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mercoledì 18 settembre 2019

Morto per presunto errore medico, annullata la condanna di un dottore di Albano


14/09/2019

Secondo la Procura di Velletri il 21enne Valentin Daniel Marin, di nazionalità romena, sarebbe stato ucciso due volte. La prima la sera del 15 gennaio 2011, quando a Genzano venne accoltellato dal coetaneo Hamza Herraz, di nazionalità marocchina, condannato in via definitiva per omicidio volontario a 12 anni di reclusione. E la seconda poche ore dopo, dal radiologo dell’ospedale San Giuseppe di Albano Laziale, dove era stato ricoverato e dove il dott. Faruk C. non si sarebbe reso conto che il giovane paziente aveva un versamento di sangue nel pericardio. Stessa convinzione dei giudici, che avevano condannato il medico, imputato per omicidio colposo, a un anno e mezzo di reclusione, con sospensione condizionale della pena, a pagare una provvisionale ai parenti della vittima e a risarcirli del danno subito. La Corte di Cassazione ha rimesso però in discussione tale teorema, annullando la condanna del radiologo per intervenuta prescrizione e rinviando per lui il processo, ai fini civili e dunque del risarcimento, davanti alla Corte d’Appello di Roma. Per gli ermellini i giudici di secondo grado non hanno ben motivato le ragioni che li hanno portati a ritenere il medico responsabile del decesso del 21enne, si sarebbero fermati alle ipotesi e mancherebbero certezze. Un’altra sezione della Corte d’Appello dovrà così ora verificare la sussistenza del nesso causale tra la condotta di Farouk C. e la morte di Valentin Daniel Marin. E di conseguenza chiarire definitivamente se nella tragedia abbia avuto qualche responsabilità il camice bianco di Albano Laziale. Sottoposto il 21enne a una Tac toraco-addominale, Farouk C. sostenne che non risultavano lesioni interne, emorragie o versamenti. Il giovane, inizialmente ricoverato nel reparto di rianimazione, venne così trasferito in quello di medicina generale, con una prognosi di 25 giorni, e dopo poche ore spirò. Secondo gli inquirenti a causa della lesione ventricolare subita con l’accoltellamento, che avrebbe provocato una lenta fuoriuscita di sangue che, coagulatosi, aveva creato un tampone con cui era finito compresso il cuore. E sempre per l’accusa dalla Tac sarebbe risultata evidente la lesione, che se rilevata dal radiologo avrebbe dovuto portare i medici a sottoporre subito il paziente a un intervento chirurgico che gli avrebbe forse potuto salvare la vita. Ma su quest’ultimo aspetto sono rimasti troppi punti interrogativi e un nuovo processo, seppure in sede civile, dovrà trovare le definitive risposte.

di Clemente Pistilli
Fonte: Il Caffe TV

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