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venerdì 3 febbraio 2012

Progetto Medit: un'opportunità per i cittadini romeni di tornare in patria

Editoriali - 26 Gen
TORINO. Sono quasi 400mila gli stranieri residenti in Piemonte e la comunità romena è una delle più numerose. Torino è la seconda città italiana per presenza di cittadini romeni, circa 51.918 unità. Inoltre, secondo l’INAIL, in un anno, i nati all’estero assunti per la prima volta nella regione sono per il 58,4% di origine rumena, la maggior parte nella fascia di età tra i 30 e i 39 anni, nei settori delle costruzioni e delle attività svolte nelle famiglie. Questi i dati con cui si è aperto ieri, nella Sala Livio Labor in via Juvarra, la presentazione del Progetto MEDIT(Modello di cooperazione transnazionale per il rientro dei lavoratori romeni in patria - ID 4234), coordinata da Luca Sogno, Presidente di EnAIP Piemonte, dove hanno portato i loro saluti Marisa Cortese, dell’Assessorato al Coordinamento politiche di integrazione dei “nuovi cittadini” della città di Torino e Mario Scollo, dell’Assessorato Regionale Formazione Professionale e Lavoro.

«Il Progetto Medit , rivolto a cittadini rumeni occupati o in cerca di occupazione presenti nelle varie regioni d’Italia- ha illustrato Sergio Pugliano, Direttore Generale di EnAIP Piemonte- ha avuto come attori l’Agenzia Nazionale per l’Impiego Romania (ANOFM) – Capofila del progetto, l’ENAIP NAZIONALE (partner transnazionale)e gli EnAIP di Lazio, Piemonte, Puglia e Veneto (partner). Obiettivo del progetto è la creazione di un sistema transnazionale di informazione e intermediazione, intercorrente fra i servizi per l’occupazione di Romania e Italia e volto ad agevolare l’incontro fra offerta e domanda di lavoro quale imprescindibile presupposto per un possibile rientro in patria dei lavoratori romeni. La collaborazione fra Italia e Romania nell’elaborazione del Progetto Medit, infatti, è nata sulla base dell’idea che i lavoratori romeni, attualmente residenti fuori dal loro paese d’origine, possano costituire un’importante risorsa per lo sviluppo della Romania, paese entrato a far parte dell’Unione Europea nel 2007».
Di particolare importanza la presenza del Console Daniel Serban Zinelli, che ha sottolineato come il Progetto Medit, per la prima volta, abbia portato l’attenzione non tanto sull’integrazione dei cittadini romeni in Italia quanto sulla possibilità e sulla facilitazione di un loro ritorno in patria. «Nel territorio piemontese, della Liguria e della Valle d’Aosta assistiamo oltre 200 mila cittadini romeni, che sono venuti in Italia per lavoro e che successivamente hanno aperto una loro attività (14.000 società), hanno portato qui i loro famigliari o si sono fatti una famiglia qui (2.000 nascite in Piemonte). Un lavoro e una situazione familiare serena, pertanto, sono da un lato il segno di una buona integrazione e dall’altro i motivi per cui molti romeni non valutano l’eventualità di tornare in Romania, non avendo la garanzia di trovare le medesime condizioni».

A presentare il Modello di servizio congiunto tra i Servizi per l’Occupazione della Romania e Italia per il sistema transnazionale per la mediazione del lavoro è intervenuto Roberto Franco , Consulente ENAIP.«Il Progetto Medit ha avuto come scopo prioritario quello di favorire il rientro in patria dei cittadini romeni con politiche attive del lavoro, attraverso un servizio transnazionale di incrocio domanda e offerta di lavoro fra i rumeni attualmente in Italia e i posti di lavoro disponibili in Romania, basato sulla cooperazione fra i servizi pubblici per l’impiego rumeni e quelli delle quattro regioni italiane aderenti al progetto. Il modello di incontro tra CV e vacancies, adotta, infatti, un approccio sia virtuale (via web) che fisico (assistenza degli operatori della rete), che consente al sistema di funzionare sia in autonomia dai candidati che attraverso il supporto dei servizi coinvolti». A seguire un intervento tecnico di Sergio Scarpel, Consulente ENAIP, sull’ Infrastruttura Tecnologica di Comunicazione tra i servizi per impiego tra Romania e Italia.

Ma cosa ne pensano i cittadini romeni del ritorno in Patria?

