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domenica 8 aprile 2012

Una nuova chiesa per la comunità romena

08/04/2012 - retroscena
Sono 60 mila i cittadini di nazionalità romena che abitano a Torino: tre quarti di loro abitualmente frequenta la chiesa

emanuela minucci
torino

Ci riceve fra una confessione e l’altra. La chiesa di piazza Carlina è piena. Bambini, mamme, anziani, omoni dall’aria seria, i jeans e il giubbotto del dì di festa. Bisogna prepararsi come si deve alla Pasqua. Anche se per gli Ortodossi mancano ancora sette giorni e per loro oggi è soltanto la domenica delle Palme. «Faccio gli auguri anche a voi cattolici romani che festeggiate già oggi la Resurrezione di Cristo - dice con un sorriso solare padre Lucian Rosu, decano della chiesa romena - nella molteplicità delle vostre chiese: guardi qui come siamo ridotti noi: 800 metri quadri per una comunità di 60 mila persone, di cui tre quarti vedono nell’appuntamento con la religione la globalità delle relazioni sociali».
Più spazio
Mostra il registro di aprile, quello che dà il via libera a battesimi e matrimoni: non c’è più uno spazio libero. «Ecco, la nostra fortuna in qualche modo coincide con il nostro dramma - spiega mentre regala a un fedele un tenerissimo cestino di uova decorate a mano - ogni domenica questa chiesa di piazza Carlina, considerato che sono le strutture sono solo due in città, accoglie quasi mille persone e in ottocento metri quadri stringiamo tutto: biblioteca, oratorio, spazi di preghiera». Sorride ancora: «Per rispondere alle esigenze della comunità avremmo bisogno di 10 mila metri quadri: ci faremmo naturalmente carico noi dei costi, e non ci importa di essere in centro o in periferia, anche i bordi della città diventano centrali se lì ci porti il tuo cuore».
L’accordo
Padre Lucian Rosu ha conosciuto il sindaco Fassino quando ancora era in campagna elettorale, grazie al capogruppo di Sel Michele Curto che sta seguendo la nascita di «un nuovo luogo di culto per i cittadini romeni» a Palazzo civico. Il primo cittadino si è subito reso disponibile a individuare - attraverso l’assessore all’Urbanistica Ilda Curti un sito dove edificare questo nuovo spazio. «Sì perché noi vorremo costruire ex novo - spiega Padre Rosu - perché abbiamo bisogno di un oratorio, di una mensa, di spazi di preghiera, della biblioteca: chiediamo solo che ci trovino un posto: ci facciamo carico noi delle spese».

La svolta di Settimo
A offrire la soluzione del problema all’amministrazione torinese è stata quella di Settimo, guidata dal sindaco Aldo Corgiat (Pd): «Anche noi, ovviamente, contiamo migliaia di residenti romeni e li consideriamo un valore aggiunto da integrare offrendo loro città aperte e inclusive- ha spiegato ieri - ed ecco che ci siamo messi attorno a un tavolo insieme con il Comune di Torino presente con gli assessori Curti e Passoni. Insieme abbiamo individuato un sito in corso Romania, già nel territorio di Settimo e confinante con Torino. Un’area libera nella frazione di Villaggio Olimpia».

Non solo una chiesa
Come fa notare Padre Rosu,non è soltanto di un luogo di culto che la comunità romena ha bisogno, ma di uno spazio aggregativo e di un riferimento in senso lato: «D’estate le tante badanti che riceviamo qui in piazza Carlina dopo aver preso messa si ritrovano nei giardini, ma d’inverno è molto più dura: non ci sono posti di aggregazione per loro». Aggiunge Curto: «E’ questa la scommessa da vincere: dare a questa costola di Torino la forza per trasformarsi ancor più in comunità. A loro non importa di finire in periferia e danno a noi politici un grande consiglio: sono queste le mosse per creare una città che pulsa in tutti i suoi quartieri di eguaglianza, rispetto e coesione».

Il piano regolatore
Ora che l’area è stata individuata ai Comuni di Settimo e Torino non resta che siglare l’accordo: «Per noi e il nostro piano regolatore - ha concluso Corgiat - non ci sono problemi. E credo che il collega Fassino sarà altrettanto sensibile nel voler dare rapidamente una risposta sociale a una richiesta che arriva da una comunità di 60 mila persone».

Fonte: La Stampa

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