2/6/2012 - PERSONE
Un italiano su tre dice che gli immigrati non sono come lui. Un su due che non portano arricchimento culturale o economico. In che Italia e in che Europa siamo?
la foto
Come noi
Congo
primavera 1997
E’ difficile dire quando la diffidenza diventa razzismo, non ci sono parametri precisi come quelli che fanno scattare l’allarme quando una banca ha poco capitale o un paese troppo debito. Vale puramente il buon senso, e qui il buon senso sentenzia che se non siamo al razzismo è poco che ci manca. Un sondaggio della Commissione Ue rivela che alla domanda «gli immigrati legali hanno gli stessi diritti degli altri?», il 27% degli italiani oppone un secco "no". Fa uno su tre, che diventa "uno su due" quando si tratta di opporsi all’idea secondo cui chi viene da fuori arricchisce culturalmente ed economicamente chi lo accoglie. L’Italia si spacca nettamente, 47% pro e 47% contro. Non è un buon segno.
I dati raccolti dagli operatori di Eurobarometro dicono che la tendenza a guardar storto «l’altro» è piuttosto omogenea nell’Ue. L’Italia fa peggio della media, ma di poco, in fondo è appena il 53% dei comunitari che ritiene di poter trarre beneficio dall’arrivo di genti da terre lontane. Noi siamo però perfettamente in linea coi cugini del continente quando si tratta di ribadire che «gli immigrati hanno difficoltà ad integrarsi perché non lo vogliono», concetto condiviso dal 72% del popolo peninsulare e dal 73 dei restanti dell’Unione. «Una parte per il tutto - spiega una fonte comunitaria -. Gli studi dimostrano che la maggioranza mira alla massima integrazione».
Va comunque che i diritti non ci sfuggono. Il 67% degli italiani concede che gli ultimi arrivati faticano a mettere radici per colpa della discriminazione (60% nell’Ue) e si rifanno l’anima sui principi generali: siamo nel gruppo dei più numerosi quanto a convinzione che le regole per l’asilo dovrebbero essere omogenee, che i costi dell’ospitalità andrebbe divisi da buoni amici in parti eguali, come il numero degli asilanti. Solidarietà totale, insomma. L’80% degli italiani e degli europei pensano che l’Ue dovrebbe offrire protezione e asilo a chi ne ha bisogno. I difensori dei diritti umani potranno a questo punto tirare un sospiro di sollievo.
Cecilia Malmström, responsabile Ue per gli Affari Interni, «ritiene che il sondaggio indichi il bisogno d’una politica dell’immigrazione forte e coerente», dunque di europeizzare competenze riservate dai Trattati alle capitali. La pressione è forte. Nel 2011 è stata vietato l’accesso nell’Unione a 343 mila persone, mentre 468 mila sono state fermati dalle forze dell’ordine e 190 mila rimpatriati. La commissaria svedese vuole rafforzare i patti di Schengen in chiave comunitaria. A proposito: il patto Merkozy per annacquare il Trattato di libera circolazione, affermano a Bruxelles, è finito fra la carta straccia.
Fonte: La Stampa
lunedì 4 giugno 2012
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