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domenica 26 febbraio 2012

Licenziata perché "non ci sta"

A processo brigadiere 53enne, la vittima 26enne lavorava in un locale di viale Ceccarini

RIMINI È stato rinviato a giudizio per concussione Josè Leone, 53 anni, brigadiere pesarese della Guardia di Finanza accusato di aver messo in piedi, assieme al rumeno Marius Chiorean, un raggiro ai danni di una 26enne al fine di causarne il licenziamento. Per il 40enne rumeno, invece, il processo si è concluso con un patteggiamento a più di un anno per concussione, pena sospesa. I fatti risalgono all’estate scorsa, quando la giovane, anch’essa di nazionalità rumena, lavorava presso un noto locale di viale Ceccarini a Riccione. Il 40enne si invaghisce di lei e inizia a corteggiarla. Le avances vanno avanti per un po’ma lei non sembra interessata e declina le proposte del connazionale. Non sa ancora, però, che quel “no” le costerà presto il posto di lavoro. Si perché, secondo l’accusa, sarebbe stato proprio il 40enne a convincere l’amico finanziere a far licenziare la giovane dopo il rifiuto subito. Una vendetta servita fredda, come l’antico proverbio vuole. I due si incontrano e organizzano il raggiro nei minimi dettagli poi, a entrare in gioco, è il brigadiere. Più volte, infatti, si sarebbe recato dal titolare del bar di Riccione, esortandolo a cacciare la giovane dipendente al fine di evitare guai con la finanza. Il proprietario si trova così costretto a licenziare la donna, spiegandole le motivazioni. A quel punto è lei a prendere in mano la situazione. Attraverso il suo avvocato, Stefano Caroli, decide, infatti, di sporgere denuncia, facendo partire le indagini dalle quali emerge il raggiro. Il 19 luglio scattano gli arresti. La giovane si costituisce parte civile, ottenendo 20mila euro comprendenti spese legali e risarcimento, mentre i due decidono di patteggiare. La difesa del brigadiere (avv. Annunziata Cerboni Bajardi del foro di Pesaro) aveva richiesto di derubricare il reato in violenza privata aggravata e di patteggiare. Il giudice ha però respinto, chiedendone il rinvio a giudizio per concussione. Il caso finirà a dibattimento dove la difesa ha assicurato che svolgerà ogni attività necessaria a dimostrare l’estraneità dell’imputato al fatto contestato. L’uomo, inoltre, ha sempre spiegato di non aver mai minacciato nessuno. Avrebbe solo eseguito un accertamento all’interno del locale, su segnalazione del rumeno, suo confidente.
15 febbraio 2012
Fonte: Nuovo Quotidiano di Rimini

1 commento:

Cristina Tutu, avocat stagiar, Albo di Firenze ha detto...

In base alle norme comunitarie,nel caso presente, la vittima ha diritto a recedere dal contratto per giusta causa e deve essere risarcita con una indennità proporzionata alla gravità del comportamento molesto.
Diffati, costituisce atto discriminatorio vietato, ogni comportamento che da risultato ad un effetto pregiudizievole in ragione del sesso.

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