeer. Il patrimonio umano è ricco, siamo fortunati. E nello stesso tempo adoro la pittura di William Turner e tutta la pittura dell’inizio del ventesimo secolo, gli impressionisti e i postimpressionisti che hanno portato quella liberta di espressione, quel coraggio che ha provocato il grande cambiamento: Manet, Monet, Cezanne, Van Gogh, Degas, Utrillo, Toulouse Lautrec, Pissaro, Sisley, Renoir, Goguin, Munch, Nolde, Kokoschka, Klee, …. Quando guardo le loro opere sono ogni volta stupefatta, il mio lavoro non potrebbe esistere senza di loro. Come si fa a non amare l’inesauribile Picasso, Braque, Brancusi, Mirò, Dali, Hartung. E da qui farei un salto all’espressionismo astratto americano e la pop art, arte che ha espresso come mai, l’energia e il dinamismo della società moderna: De Kooning, Pollock, Louise Nevelson, Rauschenberg, Rothco, Andy Woarhool. Più tardi, le serigrafie di Frank Stella, oggi i disegni performativi di William Kentridge.
Apprezzo l’arte concettuale italiana, Gino De Dominicis, Giulio Paolini e le opere degli artisti della Transavanguardia. Burri, Accardi, Kounellis, Carol Rama, Richard Serra, Cattelan, la Beecroft, Mario Ceroli, Giuseppe Penone, Matteo Basile, le fotografie di Jodice. Le opere degli artisti della Scuola romana. Al gennaio ho visto una bella mostra di Pizzicannella alla galleria Mucciaccia a Roma.
La mia passione ricreativa è quella di andare a vedere le mostre. Roma propone molto, sia nell’ambito dell’arte antica che per l’arte contemporanea. Prima dell’isolamento ho visto la bellissima mostra di Jim Dine al Palazzo delle Esposizioni. Uno dei padri dell’arte contemporanea.

D – Pensi di avere una visibilità congrua?
R – La visibilità è un aspetto che non ho mai cercato, è una conseguenza del mio lavoro composto da tutte le opere e le mostre che ho realizzato fino adesso, e dei rapporti che ho costruito e che sono diventati con il tempo anche rapporti di amicizia e stima. Sono consapevole che la visibilità si costruisce, si programma. Sono certa di avere, ma non per quello che forse dovrei, non congrua, in quanto non sono appoggiata da una struttura che mi porti avanti e mi promuove, non ho una galleria cosi come a me piacerebbe, non sono mondana, e non ho neanche un agente o un curatore che rappresenta il mio lavoro, mi occupo da sola di tanti, troppi aspetti, con grandi sforzi, oltre quello creativo. Mi ostino a credere nella meritocrazia

D – Quanti “addetti ai lavori” ti seguono?
R – Per me è stato sempre importante lavorare in modo organizzato; con gli anni, le mie mostre sono diventate concretizzazioni di progetti proposti soprattutto negli spazi pubblici e nei musei. Questo tipo di lavoro, mi permette di esprimere il mio messaggio con la libertà di creare ogni volta una serialità definita, dando spazio alla sperimentazione, alla ricerca. Per questo le mie personali e anche le partecipazioni a delle collettive hanno sempre avuto la collaborazione del critico d’arte, che considero una presenza indispensabile. E cui vorrei ricordare che hanno scritto sul mio lavoro: Mario de Candia, Giorgio Di Genova, Alberto Dambruoso, Arnaldo Romani Brizzi, Ivana D’Agostino, Stefania Severi, Cinzia Folcarelli Barbara Martusciello, Federica di Castro, Adrian Guta. Rimane per me importante che loro conoscano l’evoluzione del mio lavoro.

D – Quali linee operative pensi di tracciare nell’immediato futuro?
R – Penso di continuare con nuovi progetti in spazi pubblici, di lavorare con gallerie che partecipino alla mia crescita e di collaborare con critici d’arte che condividono, o meglio, che trovano interesse nella mia ricerca, per svilupparne insieme i progetti.

