«Appello infondato, 35 cittadini comunitari non potevano votare». Incertezza sulla data del voto. Sperandio: «Città allo sbando»
Scritto il 01/3/12 • Categoria: Politica
Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso di Sperandio
di Daniele Bovi e Chiara Fabrizi
«L’appello è infondato e va respinto». Con queste parole il Consiglio di Stato mette la parola fine sulle elezioni di Trevi del 15 e 16 maggio 2011, vinte dal centrosinistra di Bernardino Sperandio, orfano di SeL, sul centrodestra di Luigi Andreani per soli 14 voti. I 35 cittadini comunitari iscritti nelle liste elettorali dopo i termini consentiti, non potevano votare. «Per quanto motivato – è scritto nelle dieci pagine della sentenza pubblicata giovedì – l’appello deve essere rigettato e poiché, come evidenziato dal Tar, i 35 voti invalidi “hanno influenzato in modo determinante sul risultato delle operazioni elettorali” esse vanno annullate». Quindi, tutto da rifare: il ricorso del centrosinistra viene respinto, a Trevi si deve tornare a votare e non è chiaro se ciò sarà possibile il 6 e 7 maggio insieme agli altri nove comuni dell’Umbria.
I 35 voti incriminati La questione, come accennato, ha riguardato il voto di 35 cittadini comunitari. Secondo le tesi del Pdl, accolte, il Comune li ha ammessi fuori tempo massimo nelle liste aggiuntive degli aventi diritto al voto. La legge infatti stabilisce che i cittadini comunitari hanno sì diritto al voto ma per essere ammessi avrebbero dovuto presentare domanda entro i termini consentiti, ossia entro il 5 aprile 2011. Dopo quella data, poi, viene emanata una circolare prefettizia con cui si rende noto che nonostante i termini siano scaduti, i cittadini comunitari potevano comunque essere ammessi. Il problema però è che per sfruttare questa opzione devono sussistere i requisiti dell’eccezionalità ossia l’aver acquisito (o riacquisto) il diritto al voto. In pratica, per sfruttare l’eccezionalità della procedura, il diritto un cittadino comunitario doveva acquisirlo dopo il 5 aprile e non prima.
LA SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO
L’eccezionalità che non c’è L’eccezionalità, quindi, non sussiste in nessuno dei 35 casi contestati. La norma (gli articoli 32 e 32 bis del decreto 223 del presidente della Repubblica del 1967), «è di stretta interpretazione». Punto. «Ammissioni di carattere eccezionale e urgente a votare – scrive il Consiglio di Stato – sono, sempre per espressa previsione di legge, limitate ai casi in cui l’acquisto o il riacquisto del diritto di voto è intervenuto successivamente al blocco delle liste». Inoltre il Consiglio sottolinea come «pacifico» il fatto che «la residenza nel Comune di Trevi da parte degli interessati è datata nel tempo e ben poteva essere utilizzata la procedura espressamente prevista dalla legge per iscrivere gli stessi nella lista elettorale». A poco è valso, da parte di Sperandio e del centrosinistra, richiamare la supremazia del diritto di voto. Altrettanto conta, secondo il Consiglio, «la fondamentale esigenza, insita anch’essa nel sistema costituzionale, di garantire la certezza e la trasparenza delle elezioni». In più, il Consiglio ha condannato Sperandio al pagamento delle spese di giudizio, pari a tremila euro.
Le reazioni «Ne eravamo convinti – dice a Umbria24 Luigi Andreani -: eravamo convinti che il Tar avesse fatto un buon lavoro. La sentenza di oggi non fa altro che confermare le ragioni del nostro ricorso. Come eravamo tranquilli prima lo siamo ora. Siamo pronti per tornare in pista e per far decidere i cittadini, che tra l’altro avevano già deciso in modo limpido se non fosse stato per quei 35 voti. Che succede ora? Non lo so, attendiamo le decisioni della prefettura. In teoria i 45 giorni prima del voto ci sono, ma bisogna attendere». Assai sconfortato è invece Bernardino Sperandio: «Pensavamo che la giustizia – dice – avesse un corso diverso e invece il Consiglio ha confermato quanto già detto dal Tar, senza rispondere alle tante domande che implicitamente erano legate a questa sentenza che, a quanto pare, da oggi in poi permetterà ad ogni comunità presente nel territorio italiano di contestare la regolarità delle elezioni. Ma quello che è ancora più grave è che non sappiamo con quale regole andremo a votare e se il prefetto lo permetterà il prossimo maggio. Per questo ci auguriamo che arrivino in fretta dei chiarimenti. Quello che è certo, invece, è che la prossima campagna elettorale sarà durissima, la città da sette mesi senza guida è ormai allo sbando, ed è inevitabile che da questo ci saranno delle ripercussioni».
Fonte: Umbria24
domenica 4 marzo 2012
Trevi, il Consiglio di Stato respinge il ricorso del centrosinistra: «Le elezioni sono nulle»
Pubblicato da Anonimo alle 10:54
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