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sabato 19 maggio 2012

La signora rumena che dava voce a Chuck Norris

Di Dana Canurschi, foto di Octavian Catană

La cinquantaquattrenne Irina Margareta Nistor è la voce più nota della Romania. Dal 1986 al crollo del regime sovietico ha doppiato più di 5000 film, soprattutto americani, banditi e distribuiti illegalmente. Ha dato voce a tutti, da Gesù a Bruce Lee a Baloo de Il Libro della Giungla. Negli anni Novanta è diventata famosa come critico cinematografico, e di recente ha collaborato con la regista Ilinca Călugăreanu per girare un documentario sui film illegali a cui ha partecipato. L’abbiamo contattata per parlare della sua carriera e sentire dal vivo la voce del maggiore Scott McCoy.

VICE: Come sei entrata nel mondo del doppiaggio delle pellicole hollywoodiane?
Irina Margareta Nistor: Quando doppiavo i film per la televisione esisteva già un comitato ideologico per decidere quali pellicole potessero andare in onda e quali censure vi dovessero essere applicate—scene d’amore, preti, troppo cibo, troppe piscine, e così via.
E come sei passata al doppiaggio dei film di contrabbando?
Nel 1985 un funzionario dei vigili del fuoco di stanza all’emittente in cui lavoravo mi propose di dare un’occhiata ad alcuni film su nastro. Non avevo idea di chi fosse e non sapevo nemmeno cosa fossero le VHS, noi lavoravamo sui Betamax. Naturalmente gli dissi di sì, anche perché era l’unico modo di vedere film nuovi. Mi portò a casa di un uomo di nome Zamfir che mi mise alla prova con un doppiaggio del Dottor Zivago. Per fortuna l’avevo già visto, a differenza del 99 percento delle cose che ho poi tradotto e che feci perlopiù a prima vista.

Com’era la tua giornata tipo?
Mi chiamavano ogni volta che arrivava una spedizione. I nastri andavano tradotti e consegnati al più presto. Doppiavo dai sei ai sette film al giorno, uno dietro l’altro, all’interno di uno studio improvvisato nel seminterrato di Zamfir, con due videoregistratori, un microfono e un televisore. Quando toccava ai cartoni animati, i suoi due bambini si sedevano sulle mie ginocchia.

Qual era il vostro pubblico?
Chi poteva permetterselo. Noi non potevamo, i miei genitori non poterono sentirmi fino alla fine della rivoluzione. C’erano persone disposte a vendere la loro auto pur di comprare un videoregistratore. I membri del partito ne avevano, e avevano bisogno del doppiaggio perché non sapevano le lingue. In qualche modo, silenziosamente, quel che facevamo era lecito. Se qualcuno aveva un videoregistratore, casa sua diventava il cinema di quartiere—c’erano i biglietti e venivano distribuiti semi di girasole tostati. Di pop corn non ce n’erano.

Fonte: Vice

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