D – Pensi che sia difficile riuscire a penetrare le frontiere dell’arte?
R – Si, molto difficile. Considerando la sregolatezza, a volte la confusione che incide sui criteri.
Per questo è necessario essere molto convinti e determinati del proprio bagaglio e del proprio modo di pensare, considerare il dubbio ma nello stesso tempo avere fiducia in se stessi. E’ l’unica protezione verso la propria sensibilità. Il sistema dell’arte esiste, le vie sono diverse, anche se a volte, sembrano le stesse, perche condizionate dall’aspetto economico, più che dalla ricerca in se. Personalmente non posso dire che vivo del mio lavoro artistico. Questo è un aspetto che corre il rischio di farci sentire ancora degli ingenui con un rapporto schizofrenico rispetto alla vita di dedizione, e da qui, a volte, il senso di inutilità. In più, si sa che l’artista donna deve lavorare il doppio per poter esistere davvero. Ma non si può fare a meno di continuare allo stesso modo di intensità di pensiero è di creatività, in fondo l’arte è una missione che abbiamo scelto in modo consapevole, ed è la ragione della nostra vita. Il mio lavoro è programmato, c’è sempre una forma progettuale del concetto, dell’idea, ma non ho una struttura su cui appoggiarmi, e quindi non godo di una promozione programmata. In Italia poi non c’è nessuna forma istituzionalizzata che riconosce il lavoro artistico. Al contrario si fa molta arte, gli artisti sono tantissimi e tanti bravi.

D – I “social” ti appoggiano?
R – Non saprei dire. I social sono un mezzo di comunicazione e, con tutte le accortezze, una finestra nel mondo vicino e lontano. Sono diversi tra loro. Il mondo digitale ha allargato tantissimo le nostre possibilità di avere informazioni, io seguo molto i quotidiani web d’arte, un’opportunità di essere informata sulle mostre, sugli artisti di tutti i tempi e le loro opere, sul mondo in genere. Sono molto curiosa. Quello che trovo controproducente, per esempio, e un aspetto tecnico che riguarda la riproduzione artistica che non supererà mai il “vedere dal vivo”, appiattisce togliendo la materia, e quindi crea una sensazione di omologazione; per questo a volte le opere di qualità non si leggono bene, invece si fa una lettura migliore dei lavori che scarseggiano. Chi guarda le opere online deve avere un buon allenamento acquisito precedentemente dal vivo, conoscendo l’artista e le opere. Per questo è sempre necessario affidarsi ai fotografi professionisti. Mi soffermo su questo aspetto in quanto, anche attraverso i social, il mondo si è spostato sul digitale. Questo pero è un aspetto che non ha nessun legame con la creazione digitale.

D – Con chi ti farebbe piacere collaborare per metter su una mostra o una rassegna?
R – Conosco critici d’arte che stimo e apprezzo e con i quali, da tempo vorrei collaborare, in attesa di concretizzare i miei progetti futuri. Dal punto di vista della collaborazione tecnica, degli allestimenti e dell’impostazione grafica delle mie mostre, vorrei continuare a collaborare con l’Arch. Pietro Bagli Pennacchiotti.

D – Perché il pubblico dovrebbe ricordarsi dei tuoi impegni espositivi?
R – Mi piacerebbe che il pubblico ricordasse il mio desiderio di portare qualcosa di nuovo. Io non sono del parere che l’Arte ha detto già tutto. L’arte è una prerogativa umana e, in quanto la nostra specie vivrà, nell’infinita diversità contenuta nel nostro DNA ci sarà sempre qualcosa di incredibile, di nuovo, di avveniristico, capace di far pensare ed emozionare. Sappiamo che l’arte in genere è uno tra i mezzi più efficaci di trasmettere le idee. Questa è la mia convinzione, che spero di riuscire a trasmetterla attraverso le mie opere che sono sempre frutto di ricerca e di sperimentazione, e vorrei essere giudicata per questo. Con serietà e l’amorevole rispetto vorrei presentare al pubblico la continua metamorfosi di un mondo dinamico, visto attraverso la dialettica e dove la gioia, l’immaginazione, la natura sono l’energia della nostra vita.

