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domenica 24 ottobre 2010

Il dramma di Ulisse per gli esuli di Ceausescu. La copertina del libro di Gabriela Adamesteanu

Il libro 22/10/2010
Lontani da casa ma costretti a tornare per fedeltà a se stessi. Un romanzo della romena Gabriela Adamesteanu
ALESSANDRA IADICICCO

“Come da un’altra vita, come da un sogno ti ricordi tutto quello che hai sofferto su questa strada infinita», dice a se stesso l’eroe del romanzo, Traian Manu, percorrendo a ritroso la strada infinita che anni prima lo aveva condotto alla sua nuova esistenza e attraverso la quale si era lasciato alle spalle l’incubo del proprio passato. È partito in macchina dal Sud Italia, da una non meglio identificata città situata tra Napoli e Roma. Ed è diretto nella nativa Romania, nella Bucarest da cui, disertore, se n’era andato negli Anni Quaranta per sfuggire alla guerra e seguire la propria carriera di scienziato, e dove ora è invitato a partecipare a L’incontro accademico che, lascia presentire il titolo del romanzo (Nottetempo, pp. 358, e18) gli sarà fatale. Con lui c’è la moglie Christa che, nata a Berlino, fuggita con la famiglia dal regime hitleriano, fino all’ultimo cerca invano di dissuaderlo dal tornare in una madrepatria dal destino per molti versi analogo a quello della sua Germania. A raccontare il viaggio dei protagonisti come un’Odissea, a invitare il lettore a seguirli in questa corsa contro il tempo a perdifiato, è Gabriela Adamesteanu, scrittrice tra i più grandi della letteratura romena contemporanea.

Il romanzo - il suo primo romanzo tradotto in italiano, grazie al lavoro eccellente di Roberto Merlo - è del 2003. Ed è ambientato nell’agosto del 1986: nella fase finale, la più dura e repressiva, del regime di Ceausescu che la rivoluzione del dicembre di tre anni dopo avrebbe fatto cadere. Ma, oltre che una testimonianza straordinaria degli anni più bui del totalitarismo, la narrazione rappresenta un’altissima prova letteraria. Perché con la ricostruzione di un momento storico, la rievocazione di un clima politico, la puntuale descrizione dell’atmosfera culturale del socialismo reale in Romania, l’autrice riesce a ricreare il dramma esistenziale, universale, dell’esule: portato dalla vita, da un destino storico e personale, dalla «strada infinita» che gli è assegnata, lontano da un luogo - «la casa (o il centro)» - cui per fedeltà a se stesso dovrà ritornare.

È il dramma di Ulisse, l’eroe omerico che segue come un’ombra l’intero cammino di Traian. È il dramma di tanti grandi esuli romeni, come Emil Cioran di cui ricorre a ritmare l’intera narrazione la frase su «un paese che è stato nostro e che non è più di nessuno». È il dramma descritto nelle pagine più intense del Giornale di Mircea Eliade, altro grande romeno esiliato, secondo cui «ogni esistenza reale riproduce la strada verso Itaca», e troverà la propria meta solo se «capace di penetrare il senso nascosto del suo errare». È il dramma infine di un personaggio assai prossimo a Gabriela Adamesteanu: lo zio paterno, il celebre archeologo Dinu Adamesteanu, cui il romanzo è dedicato come a colui «che senza saperlo e senza conoscermi ha modellato da lontano la mia vita».

Dinu visse lontano da Gabriela quanto Traian dalla Romania: in quella Basilicata dove fondò il Museo nazionale del Metaponto e della Sirtide e dove la nipote solo dopo la rivoluzione dell’89 poté raggiungerlo. È lei stessa a descriverci ora, con parole commosse, il loro incontro. «Per molti anni - dice - lo zio Dinu è stato un personaggio mitico nella nostra famiglia. Ho sempre sentito parlare di lui e della sua Basilicata come di una terra promessa. Quando finalmente lo conobbi a Potenza, dove abitava, divenne come un secondo padre per me. Da allora l’Italia ha l’aura che emanava lui. E la lingua italiana, che in parte capisco, ha per me il tono caro e l’armonia della sua voce. Morì nel 2004».

Come riuscì Gabriela, negli anni del socialismo reale, a non farsi annientare? E, sfuggendo a repressioni e censure, a preservare la scrittura come spazio di identità e di libertà? «Sotto la dittatura - racconta - dovevi scegliere se essere uno scrittore di regime, protetto da privilegi, o un dissidente, disposto a rischiare la tua vita e quella dei tuoi cari. Io mi riproposi di non mentire mai con la scrittura, vivendo già in una terra piena di bugie. Mi rifiutai di scrivere di temi ufficiali o di firmare documenti che incensavano Ceausescu. Tra il 1988 e l’89, tuttavia, la pressione del regime si fece insopportabile. Mi fu chiaro che non sarei più riuscita a pubblicare, così mi accostai a gruppi di dissidenti. Tutto qui. Poi la rivoluzione del dicembre 1989 mi salvò. Non intendevo sposare posizioni eroiche, solo scelsi l’onestà. E il rispetto per la letteratura».

Autore: Gabriela Adamesteanu
Titolo: L’incontro accademico
Edizioni: Nottetempo
Pagine: 358
Prezzo: 18 euro

Fonte: LA STAMPA

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