CosenzaSopravviveva nell'accampamento che resta al suo posto ormai da anni
Morire a 45 anni in una capanna ricavata alla meglio tra quattro pezzi di legno, troppa plastica e qualche brandello d'arredamento. Non c'è la fatta a reggere questi primi freddi e i danni della cirrosi Mircea Radu, romeno da tempo stanziale nell'insopportabile favela creata ai margini del Crati. Il cadavere è stato scoperto ieri mattina da alcuni amici che sono entrati nella baracca non vedendolo uscire e non sentendo provenire alcun rumore dall'interno. Radu era sdraiato sul giaciglio che gli faceva da letto, avvolto nelle coperte ma ormai gelido. I compagni hanno subito capito che qualcosa non andava, toccandogli la testa, poi il polso e intuendo subito che c'era poco da fare: era impossibile sentire il battito. Hanno provato l'impossibile caricandolo in un macchina e correndo in ospedale ma al suo arrivo i sanitari non hanno potuto fare altro che constatare il decesso del quarantacinquenne di etnia Rom. Sul posto anche una pattuglia della squadra volante, coordinata dal vice questore Pietro Gerace, che ha effettuato una serie di rilievi utili a cristallizzare ancora meglio una scena che comunque lasciava pochi dubbi.
Il cadavere è stato prelevato e trasferito all'obitorio dell'ospedale cittadino, dove è rimasto per alcune ore a disposizione della magistratura inquirente cui spettava la decisione sull'eventuale autopsia. Quando il sostituto procuratore della Repubblica di turno, dopo avere letto la relazione della polizia e dei sanitari del 118, ha ritenuto non necessario effettuare l'esame, perché non c'erano dubbi sulle cause del decesso, è stato dato il via libera alla tumulazione del corpo.
La morte del romeno, pur avvenuta per cause naturali, riaccende i riflettori sulla baraccopoli che sopravvive ormai da anni ai bordi del fiume Crati, costringendo tutti a farsi un esame di coscienza, a chiedersi e soprattutto a spiegare perché sia ancora lì e in quelle condizioni.
L'amministrazione comunale guidata dal sindaco Mario Occhiuto ha anticipato la volontà di realizzare un campo attrezzato che migliori almeno parzialmente la qualità della vita delle centinaia di rom che tra quelle baracche sopravvivono oltre ogni decenza e tolleranza. Senza trascurare la folta presenza di bambini in età scolare e adolescenti tra di loro. Per i quali, spesso, l'unico legame con il resto della città europea sono i volontari che nella baraccopoli operano da tempo e i semafori ai quali alcuni vengono piazzati per chiedere l'elemosina. L'intervento municipale, annunciato da tempo, non è ancora stato avviato né sembra ci siano le possibilità e l'intenzione di farlo a breve.
Domenico Marino
30.11.2011
Fonte: Gazzetta del Sud
giovedì 8 dicembre 2011
Rom stroncato nella favela da freddo, degrado e cirrosi
Pubblicato da
Anonimo
alle
18:06
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