D – Pensi che sia giusto avvicinare i giovani e presentare l’arte in ambito scolastico, accademico, universitario?
R – Si, penso che sia molto giusto avvicinare attraverso l’arte i giovani di tutte le fasce di età, dai piccoli fino ai studenti universitari, e questo argomento mi ha sempre entusiasmata. Coltivare la loro sensibilità attraverso l’arte in genere, mettendo anche a confronto, per una più facile comprensione, l’arte antica con quella contemporanea, significa creare loro il sentimento della certezza, della dignità, coltivare il senso della bellezza, trasmettere loro le dimensioni umane attraverso l’immaginazione, significa donare loro lo sguardo lungimirante, la libertà di essere se stessi e sicuramente cittadini migliori. Ogni mia esperienza di lavoro con i giovani è stata bellissima, se noi ci impegniamo, loro ricambiano, e questo è il primo approccio con la formazione culturale.

D – Che futuro di mostre prevedi, dopo la parentesi drammatica del COVID-19?
R – L’inaspettata parentesi drammatica del COVID-19, che non sappiamo per quanto tempo sarà anche la nostra realtà, sta modificando il nostro presente. La considero un avvertimento che la natura, il nostro amato Pianeta Terra ci sta mandando, la conferma della grave crisi ambientale di cui ci stiamo accorgendo, ma nella quale non tutti credono, e che di conseguenza le misure che possono recuperare il grande disequilibrio, o perlomeno possono rallentarlo, sono tropo poche. L’uomo ha superato, invadendo, i limiti concessi della natura cui è parte, quella distanza di rispetto necessaria alla convivenza; e cosi la natura ci ha distanziati individualmente. Come una catarsi, il periodo di isolamento ci ha costretti a stare d’avanti a noi stessi, ritrovando quel tempo da dedicare alla riflessione, attività dimenticata per il ritmo frenetico della nostra quotidianità. Stiamo recuperando ognuno la propria memoria; mai come adesso il presente e il passato insieme. L’apparente mancanza di futuro potrebbe essere angosciante, per questo – il rifugio mentale. In realtà, questo stato di animo prepara e alimenta la creatività che uscirà fuori con grande vitalità. Io mi sento cosi, e come per me i valori sono sempre stati intoccabili, non ho perso, anzi, sento ancora di più il bisogno di creare e progettare qualcosa di nuovo, qualcosa che ha molto legame con il mio profondo interiore.
In questo senso vorrei continuare a promuovere il mio progetto COWMAN of the world, attraverso il quale proporre la mia risposta alla complessità della crisi attuale. Spero di poter concretizzare, quando le condizioni di sicurezza permetteranno, la mostra programmata ma posticipata all’IRCRU di Venezia; il tutto è pronto: le opere, il progetto grafico e quello dell’allestimento.
Desidero portare avanti il progetto di esporre per la seconda volta “Columna mutàtio – LA SPIRALE”, spero in Romania. Inoltre penso a un progetto per una nuova mostra, in un nuovo spazio, e certo con delle nuove opere.

D – Prossima mossa?
R – Le mie aspettative, senz’altro condizionate dalla realtà che viviamo, sono quelle di lavorare su nuove opere che riprendono alcuni argomenti concettuali e tecnici che riguardano la metamorfosi, attraverso il disegno, la pittura, non escludendo contaminazioni digitali e spaziali, e portare avanti progetti di alcune opere che non ho ancora concluso. Vorrei creare dei contesti nuovi che hanno a che fare con il rapporto tra il profondo interiore, intimo e l’obiettività dello sguardo verso il mondo. Mi sento molto inspirata a ricominciare.

Breve scheda biografia e mostre:

Luminiţa Ţăranu nasce a Lugoj, Romania, nel 1960. Si diploma nel 1985 all’Accademia di Belle Arti “N. Grigorescu” di Bucarest con Octav Grigorescu. Titolo equivalente rilasciato dall’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 1993.
Dal 1987 vive e lavora in Italia.

