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venerdì 3 febbraio 2012

No alle foto di mendicanti, "Diffamatorie e mortificanti"

IL CASO
La sentenza della Cassazione: "Nella coscienza comune, chi è costretto all'accattonaggio è collocato nell'ultimo gradino della scala sociale". Riconosciute le ragioni di una donna romena ritratta in un articolo di giornale

ROMA - Le foto che ritraggono i volti dei mendicanti non dovranno essere più pubblicate. E' quanto ha intimato la Cassazione, sottolineando che "non è possibile negare l'oggettiva valenza diffamatoria" della pubblicazione di uno scatto di chi chiede la carità: "La coscienza comune - spiega la Quinta sezione penale - pone questi soggetti in uno dei gradini più bassi della cosiddetta scala sociale ed è allora naturale che chi sia costretto dalla necessità a praticare la mendicità e venga additato come tale si sentirà mortificato e gravemente ferito nella sua onorabilità". E nei casi di denuncia del fenomeno è necessario "coprire i volti delle persone coinvolte in fenomeni sui quali grava un pesante giudizio negativo della collettività".
La decisione è arrivata dopo che la Suprema Corte ha analizzato la vicenda di una donna romena, Ciurar C., la quale ha sporto una querela per essere comparsa in una fotografia pubblicata a corredo di un articolo di un giornale di Trento nel quale venivano riportate le reazioni e i commenti dei cittadini, pure loro rappresentati fotograficamente, nell'ambito di una tavola rotonda sul "pacchetto sicurezza" e sull'istituzione delle ronde. A corredo del servizio, la foto della donna accompagnta dalla didascalia "una questuante all'opera nel centro storico di Trento".

Il gip di Trento, il 31 gennaio 2011, aveva dichiarato il non luogo a procedere "perché il fatto non sussiste" nei confronti del direttore e dell giornalista, ritenendo l'articolo e le foto non diffamatori e improntati a scoraggiare "fenomeni quali la prostituzione, il vandalismo e l'accattonaggio diffuso".

La donna fotografata a mendicare ha fatto ricorso in Cassazione, facendo notare che era l'unica delle persone ritratte a rappresentare il problema che il pacchetto sicurezza avrebbe voluto affrontare e che, nel testo, si parlava di "accattonaggio diffuso legato ad organizzazioni criminali".

Con la sentenza 3721, il giudice di ultima istanza ha accolto la tesi difensiva e ha osservato che "la fotografia di Ciurar C., indicata come questuante all'opera posta a corredo dell'articolo non può essere considerata neutra, dal momento che il lettore è portato ad identificare la persona rappresentata con uno dei mali da combattere - l'accattonaggio diffuso - e l'ipotizzato collegamento con ambienti malavitosi - ed uno dei problemi da eliminare per garantire una pacifica vita cittadina".

La Cassazione fa notare che "quando per esigenze di cronaca si mostrano immagini di persone in qualche modo coinvolte in fenomeni sui quali grava un pesante giudizio negativo della collettività - al fine di evitare che si crei un preciso collegamento tra un fenomeno generale e una specifica e individuabile persona fisica ed evitare quindi la conseguente e inutile carica di disdoro personale - si usa sgranare o comunque coprire il volto della persona ritratta per renderla non identificabile".
(31 gennaio 2012)

Fonte: La Repubblica

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