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lunedì 15 dicembre 2008

Il racconto di un pensionato: «Stavo affogando, l’angelo che mi ha salvato è romeno»


di Mauro Evangelisti

ROMA (13 dicembre) - La banalità del bene. Sì, perché dopo la storia del vigile del fuoco che ha avuto il coraggio di rischiare la vita per salvare un uomo che stava annegando in un sottopasso all’Eur, ci sono altri atti di piccolo e grande eroismo nelle giornate dell’emergenza, delle automobili coperte dall’acqua, dei conducenti che si ritrovano improvvisamente prigionieri e rischiano di morire come la povera signora di Monterotondo. L’altra mattina, sempre nel sottovia nei pressi del nuovo centro commerciale (fra via Laurentina e via di Decima, sotto la Colombo), un uomo di 76 anni ha visto la morte molto da vicino. Ormai era sott’acqua. Dalla pozza che aveva inghiottito la sua Punto uscivano solo le braccia che disperatamente chiedevano aiuto. «Ancora pochi minuti - spiega - e ora non sarei in questo letto dell’ospedale del Sant’Eugenio a raccontarlo». «Un angelo lo ha salvato», spiega la moglie. «Vorremmo tanto ringraziarlo quel signore...». Quel signore è romeno, ha 37 anni, l’altro giorno ha trovato anche lui il coraggio di buttarsi nell’acqua gelida. E ora dice: «Cos’altro potevo dare? Non puoi restare a guardare quando vedi una persona che sta per morire... Io a Roma mi trovo molto bene, ho tanti amici italiani. Sì, di recente le cose sono peggiorate, c’è chi pensa che tutti noi romeni siamo cattive persone. Non è così. Ho fatto quello che dovevo fare, non voglio ringraziamenti. Sono contento che quel signore oggi stia bene».
Piccoli eroi romani e romeni. Ieri pomeriggio il consiglio comunale ha riservato un applauso a Riccardo Ghilardi, il vigile del fuoco della Garbatella - «mio padre era vigile del fuoco, mio nonno era vigile del fuoco» - che l’altra mattina insieme a due colleghi ha tirato fuori dall’acqua un uomo all’Eur. «E’ stato un lavoro di squadra», ha detto ieri Ghilardi in consiglio comunale. Il cinquantenne che ha salvato ora sta meglio.
Il signor Romano Santilli, 76 anni, del Torrino, impiegato delle poste in pensione, deve invece ringraziare un immigrato romeno, imprenditore edile. La storia la racconta il signor Romano, dal Sant’Eugenio, dove è stato ricoverato dopo avere trascorso minuti interminabili nell’acqua gelida, nella melma. «Ho anche bevuto, stavo per cedere. Se non era per quel signore romeno, non so come sarebbe andata a finire». «Un angelo lo ha protetto», sospira la moglie. Riviviamo ciò che è successo l’altra mattina: «Erano le 7, guidavo la mia Punto. Sarei rimasto in casa, ma dovevo accompagnare la mia nipotina in ospedale per una visita. A un certo punto, mi si sono ritrovato nel sottovia nuovo, sotto la Colombo. Ho visto l’acqua, l’auto non andava più avanti nè indietro. Sono riuscito ad aprire lo sportello, sono uscito, nell’acqua. Ma non so nuotare e il livello dell’acqua saliva. Ho provato a camminare. Ormai ero sotto, restavo fuori solo con le mani, non respiravo. Poi ho sentito la voce di quel signore...». Il seguito lo racconto Miai Cheche, 37 anni, romeno, da dodici anni in Italia, sposato e padre di due figli di 11 e 12 anni. «Sono arrivato a quel sottovia per caso, per sbaglio. Stavo accompagnando al lavoro mia moglie. Fa la commessa. Ho trovato traffico, ho cambiato strada, sono finito all’imbocco del sottovia: era tutto allagato, ho visto due automobili quasi completamente sommerse. Mia moglie ed io abbiamo pensato che non ci fosse nessuno all’interno. Ho fatto retromarcia per tornare indietro. Solo allora ho visto un riflesso, una luce nello specchietto retrovisore. “Qui c’è qualcosa che non va” mi sono detto». Miai scende - racconta con un accento che è un perfetto sincretismo fra romano e romeno -, la moglie come tutti le moglie gli dice “stai attento, ma che fai”. «Ho visto quelle mani che spuntavano dall’acqua. Ho capito. Mi sono tolto il giaccone e mi sono buttato. Ho tranquillizzato quel signore, gli ho detto di non farsi prendere dal panico. Sono riuscito ad avvicinarmi. E l’ho tirato fuori. Tutto qui». E dopo? «Dopo l’ho accompagnato al Sant’Eugenio. Guardi, dico la verità, è stato un momento emozionante. Lui mi ha ringraziato, sua moglie mi ha ringraziato. Ma non voglio ringraziamenti, voglio solo che questo signore stia bene». Quante se ne dicono sui romeni... «Questo mi dispiace. Ma molti di noi lavorano, faticano. Io però a Roma mi trovo bene, ho tanti amici italiani. E i miei due figli sono entrambi romanisti».

Fonte: Il Messaggero.

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