Il filo conduttore del suo percorso artistico è la “metamorfosi” che diventa anche metodo di lavoro e di ricerca della trasformazione ideativa e strutturale, sia in forma grafica e pittorica che nella costruzione delle istallazioni megaoggettuali e digitali. Realizza numerose mostre personali, partecipando ad altrettante collettive in spazi pubblici e privati, in Italia e all’estero.
Premi ricevuti: nel 1987 vince la Borsa Nazionale dell’Unione degli Artisti Plastici della Romania per disegno e incisione; nel 1996 si aggiudica la medaglia d’argento al XXIII PREMIO SULMONA, rassegna internazionale d’arte contemporanea, per l’opera SUPERSLIDE n. 29, Polo Museale Civico Diocesano; nel 2012 la menzione speciale della critica per l’installazione pittorica Metafora gruppo centrale Y + particolare centrale + particolare inferiore alla Rassegna Internazionale Premio Limen Arte di Vibo Valentia, Museo Enrico Gagliardi; nel 2013 il suo progetto “Cowman of the world” viene selezionato attraverso concorso per partecipare alla manifestazione inaugurale del nuovo Museo delle Scienze MUSE di Trento. Nel 2018 è stata insignita con il “Premio Eccellenza” del Governo Romeno, organizzato dal Ministero dei Romeni all’Estero nella Gala “100 per il Centenario” (10 per l’Italia), tenutasi a Roma, presso l’Accademia rumena a Roma, per l’attività artistica svolta in Italia.
Sue opere sono presenti nel Museo MAGI ‘900 di Pieve di Cento (BO), Polo Museale Comunale “Scuderie Aldobrandini” della Città di Frascati (RM), Museo di Storia e Arte Contemporanea di Blaj (Romania), Biblioteca Nazionale dell’Abbazia di “San Nilo” a Grottaferrata (RM), Collezione permanente del Centro di Documentazione, Ricerca e Promozione Constantin Brancusi, Targu Jiu, Romania, Museo della Fondazione “Casa di Dante in Abruzzo” a Torre de’ Passeri (Abruzzo) e in numerose collezioni private.
Hanno scritto sul suo lavoro: Mario de Candia, Giorgio Di Genova, Alberto Dambruoso, Barbara Martusciello, Arnaldo Romani Brizzi, Ivana D’Agostino, Cinzia Folcarelli, Stefania Severi, Federica Di Castro, Adrian Guța.

Tra le personali più importanti:
2017/2018 “Columna mutãtio – LA SPIRALE”, Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali, Roma – 28 novembre 2017/18 novembre 2018. Con il patrocinio della Sovrintendenza Capitolina per i Beni Culturali, dell’Assessorato alla Crescita Culturale di Roma Capitale, dei Musei in Comune di Roma Capitale, il progetto Zètema Cultura. Progetto di rappresentanza dell’Ambasciata di Romania per il 2017, la mostra è patrocinata anche dall’Ambasciata di Romania presso la Santa Sede, dall’Instituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia e con il sostegno dell’Accademia di Romania in Roma. Allestimento Arch. Pietro Bagli Pennacchiotti. Testo critico Alberto Dambruso. Fotografie Sebastiano Luciano. Catalogo mostra Palombi Editori.
2016 “Metamorfosi”, Spazio COMEL Arte Contemporanea, Latina.
2014/2013 “Columna mutãtio – Itineraria picta”, parte artistica della mostra Arte, Tracciati, Transmedia. Omaggio alla Colonna di Traiano. Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali, Roma. Promossa dall’Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con la collaborazione dell’University of Arkansas e i servizi museali di Zètema Progetto Cultura. Progetto allestimento, Arch. Pietro Bagli Pennacchiotti; testo depliant Giorgio Di Genova.
2006 “Metamorfosi – IL MONDO A COLORI” a cura di Mario de Candia – Accademia di Romania a Roma e l’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica, Venezia.
2004 “METAMORFOSI – EVOCAZIONI” a cura di Mario de Candia – Accademia di Romania a Roma e Palazzo Borghese, Monte Porzio Catone.
2002 “metamorfosi percorsi” – Museo “MAGI ’900” – Sala ospiti, Pieve di Cento (BO). A cura di Giorgio Di Genova.
2002 “doppio4verso” – bipersonale – Galleria degli Archi, Polo Museale Comunale “Scuderie Aldobrandini”, Frascati.
1991 “Dipinti e Superdiapositive” a cura di Barbara Martusciello – Galleria Yanica, Roma.
1991 “Pittura, grafica e oggetto”- Accademia di Romania in Roma.
1990 “Metamorfosi”- Palazzo Valentini, Roma.
1988 “Trittico” a cura di Giorgio di Genova: Centro Luigi Di Sarro, Roma; Galleria Atelier, Carrara; Palazzo Rospigliosi, Zagarolo.
1987 “Disegni e litografie” – Palazzo Rospigliosi, Zagarolo.
“Disegni e litografie” – Palazzo Borghese, Monte Porzio Catone.
Dal 2007 al 2011 realizzato per la comunità di Monte Porzio Catone il nuovo stendardo della Confraternita del S.ssimo Sacramento, il più grande in Europa (2 tele libere di dimensioni 2,85 x 4,25 m) – testo curato da Stefania Severi. Si trova esposto nel Duomo San’ Gregorio Magno.

