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sabato 26 giugno 2010

Don Neagu, il parroco ortodosso della comunità romena

24/06/2010

AOSTA. Mihail Neagu, 35 anni, coniugato con Corina e padre di Sofia Maria, abitante ad Aosta in via Mont Falère. E' la carta di identità del parroco dei tremila romeni residenti in Valle, un sacerdote ortodosso inviato, 6 mesi fa, nella "Petite Patrie" dal vescovo di Roma, Siluan. E' entusiasta di abitare ad Aosta e, lo confessa, spera di rimanere «per sempre».

La possibilità di officiare i riti religiosi nella chiesetta di Saint-Martin de Corléans di Aosta, concessa in comodato gratuito dal parroco del quartiere don Albino Blanchet, ha galvanizzato questa numerosa comunità osservante di un Credo con molte similitudini alla religione cattolica. La festività natalizia, pressoché uguale, è rafforzata dall'usanza di dare gli auguri ad amici e conoscenti in casa o sotto le finestre. Alcune differenze nella Pasqua che, ogni 4 anni, viene festeggiata, con i cattolici, nella prima domenica con la luna piena dopo l'equinozio di primavera. Entrambe le festività sono precedute da 40 giorni di Quaresima, ovvero dall'astinenza assoluta da cibi di origine animale.

Un Credo affascinante che nella divina liturgia, l'equivalente della Messa dei cattolici, si protrae per tre ore la domenica e le feste comandate dalle 9 alle 12. Oggi, per esempio, ricorrenza di San Giovanni, nel suggestivo luogo di culto in stile romanico, di piazza Bruno Salvadori, si è svolto questo rito la cui essenza principale è il pane.

«Sono tre le fasi - spiega don Alin Mihail Neagu -. La "proscomidie" ovvero la preparazione del pane confezionato dagli anziani romeni. La celebrazione di una preghiera del mattino "l'utrenia", un termine di origine slava e, terza fase, il clou della divina liturgia con canti e preghiere a Dio, ai Santi, alla Vergine Maria. Segue l'Eucarestia quando, cioè, l'officiante invoca la discesa dello Spirito Santo su di noi, sul pane e sul vino. Lo stesso pane che, in precedenza - continua il parroco ortodosso - è stato suddiviso in parti uguali, benedetto e dedicato agli angeli, ai benefattori che hanno costruito questa chiesetta e al nostro vescovo, a Roma». Al termine, utilizzando un cucchiaino, don Alin offre ai fedeli un pezzetto di pane imbevuto nel vino. Ed è la comunione. Questa divina liturgia degli ortodossi termina con l'augurio di "Pace tuturor", pace a tutti.

E' tangibile l'entusiasmo di essersi integrato, al meglio, con la collettività valdostana. «Preghiamo anche per i cattolici», dice il parroco. Non si stanca di ringraziare il vescovo di Aosta Monsignor Giuseppe Anfossi, il parroco di Saint-Martin, il vice don Nicola Corigliano. A loro deve l'opportunità di accogliere la popolazione ortodossa in un ambiente dove si respira il profumo di Dio, dove la preghiera diventa un tramite di grande efficacia per ricordare le tradizioni religiose della terra d'origine.

«Ho tanti amici italiani», fa sapere don Neagu. Che aggiunge: «Abbiamo costituito l'associazione "I Lumine" per coinvolgere i romeni residenti in Valle, divulgare la nostra cultura, le nostre tradizioni religiose e la storia della Romania. Multumesc. Grazie».

Fonte: Aosta Oggi.

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