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lunedì 28 settembre 2009

Le Ferrovie dello Stato sfrattano la chiesa rumena

Cronaca Canicattì 26 Set 2009
di Carmelo Vella

Il prossimo primo di ottobre la comunità ortodossa di Canicattì dovrà lasciare la chiesa che si trova all’interno della stazione ferroviaria. Infatti, le Ferrovie dello Stato, hanno intimato al sacerdote che si occupa della comunità di lasciare il luogo di culto dopo che, nel corso della celebrazione della festa della Madonna, un bimbo è caduto improvvisamente sui binari procurandosi diverse ferite. Per fortuna in quel momento non si trovava a transitare nessun convoglio, altrimenti le conseguenze sarebbero state molto più gravi.

Dopo quanto avvenuto a metà agosto e ricevuto lo “sfratto” da parte delle Ferrovie, è giunto l’interessamento al problema da parte della Curia Arcivescovile di Agrigento. Infatti, l’arcivescovo Francesco Montenegro ha inviato una lettera al clero cittadino, ed in particolare all’arciprete Pietro Li Calzi, dove viene indicata la possibilità di concedere alla comunità romena la chiesa di San Nicola, da anni ormai in disuso, recentemente restaurata e che si trova nel cuore del centro storico della città, in piazza San Domenico.

In questo modo, finalmente, la comunità avrà un luogo dove potere celebrare le proprie funzioni religiose, lasciando di fatto la piccola chiesetta della stazione centrale piena di pericoli ed insidie, oltre ad avere una capienza di una trentina di posti al coperto. La comunità romena ha infatti avuto a disposizione sino ad oggi uno spazio di 13 metri quadrati, all’interno della chiesa della stazione che padre Iulian ha ristrutturato e allestito con l’aiuto di alcuni fedeli in tempo record; ha organizzato due gruppi, uno spirituale e un altro nel quale aiuta gli immigrati nell’apprendimento della lingua italiana e di quella inglese, grazie alla sua conoscenza di ben cinque lingue. Qui i romeni onesti lavorano come badanti o colf, o in agricoltura.

Ormai, Padre Iulian è diventato un punto di riferimento per tutti coloro si trovano in difficoltà, aiutandoli a trovare un lavoro, una casa o ad iscrivere i bambini a scuola. Ma spesso è stato di fronte a drammi peggiori, come i casi di schiavitù, ragazze vendute, prostituzione e sfruttamento. E per sfruttamento intende anche le case fatiscenti ed inagibili che la gente del luogo affitta, senza né luce né acqua, a questi disperati a prezzi esorbitanti che spesso superano i 300 euro mensili.

Fonte: Agrigento Notizie.

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