Tra le collettive più importanti:
2017 “Dante e l’Antica Roma nella Divina Commedia”, a cura di Giorgio Di Genova, organizzata dalla Fondazione Casa di Dante Alighieri in Abruzzo, Palazzo Aurum, Pescara. Catalogo mostra Ianieri Edizioni.
2017 ”ContemporaneaMente”, Polo museale comunale Scuderie Aldobrandini, Frascati;
2017 “Frammenti di Luce e Colore”, a cura di Cinzia Folcarelli – Università Telematica E-Campus, Roma.
2015 ”Percorsi d’Arte in Italia 2015”, a cura di Giorgio Di Genova. Mitreo Iside, Centro di Arte Contemporanea, Roma.
2014 Rassegna Internazionale di Arte Contemporanea “XXXXI PREMIO SULMONA”, Polo Museale Civico Diocesano – Sulmona.
2013 “OPENING”, manifestazione inaugurale del nuovo museo delle Scienze MUSE di Trento.
2013 “Dante e le donne del Paradiso” a cura di Giorgio Di Genova. Fondazione Casa di Dante Alighieri in Abruzzo – Palazzo Aurum, Pescara.
2013 Rassegna Internazionale di Arte Contemporanea “XXXX PREMIO SULMONA” – Polo Museale Civico Diocesano.
2012 Rassegna Internazionale Premio Lìmen Arte 2012 a cura di Giorgio Di Genova. Museo Enrico Gagliardi, Vibo Valentia.
2010 Biennale internazionale di stampa “encres et papiers” – Palazzo Comunale di Saint-Mandé, Parigi.
2009 “Venite adoremus” a cura di Stefania Severi. V Edizione. “Chiesa degli Artisti”, Roma.
2005 “Lillith” – internazionale di arte Contemoranea, a cura di Maria Luisa Trevisan – Polo Museale Comunale Scuderie Aldobrandini, Frascati.
“Tusculanae e Tusculani” – Polo Museale Comunale Scuderie Aldobrandini, Frascati, tutte le edizioni: 2010, 2009, 2008, 2007, 2005, 2002.
2001 “Cari artisti vicini e lontani”, Polo Museale Comunale Scuderie Aldobrandini, Frascati.
1991 “ARTAE” a cura di Achille Bonito Oliva: zona Congressi, Ferrara; Circolo degli artisti, Roma; Chiesa sconsacrata S. Carpoforo, Milano.
1995 “Itinerari d’arte” a cura di Lidia Reghini di Pontremoli, Tarquinia.
1989 “Triennale Internazionale d’Arte Sacra” a cura di Giorgio Di Genova. Castello Trecentesco di Celano.
1996 “XXIII Premio Sulmona”, Palazzo dell’Annunziata, Sulmona.
1995 “Viaggio in Monte Porzio Catone”.
1992 “Materiali romani” a cura di Federica di Castro – Accademia di Romania in Roma. 1992 International Impact Art Festival – Kyoto, Municipal Museum of Art, Giappone.
1991″Continuità del pluralismo” a cura di Arnaldo Romani Brizzi. Palazzo degli Alessandri, Viterbo.
1987 Rassegna Repubblicana di pittura, scultura e grafica – Sala Dalles, Bucarest.
1987 Simposio degli artistici e critici – “Sibiu ’87” Romania.
1987 Salone Internazionale per incisione – Lodz, Polonia.
“Disegni e litografie” a cura di Adrian Guta, Galleria “Atelier 35” Bucarest.
1986 “Il Ponte” – internazionale di incisione – Edmonton, Ontario, Ottawa, Canada. 1986 Salone Repubblicano per la grafica – Sala Dalles, Bucarest.
1986 Salone Municipale di Arte Contemporanea – Sala Dalles, Bucarest.
1985 “L’anno internazionale della gioventù”- Edimburgo, Inghilterra.

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