Un’indagine condotta dall’Iref (Istituto di Ricerche Educative e Formative) lo ha chiesto a 1.200 cittadini romeni occupati o in cerca di un’occupazione presenti sul territorio di 4 Regioni italiane: Piemonte (410 interviste), Veneto (Friuli Venezia Giulia), Lazio e Puglia.« In Piemonte le donne svolgono prevalentemente un lavoro di cura, mentre gli uomini sono impiegati nei settori artigianato e industria- spiega Marco Livia- Direttore dell’IREF. Hanno un reddito medio individuale di 1.000 euro, un reddito medio familiare di 1.500 euro e sono ben integrati nel tessuto produttivo italiano anche con società proprie. In generale sono poco inclini a prendere in considerazione la possibilità di usufruire di incentivi per la costituzione d’imprese nel loro paese e lo si vede anche dalla poca conoscenza/interesse verso i servizi per il rientro assistito. Qualora pensassero di tornare in Romania, vorrebbero continuare a svolgere la professione che svolgono in Italia. Gli intervistati in Piemonte che sono in Italia da più anni, addirittura tornerebbero nel loro paese solo a condizione che sia garantito loro un reddito netto mensile di oltre i 1.800 Euro al mese. I motivi per cui la maggior parte decide di restare in Italia sono dunque lo stipendio (59,2%), le condizioni di vita migliori (28,8%) e migliori servizi pubblici- sanità e istruzione (22,1%)».

Il fatto che i romeni siano una comunità molto attiva in Piemonte lo dimostrano i dati sugli avviamenti al lavoro nel 2011, presentati da Cristina Romagnolli, Dirigente del Servizio Coordinamento Centri per l’Impiego della Provincia di Torino. «Gli avviamenti totali sono stati 365.315 di cui 32.732 a favore di cittadini romeni. I contratti a tempo indeterminato sono il 30,2% mentre i contratti a tempo determinato sono il 69,79%, nei settori; lavoro domestico e assistenza familiare (24.34%), manifattura 18.58% ed edilizia 14.38%. Molti anche i cittadini romeni cassintegrati che hanno partecipato al Progetto Crisi, ben 721 su 1.885 stranieri (Dati al 31/5/2011). In tutti i Centri per l’Impiego proseguono dal 2005 un servizio di mediazione interculturale, con 13 mediatori di cui 2 cittadine romeni, servizi integrati a favore del lavoro di assistenza familiare, e migliaia di corsi di formazione cui hanno partecipato nel solo 2010 ben 3.239 cittadini romeni».

A questi dati positivi corrisponde anche un risvolto negativo, legato alla diffusione del lavoro nero, soprattutto a livello domiciliare come ha ricordato Luminita Serghiev, Presidente dell’Associazione Multietnica Italo-Rumena Pontis, affiliata alle Acli di Torino. «Sono ancora molte le donne che lavorano in nero, senza aver diritto ai servizi sanitari, alla residenza, alla pensione, che vivono in condizioni di segregazione e a volte subiscono violenze. Questa piaga va risolta sia per loro che ne sono vittime sia per lo stato italiano, che tra l’altro potrebbe avvalersi delle loro competenze, visto che molte possiedono una scolarità molto alta. Noi come associazione offriamo informazioni, sostegno psicologico e soprattutto ascolto».

Anche le Acli sono attive sul fronte dell’immigrazione da decenni con un impegno costante nella promozione sociale attraverso i sui servizi e le sue molteplici attività. «Le Acli offrono servizi formativi attraverso i centri Enaip, servizi di Patronato e di CAF, attraverso sportelli dislocati in tutto il Piemonte, importanti in questi anni per la regolarizzazione dei cittadini stranieri- spiega Roberto Santoro, Presidente delle Acli di Torino. Solo in provincia di Torino i paesi assistiti sono diventati 104, le pratiche a favore dei migranti sono salite da 15.000 del 2010 a 18.000, quelle per cittadini romeni da 1.600 a 2200. A novembre in via dei Quartieri è stato inaugurato un nuovo spazio dove oltre ad avere informazioni le diverse comunità possono incontrarsi e scambiarsi idee; un’ottima postazione anche per il progetto Medit».

A chiudere i lavori Maurizio Drezzadore, della Presidenza Acli Nazionale. «L’immigrazione che l’Italia ha avuto dal 2005 al 2010 è stata di tipo sostitutivo; sono usciti dal mercato del lavoro 850 mila lavoratori e ne sono entrati 700 immigrati. Soprattutto in alcuni settori come l’edilizia o i servizi alla persona gli italiani hanno lasciato posto agli stranieri. Ma oggi la situazione sta cambiando; il Italia si parla del 56% di tasso di occupazione, ovvero ad ogni adulto che lavora corrisponde un adulto che deve essere mantenuto e un minore a carico di quell’unico reddito. Solo un mercato più aperto ma più equilibrato e pensato a livello continentale potrà offrire un vero scambio di professionisti e di occasioni di lavoro che permetteranno lo sviluppo di tutti i paesi che ne sono parte».

Ai partecipanti è stato offerto un rinfresco, curato dagli allievi del corso “Addetto ai Servizi di Ristorazione” del CSF di Alpignano.

Per informazioni sui corsi è possibile contattare il numero verde 800 50 18 50
oppure direttamente le segreterie dei centri En.A.I.P. in Piemonte

Fonte: Enaip Piemonte

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ben venga il rimpatrio di questa gente ..Da fare subito in tutta italia una retata e mandarli nei loro paesi d'origine.
è competenza del loro stato garantirgli tenore di vita e lavoro..
Lucio

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