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Un momento del Salone (foto di Silvia Biasutti) |
Scritto da Sergio Bagnoli sabato 19 maggio 2012
Più di cinquantamila immigrati solamente nella città di Torino, circa centocinquantamila in tutto il Piemonte: sono i numeri della diaspora romena in Italia che rappresentano la prima nazionalità di stranieri residenti nel nostro Paese. E' quella romena una comunità che nella Penisola soffre per i molti pregiudizi che la riguardano: forse tra tutte le comunità immigrate è la meno rispettata. "Sono ladri, zingari, prostitute, assassini e stupratori" è quanto si sente affermare nei bar e nelle strade del nostro Paese e la stampa italiana non è certo da meno.
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Il monastero di Voronez, Moldavia del Nord |
«Siamo molto felici della partecipazione della Romania, dal momento che queste sono occasioni importanti per organizzare incontri e scambi, per conoscerci reciprocamente», ha sottolineato Ferrero, testimoniando come per la maggior parte degli italiani la Romania continui ad essere un luogo sconosciuto, che incute un vago timore. Tutto ciò nonostante, sin dai tempi del fascismo, a Roma esista un'Accademia di Romania ed a Venezia l'Istituto romeno di Cultura e Ricerca Umanistica che, insieme all'Istituto Culturale romeno di Bucarest, ha contribuito all'organizzazione del Padiglione Romania.
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Dettaglio del palazzo Cantacuzino, Bucarest |
Pure per molti eruditi, come ha confessato il professor Vincenzo Iacomuzzi, il mondo culturale romeno è in gran parte sconosciuto. Ma dalla Romania traggono origine personalità di primo piano del XX secolo: dallo storico e politico Nicola Jorga al filosofo delle religioni Mircea Eliade, dallo scienziato Henri Coanda, a sociologi come H. H. Stahl, a commediografi come Eugène Ionescu, a demografi e statistici come Sabin Manuila e ad artisti come Victor Brauner, Constantin Brancusi, Tristan Tzara. In Romania si sono formati anche recentemente scrittori di valore come Norman Manea, originario della Bucovina, terra dai molti e bellissimi monasteri, ultrasettantenne, ebreo perseguitato prima dai nazisti poi dai comunisti, che dal 1986 vive negli Stati Uniti d'America pur continuando a scrivere in lingua romena; oppure come il più giovane Mircea Cartarescu: i quali hanno ravvivato con i dibattiti da loro condotti la vita del Padiglione.
Novemila persone hanno visitato in cinque giorni lo Spazio Romania: in buona parte erano italiani che, una volta tornati a casa, serberanno un ricco ricordo di un Paese fratello che fa parte dell'Unione europea come l'Italia e come l'Italia deriva la propria cultura e la propria lingua da quella latina, seppur con contaminazioni slave e in piccola parte turche. A Torino già da due secoli esiste una cattedra di letteratura romena presso la locale università personalmente voluta proprio da quel Costantino Nigra, Ministro degli Esteri del Regno Sardo, primo collaboratore del Conte di Cavour, il tessitore dell'Unità d'Italia, gran mentore a metà Ottocento della nascita della Romania, sin dall'unione dei principati di Valacchia e Moldavia. Un'ulteriore prova, se ce ne fosse bisogno, del profondo intreccio esistente tra i destini delle due Nazioni.
Fonte: Il Legno Storto
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