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venerdì 24 settembre 2010

Nuoro. La polizia adotta quattro romeni

set 20, 2010 Marin e Corina Boiti dormivano su una panchina
non avevano neppure i soldi per tornare in patria.

Quando i poliziotti li hanno raccolti e “adottati”, giovedì notte, erano sdraiati su una panchina dell’Arst di viale Sardegna. Intirizziti, affamati, con due scriccioli così, stretti tra le braccia, e negli occhi la delusione di non aver trovato il lavoro promesso né a Nuoro né a Sassari. «Venite qui in Sardegna» aveva detto loro, tempo fa, un connazionale, «ché vi trovo io una sistemazione». I giovani romeni Marin Boiti, 24 anni, e la moglie Corina Monteanu, di un anno più piccola, non si erano fatti pregare. Proprio come gli emigrati sardi del Novecento: valigia di fortuna, qualche abito dentro, giusto i soldi per tirare a campare i primi giorni. E via, con i due figli di tre mesi e due anni, direzione Sardegna. Il loro viaggio interminabile comincia in modo avventuroso su un pullman, prosegue in nave, poi ancora a Sassari dove li attendono troppe delusioni. Altro che lavoro per tutti. Ma la vera salvezza, la giovane coppia di romeni, la trova a Nuoro e in modo insperato. Porta la divisa degli agenti di due volanti. Che una notte li trovano su una panchina, li sistemano a loro spese in una struttura ricettiva, mobilitano mari e monti — e i negozianti del Corso insieme alla proprietaria di un Bed and breakfast non si tirano indietro — per trovare una sistemazione alla famigliola romena. Nell’attesa che possa prendere il pullman per tornare in patria. Quel pullman che loro aspettavano: parte una volta alla settimana da Nuoro, raccoglie romeni e bagagli da tutta la provincia, e tira dritto fino al paese dell’Europa dell’est. Sembra una piccola favola delicata, quella che avviene negli ultimi giorni, tra le strade del capoluogo barbaricino. Una favola fatta di mutuo soccorso tra le culture e le etnie. E che suona controcorrente, rispetto a chi, in questi giorni, più che di accoglienza degli stranieri, parla di espulsioni. Tutto comincia martedì scorso. È sera tardi, quando i poliziotti di una volante si accorgono che in una panchina dell’Arst di viale Sardegna c’è una famigliola con due bimbi. Gli agenti si fermano, chiedono spiegazioni — «Com’è che siete costretti a dormire qui?». Marin Boiti e la tenera Corina, sconfortati, spiegano che la loro incursione in terra sarda si è rivelata un fallimento. Non hanno trovato l’occupazione promessa da un loro conoscente e così adesso sono senza un soldo. Hanno giusto il tanto per pagare il pullman e tornare a casa. Agli agenti della volante, vedere quei due scriccioli di bambini nella panchina fa un male cane. Senza perdere altro tempo riescono a sistemarli in una stanza della Casa San Giuseppe, il centro di accoglienza di via Manzoni. Pensavano, gli agenti, che la loro avventura con i romeni fosse finita là. Invece, la sera dopo, sono punto e a capo: la famigliola si accinge di nuovo a dormire sulla panchina dell’Arst. Stavolta, a soccorrerli, sono gli agenti di due Volanti, insieme a quelli della centrale operativa. «Li dobbiamo aiutare, ragà — suggerisce uno — fuori i soldi». Ma poi, come spesso succede, la generosità di pochi diventa contagiosa. In poche ore riesce infatti a conquistare la proprietaria di un Bed and breakfast di via Roma, la parrocchia di Beata Maria Gabriella guidata da don Pietro Borrotzu, e persino alcuni commercianti del corso Garibaldi e di piazza De Bernardi. Chi decide di pagare il pullman alla famigliola, chi offre la sistemazione per una notte. Chi, come i poliziotti, offre anche un bel pranzetto nella mensa della questura. Alle 17 di venerdì, l’happy end: Marin, Corina e i due bimbi, salgono sul pullman direzione Romania. In mezzo a tante delusioni e grazie alle volanti, sono riusciti anche a toccare una bella fetta della proverbiale ospitalità sarda. (di Valeria Gianoglio, La Nuova Sardegna del 19.10.2010, pag. 25)
Fonte: Il Giornale di Pachino

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