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mercoledì 16 dicembre 2009

Iref-Acli Potenza, Immigrazione e lavoro. La carica delle badanti


14, Dicembre 2009
Arrivano soprattutto dalla Romania, più della metà lavora in famiglie con anziani, ma solo un terzo vive nella casa dove presta servizio, fanno di tutto (non solo badanti dunque), lavorano in media dalle 39 alle 59 ore settimanali, ma spesso non hanno un regolare contratto di lavoro. È l’identikit delle circa 1.500 colf e badanti che lavorano regolarmente in Basilicata tracciato in una ricerca condotta dalle Acli e dall’Iref (Istituto di ricerche educative e formative) che stima in almeno il doppio il numero complessivo degli addetti impegnati nel settore, comprese le lavoratrici in nero, e che sfata più di qualche luogo comune sul mondo del lavoro domestico. La ricerca è stata illustrata ieri pomeriggio a Potenza nel corso dell’evento promosso dalle Acli provinciali sul tema “Tutti i colori del Mondo Colf”, che ha visto la partecipazione di una nutrita rappresentanza di lavoratrici immigrate che operano nel capoluogo.

L’universo delle collaboratrici familiari, come vengono definite in gergo giuridico, rappresenta una parte significativa degli immigrati che vivono e lavorano stabilmente in Basilicata. Una realtà in forte crescita a giudicare dai dati contenuti nell’ultimo rapporto Caritas-Migrantes che conta alla fine del 2008 poco meno di 12 mila residenti stranieri, pari al 2 per cento della popolazione regionale, il 20 per cento in più rispetto al 2007. La presenza più significativa è quella delle donne, che rappresentano oltre la metà (55,9%) degli immigrati regolarmente censiti in Basilicata. La comunità più popolosa è quella rumena (36%), seguita a distanza dalla comunità albanese (13,6%) e da quella marocchina (10,2%). La società lucana si sta dunque riscoprendo sempre più a colori, ma non sempre la convivenza è facile, anche quando si vive sotto lo stesso tetto, complice la diversità della lingua, della cultura, delle abitudini.

Dalla ricerca Iref-Acli, condotta su un campione rappresentativo di assistenti familiari straniere, emerge che il 29,5 per cento delle intervistate assiste anziani soli, il 19,7 per cento assiste coppie di anziani e un altro 7,5 per cento lavora presso famiglie con almeno un anziano a carico. Quasi un terzo delle collaboratrici domestiche (32,6%) lavora, invece, per famiglie con figli, specie in quelle dove lavorano sia il padre che la madre. Sono dunque le famiglie che presentano carichi domestici e di cura più elevati, evidenzia la ricerca, a rivolgersi al mercato privato delle collaborazioni domestiche, supplendo così alle endemiche carenze dell’offerta dei servizi pubblici, come asili nido, assistenza domiciliare, strutture residenziali, etc. Quanto alla convivenza, dal rapporto emerge che solo il 33,4 per cento del campione convive nel nucleo familiare dove lavora, percentuale che sale al 63,2 per cento nel caso di anziani soli, ma crolla al 14,4 per cento nel caso delle famiglie con figli.

Le badanti non fanno solo le badanti, e le colf non fanno solo le colf. L’impegno che le famiglie chiedono alle collaboratrici familiari è a 360 gradi. Infatti, il 51,9 per cento delle intervistate svolge un ampio ventaglio di mansioni (cura delle persone, pulizia della casa, etc.), mentre solo il 4,1 per cento si limita alla sola cura delle persone, in particolare anziani non autosufficienti. Nella realtà, dunque, le assistenti familiari fanno di tutto (domestica, badante, tata, baby sitter), e lo fanno nella stessa famiglia, oppure in famiglie diverse. [...]

Fonte: Lucania News24

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