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martedì 24 maggio 2011

Radu Lupu, la raffinatezza che sa anche essere originale

IL FESTIVAL AL «GRANDE». Accolto dal pubblico con molto calore il celebre pianista rumeno
Appartato e discreto, senza atteggiamenti divistici, ha proposto Schumann e Schubert con molta attenzione e amore per i particolari.
21/05/2011

Entusiasmo del pubblico del Festival Pianistico Internazionale ieri sera per il ritorno del pianista rumeno Radu Lupu.

Radu Lupu si sa è un pianista che da sempre è rifuggito dalle logiche onnivore di un certo tipo di concertismo, per concentrarsi su un repertorio ristretto e raggiungere così un grado di specializzazione senza pari.

Ecco che quindi nell'anno lisztiano il pianista rumeno ha invece proposto Schumann e Schubert, entrambi autori che richiedono un altissimo grado di attenzione e di amore per i particolari.
Come sempre Radu Lupu si è presentato sul palcoscenico del Grande con il piglio dell'interprete appartato e discreto, offrendo al pianoforte un approccio di estrema serietà che quasi contrastava con le opere scelte.
Il concerto si è infatti, aperto con l'esecuzione della raccolta «Papillons op.2», dodici pezzi dal carattere quasi fantastico, che tuttavia con il loro profondo legame con l'opera poetica «Flegeljahre» di J. P. Richter, hanno dato modo al pianista di liberare la sua attitudine per il perfezionismo e per la cura del dettaglio. Il fraseggio scelto dal pianista ha avvolto immediatamente gli ascoltatori con la sua chiarezza abbagliante, enfatizzata dalla semplicità del tocco con il quale ha creato un suono ricco, denso, a tratti persino scuro.

La visionaria ricchezza dialettica di Schumann ha interessato anche il secondo titolo della serata ossia la raccolta «Bunte Blätter op. 99». Nell'esecuzione di questa raccolta Radu Lupu ha confermato ancora una volta la sua tendenza al manierismo, eseguendo ogni pezzo con quell'attenzione all'espressività raggiunta grazie al suo tocco delicato e leggero, morbido e nello stesso tempo agilissimo, con il quale riesce a fare parlare le «anime leggere» di tutti i quattordici pezzi.
Dopo Schumann, il secondo tempo del concerto ha visto come protagonista assoluto Franz Schubert e la «Sonata in la minore D 845». Un'opera praticamente perfetta grazie all'equilibrio formale e alla coerenza espressiva di cui si compone. Aspetti che Radu Lupu ha tradotto conferendo alle linee melodiche un fraseggio dal respiro ampio e a tratti evanescente.

Il suo proverbiale perfezionismo ha dato come risultato la capacità di rendere duttile e fluida ogni minima figurazione ritmica, rendendo protagonisti: la bellezza del suono, la morbidezza del tocco e la trasparenza del fraseggio. Un concerto raffinato, dunque in cui il pianista ha presentato brani noti sotto un profilo diverso: quello dell'imprevedibilità delle scelte esecutive. Questa originalità ha conquistato il foltissimo pubblico che ha applaudito il pianista con grande calore.
Nadia Spagna

Fonte: Bresciaoggi

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