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martedì 21 settembre 2010

La questione dei nomadi e’ un problema europeo

LA QUESTIONE DEI NOMADI E’ UN PROBLEMA EUROPEO:
IL PROVVEDIMENTO FRANCESE NON È RAZZISTA, È INUTILE

I recenti fatti della politica interna francese dimostrano quanto sia ormai urgente un’accelerazione del processo di integrazione europea. I tempi delle istituzioni e delle procedure comunitarie non sono adeguati alla situazione contingente e la difformità delle normative nazionali rischia di minare i principi stessi dell’Unione Europea.

In questi ultimi mesi, la stampa europea si sta interessando delle procedure attuate dal governo francese in merito all’allontanamento di cittadini comunitari di etnia rom. Tale situazione ha palesato i problemi irrisolti e le contraddizioni del processo d’integrazione europea.

Premettiamo di non condividere l’accusa di razzismo rivolta alla Francia.

Il provvedimento rientra nelle prerogative che la direttiva 38/2004 accorda agli stati nazionali. L’Unione Europea, infatti, consente l’allontanamento di cittadini comunitari (di altra nazionalità) dal territorio di uno stato membro, per ragioni di ordine pubblico, di sicurezza pubblica o sanità pubblica.

Pertanto uno stato dell’Unione può legalmente allontanare cittadini comunitari di altra nazionalità, a patto che abbia recepito nel suo ordinamento la direttiva in questione e che ricorrano le condizioni elencate sopra.

Ovviamente, il provvedimento può essere solo strettamente personale, cioè motivato dal comportamento di un singolo individuo e non riferito a interi gruppi etnici.

Ciò nondimeno, temiamo che sia un atto inutile perché viziato dall’indecisione con cui gli Stati nazionali hanno inteso recepire le direttive comunitarie e dall’incoerenza mostrata dalle istituzioni coinvolte.

A quanto risulta la Francia non ha accolto la direttiva 38/2004, e neppure l’ha citata quando autorevoli esponenti dell’UE hanno sollevato dubbi circa un’origine xenofoba del provvedimento. Inoltre ha omesso di chiarire il carattere individuale del provvedimento. Questa è una prima incoerenza.

Così facendo, un provvedimento sostanzialmente in accordo con la normativa europea finisce per esserne formalmente al di fuori e prestare il fianco a quanti sospettano intenti discriminatori.

Del resto, le istituzioni europee stanno compiendo a fondo il loro dovere? Il recepimento nazionale delle normative europee (tutte) sconta ancora troppi ritardi. La dissonanza delle varie normative nazionali, rende incerti i diritti dei cittadini comunitari e il compito delle istituzioni europee dovrebbe essere quello di spingere a una sempre maggiore armonizzazione, non la ricerca delle motivazioni recondite di una politica nazionale. Nel caso specifico, l’accusa di razzismo alla Francia mina gli eventuali ulteriori tentativi d’integrazione. E questa è la seconda incoerenza: chi dovrebbe riportare i provvedimenti nazionali all’interno del quadro normativo comune, stigmatizza un provvedimento palesemente conforme alla normativa comunitaria.

Infine la terza incoerenza: il comportamento ambiguo della Romania, Stato di origine dei rimpatriati, che a quanto ne sappiamo non ha annunciato alcun importante provvedimento in merito.

Questo, a nostro modo di vedere, annullerà ogni effetto del rimpatrio. Infatti, stante il principio di libera circolazione dei cittadini comunitari, quanti sono stati rimpatriati forzosamente, possono ritornare indietro senza alcun impedimento, dato che, a quanto ne sappiamo, non sono accusati di alcun reato.

Del resto, anche se lo fossero, potrebbero essere detenuti in patria solo in presenza di accordi bilaterali, o del recepimento di eventuali normative comunitarie in merito, e solo se anche in patria ciò di cui sono accusati fosse un reato.

L’inattività è un comportamento comprensibile. Se i problemi di ordine pubblico che hanno determinato l’espulsione sono effettivi, lo stato di origine ha tutto l’interesse ad applicare il principio di libera circolazione, per favorire, di fatto, un allontanamento spontaneo.

Ciò che emerge da questa vicenda è un’applicazione utilitaristica del diritto comunitario, con i vari stati nazionali che accolgono e applicano i soli aspetti utili nelle situazioni contingenti.

L’ottica di breve periodo finisce per danneggiare tutti i cittadini europei e nel caso specifico, porta al nulla di fatto: espulsioni e rimpatri annullati dal diritto alla libera circolazione.

Esiste una sola soluzione a questo tipo di problemi ed è un’integrazione compiuta di leggi e istituzioni.

Solo quando nell’intero territorio dell’Unione Europea vigeranno la medesima legislazione e le medesime istituzioni, sarà possibile parlare di legalità, diritto ed eventualmente certezza della pena a livello comunitario. Per farlo però è necessario un contributo degli stati nazionali sul duplice fronte della formazione armonica del diritto comunitario e della successiva applicazione integrale delle direttive.

Prof. Marian Mocanu, Presidente
Dott Marco Baratto, Consulente scientifico
Dott Diego Garassino, Responsabile della Comunicazione
www.europeiperlitalia.it

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